parla uno degli autori delle immagini sull'alluvione di Obia rimosse qualche giorno fa Gianluca Vassallo: «In quelle immagini il dramma di Olbia»

Come  ho accennato nel post  sul   il decennale   di queste pagine    eccovi un altra storia  di come   in italia  si punisce  e  reprime chi  fa del bene  e  e si lasciano indisturbati  i delinquenti  .


la vicenda

fonte la nuova sardegna edizione Olbia-Gallura del 4\1\2014


 
di Alessandro Pirina
OLBIA L’obiettivo era scoprire la reazione degli olbiesi di fronte allo sguardo dei loro concittadini colpiti dall’alluvione, ma quella curiosità rimarrà per sempre senza risposta. In pochissimi il 31 dicembre hanno avuto il tempo di farsi un’idea di quei 240 manifesti sparsi in tutta la città, perché a pochi minuti dalla loro affissione gli operai dell’Aspo avevano già rimosso tutto. Alle 8 del mattino dei 16 volti ritratti da Gianluca Vassallo (  foto sotto al centro )


non ne era più rimasto nemmeno uno. Tutto spazzato via con una tempestività senza precedenti. Tanto da far gridare allo scandalo tutta Italia. «L'obiettivo del progetto Exposed era, nel solco dell'arte contemporanea, portare delle domande alla città attraverso un'installazione –
 spiega Vassallo –. Ovvero generare una reazione qualunque, persino l'indifferenza, che fosse uno strumento di lettura della realtà a disposizione di chi, gli alluvionati, con questa realtà deve fare i conti per emergere dalla tragedia che li ha colpiti. L'obiettivo non era far parlare di me. Tanto che nel documento redatto il giorno prima dell'azione e diffuso sul web si parla di azione di un gruppo senza nome. Ho ritenuto, in accordo con gli altri, fosse intelligente espormi per assumermi la responsabilità legale della cosa vista la rapidità e la "violenza culturale" del gesto di strappare le facce degli alluvionati». Il clamore per la reazione dell’Aspo di fronte ai manifesti “abusivi” ha spinto il sindaco Gianni Giovannelli non solo a prendere le distanze, ma anche a proporre a Vassallo di riproporre la mostra a spese del Comune. L’artista napoletano d’origine, ma ormai sardo a tutti gli effetti, ha ringraziato il sindaco, ma si è detto indisponibile a fare il bis perché il suo obiettivo era un altro: provocare una reazione, che, in qualche modo, c’è stata. E così Olbia non potrà più ammirare quegli scatti in bianco e nero con le facce della tragedia. «Conosco il sindaco, la sua sensibilità e intelligenza, e gli ho espresso al
telefono l'apprezzamento per il gesto, semplice e non dovuto, di chiamarmi. Ribadisco la mia stima nei suoi riguardi, soprattutto perché ha colto il valore profondo dell'opera. Spero che dopo tutto il trambusto mediatico - che uccide l'opera e le sue intenzioni sociali, non la favorisce - si torni a ragionare di ciò che l'opera propone: il bisogno di uno sguardo su donne e uomini vivi, fatti di carne, che stanno cercando di risollevarsi. Donne e uomini che sono individui, portatori di tragedie singolari e non solo un gruppo sociale con problemi omogenei. Individui che hanno bisogno di ascolto e risposte soggettive». 
Ora   tale  situazione   ha  fatto  e  sta  facendo  discutere  se  Orunesu consigliere comunale di Sel caso difende «Exposed»: quelle foto erano opere d’arte »
Infatti    alla  nuova  sempre  dell'edizione gallura  del 3\1\2014  
OLBIA. Continua a far discutere in città il caso Exposed, cioè l’installazione artistica ideata da Gianluca Vassallo che il 31 dicembre ha provocato l’inattesa reazione degli operai dell’Aspo che hanno rimosso i manifesti artistici legati all’alluvione affissi in città. La vicenda adesso rischia di diventare un caso politico. Giovanni Antonio Orunesu, consigliere comunale di Sel ieri ha espresso la propria solidarietà al progetto di Vassallo e ha considerato positivamente la reazione del sindaco Gianni Giovannelli.
«Le foto in questione – ha spiegato Giovanni Antonio Orunesu – non ledevano in alcun modo il decoro della città, ma al contrario rappresentavano, attraverso i volti delle persone colpite dall’alluvione, la tragedia consumata in quei giorni». «Alle rigide leggi – ha aggiunto il consigliere comunale di maggioranza – avrebbero dovuto prevalere il buon senso e una corretta lettura dell'iniziativa, che si poneva come obbiettivo la testimonianza di quel che è successo, per non dimenticare». La rappresentazione artistica posta in essere – conclude Orunesu – non sarebbe dovuta essere rimossa, ma lasciata per onorare le persone colpite dall'alluvione del 18 novembre».

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