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21.3.24

Scandalo a Olbia, le navi romane scoperte e poi abbandonate a marcire per anni ....

.....Stavano piu' al sicuro e meglio conservate in fondo al mare...per carita' manco i tesori riusciamo a valorizzare!!


la nuova  sardegna  del  21\3\2024

Olbia
È il cimitero della storia. Sembrano mummie, corpi putrefatti, ma in realtà sono i legni marci delle navi romane. Esatto: quelle che erano state trovate 25 anni fa davanti al municipio, nello scavo che ha poi dato vita al tunnel che scorre di fronte al centro storico. Tra il 1999 e il 2001 gli archeologi ne trovarono 24. Tre sono esposte nelle sale del museo archeologico, le altre sono qua, all’interno dell’area dell’ex artiglieria di Santa Cecilia. In mezzo alle erbacce, tra i rifiuti, abbandonate sotto il sole e la pioggia. Legni molli, sgretolati, larve, qualche fungo, pezzi di plastica. Sono le navi dell’impero romano lasciate marcire chissà per quanto tempo. Forse tre o addirittura quattro anni
 L’erba cresce sempre più alta e i rumori della città sono solo un lontano sottofondo. Le auto che scorrono sulla lunga sopraelevata, una musica che arriva dalle finestre lasciate aperte di una casa vicina. Poi basta. Le casse bianche sono avvolte da un luttuoso e drammatico silenzio. È il cimitero della storia. Sembrano mummie, corpi putrefatti, ma in realtà sono i legni marci delle navi romane. Esatto: quelle che erano state trovate 25 anni fa davanti al municipio, nello scavo che ha poi dato vita al lungo e profondo tunnel. Le stesse che avevano gonfiato il petto di una città che aveva improvvisamente scoperto di possedere un patrimonio praticamente unico al mondo. Ne avevano trovate 24. Tre sono esposte nelle sale del museo archeologico, le altre sono qua. In mezzo alle erbacce, tra i rifiuti, tragicamente abbandonate. Alcune casse sono coperte dai teloni, altre sono invece scoperchiate. E dentro si vede tutto. Legni molli, sgretolati, larve, qualche fungo, pezzi di plastica. Sono le navi dell’impero romano lasciate marcire sotto il sole e la pioggia chissà per quanto tempo. Forse tre o addirittura quattro anni. È il lato oscuro della città dei boom economici e demografici: i pezzi più pregiati della sua storia dimenticati sotto il cielo della vecchia Artiglieria, in mezzo a due dei quartieri più popolosi della città, a una manciata di metri dal prato e dalle gradinate dello stadio Bruno Nespoli. È l’altra faccia di una Olbia che da oggi, ripensando a quel che resta del suo antico passato, scoprirà forse di essere un pochino meno felice.
Scandalo a Olbia, le navi romane scoperte e poi abbandonate a marcire per anni

L’Artiglieria È da decenni che la grande area della vecchia Artiglieria di Santa Cecilia, sotto la sopraelevata che collega via Vittorio Veneto con via Roma, è utilizzata come magazzino della storia. Un capannone, un tempo usato come deposito militare e infine dato alla Soprintendenza, custodisce infatti tutto ciò che negli anni è stato trovato nel sottosuolo olbiese. Poco è stato portato al museo, il grosso è tutto qua. E qui dentro erano stati conservati anche i relitti delle navi, molte romane e alcune medievali, trovate nello scavo del tunnel. I pochi archeologi della Soprintendenza, nel Paese della cultura che finisce sotto le scarpe, hanno sempre faticato per salvaguardare il tesoro della città. L’Artiglieria, per esempio, è stata invasa dall’ondata di piena dell’alluvione del 18 novembre 2013. E mai è stata realmente protetta e custodita. Basta sfogliare le cronache per ricordarsi di ciò che è accaduto negli anni. Incendi, furti, capannoni occupati da senzatetto, roghi per scaldarsi. Solo per miracolo le navi romane sono sempre riuscite a salvarsi. Poi l’idea di riqualificare l’area e restituirla alla città. Nel 2017 il polmone verde dell’ex Artiglieria era passato dalla Regione al Comune per la cifra simbolica di un euro. Nel frattempo la Soprintendenza era riuscita a ottenere un finanziamento di 700mila euro per il restauro e la trasformazione di due capannoni in una sorta di piccolo polo museale. Da tempo il cantiere è in corso e sul cancello dell’artiglieria è appeso un cartello con il logo del ministero della Cultura, più un rimando al segretariato regionale della Sardegna. C’è scritto anche «Lavori di adeguamento e fruizione». Dentro c’è chi lavora.




Tour della vergogna L’Artiglieria non è mai stata un luogo inaccessibile, nonostante la mole di reperti archeologici che custodisce. Il discorso vale per il passato e anche per il presente. Non serve dunque essere Diabolik per intrufolarsi dentro. Proprio accanto al sottopasso di via Amba Alagi, sulla sponda del rio Gadduresu, inizia per esempio un sentierino disseminato di rifiuti. Poco più avanti c’è la base di uno dei piloni della sopraelevata. Forma una specie di ponte sul fiume: un salto e si è dentro l’artiglieria. In un angolo si può incontrare una giovane coppia in cerca di intimità. Poi l’erba alta e infine una stradina in terra battuta che punta verso i grandi alberi di eucalipto e i capannoni sgangherati dell’Artiglieria di Santa Cecilia. Attorno ancora un po’ di rifiuti, bottiglie di birra, pacchetti di sigarette, cartoni di vino scadente. Siamo a pochi passi dal tesoro archeologico della città. Ed ecco che, poco lontano dal cantiere in corso, cominciano a spuntare le prime sagome bianche. Inizialmente sembrano poche, poi invece ci si accorge che sono decine. Sembrano bare. Sono le casse di legno dentro cui sono custodite, smontate pezzo per pezzo e un tempo numerate, le navi romane. Per anni le stesse casse si trovavano al coperto, dentro i capannoni, ma adesso invece sono fuori, all’aperto, sotto il sole e sotto la pioggia. Il motivo non è noto. Ma non sarebbe una novità: a quanto pare sono anni che le navi romane sono abbandonate a loro stesse qui all’aria aperta. Come se niente fosse. Come vecchi mobili smontati e fatti a pezzi in attesa che passi il camion per la raccolta dei rifiuti. Direzione: discarica.




Cimitero della storia Difficile capire se le navi trovate 25 anni fa siano tutte qui. Basta però sapere che le casse sono decine. Diverse quelle coperte, molte anche quelle senza alcun tipo di protezione. E dentro lo spettacolo è da brividi. Alcune sono piene d’acqua e il fasciame annega in mezzo alla melma, agli insetti e a una plastica diventata quasi poltiglia. In altre casse, invece, non c’è neanche più l’acqua, che almeno poteva servire per rallentare il processo di rovina. E quindi i resti delle navi che ai tempi degli imperatori solcavano le acque del Mediterraneo sono secchi, sgretolati, in alcuni casi sono diventati grigi. Sono circondati dalla plastica ormai in mille pezzi dei teloni che servivano per sigillare e proteggere in qualche modo le casse. Tutto attorno ancora i rumori lontani di una città che non sa. Che ignora totalmente che la grande flotta del passato è stata affondata sotto il suo naso. Come i Vandali nel 450 dopo Cristo, ma stavolta niente guerre e nessuna città da incendiare e da radere al suolo: solo il risultato di un presente che non ha saputo proteggere il suo passato, fino a perderlo per sempre.

2.4.21

A Olbia la sfida di Natalie Belli, 22 anni: la sua barberia apre nel cuore della città. «Un vero salotto “vittoriano” all’insegna dell’esclusività e della sicurezza»

recentemente ad Olbia è stata inaugurata una nuova barberia più precisamente la


 

 Ora ci si chiederà , embeh .... che c'è di strano è solo qualcuno coraggioso o incosciente ( dipende dai punti di vista da : << [...] Da che punto guardi il mondo tutto dipende \Dipende, da che dipende,\Da che punto guardi il mondo tutto dipende [..] cit) che in tempo di pandemia apre un attività lavorativa ? . Beh il già il fatto d'aprire in piena ( o fase calante secondo alcuni ) epidemia è un evento . Ma il fatto speciale per gente normale normale per gente speciale è che ad aprire l'attività che il tabù ( quasi sessista e misogeno ) italiano considera che a tagliare i cappelli ad uomo siano solo gli uomini e considera strano \ stravagante che a farlo sia una donna , sia appunto una ragazza .
Essa si chiama , da quanto riferisce il suo sito  https://bellisbarberolbia.com/ ( da cui ho tratto foto e parte delle news )
Natalie Belli, titolare del salone, è nata il 25 Giugno 1998. Durante la sua crescita segue le orme della mamma parrucchiera, pe   poi ottenere anche lei la qualifica professionale.

Per proseguire la sua formazione Natalie decide di trasferirsi a Londra,
dove ottiene la specializzazione di barbiera.
Oggi, grazie all’esperienza maturata è riuscita ad aprire la propria attività di barbiere e parrucchiere per uomo ad Olbia.
Il logo del salone  (  vedere sopra   )   è rappresentato da una rosa che indica il mese di nascita di Natalie. Perché di colore nero vi chiederete ? La rosa nera ha un significato positivo: rappresenta l’inizio di nuove cose e grandi cambiamenti, ispira fiducia nella nascita di una nuova era portatrice di speranza e coraggio.
Il cognome Belli nel passato veniva usato come soprannome per indicare un bell’uomo, deriva dalla parola francese Beau ed è stato adottato a nome del salone perché il suo significato è appropriato allo scopo di Natalie, ovvero, rendere ogni cliente più bello.


Belli’s Barber Parlour è stato ispirato dalla fine del 19esimo secolo, periodo di grandi cambiamenti per il mestiere di barbiere, il quale utilizzando la sua abilità e determinazione ha spianato la strada al barbiere di oggi, focalizzando il lavoro nella cura dei capelli, della pelle e facendo apprezzare agli uomini la cultura di essere curati . Infatti    dalle  foto    del  locale    vedere  articolo   sotto  della  nuova  sardegna
Anche l’attenzione ai dettagli interni dei saloni iniziò a cambiare prestando maggior cura all’arredamento e alle comodità.  Il salone diventò uno spazio sociale dotato di ambienti confortevoli e rilassanti..Belli’s Barber Parlour è una combinazione tra tecniche tradizionali e nuove: offre un’alta qualità di servizi, riserva particolare attenzione all’igiene ed alla sicurezza, utilizza prodotti di elevata qualità in grado di dare benefici alla cute ed ai capelli.Infatti  come  dice   ella  stessa  nel  suo  sito   :   Con una sola postazione lavoro Belli’s Barber Parlour garantisce un’esperienza unica e di lusso, unendo lo stile alla funzionalità. Pulizia e precisione sono essenziali, queste vengono garantite dall’esperienza formativa di Natalie Belli e dall’utilizzo di prodotti disinfettanti ad alta efficacia prima di ogni servizio, da asciugamani e da mantelle taglio con utilizzo monouso.





Potrai rilassarti in un’ambiente esclusivo.
L’arredamento scelto è di altissima qualità. La poltrona taglio “Legacy 95” di Takara Belmont è una reinvenzione delle prime poltrone da barbiere con un design rinnovato, qualità giapponese ed elevato comfort.
Il lavatesta “Londra” rigorosamente Made in Italy di Pietranera è sinuoso ed elegante, con un altissimo livello di comfort grazie anche al massaggio Jet. Gli attrezzi da lavoro sono i più moderni sul mercato.
Concludo riportando l'articolo di qualche giorno fa della nuova Sardegna su di lei








A Olbia la sfida di Natalie Belli, 22 anni: la sua barberia apre nel cuore della città. «Un vero salotto “vittoriano” all’insegna dell’esclusività e della sicurezza»



OLBIA. «L’altro giorno, davanti alla mia vetrina, si è fermato un signore di una certa età. Sistemavo, mi sono avvicinata a lui. Era incuriosito. “Ma deve aprire qui una barberia?”, mi ha chiesto. “Sì”, gli ho detto. Poi mi ha chiesto chi fosse il barbiere. «Ce l’ha davanti», gli ho risposto».




Con un sorriso contagioso e una carica di entusiasmo incredibile, Natalie Belli, 22 anni, a partire da oggi farà barba e capelli agli uomini. Sfidando le difficoltà legate alla pandemia e mettendo a frutto tutta la sua esperienza accumulata a Londra, apre nel cuore della città, in via Sassari, “Belli’s Barber Parlour”, la prima barberia della città gestita da una giovane donna. «Quando ho pensato al nome da dare alla mia attività, ho messo in mezzo la parola “Parlour”: si chiamava così il salotto dell’epoca vittoriana, dove ci si riuniva per chiacchierare. Ed è proprio quello che voglio creare qui: il cliente deve sentirsi in un salotto, in un luogo esclusivo dove può anche leggere un libro (in italiano o in inglese), come Madame de Pompadour».Il locale, curato in ogni minimo dettaglio, fa rivivere i tempi della Regina Vittoria con un tocco di modernità. «Ho studiato ogni angolo, andando alla ricerca di pezzi unici e ricercati. Tra questi anche una collezione di antiche tazze da barbiere dove si mettevano l’acqua calda
e il sapone». 




Natalie Belli, nata a Sant’Elia Fiumerapido (in provincia di Frosinone), paese di suo padre Leonardo, si è trasferita a Olbia da circa un anno, ma ha vissuto soprattutto a Londra, dove si è formata. «E’ stata proprio mia madre, che è inglese e che ha fatto prima la parrucchiera e poi la formatrice, a trasmettermi la sua passione. Ma sin da subito sono rimasta attratta dal mondo delle barberie, più artistico e creativo. A me piace creare tagli per l’uomo, anche con acconciature. E’ importante seguire le tendenze, ma traggo ispirazione soprattutto da ciò che vedo: creo un contatto con chi ho davanti, parlo, ascolto. E a quel punto so esattamente cosa consigliare e che cosa fare. Ho fatto esperienza anche in un salone afro, a Londra, e lì ho davvero imparato molto»
Ma la passione più grande di Natalie è fare la barba. «Ho appeso su una parete della mia barberia tutti i certificati che dimostrano le competenze acquisite - spiega -. Non avrei voluto farlo, ma una ragazza che
apre una barberia deve conquistare la fiducia dei clienti e devono vedere con i loro occhi che sono una barbiera esperta e capace. Perché mi piace fare la barba? Innazitutto perché è rilassante anche per me e poi perché offro un servizio innovativo e di lusso. Comincio con un scrub profondo, poi applico le creme pre-rasatura, quindi passo a un trattamento con asciugamani caldi in modo da aprire i pori e far scorrere meglio la lama. Al termine della rasatura, metto sul viso altri asciugamani caldi per eliminare eventuali impurità, quindi stendo sulla pelle la crema dopobarba. Un’ora di relax totale con una musica soft nella parte iniziale. Il volume di alza leggermente quando è il momento di “risvegliarsi”. Ho concentrato tutto su esclusività, sicurezza e igiene. Tutti i miei attrezzi sono monouso, per rispettare le regole, ma ho anche ciò che serve per sterilizzare e igienizzare. E per rispettare l’ambiente, uso prodotti sostenibili». Sull’insegna della barberia “Belli’s barber Parlour”, c’è un disegno che raffigura un paio di forbici e una rosa nera. «Che ha anche, tra i tanti, un significato positivo. E’ il simbolo del cambiamento, è portatrice di speranza». E la speranza di Natalie Belli è che questa barberia possa rappresentare la svolta della sua vita.

    dove  trovarla

 oppure

per  contatti  

    
.💈🔊🔔☎📞328333 0667

17.7.16

San Teodoro, ragazzo disabile pestato e fifilmato messso sui social .i media oscurano i volti , la famiglia ne autorizza la circolazione senza filtri e senza censure

E noi "civilizzati" ci indigniamo per ciò che accade fuori dai nostri confini ????  Ma guardate che feccia di individui (  sia  l'agressore  , ma il codazzo di gente  che non interviene  o  non chiama le forze  dell'ordine  ) fa nascere e pascere la nostra Italia. Tale fatto  spiega meglio il mio atteggiameto    di non mettere scome foto  nel  mio   profilo  di fb   bandiere  francesi  o  simili  per  i fatti   francesi del 2015\16  ed  in particolare  quello   di Nizza ed  altri  attewntati fondamentalisti


ultimi aggiornamenti sul fatto di san teodoro

N.b
 la  pubblicazione integrale  e senza  censure   dei volti   come hanno  fatto i media  italiani    e  come impone  questo  ......    di legge  sulla  proivacy   che protegge  i criminali e  i delinquenti   (  ion fatti i video   degli arresti   o di telecamere  che  soorprendono  ladri a rubare  o altro  i visi  sono oscurati  ) ma  rompe  le scatole  e punisce  , esperienza personale  i poveri diavoli  ,  è  stata  autorizzata  dala famiglia  èper  chiarire meglio i dettaglio (  il picchiatore   è, vedere  url  sopra  con gli ulti i aggiornamenti   già stato individuato   ed  , nonostante   abbia dei precedenti  , la  solita giustizia italina  a  piede  libero   )  di come  nessuno  sia intervenuta  a difesa   del ragazzo   handicappato   e  a  bloccare  l'agressore  anzi applaudivano ed  incitavano

se  non  lo vedete  lo trovate  qui

 E  poi  Credo  che  :
1)  sia "giusto" pubblicare questo video dove un bastardo picchia selvaggiamente un disabile.
Lo pubblico per mostrare sia la violenza bestiale del bastardo e sia la vigliaccheria di chi non interviene a difendere Luca.  << Questo è il tempo che ci è dato vivere. Questo tempo "devastato e vile". >> (  Emiliano Deiana )
2)   che    visti  i precedenti del  tipo  il carcere non  serva   e  che  come  suggerisce  nei cmmenti  della  pagina  fb  dell'unione sarda 



Giorgio Pintus
Giorgio Pintus
 Metterlo in galera non serve a nulla. Menarlo neanche perché poi bisogna pagarlo per buono. La famiglia di questo sfortunato dovrebbe affidarsi a un buon avvocato e chiedere i danni. Fisici e morali. Non c'è altra strada. Chi propone stravaganti forme di vendetta e posta commenti che vorrebbero far grondare sangue è un animale. Siccome di animale ce n'è già uno, questo basta e avanza. Si procede civilmente e sono convinto che per questo ubriacone fargli cacciare il dovuto sarà molto più doloroso delle botte.


 Non so che altro aggiungere    se  non queste parole di


3 h · 
  condivise  non ricordo da  chi sulla  mia  bacheca  di fb  

 
UN ABBRACCIO A LUCA ISONI E ALLA SUA FAMIGLIA.
Per chi, come noi, ha la fortuna e il privilegio di vivere la disabilità (o la bis-abilità come amiamo definirla), sta male anche fisicamente, nel sentire del barbaro pestaggio subito da Luca, il bis-abile sassarese. Sapere di come egli, Luca appunto, abbia cercato di nascondere ai propri genitori quanto capitatogli, probabilmente per paura di ulteriori rappresaglie e nondimeno per via dell’affiorare dei sensi di colpa tipici in chi subisce violenze, ci fa piangere amaramente (da intendere in maniera letterale e senza retorica…). Poi, il dolore diviene addirittura lancinante, quando si scopre che nessuno è intervenuto in sua difesa; ecco, in questi frangenti, si prende coscienza di un dato terribile: nessuna legge, dunque né il “dopo di noi”, né altre, potrà essere effettivamente messa in pratica, poiché viviamo in una società come quella attuale, popolata da bestie feroci che, quando va bene, vivono gli eventi in maniera passiva; quando va male, girano il capo dall’altra parte, poiché il non vedere lava tutte le coscienze.
Nel nostro piccolo, per quanto poco possa servire, ci stringiamo simbolicamente intorno a Luca e alla sua famiglia, nella speranza che il loro Amore spazzi via questi orribili momenti.


27.11.15

Priatu, ” La mia vita era persa, ma il destino non voleva che quella parola fosse pronunciata”. La storia di Veronica Gelsomino, sopravvissuta a Monte Pinu.( alluvione Olbia 2013 )



sule note  di   Domani    (  versione italiana  ,versione sarda )   leggo    su  Gallura  News  di Antonio Masoni la bellissima news  del ritorno alla  vita  di  http://galluranews.altervista.org/home/Veronica  Gelsomino    della sopravvissuta   alla  tragedia di Monte  Pino  /  alluvione di Olbia  2013




                            Veronica Gelsomino con il piccolo Francesco
 
Priatu, 26 novembre. 2015

Ci sono storie scritte per il cinema, altre che solo il prosieguo della nostra vita può determinarne l’importanza e  il pieno significato.
Veronica Gelsomino ha oggi 26 anni, è una giovane madre di Francesco, appena due mesi e mezzo e tanta voglia di sorridere e di esserci. Veronica ha visto la morte in faccia quel tragico 18 novembre del 2013, data impossibile da scordare per lei e per tutti i sardi. La Gallura pianse, come una buona fetta di Sardegna, i danni tragici di quel terribile ciclone Cleopatra. Sedici furono i morti e anche Tempio ebbe la sua parte con le morti di Bruno Fiore, Sebastiana Brundu e Maria Loriga.
In quell’elenco ci sarebbe dovuta essere anche lei, Veronica. Miracolosamente scampò alla morte. Fu soccorsa da tre coraggiosi uomini, persone di cui la storia dovrebbe ricordarsi perché, in spregio al rischio di calarsi in quell’oscuro baratro, hanno sentito delle grida giungere da quel buio fossato di morte, da cui proveniva solo l’impetuoso passaggio dell’acqua, e hanno tratto in salvo lei, Veronica Gelsomino.
La abbiamo rincorsa per molto tempo, abbiamo trovato il contatto giusto e finalmente, dopo tanta attesa, siamo riusciti ad incontrarla. Lei, inseguita  subito dopo la tragedia da media famelici che in gran parte ne hanno distorto la reale vicenda, è stata felice di raccontarci quella storia. Oggi, ci ha rilasciato questa bella intervista, con in braccio Francesco, frutto del suo amore con Tomaso Abeltino, con cui già conviveva prima di quella data fatidica.



Sembrava un film – dice – e non la fine della mia vita. Ho cercato in tutti i modi di farmi sentire da qualcuno prima che l’acqua, arrivasse a ricoprirmi del tutto. Avevo la sola faccia fuori da quel fiume di fango e pioggia che era caduta per tutto il giorno. Pensa che ho avuto fango per tanto tempo. Mi usciva da ogni poro del corpo. Non sono riuscita a pulirmi i capelli anche quando li lavavo. Erano sempre sporchi di terra. Nonostante quel momento drammatico, oggi sono qui. Mi sono sposata dopo appena un mese da quei fatti, il 21 dicembre del 2013. Oggi sono madre, di questo bambino che ho chiamato come un mio amico, per me un fratello, a cui ero legata da amicizia rara e straordinaria. In punto di morte di Francesco, questo mio amico sfortunato e affetto da una bruitta malattia, ho promesso che mio figlio si sarebbe chiamato così
E’ dolce Veronica, sorridente anche quando rievoca un giorno drammatico che l’accompagnerà per il resto della sua vita. Un braccio ha recuperato la sua funzionalità, l’altro ancora è fuori uso ma ne ha ripreso almeno il controllo, muove le dita. Le ferite si cicatrizzano tutte, però quel braccio che  fa male è il tatuaggio di quel giorno.
Ascoltate la sua intervista che propongo come testimonianza di forza e di speranza. Nelle sue parole troverete anche amarezza perché nessuno ha ancora pagato per quella tragedia. La giustizia non è di questo mondo.

6.1.14

WANTED, ITALY

ne  ho  già  parlato nei post precedenti  I II   ( in  cui trovate  l'url per  vedere le  altre foto )  , ma  vedendo le foto   tristi ma  sublimi , fiere  ed  indigeste    condivido  questo post  degli amici di https://www.facebook.com/rajayoga.tempio


                                                              WANTED, ITALY



Hanno fatto una colletta per stampare duecento manifesti. Li hanno affissi per le strade di Olbia. Sono i ritratti degli alluvionati, perché l’Italia non se li dimentichi. Ma il comune li ha fatti rimuovere di notte, come un ladro o un ricordo di cui si ha profonda vergogna. Erano manifesti abusivi, è la legge, andava fatto. Ma uno Stato così sollecito a stracciare la verità, senza aver prima provveduto a restituire dignità ai cittadini, andrebbe affisso lui sui manifesti con una taglia per chi lo ritrova. WANTED, ITALY. Dead Or Alive.

1.1.14

abusi dello stato la prima La Sacra Rota annulla le nozze e lo Stato si adegua. la seconda Olbia, sui manifesti i volti degli alluvionati, ma il Comune li strappa.

Iniziamo    dalla   prima notizia   di http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/12/29/

La Sacra Rota annulla le nozze
e lo Stato si adegua
Fa discutere una sentenza della Corte d'Appello di Bologna, che ha ritenuto nulli anche gli effetti civili del matrimonio tra due giovani di Parma, perché la donna si era sposata in chiesa nonostante fosse atea

DI LORENZA PLEUTERI
La Sacra Rota annulla le nozze e lo Stato si adegua Se la sposa è atea, e non ha mai nascosto al fidanzato di non credere nel sacramento, sono nulle le nozze religiose. Non solo. E' nullo anche il matrimonio civile, per "simulazione totale" della coniuge e "divergenza tra volontà e dichiarazione".
Sta facendo il giro dei siti giuridici, e dividendo i commentatori, una recente sentenza
della Cassazione basata su un caso emiliano. Due giovani della provincia di Parma, lei classe '71, lui classe '70, si sposarono in chiesa, nel 1996. La storia d'amore non durò a lungo. Nel 2005 la Sacra rota annullò le nozze, e nel 2009 la Corte d'appello di Bologna dichiarò l'efficacia della sentenza ecclesiastica, ritenendola non contraria all'ordine pubblico. 
La decisione è stata oggetto di ricorso. La sposa ha simulato la fede cattolica, ma non il consenso agli effetti civili del matrimonio (con tutto quello che ne deriva, come per esempio gli alimenti, in caso di divorzio). Motivazioni respinte. Quelle nozze è come se non ci fossero mai state, nè per la Chiesa nè per lo Stato.

ma  che razza  di chiesa e  che  razza  di stato  è  questo o  ?Dio  non ci ha insegnato ad  aver  rispetto   della gente  ? che  fine hanno  fatto quei valori    , quelle  battaglie  per la laicità  ? Posso capire  che magari avrà  commesso un peccato   e quindi  << Se la sposa è atea, e non ha mai nascosto al fidanzato di non credere nel sacramento, sono nulle le nozze religiose.  >> Ma  che   sia   <<  nullo anche il matrimonio civile, per "simulazione totale" della coniuge e "divergenza tra volontà e dichiarazione >> mi sembra  abberrante e  sconfortante  oltre che   assurdo e mancante  di rispetto verso chi non crede  







La seconda  provenite  dalla  nuova  sardegna  online del  1\1\2014

Olbia, sui manifesti i volti degli alluvionati, ma il Comune li strappa
Una mostra estemporanea ideata dall'artista Gianluca Vassallo è stata allestita nella notte. Ma le istantanee sono state rimosse dopo qualche ora perché affisse abusivamente in spazi non autorizzati




OLBIA. Durante la notte alcuni giovani hanno affisso foto con visi di alluvionati che hanno perso i propri beni in vari rioni di Olbia per ricordare la tragedia vissuta. Una mostra estemporanea ideata dall'artista Gianluca Vassallo. Ma le istantanee sono state rimosse dopo qualche ora perché affisse abusivamente in spazi non autorizzati. Il progetto era teso a mostrare una ventina di manifesti con le
foto di cittadini colpiti dal nubifragio, nessun intento speculativo né la richiesta di qualcosa: solo la muta testimonianza di chi ha perso tutto, foto che intendevano sollecitare un dibattito fra la popolazione per quanto accaduto nella città gallurese. Ma l'iniziativa non era autorizzata e, così, le foto esposte pubblicamente son state rimosse. Iniziativa e successivo intervento della società di affissione sono state commentate e stigmatizzate anche sui social network come Facebook e Twitter da numerosi interventi.

Ora  mi chiedo se  il comune   o  chi  per  loro  ha  paura   del ricordo  per  le morti  dovute  alle illegalità  ( leggi abusi edilizi , demolizioni mai eseguite  ,  , licenze facii , ecc  , sacco edilizio  , ecc  o   manifesti elettoriali e pubblicitari  abusivi  )   o fissazione quando  gli fa  comodo  per  la   legalità  ?

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...