sule note di Domani ( versione italiana ,versione sarda ) leggo su Gallura News di Antonio Masoni la bellissima news del ritorno alla vita di http://galluranews.altervista.org/home/Veronica Gelsomino della sopravvissuta alla tragedia di Monte Pino / alluvione di Olbia 2013
Ci sono storie scritte per il cinema, altre che solo il prosieguo della nostra vita può determinarne l’importanza e il pieno significato.
Veronica Gelsomino ha oggi 26 anni,
è una giovane madre di Francesco, appena due mesi e mezzo e tanta
voglia di sorridere e di esserci. Veronica ha visto la morte in faccia
quel tragico 18 novembre del 2013, data impossibile da scordare per lei e per tutti i sardi. La Gallura pianse, come una buona fetta di Sardegna, i danni tragici di quel terribile ciclone Cleopatra. Sedici furono i morti e anche Tempio ebbe la sua parte con le morti di Bruno Fiore, Sebastiana Brundu e Maria Loriga.
In quell’elenco ci sarebbe dovuta essere anche lei, Veronica. Miracolosamente scampò alla morte. Fu soccorsa da tre coraggiosi uomini, persone di cui la storia dovrebbe ricordarsi
perché, in spregio al rischio di calarsi in quell’oscuro baratro, hanno
sentito delle grida giungere da quel buio fossato di morte, da cui
proveniva solo l’impetuoso passaggio dell’acqua, e hanno tratto in salvo
lei, Veronica Gelsomino.
La abbiamo rincorsa per molto tempo,
abbiamo trovato il contatto giusto e finalmente, dopo tanta attesa,
siamo riusciti ad incontrarla. Lei, inseguita subito dopo la tragedia
da media famelici che in gran parte ne hanno distorto la reale
vicenda, è stata felice di raccontarci quella storia. Oggi, ci ha
rilasciato questa bella intervista, con in braccio Francesco, frutto del
suo amore con Tomaso Abeltino, con cui già conviveva prima di quella data fatidica.
“Sembrava un film – dice – e
non la fine della mia vita. Ho cercato in tutti i modi di farmi sentire
da qualcuno prima che l’acqua, arrivasse a ricoprirmi del tutto. Avevo
la sola faccia fuori da quel fiume di fango e pioggia che era caduta per
tutto il giorno. Pensa che ho avuto fango per tanto tempo. Mi usciva da
ogni poro del corpo. Non sono riuscita a pulirmi i capelli anche quando
li lavavo. Erano sempre sporchi di terra. Nonostante quel momento
drammatico, oggi sono qui. Mi sono sposata dopo appena un mese da quei
fatti, il 21 dicembre del 2013. Oggi sono madre, di questo bambino che
ho chiamato come un mio amico, per me un fratello, a cui ero legata da
amicizia rara e straordinaria. In punto di morte di Francesco, questo
mio amico sfortunato e affetto da una bruitta malattia, ho promesso che
mio figlio si sarebbe chiamato così“
E’ dolce Veronica, sorridente anche
quando rievoca un giorno drammatico che l’accompagnerà per il resto
della sua vita. Un braccio ha recuperato la sua funzionalità, l’altro
ancora è fuori uso ma ne ha ripreso almeno il controllo, muove le dita.
Le ferite si cicatrizzano tutte, però quel braccio che fa male è il
tatuaggio di quel giorno.
Ascoltate la sua intervista che propongo
come testimonianza di forza e di speranza. Nelle sue parole troverete
anche amarezza perché nessuno ha ancora pagato per quella tragedia. La
giustizia non è di questo mondo.
Nessun commento:
Posta un commento