Terrorismo. Il padre di Benedetta Ciaccia: "Mia figlia uccisa nell'attentato di Londra del 2005 dimenticata dalle istituzioni"
Dieci anni fa nella metropolitana di Londra l'attentato firmato da al-Qaeda. Benedetta è l’unica vittima italiana di quella strage. Come Valeria Solesin negli attacchi di Parigi del 13 novembre. Alla famiglia era stata promessa l'intitolazione di una piccola traversa di via di Selva Candida, a Roma. La proposta era stata votata all'unanimità dal consiglio comunale nel dicembre 2011, ma dopo dieci anni la via non è ancora stata inaugurata di Andrea Scutellà
ROMA. Una via senza illuminazione né marciapiedi, un sentiero urbano senza nome, dove germoglia solo l’erbaccia, e una maestosa antenna, insieme a un cancello abusivo, interrompe la strada. È tutto quello che resta di Benedetta Ciaccia, vittima del terrorismo e della burocrazia, morta 10 anni fa nell’attentato alla metro di Londra rivendicato da al-Qaeda, oggi dimenticata dalle istituzioni. Il padre Roberto tiene a mettere in guardia i genitori di Valeria Solesin, la ricercatrice italiana uccisa nella strage di Parigi . “Adesso avranno tutti intorno – spiega - dai politici alle persone comuni. La Chiesa per il funerale di mia figlia era piena. Dopo rimangono soltanto quei tre o quattro che ti sono veramente amici. I politici si scordano tutto. Mi piacerebbe contattarli – prosegue – per spiegargli quali sono i diritti delle famiglie vittime del terrorismo: sono cose che non ti dice nessuno”.
L’attentato. “Questo è il vagone dove è morta mia figlia: il numero 2”, Roberto Ciaccia è un uomo che va dritto al sodo e con piglio scientifico spiega la dinamica della strage che ha fatto 54 vittime. “Lei è il punto numero 10 - indica con il dito sulla mappa dell’attentato -. Il terrorista invece è il numero 5. Era proprio davanti a lei. Intorno i sedili erano tutti bruciati. C’era un buco sul tetto e uno sul pavimento. E la parete vicina era tutta spostata. Una cosa tremenda, non so che tipo di ordigni avessero”. Papà Roberto, però, ci confida di non aver avuto il coraggio di guardare il cadavere della figlia: ci sono voluti 10 giorni per identificarla tramite le analisi del Dna. Il volto, infatti, era completamente sfigurato.
P.s se non lo vedeste lo trovate qui
Mia figlia, vittima di al-Qaeda, dimenticata dalle istituzioni L’incredibile storia di Roberto Ciaccia, padre di Benedetta, uccisa nell’attentato alla metro di Londra del 2005. Il Comune di Roma le intitola prima un parco, che poi dimezza, vendendo parte del terreno a un supermercato Lidl. Roberto allora chiede una via per la figlia, da marzo 2014 è tutto pronto, ma nessuno la inaugura perché non ci sono marciapiedi, né illuminazione. Il messaggio per i genitori di Valeria Solesin: "Adesso vi sono tutti vicini, poi resteranno solo i veri amici" Una ragazza modello. Come tutti i genitori non manca di tessere le lodi della sua bambina: partita a 19 anni come “ragazza alla pari” in Inghilterra, Benedetta impara l’inglese, si laurea e ottiene un lavoro al Financial Times. In seguito passa alla casa editrice Penguin «la più grande di tutta l’Inghilterra», sottolinea il padre. Prima del tragico attentato torna in Italia per i preparativi del suo matrimonio, che non celebrerà mai.
Mia figlia, vittima di al-Qaeda, dimenticata dalle istituzioni L’incredibile storia di Roberto Ciaccia, padre di Benedetta, uccisa nell’attentato alla metro di Londra del 2005. Il Comune di Roma le intitola prima un parco, che poi dimezza, vendendo parte del terreno a un supermercato Lidl. Roberto allora chiede una via per la figlia, da marzo 2014 è tutto pronto, ma nessuno la inaugura perché non ci sono marciapiedi, né illuminazione. Il messaggio per i genitori di Valeria Solesin: "Adesso vi sono tutti vicini, poi resteranno solo i veri amici" Una ragazza modello. Come tutti i genitori non manca di tessere le lodi della sua bambina: partita a 19 anni come “ragazza alla pari” in Inghilterra, Benedetta impara l’inglese, si laurea e ottiene un lavoro al Financial Times. In seguito passa alla casa editrice Penguin «la più grande di tutta l’Inghilterra», sottolinea il padre. Prima del tragico attentato torna in Italia per i preparativi del suo matrimonio, che non celebrerà mai.
Il parco venduto al Lidl. Circa sei mesi dopo la sua morte, quando era sindaco Walter Veltroni, il Comune le intitola un parco nella zona di Torrevecchia. “Noi ogni anno il 7 luglio o l’11 settembre andavamo a piantare un albero con le autorità municipali. Poi però questo parco è stato accorciato: quasi metà è stato preso da un supermercato Lidl e un altro pezzo è stato lasciato ai cani”. Papà Roberto, poco dopo, viene a sapere della costruzione di una via senza nome che porterà a delle villette nuove di zecca. Così fa richiesta per la dedica della strada e ottiene l’unanimità dal Consiglio comunale il 15 dicembre 2011. Ma il trucco è dietro l’angolo: “Mi dissero che dovevo scegliere: o la via o il parco. Perché lei era una persona semplice, ma se fosse stata un politico o un attore le avrebbero intitolato anche un auditorium”.
La via mai inaugurata. Roberto sceglie la strada, ma non una qualsiasi: quella dove abita una delle figlie. Ce n'è anche un'altra che da poco ha avuto una bambina e l’ha chiamata Renè Benedetta, cioè “Benedetta rinata”. La Commissione toponomastica, in data 11 gennaio 2013, gli comunica di aver “espresso parere favorevole”, ma aggiunge, che trattandosi di una via in costruzione “si procederà all’intitolazione non appena saranno completati i lavori”. “I lavori? Quali lavori?”, commenta incredulo Ciaccia. Sulla via sterrata, ad oggi, non c'è traccia visibile di intervento pubblico. A marzo 2014 il nome della strada viene dedicato sulla carta a Benedetta e il parco cambia nome: sarà nominato “Nicholas Green”, come il bambino di 7 anni ucciso da due affiliati alla ‘ndrangheta sulla Salerno-Reggio Calabria. Il sindaco Marino tirerà per le lunghe l’inaugurazione di via Benedetta Ciaccia, fino alle sue dimissioni. Il 20 novembre gli addetti del Comune hanno provveduto ad installare la targa con il nome di Benedetta. È stato il consigliere della regione Lazio Fabrizio Santori, a rilanciare l’appello di Roberto. “Oggi tutti si riempiono la bocca della memoria collettiva delle vittime – ha commentato -: si piangono i morti di adesso, ma si dimenticano quelli di ieri. E questo non può andare bene”.
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