Wilhelm Brasse, fotografo di Auschwitz, cheper lo shock non riuscì più a fare il suo lavoro

 concludo i miei post     sulla  giornata del 27    con questa  storia   , che     vale   per tutti\e  quelle persone  che  hanno  vissuto  orrori simili  di  ideologia malate   ed astruse  
da  http://en.wikipedia.org/wiki/Wilhelm_Brasse
La  storia   che riporto  è quella  del fotografo polacco, deportato ad Auschwitz, a documentare l'orrore nazista,Il suo nome era Wilhelm Brasse foto a sinistra  )  ed era nato nel 1917 a Zywiec. Lo avevano internato perché aveva rifiutato di arruolarsi nell'esercito tedesco. Era destinato alle camere a gas, ma la sua abilità di fotografo lo salvò. I nazisti gli affidarono l'ufficio identificativo e ritrasse migliaia di prigionieri. Fotografò anche esecuzioni, cataste di morti, e soprattutto i risultati degli esperimenti medici di Josef Mengele e Paul Kremer. Rischiò la vita ogni giorno per nascondere parte di quel terribile materiale e portarlo all'esterno, perché il mondo «doveva sapere».
Ebbene l'eccezionale   storia di un uomo temerario, scomparso ultranovantenne nel 2012, ora è un libro. Luca Crippa e Maurizio Onnis, scrittori e consulenti editoriali, hanno ricostruito l'esistenza de“Il fotografo di Auschwitz” (Piemme, 278 pp.14,90 euro).

da  l'unione sarda del  27.1.2014  


Chi era Brasse quando fu deportato?
«Un giovane pieno di vita avviato a una professione rara: era un artista della fotografia. Finì ad Auschwitz e divenne uno dei massimi testimoni dei misfatti del nazismo».
Come avete ricostruito la sua vita?
«Abbiamo incontrato i figli, un medico e una casalinga. Ci hanno confermato molte notizie e fornito documenti inediti. Abbiamo poi lavorato su due importanti interviste nelle quali racconta episodi che non ha mai dimenticato, e sono la trama del nostro libro».
I più interessanti?
«Gli incontri con molti prigionieri, ma anche con kapò e ufficiali delle SS. Svolgeva il suo lavoro con occhio sensibile anche quando documentava gli esperimenti medici».
Materiale scioccante?
«Brasse raccontava in lacrime: quei ricordi lo hanno lacerato. Gran parte delle foto sull'Olocausto, custodite ad Auschwitz e Gerusalemme, le ha scattate lui. Lavorò per la resistenza polacca. Ma la sua azione più importante è stata salvare le fotografie».
Una volta libero?
«Cambiò mestiere e fece il salumiere. Non riuscì più a fotografare»
Francesco Mannoni

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