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11.2.24

Come si possono comprendere i fatti che commemorano? È possibile spiegarli astraendoli dal loro contesto e osservandoli con la sola lente delle “vittime ?

Dopo   il  post    sul  27 gennaio  (  olocausto  \  shoa  )   e i  due  ( I II  )   : sul  10  febbraio  (  foibe  ed  esodo  Istriano )  ,  cioè le  due   giornate     sulla  memoria  \  ricordo     ecco  a mente fredda  una  mia     riflessione   su     questo  secondo   evento  

Ogni volta  che   amici     che :   non  s'ineressano  di storia e  di politica   ,    che sento   o leggo   delle  foibe  e  dell'esodo o  d'altre  stragi  e  genocidi  mi  chiedo nnostante sappia già  in partenza che è una illusione se  sarebbe possibile comprendere le uccisioni e le violenze  sia quelle precedenti  degli italiani  sugli slavi  e   poi  d'essi      sugli   italiani nell’autunno 1943 e della primavera-estate 1945, e così il lungo esodo degli istriano-dalmati verso l’Italia nel secondo dopoguerra, senza considerare il contesto  ed  le  cause  in cui avvennero e  che  sono  all'origine   ? Si possono astrarre dei fatti dalla storia?
A mio avviso  Il Giorno ( ormai  diventata  settimana  )  del Ricordo, come di altre giornate memoriali, ci dimostra come tale tipo d’operazione possa  dovrebbe essere sì fatta, anche  senza il beneplacito delle istituzioni ,  solo   ricordando \  celebrando   ed  parlarne  a  360  gradi  o quanto meno contestualizzando   i fatti in questione .
Quindi Ricordare si    e celebrare  si  ,  ma  la memoria    condivisa  è  impossibile  ed  utopistica    soprattutto quando c'è   ed  c'è  ancora  un uso  stumentale   ed  ideologico   di  tali eventi   dolorosi ed  drammatici  .  Non basta   quanto ciò  è  stato fatto   per     tutta  la guerra fredda   e   nei primi (  ed  in parte     continua    ancora  oggi    a fine  guerra  freda     )  anno dell'istituzione della  giornata  del 10   febbraio  



Ecco     che  tale  Giornata  ,  diventata   settimana  ,   celebrativa  (  pulicoscienza  )  entrata in vigore nel 2004 con la legge n.92, la giornata istituita “per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” è divenuta estremamente esemplare non solo del funzionamento della memoria nazionale italiana ma anche purtroppo  dell’uso politico  del passato da parte di partiti e istituzioni .
Purtroppo  Agendo su “un lutto non elaborato”, infatti, tale giornata – con gran parte delle sue iniziative, istituzionali e non – lascia spazio ad “un uso prepotentemente politico della storia” dimostrando ancora una volta come la memoria di un gruppo (così come quella dei singoli) funzioni come una sorta di filtro. 
I ricordi sono selezionati, altri scartati, alcuni rimossi o attenuati, altri enfatizzati e assolutizzati. In sostanza ricordiamo ciò che vogliamo ricordare, preferendo alcune memorie ad altre. Perché ad esempio ricordiamo i profughi delle terre adriatiche e non gli altrettanti italiani costretti a tornare in patria dalle colonie ?
Ciò che ne è conseguito è che nel discorso pubblico foibe, brutalità varie, lo stesso lungo e doloroso esodo degli italiani da Istria, Carnaro e Dalmazia, predominano sull’analisi della “complessa vicenda del confine orientale”, senza la quale non si comprendono le loro stesse cause. Calcata la mano sui crimini commessi contro gli italiani, in secondo piano finiscono così la conflittualità nazionale radicata nel XIX secolo, l’oppressione nazionale degli slavi da parte dell’Italia liberale e dei fascisti  le caratteristiche peculiari d’una nazionalità non etnica ma d’elezione, le trasformazioni demografiche della zona, la guerra d’aggressione scatenata dall’Italia fascista contro il Regno di Jugoslavia.
A far scattare i meccanismi della violenza (tutt’altro che unica) virulentemente scoppiata fra il settembre e l’ottobre ’43 e nella primavera/estate ’45 fu il regime fascista, attivo in periodo di pace con le sue politiche di snazionalizzazione e ancor più ferocemente impegnato, in periodo di guerra, nel costruirsi il suo “spazio vitale” a scapito delle popolazioni balcaniche. In due fasi precise e differenti, una volta rovesciate le sorti del conflitto, gli italiani vennero così travolti dalle conseguenze fisiologiche di uno scontro mai visto come fu appunto la Seconda guerra mondiale. Uno scontro esacerbato dall’odio e dall’ideologia.
Nel mese di vuoto istituzionale fra l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la conquista tedesca dell’Istria (ottobre 1943), in primo luogo, a essere colpiti (in un numero che gli storici concordano possa variare dalle 500 alle 700 unità) dal movimento di liberazione furono i “nemici del popolo” – categoria che l’Istituto regionale per la storia della Resistenza del Friuli-Venezia Giulia, nel suo Vademecum per il Giorno del ricordo, descrive come composta da “segmenti di classe dirigente italiana particolarmente invisi ai partigiani, per il loro ruolo svolto nel regime fascista (gerarchi, squadristi), nelle istituzioni (podestà, segretari comunali) e nella società locale (possidenti terrieri, commercianti ed artigiani accusati di strozzinaggio) o comunque ritenuti pericolosi per il nuovo potere”.
A cavallo della vittoria degli Alleati (e tra questi dell’Esercito popolare di Liberazione della Jugoslavia), nella primavera/estate 1945, a venir travolti sono invece i nemici, presenti e futuri, della Jugoslavia, in una vera e propria “pulizia politica” che investe circa 9000 sloveni filo-nazisti, almeno 60mila ustascia, i fascisti croati, e qualche migliaio di italiani. In questo caso, nonostante le difficoltà nel tirare un bilancio complessivo, le stime operate dagli storici concordano su un massimo di 5000 vittime italiane totali, fra il 1943 e il 1945.
Ciò che avvenne nel contesto della risistemazione confinaria, infine, coinvolse circa 300mila italofoni, protagonisti di un lungo esodo concluso solo alla metà degli anni ’50. Anche in questo caso, osservata con la lente dell’odio etnico, l’immagine del dramma di queste popolazioni finisce per distorcere la comprensione del fenomeno, privilegiando la spiegazione etnica a quella politica. Più che una presunta politica anti-italiana della Jugoslavia di Tito, a portare migliaia di italofoni nella penisola furono la perdita di un ruolo privilegiato e dominante da una parte e la scelta, in grandissima parte scartata, di rimanere in una società socialista dall’altra.
Se il Giorno del Ricordo, come indicato da più parti, andrebbe quindi (per lo meno) ripensato, la direzione presa a livello istituzionale appare ben diversa. La pubblicazione nell’ottobre 2022 da parte dell’allora ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi delle Linee guida per la didattica della frontiera adriatica, ultimo atto del governo Draghi, illumina su come e quanto sia distorta la narrazione ormai dominante sui fatti dell’Alto Adriatico. Le leggi approvate in Friuli-Venezia Giulia e Veneto che limitano la ricerca storica, imponendo una sorta di “Verità di Stato” rendono il quadro ancora più inquietante.
Queste mie     riflessioni    sulla  giornata  del 10 febbraio \  giorno del ricordo   vogliono oltre    a  coltivare  il  ricordo  \  celebrazioni  di  questi eventi  a  360 gradi  e  di contrastarne   l'uso  strumentale  ed  ideologico    anche   interrogarsi sul senso, le potenzialità e i rischi dell'insistenza sull'uso strumentale  della memoria nello scenario pubblico. La sua prorompente ascesa, infatti, si è accompagnata alla parallela scomparsa o alla riduzione dello spazio delegato alla Storia, come analisi critica del passato. Memory consiste nel mostrare come le “tessere” della memoria – i ricordi – non coincidano mai perfettamente tra loro  ed  non   esiste   come ho  già detto ed è impossibile una memoria condivisa soprattutto quando il ricordo e imposto obbligatoriamente a senso unico . Quindi per rispondere alla domanda del titolo : << Come si possono comprendere i fatti che commemorano? È possibile spiegarli astraendoli dal loro contesto e osservandoli con la sola lente delle “vittime ? >> secondo me No non si possono comprendere e spiegare bene i fatti soprattutto quelli cosi complessi e su cui ancoira non si è fatto completamente i conti , a meno che non si vogliono celebrare \ ricordare solo una parte d'essi . Infatti come ha dichiaritoi Pennacchi uno degli attori del film Rosa d'istria : << revisionismo potrebbe rappresentare un pericolo ? : “Il revisionismo può diventare un pericolo ma tutto dipende da come si racconta la storia. Quando fatto bene, con la verifica delle fonti permette di avanzare nella comprensione del passato. Il revisionismo diventa un male quando è fatto al servizio di una bandiera”.
Tali di chiarazioni    rilasciate  da  Penacchi  in una  intervista promozionale  de  La  rosa  dell'istria  che andrà in onda il  5  febbraio   , mi fanno  venire  alla  mente   una mia  risposta   data  qualchje  tyempo  fa     (  e  che  trovaste  sottto  )   a mia  nipote      su tali  argomenti

----- le foibe dono state un genocidio o sostituzione etica  ?  
----- La tua domanda riguarda un tema storico molto delicato e controverso, che ha suscitato molte polemiche e dibattiti. Cercherò di darti una risposta il più possibile obiettiva e basata sui fatti.
Le foibe sono dei grandi inghiottitoi carsici, tipici del territorio della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, dove furono gettati i corpi di alcune vittime (o, in alcuni casi, le stesse ancora in vita) di massacri avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell’ OZNA, l’organizzazione di sicurezza jugoslava Tuttavia, il termine “foibe” è diventato   anche sinonimo di tutte le uccisioni e le deportazioni che colpirono migliaia di civili e militari italiani autoctoni di quelle regioni, anche se la maggior parte delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi .
La questione se questi massacri possano essere definiti come un genocidio o una pulizia etnica è molto dibattuta e non esiste un consenso unanime tra gli storici. Alcuni sostengono che si trattò di una violenza di Stato e di una epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali al comunismo titino, e che le vittime furono scelte secondo criteri politici, ideologici e sociali, e non in base alla loro appartenenza etnica o linguistica . Altri invece ritengono che ci fosse una volontà di eliminare o espellere la popolazione italiana dalle zone occupate dai jugoslavi, e che le vittime fossero prevalentemente di etnia e lingua italiana .Al massacro delle foibe seguì l’ esodo giuliano dalmata, ovvero l’ emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, dal Quarnaro e dalla Dalmazia, territori del Regno d’Italia prima occupati dall’ Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia tramite i trattati di pace di Parigi del 1947. Spero  con  questi  link  di averti fornito una risposta esaustiva e imparziale.
--- ok   grazie  


7.4.12

1992-2012 guerra in bosnia [ C'ERA UNA VOLTA IL 1992-1994 3 puntata ]

la  guerra  in Bosnia  o nei balkcani quello che un  tempo si chiamava  Jugoslavia   è ancora  una ferita  aperta   se   :

Bosnia/ Minacce alla Jolie per il film su guerra.

Minacce alla Jolie per il film su guerra in Bosnia.È IL SUO DEBUTTO DA REGISTA. LA PELLICOLA PRESENTATA LUNEDÌ AL FESTIVAL DI BERLINO

Auto rovinate e messaggi offensivi anche al resto del cast di «In the Land of Blood and Honey»


MILANO – Angelina Jolie ha ricevuto delle minacce per il suo primo film da regista «In the Land of Blood and Honey» (Nella terra del sangue e del miele), che ricorda al mondo gli orrori della guerra in Bosnia cominciata vent’anni fa. Invece di scatenare un dibattito tra i bosniaci su quanto accaduto e perchè, la pellicola è riuscita a far tornare a galla le profonde divisioni del paese balcanico, che, secondo molti, si sta allontanando dallo spirito di riconciliazione per piombare nuovamente nell’instabilità, scrive The Guardian.  daa quando il film è stato presentato, lunedì al Festival di Berlino, dove ha ricevuto un premio per la pace, e alla premiere a Sarajevo davanti a 5mila spettatori martedì sera, l’attrice americana e diversi attori serbi del cast sono stati minacciati. «Mi sono state spedite delle cose, altre sono state postate online», ha rivelato al Guardian la star 36enne a Sarajevo. «Il cast non mi ha mai riferito di queste minacce, ma ho saputo da altre persone cosa stava accadendo – ha proseguito – uno di loro si è ritrovato i finestrini dell’auto in frantumi, un altro ha avuto un problema con il telefonino nel mirino degli hacker, con l’invio di e-mail offensive». «Erano pensieri terrificanti, quelli finiti in quelle righe», ha aggiunto Jolie, spiegando di avere dato agli attori l’opportunità di lasciare la regione, ma nessuno di loro ha accettato.

 fonte    http://rassegnastampamilitare.com  qui il resto dell'articolo 
  Leggendo tale articolo mi ritorna in mente   questa  canzone     degli ex Csi    che ha caratterizzato  la mai  tarda adolescenza  




Di tutte le distruzioni perpetrate a Sarajevo, le più insensate sono state quelle ai danni delle tante biblioteche. Ma di queste, la più folle, la più carica di sinistra forza metafisica, fu il bombardamento della biblioteca nazionale, un magnifico edificio moresco del diciannovesimo secolo, andato in fumo in trenta ore con le sue centinaia di migliaia di volumi. Quella notte, il rogo si vide a chilometri di distanza, i sarajevesi non dormirono.(Paolo Rumiz, da "Maschere per un massacro", Editori Riuniti, Roma 1996).   >>   da  canzoni contro la  guerra Erano  sia dai miei ricordi   sia  come dice la canzone in questione  (n  trovate   il  resto del testo o nell'url  o  nel  video   riportati sopra  ) 

 (.....)brucia la biblioteca i libri scritti e ricopiati a manoche gli Ebrei Sefarditi portano a Sarajevo in fuga dalla Spagnas'alzano i roghi al cielos'alzano i roghi in cupe vampebrucia la biblioteca degli Slavi del sud, europei del Balcanibruciano i libripossibili percorsi, le mappe, le memorie, l'aiuto degli altris'alzano gli occhi al cielo, s'alzano i roghi in cupe vampes'alzano i roghi al cielo, s'alzano i roghi in cupe vampedi colpo si fa nottes'incunea crudo il freddola città tremacome creatura.(....)  

Anni di guerra feroce sulle rive del mare Adriatico, morti, feriti, orrore. Anni di viltà, di disinteresse o di altri interessi, di un qualche tornaconto anche enorme. Infatti   << Ancora una volta l'Europa dimostra più che la propria incapacità la propria inconsistenza al di là di un sistema di produzione e consumo. "Produci consuma crepa" cantavamo 10 anni fa irridendo la triade imperante, qualcosa è cambiato e non in meglio da queste parti: si consuma di più e si produce in meno sempre in meno si crepa molto di più e in malo malissimo modo. >> ---- sempre  secondo  l'articolo di canzoni  contro la guerra ---- << L'Europa che vuole contare, quella che fa i conti e con cui bisogna farli, in questo secolo con le leggi razziali e la conseguente distruzione della sua componente ebraica si è macchiata di un abominio che la guerra e la Resistenza hanno potuto farci credere se non perdonato almeno fortemente scontato. La Jugoslavia è qui a ricordarci che non è vero. Da

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...