IN MERITO ALLA RAPPRESENTAZIONE della tragedia delle foibe, presentata come un accadimento che visse di una storia a sé stante, senza un prima accuratamente dimenticato dalla destra neofascista e di governo italiana )è bene ricordare che senza la velleitaria e incosciente aggressione bellica di Mussolini, le Foibe non avrebbero avuto motivo di accadere e l'istria e la Dalmazia sarebbero tutt’oggi territorio italiano. In attesa, purtroppo, che anche in Italia le scuole abbiamo libri di storia scritti dal governo .
ANTONELLO SERRA
SE OGGI QUALCUNO PUÒ PERMETTERSI di affermare che anche i 30mila morti di Gaza (donne e bambini compresi) sono ascrivibili alla ferocia di Hamas per l’attacco del 7 ottobre scorso, allora la sua tesi su Mussolini come responsabile storico e morale anche delle foibe può avere una sua ragione. Io non credo invece che, per vicende come queste, ci si possa affidare solo a fredde e quasi aritmetiche ricostruzioni di colpe originali e pressoché assolute. Semmai, vale la pena ricordare che il 10 febbraio, Giorno del ricordo, è dedicato oltre che alla memoria delle foibe, anche all’esodo giuliano-dalmata avvenuto per l’entrata in vigore dei trattati di pace e per il trasferimento di quei territori sotto la sovranità della Jugoslavia. Una conseguenza, questa sì, netta e precisa delle scelte del regime fascista. Quanto alle foibe, su di esse da anni si sta compiendo
anche un’operazione politica che vorrebbe farne quasi un contraltare alla Giornata della memoria del 27 gennaio che, deve essere ben chiaro, non ricorda solo la Shoah, ma anche le complicità del fascismo italiano, e dunque anche di una parte di italiani, per lo sterminio nazista degli ebrei. Ecco, io penso che proprio nell’irrisolta questione del riconoscimento pieno di ciò che è stato il fascismo si nascondano le cause di cortocircuiti storici come quelli che lei, gentile lettore, sottolinea. E sempre su questo argomento, credo valga la pena leggere il libro dello storico Eric Gobetti, “E allora le foibe?” (Laterza editore, 2023) che, senza negare la tragedia, smonta invece speculazioni, dati e circostanze false e falsificate e, soprattutto, l’uso retorico del tentativo di una sorta di “rivincita” impossibile.
Dopo il post sul 27 gennaio ( olocausto \ shoa ) e i due ( III ) : sul 10 febbraio ( foibe ed esodo Istriano ) , cioè le due giornate sulla memoria \ ricordo ecco a mente fredda una mia riflessione su questo secondo evento
Ogni volta che amici che : non s'ineressano di storia e di politica , che sento o leggo delle foibe e dell'esodo o d'altre stragi e genocidi mi chiedo nnostante sappia già in partenza che è una illusione se sarebbe possibile comprendere le uccisioni e le violenze sia quelle precedenti degli italiani sugli slavi e poi d'essi sugli italiani nell’autunno 1943 e della primavera-estate 1945, e così il lungo esodo degli istriano-dalmati verso l’Italia nel secondo dopoguerra, senza considerare il contesto ed le cause in cui avvennero e che sono all'origine ? Si possono astrarre dei fatti dalla storia? A mio avviso Il Giorno ( ormai diventata settimana ) del Ricordo, come di altre giornate memoriali, ci dimostra come tale tipo d’operazione possa dovrebbe essere sì fatta, anche senza il beneplacito delle istituzioni , solo ricordando \ celebrando ed parlarne a 360 gradi o quanto meno contestualizzando i fatti in questione . Quindi Ricordare si e celebrare si , ma la memoria condivisa è impossibile ed utopistica soprattutto quando c'è ed c'è ancora un uso stumentale ed ideologico di tali eventi dolorosi ed drammatici . Non basta quanto ciò è stato fatto per tutta la guerra fredda e nei primi ( ed in parte continua ancora oggi a fine guerra freda ) anno dell'istituzione della giornata del 10 febbraio
Ecco che tale Giornata , diventata settimana , celebrativa ( pulicoscienza ) entrata in vigore nel 2004 con la legge n.92, la giornata istituita “per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” è divenuta estremamente esemplare non solo del funzionamento della memoria nazionale italiana ma anche purtroppo dell’uso politico del passato da parte di partiti e istituzioni .
Purtroppo Agendo su “un lutto non elaborato”, infatti, tale giornata – con gran parte delle sue iniziative, istituzionali e non – lascia spazio ad “un uso prepotentemente politico della storia” dimostrando ancora una volta come la memoria di un gruppo (così come quella dei singoli) funzioni come una sorta di filtro.
A far scattare i meccanismi della violenza (tutt’altro che unica) virulentemente scoppiata fra il settembre e l’ottobre ’43 e nella primavera/estate ’45 fu il regime fascista, attivo in periodo di pace con le sue politiche di snazionalizzazione e ancor più ferocemente impegnato, in periodo di guerra, nel costruirsi il suo “spazio vitale” a scapito delle popolazioni balcaniche. In due fasi precise e differenti, una volta rovesciate le sorti del conflitto, gli italiani vennero così travolti dalle conseguenze fisiologiche di uno scontro mai visto come fu appunto la Seconda guerra mondiale. Uno scontro esacerbato dall’odio e dall’ideologia.
Nel mese di vuoto istituzionale fra l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la conquista tedesca dell’Istria (ottobre 1943), in primo luogo, a essere colpiti (in un numero che gli storici concordano possa variare dalle 500 alle 700 unità) dal movimento di liberazione furono i “nemici del popolo” – categoria che l’Istituto regionale per la storia della Resistenza del Friuli-Venezia Giulia, nel suo Vademecum per il Giorno del ricordo, descrive come composta da “segmenti di classe dirigente italiana particolarmente invisi ai partigiani, per il loro ruolo svolto nel regime fascista (gerarchi, squadristi), nelle istituzioni (podestà, segretari comunali) e nella società locale (possidenti terrieri, commercianti ed artigiani accusati di strozzinaggio) o comunque ritenuti pericolosi per il nuovo potere”.
A cavallo della vittoria degli Alleati (e tra questi dell’Esercito popolare di Liberazione della Jugoslavia), nella primavera/estate 1945, a venir travolti sono invece i nemici, presenti e futuri, della Jugoslavia, in una vera e propria “pulizia politica” che investe circa 9000 sloveni filo-nazisti, almeno 60mila ustascia, i fascisti croati, e qualche migliaio di italiani. In questo caso, nonostante le difficoltà nel tirare un bilancio complessivo, le stime operate dagli storici concordano su un massimo di 5000 vittime italiane totali, fra il 1943 e il 1945.
Ciò che avvenne nel contesto della risistemazione confinaria, infine, coinvolse circa 300mila italofoni, protagonisti di un lungo esodo concluso solo alla metà degli anni ’50. Anche in questo caso, osservata con la lente dell’odio etnico, l’immagine del dramma di queste popolazioni finisce per distorcere la comprensione del fenomeno, privilegiando la spiegazione etnica a quella politica. Più che una presunta politica anti-italiana della Jugoslavia di Tito, a portare migliaia di italofoni nella penisola furono la perdita di un ruolo privilegiato e dominante da una parte e la scelta, in grandissima parte scartata, di rimanere in una società socialista dall’altra.
Se il Giorno del Ricordo, come indicato da più parti, andrebbe quindi (per lo meno) ripensato, la direzione presa a livello istituzionale appare ben diversa. La pubblicazione nell’ottobre 2022 da parte dell’allora ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi delle Linee guida per la didattica della frontiera adriatica, ultimo atto del governo Draghi, illumina su come e quanto sia distorta la narrazione ormai dominante sui fatti dell’Alto Adriatico. Le leggi approvate in Friuli-Venezia Giulia e Veneto che limitano la ricerca storica, imponendo una sorta di “Verità di Stato” rendono il quadro ancora più inquietante.
Queste mie riflessioni sulla giornata del 10 febbraio \ giorno del ricordo vogliono oltre a coltivare il ricordo \ celebrazioni di questi eventi a 360 gradi e di contrastarne l'uso strumentale ed ideologico anche interrogarsi sul senso, le potenzialità e i rischi dell'insistenza sull'uso strumentale della memoria nello scenario pubblico. La sua prorompente ascesa, infatti, si è accompagnata alla parallela scomparsa o alla riduzione dello spazio delegato alla Storia, come analisi critica del passato. Memory consiste nel mostrare come le “tessere” della memoria – i ricordi – non coincidano mai perfettamente tra loro ed non esiste come ho già detto ed è impossibile una memoria condivisa soprattutto quando il ricordo e imposto obbligatoriamente a senso unico . Quindi per rispondere alla domanda del titolo : << Come si possono comprendere i fatti che commemorano? È possibile spiegarli astraendoli dal loro contesto e osservandoli con la sola lente delle “vittime ? >> secondo me No non si possono comprendere e spiegare bene i fatti soprattutto quelli cosi complessi e su cui ancoira non si è fatto completamente i conti , a meno che non si vogliono celebrare \ ricordare solo una parte d'essi . Infatti come ha dichiaritoi Pennacchi uno degli attori del film Rosa d'istria : << revisionismo potrebbe rappresentare un pericolo ? : “Il revisionismo può diventare un pericolo ma tutto dipende da come si racconta la storia. Quando fatto bene, con la verifica delle fonti permette di avanzare nella comprensione del passato. Il revisionismo diventa un male quando è fatto al servizio di una bandiera”.
Tali di chiarazioni rilasciate da Penacchi in una intervista promozionale de La rosa dell'istria che andrà in onda il 5 febbraio , mi fanno venire alla mente una mia risposta data qualchje tyempo fa ( e che trovaste sottto ) a mia nipote su tali argomenti
----- le foibe dono state un genocidio o sostituzione etica ?
----- La tua domanda riguarda un tema storico molto delicato e controverso, che ha suscitato molte polemiche e dibattiti. Cercherò di darti una risposta il più possibile obiettiva e basata sui fatti.
Le foibesono dei grandi inghiottitoi carsici, tipici del territorio della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, dove furono gettati i corpi di alcune vittime (o, in alcuni casi, le stesse ancora in vita) di massacri avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell’ OZNA, l’organizzazione di sicurezza jugoslava Tuttavia, il termine “foibe” è diventato anche sinonimo di tutte le uccisioni e le deportazioni che colpirono migliaia di civili e militari italiani autoctoni di quelle regioni, anche se la maggior parte delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi .
La questione se questi massacri possano essere definiti come un genocidio o una pulizia etnica è molto dibattuta e non esiste un consenso unanime tra gli storici. Alcuni sostengono che si trattò di una violenza di Stato e di una epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali al comunismo titino, e che le vittime furono scelte secondo criteri politici, ideologici e sociali, e non in base alla loro appartenenza etnica o linguistica . Altri invece ritengono che ci fosse una volontà di eliminare o espellere la popolazione italiana dalle zone occupate dai jugoslavi, e che le vittime fossero prevalentemente di etnia e lingua italiana.Al massacro delle foibe seguì l’ esodo giuliano dalmata, ovvero l’ emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, dal Quarnaro e dalla Dalmazia, territori del Regno d’Italia prima occupati dall’ Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia tramite i trattati di pace di Parigi del 1947. Spero con questi link di averti fornito una risposta esaustiva e imparziale. --- ok grazie
<< Ci sono storie comode, che è facile raccontare perché generalmente accettate, e anzi celebrate. E ce ne sono altre, invece, che disturbano perché a lungo occultate, travisate, addirittura negate.>> ( dichiarazioni di Andrea Penacchi sul film la Rosa d'Istria ) .
Infatti ho recentemente scoperto una di queste storie leggendo l'articolo , riportato sotto , de il Fq di oggi 29\1\2024 .
Ed io che pensavo , informandomi e sentendo tutte le campane , in questi 20 anni d'istituzione del giorno del ricordo , di sapere ormai tutto sulla storia e sulle vicende del confine orientale tra 1866 e 1974 in particolare tra il 1918\19 - 1947\54 , invece ...... .
Ma ora Basta piangersi addosso e veniamo all'artiocolo in questione .
MASSIMO NOVELLI
Sono i giorni della memoria: da quella dell’olocausto (27 gennaio), cioè dei milioni di ebrei, e non solo loro, sterminati dai nazisti, al Giorno del ricordo (10 febbraio), isituito per onorare le vittime italiane delle foibe titine in Jugoslavia e per rammentare il massiccio esodo giuliano-dalmata. Alle vicende delle foibe e dell’esodo è dedicato il bel romanzo Eredità colpevole (edito da Voland) di Diego Zandel, autore di numerosi romanzi di successo (come I confini dell’odio )e figlio di esuli fiumani, nato nel 1948 nel campo profughi marchigiano di Servigliano.
Il libro, uscito tempo fa, viene ripresentato in queste settimane in varie città d’italia perché, come ha scritto lo stesso Zandel, si tratta di un brandello “di Storia sulla quale, a quasi ottanta anni dalla fine della guerra, si scontrano ancora gli opposti estremismi, incapaci – come emerge ogni anno quando, il 10 febbraio, si commemora il Giorno del ricordo delle Foibe e dell’esodo – di fare i conti con la Storia,senza pregiudizi e strumentalizzazioni di sorta”. Il romanzo di Zandel è liberamente ispirato alla figura di Oskar Piškuli, capo sanguinario nel 1945 della famigerata Ozna, la polizia politica del maresciallo Tito a Fiume. Vent’anni fa, nel 2004, si concludeva a Roma il lungo processo italiano a Piškuli, che, grazie a un contestato cavillo giuridico, riuscì a farla franca e a non pagare per le atrocità commesse e ordinate. Era stato giudicato in contumacia in quanto accusato di avere ucciso, tra le centinaia (circa 500) di vittime italiane addebitategli, tre capi autonomisti fiumani, Giuseppe Sincich, Nevio Skull e Mario Blasich. Erano, dice sempre Zandel, “antifascisti della prima ora che, come si erano opposti a Gabriele D’annunzio nel 1919 e all’annessione di Fiume all’italia, si opponevano ancor più all’annessione della città alla Jugoslavia”.I figli di Giuseppe Sincich, osserva Diego Zandel, anni dopo “si costituirono parte civile nei confronti di Oskar Piškuli dando vita a un processo che, dopo le contrastanti valutazioni del gip, si svolse a Roma, nei suoi vari gradi, dal 1997 al 2004. La sentenza della seconda Corte di Assise, poi confermata dalla Cassazione, avrebbe decretato che Piškuli, all’epoca ancora in vita, seppur colpevole di omicidio continuato aggravato, non potesse scontare la sua condanna per difetto di giurisdizione, a ragione del fatto che Fiume non era più italiana (anche se, per altri, lo fosse ancora, e lo sarebbe stata fino al 15 settembre 1947 in base al Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio dello stesso anno)”.La storia dell’uccisore di italiani è stata narrata anche in un testo teatrale: Processo a Oskar Piškuli. A scriverlo Zandel e Laura Marchig, una giornalista e scrittrice fiumana. Il docu-recital si basa sull’intervista che l’ex capo della Ozna rilasciò nel 1990 alla medesima Marchig, all’epoca giovane redattrice del quotidiano in lingua italiana La Voce del Popolo di Fiume, e sugli atti del processo istruito dalla nostra magistratura nei confronti di Piškuli. Un dibattimento, peraltro, nato proprio a seguito di quella intervista. Ma giustizia, come in tanti altri processi a criminali di guerra, jugoslavi, italiani e tedeschi, non fu mai fatta.
“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo”
José Saramago
Il nipote di un mio amica di 12\13 anni mi chiede
--- mamma mi ha consigliato di chiedere a te che sei esperto di storia cosa è il giorno e ricordo ?
-- esperto .non esageriamo , sono un semplice appassionato . Comunque Il giorno \ settimana del ricordo e quella giornata che “ci dovrebbe dare occasione per ripetere che non ci sarà mai giustificazione per l’odio, la discriminazione etnica, la presunzione di avere il diritto di sopraffare gli altri, la follia ideologica dei nazionalismi prima quello fascista e poi quelo comunista . Così come è l’occasione per riaffermare che di fronte a tutti i crimini confermati dalla verità storica non possono trovare spazio forme di revisionismo, negazionismo o giustificazionismo , ed uso politico \ ideologico , che hanno come unico risultato quello di offendere le vittime e colpire i sentimenti dei superstiti e dei discendenti. che hanno trovato la morte nei lager ( la risiera di san Saba ) nazi fascista e diversi campi di concentramento fascisti dei Balcani \ ex Jugoslavia . >Il più noto è qiuelo . Gonars (1942-1943) e nelle Foibe sia quelle tra il 25 luglio e l'8 settembre sia successivamente 1945 \1947 . Insomma a quanti, perché inseguiti dalla violenza e per in una scelta di libertà, hanno abbandonato la loro casa, la loro terra e ogni avere per affrontare la via dell’Esilio .comunque se vuoi approfondire https://www.tag24.it/484428-foibe-cosa-sono-e-giorno-del-ricordo/
---- ma come stai mettendo sullo stesso piano violenze fasciste e violenze comuniste , lager e foibe .
--- Ma quando mai . Accomunare olocausto e foibe serve solo a sminuire l’unicità della Shoah e a tacere le responsabilità del fascismo”. Qui sto contestualizzando perché purtroppo il confine orientale è stato teatro di questi tre crimini ideologici ( fascismo , nazismo , comunismo ) che uniti al nazionalismi hanno reso particolare ed ancora doloroso insieme al silenzio quasi totale dovuto alla voglia di lasciarsi alle spalle gli orrori e e brutture dei quel periodo e l'opportunismo politico della guerra fredda cioè dello scontro tra i due blocchi quello Nato ad Ovest e quello Russo \ sovietico ad est hanno determinato quella dolorosa ferita . Quindi il nostro paese deve ancora fare i conti su quello che è successo nel confine orientale .
---- Un po' sintetica come spiegazione .
------- effettivamente . Ma non volevo annoiarti con la mia logorrea. Non ti preoccupare che ne sentirai parlare visto che tra poco inizierà la settimana del ricordo ( la giornata del #10febbraio ) e ne sentirai parlare in TV e sul web in maniera più o meno dettagliata /a 360° gradi . Infatti negli ultimi anni sta venendo meno il refrain barbarie comunista e congiura del silenzio ( che certamente ci fu visto tali eventi furono regalato solo su libri specialistici o auna determinato pensiero ideologico culturale o qualche spirito libero che affrontava il tabù di tali argomenti ) . Comunque sei vuoi approfondire l'argomento trovi sotto dei siti Mi scuso se sono 4 sui 5 dello stesso sito ma erano articoli troppo interessanti . E se vuoi quando abbiamo un po' più di tempo ne parleremo più a fondo e magari ti do altri siti .
Qualche giorno dopo lo rincontro e mi dice << Grazie . Dai link che mi ha suggerito e dai programmi tv ed altri siti che ho consultato sulle vicende storiche del periodo storico riguardo alle vicende del confine orientale ho capito \ mi sono fatto un idea fra il 1918-1975 che l'italia , , non ha da quando è stata unita , fatto i conti con il proprio passato e le brutture che ha commesso e taciuto in questo caso e che le violenze e gli eccidi non furono da una parte solo come la propaganda pro 10 febbraio ci ha fatto credere >> .
Mi sono sono inumiditi gli occhi dalla gioia di vedere un seme lanciato germogliare
Poichè le due giornate ( anche se si dovrebbe parlare di settimane ) " rompi " sono vicine e spesso , sic , vengono celebrate insieme ho deciso di portarmi avanti 🤣😃 e di bloccare per evitare che finisca come in chiedi alla polvere di J.fante o perso fra la cronologia internet , un post sul 10m febbraio e del perchè lo celebro .
Dopo questo spiegone veniamo al post
Anche se sono critico verso il 10 febbraio ricordo tale evento e cerco di sfatare la vulgata come che e cercar di capire cosa accadde nell'Adriatico in quegli anni e farsi un idea diversa da quella ufficiale non vuol dire necessariamente giustificarla o negarla .La cristallizzazione istituzionalizzata delle memoria delle vicende delle foibe in una ricorrenza nata a qualche anno dall'istituzione del Giorno della Memoria contiene in sé un'irrisolvibile contraddittorietà. Il 10 febbraio l'Italia si ferma a ricordare una comunità sradicata dal proprio territorio e accolta a fatica nel seno della nazione. Lo fa in una data che è al tempo stesso l'inizio della fine per gli italiani adriatici e l'imposizione di un trattato come vinti per l'intero Paese. Agli occhi degli italiani, digiuni dalla Storia e dalla conoscenza delle terre di confine, il ricordo diventa rivendicazione, in continuità diretta, geografica e politica, con il mito della “vittoria mutilata”. L'iter per l'istituzione della ricorrenza, al tempo stesso, ne marca il senso politico. “Colonizzata” dalla destra post-fascista, accettata dalla sinistra post-comunista in nome della “memoria condivisa” - lo scotto da pagare per la consunzione dell'utopia – questa data “dialoga” con il Giorno della Memoria, quasi fosse contrapposta allo sterminio nazi-fascista. "Pareggiare la storia", equilibrare le morti, presentarsi come vittime dimenticando deliberatamente d'essere stati carnefici. L'uso politico della storia strumentalizza la tragedia d'una comunità, acuendo le divergenze, impedendo la comprensione. Ma soprattutto
Non è ancora uscito, ma il libro "E allora le foibe?" suscita già polemiche. Gobetti: "Sul tema si è imposta verità ufficiale fatta di stereotipi e luoghi comuni"
Lo storico Eric Gobetti è stato nuovamente al centro di attacchi da parte dei giornali e delle organizzazioni di destra per un libro che uscirà il 14 gennaio, intitolato "E allora le foibe?". Non è la prima volta che il suo lavoro di ricerca viene criticato perché in contrasto con la narrazione dominante sulle vicende del confine orientale. "Sul tema si è imposta una verità ufficiale fatta di stereotipi e luoghi comuni. Chi la mette in discussione è tacciato di negazionismo"
Professor Pupo, cosa avvenne nel confine orientale negli anni della Seconda guerra mondiale e cosa si celebra nella ricorrenza del Giorno del Ricordo?
È un periodo lungo quello che si ricorda nella celebrazione del Giorno del Ricordo, così come diversi sono i fenomeni al centro di questa ricorrenza. Si parte con gli infoibamenti, un'espressione in cui è forte la tendenza a semplificare e all'uso pubblico della storia. Si indicano le stragi avvenute a ondate nell'autunno '43 e nella primavera/estate del '45. Si ricorda poi l'esodo, un fenomeno lungo cominciato con lo sfollamento di Zara nel 1943 e concluso nel 1956. Vi sono poi le altre vicende del confine orientale, per cui si va indietro all'occupazione italiana. Complessivamente nel Giorno del Ricordo si commemora il collasso dell'italianità adriatica, di un intero gruppo nazionale, che per il 90% decise d'emigrare. I numeri precisi non si conoscono, si parla di alcune migliaia di scomparsi, tra i 3000 e i 5000, e di 300mila esuli. Sul tema, Italia, Slovenia e Croazia diedero vita a commissioni d'esperti, che si conclusero nel caso italo-sloveno mentre è rimasta in sonno quella italo-croata. Alla pubblicazione in Slovenia, in Italia non corrispose una pubblica comunicazione. Il Ministro degli Esteri, comunque, lo ha lasciato a disposizione degli studiosi. Su questo “collasso” vi è poi stato il tentativo di colonizzazione da parte della destra, un uso politico che si è inserito sullo spirito originario della legge di recupero e valorizzazione di una memoria per lungo tempo rimossa dalla scena pubblica.
Uso politico della storia e semplificazioni nel linguaggio segnano questa ricorrenza. Non è forse l'accento sulla memoria a determinarne la problematicità?
Sulle vicende di giuliani, istriani e dalmati ha operato per lungo tempo una generale amnesia, a partire dal dopoguerra. Per gli esuli e i parenti degli scomparsi è rimasta una ferita. Il Giorno del Ricordo agisce in questo senso su un lutto non elaborato, recuperato e valorizzato, come detto, ma su cui poi si è prepotentemente inserito un uso politico. L'utilizzo di un linguaggio banalizzante e semplificatorio ne è l'esempio. Si parla tanto di foibe perché impattano maggiormente sull'opinione pubblica, ma nella categoria di infoibati si comprendono anche persone uccise in altri modi o scomparse. Si parla di pulizia etnica, ma se fosse stata davvero una pulizia etnica ci sarebbero attualmente in quei territori circa 100mila italiani. Infatti quando parliamo di italiani in questi territori ci riferiamo a italiani d'elezione, non a italiani etnici. Paradossalmente “pulizia etnica” è un termine riduzionista, una semplificazione che finisce per essere un boomerang per chi la fa. Si guardino i cognomi degli esuli, ci si renderà conto di questo concetto. Con l'istituzione della legge il racconto di queste storie è delegato alle associazioni di profughi, variegate al proprio interno, alla rete degli istituti della Resistenza e agli enti locali. È chiaro che in quest'ultimo caso le maggioranze politiche influiscono in modo più o meno evidente. La problematicità delle iniziative, d'altronde, si ritrova proprio nell'accento che si fa sulla memoria. Nella caccia ai testimoni, sempre di meno, si mettono in difficoltà queste persone. Non si può, in aggiunta, far spiegare da un figlio di un infoibato come funzionano le stragi. Bisognerebbe che ci fosse sempre uno storico o un esperto accanto al testimone, perché va bene quando la memoria fa memoria, ma quando la memoria fa la storia è un disastro.
Tutti gli anni, a margine del Giorno del Ricordo, il dibattito pubblico viene percorso da opposte prese di posizione che negano o ingigantiscono il fenomeno degli infoibamenti. Quanto e perché è problematica questa ricorrenza?
La scelta del 10 febbraio è tutta politica. Nello spirito delle associazioni dei profughi è una data che segna l'inizio della tragedia, una data simbolicamente molto forte. Dal punto di vista storico, però, è estremamente problematica. Il governo italiano è oggetto del Trattato di pace, l'Italia è un Paese sconfitto e sul banco degli imputati. C'è inoltre il grosso limite d'essere vicini al Giorno della Memoria, segno che tra alcuni proponenti ci fosse l'idea di metterli sullo stesso piano. È una data infelice, se ne deduce, ma non era facile trovarne un'altra. Le ricorrenze si pongono spesso all'incrocio tra due fenomeni: la ricerca dei testimoni e il vittimismo come esaltazione della vittima. Queste due ricorrenze ne sono il simbolo. Riguardo ai diversi atteggiamenti nei confronti dei fenomeni al centro di questa ricorrenza, nel mio libro del 2003 ("Foibe", scritto con Roberto Spazzali) vengono avanzate alcune categorie come quelle di “negazionista” e “riduzionista”. Categorie scivolosissime da usare con attenzione, visto che il negazionismo è un reato punito per legge, e che rischiano d'essere utilizzate per ogni critica. C'è un grosso equivoco, a mio giudizio, e consiste nel fatto che cercar di capire cosa accadde nell'Adriatico in quegli anni non vuol dire giustificare.
lo ricordo oltre a quanto ho già detto precedentemente nei post preparatori [ III ] a tali giornate perchè : 1) combatto l'uso strumentale e politico di tali complesse e dolorose vicende ., 2) perchè essendo La memoria, come un fiume carsico, percorre le profondità della terra prima di ritornare alla luce. E quando lo fa, spesso, è prorompente. La memoria degli italiani adriatici, silenziata e rimossa nell'Italia del dopoguerra - lacerata dalla guerra civile, ferita da vent'anni di regime, spaccata politicamente e socialmente dalla Guerra fredda - è esempio significativo. ed io sono cresciuto con ciò . Da un lato mio nonno e i miei prozii paterni che coltivavano la vulgata come eccidi comunisti sulle foibe e mio padre e mio zio che la contrastavano . 3) perchè ancora non si è fatto i conti con il nostro passato dimenticando che siamo stati "noi" ad averle innescate e poi tacerle ed ora usarle strumentalmente Ma soprattutto
Smontare la narrazione ufficiale e i miti cristallizzati attorno alle complesse vicende del confine orientale diviene così di decisiva importanza per la memoria pubblica del nostro Paese. “Ai problemi complessi vanno date risposte complesse – conclude – se non creassimo dunque un Olimpo di martiri, con date e così via, avremo un Paese più libero e democratico”. ( Eric Gobetti su https://www.ildolomiti.it/societa/2021 , di cui ho citato sopra l'incipit , per l'articolo integrale qui )
Dopo aver smontato l'anno scorso ( qui il post ) nonostante le accuse ( che mi scivolano via ) di negazionismo \ revisionismo su tale evento \i ovvero il mito \ leggenda urbana del silenzio sulle foibe e sull'esodo delle popolazioni italiane de confine orientale , quest'anno proverò a smontare altri due molto diffusi : 1) quello della pulizia etnica 2) quella della nostra shoah .
Quale prende in esame per primo ? Iniziamo dall'ultimo che poi è anche il più grave . Esso è come gettare benzina sul fuoco ed una delle cause ( vedere i miei precedenti post I II ) del perchè ancora oggi a distanza di quasi 80 anni da tali eventi essi siano ancora una ferita aperta ed non si può parlare di memoria condivisa \ pacificazione ed di come ogni volta che se ne parla e si celebra il giorno \ settimana del ricordo , come giustamente dovrebbe far notare segnala https://capodistria.rtvslo.si/ nei suoi vari servizi sulle foibe s'alimenta di più la ferita . Ecco quindi che l'istituzione della giornata del 10 febbraio dedicata alle foibe e il dramma dell'esodo ci fa ( giustamente se fosse fatto bene ) ricordare che le celòebrazioni di tali avvenimenti sono è un occasione mancata per fare conti con la propria storia ed il proprio passato ed andare avanti senza dimenticare ciò che essi sono stati .
L'anno scorso una due \ settimane dopo il giorno del ricordo si è tenuto un convegno che avrebbe potuto dovuto essere un’occasione di riflessione sul modo in cui il dramma dell’esodo e la tragedia delle Foibe sono stati affrontati dalla maggior parte della stampa e dei media .
Ma l’incontro organizzato dall’Unione degli istriani nella sala principale del palazzo della Regione a Trieste sembra destinato , dopo il solito scontro diplomatico fra l’Italia e i governi di Slovenia e Croazia, ad alimentare nuove polemiche.
L'incontro in questione aperto dal presidente della Regione del Friuli venezia giulia , Massimiliano Fedriga, vedeva fra i relatori il presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota, l’ex parlamentare, Roberto Menia, e i giornalisti Elisabetta de Dominis, Fausto Biloslavo e Marcello Veneziani. In collegamento video è intervenuto anche il direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri.
In apertura Fedriga ha parlato di un “rigurgito negazionista” sulle Foibe e la Regione, ha aggiunto, “sarà al fianco di coloro che sosterranno la battaglia contro chi vuole negare queste sofferenze".Fin qui scelta condivisibile visto che c'è ancora chi le nega o le esalta , ma allo stesso tempo dubbiosa visto che nel calderone dei negazionisti vengono messi anche storici che cercano di smontare tali leggende con l'uso di documenti e di riportare lo studio della storia el confine orientale e quindi del periodo delle foibe e dell'esodo inquadrandolo nel contesto precedente al 8 settembre 1943 ed eliminando la confusione e uso strumentale quando si parla di tale periodo .
interventi hanno proposto oltre le rispettive esperienze sulla narrazione dell’esodo, in particolare a Vittorio Feltri l’autore delle dichiarazioni più forti: in una dura requisitoria contro il comunismo, ha accusato giornalisti ed editori di aver taciuto sulle Foibe, ha chiesto ai comunisti di pentirsi, (“i partigiani non possono perché per fortuna sono morti tutti”, ha aggiunto) e ha affermato che quella delle Foibe è stata una tragedia “addirittura peggiore rispetto a quanto avvenuto nei campi di concentramento in Germania”.
La comparazione fra la Shoah e le Foibe è stata ripresa anche da Marcello Veneziani, sia pur in maniera più sfumata: “Io non amo questi paragoni - ha detto - perché in effetti ogni tragedia è una storia a sé e quindi la comparazione non è mai giusta, ma quello che però si può notare è il diverso trattamento mediatico: da un punto di vista strettamente di storia nazionale, la tragedia delle Foibe con il relativo esodo ha una dimensione anche numericamente più grande rispetto agli Ebrei italiani che sono morti nei campi di sterminio”.>>
Meno male che a replicare ci ha pensato Alessandro Salonichio, presidente della Comunità Ebraica di Trieste, << “Mettere assieme tragedie terribili, ma con connotazioni profondamente diverse, come la Shoah e le Foibe, non aiuta alla comprensione e non fa onore a chi cerca questi paragoni”, ha detto. “La Shoah è stata caratterizzata da un metodo scientifico, mentre la tragedia delle Foibe, altrettanto tragica, ha avuto connotazioni diverse. Mettere tutto sullo stesso piano è pericoloso e fuorviante e spiace trovarsi di nuovo a commentare fatti di questo tipo.”>>
E' vero ed innegabile che nelle foibe e anche dopo a guerra finita come dice il testo ( mai accettato ufficialmente dai nostri politici ) della «Relazione italo-slovene 1880-1956», "ignorato e passato sotto silenzio da coloro hanno istituito la giornata \ settimana del 10 febbraio , e di cui la relazione approvata all’unanimità il 27 giugno 2000 dalla Commissione storico-culturale italo-slovena, costituitasi nel 1993 sotto l’egida dei ministeri degli esteri dei due paesi e formata da storici italiani e sloveni (consultabile qui). Essa afferma che dopo aver liberato il Litorale adriatico dai nazifascisti, l’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo mise in atto (sottolineatura mia e di https://www.wumingfoundation.com/giap/ più recisamente qui da cui l'ho tratta )
«un’ondata di violenza che trovò espressione nell’arresto di molte migliaia di persone – in larga maggioranza italiane, ma anche slovene contrarie al progetto politico comunista jugoslavo – , parte delle quali vennero a più riprese rilasciate; in centinaia di esecuzioni sommarie immediate – le cui vittime vennero in genere gettate nelle “foibe” –; nella deportazione di un gran numero di militari e civili, parte dei quali perì di stenti o venne liquidata nel corso dei trasferimenti, nelle carceri e nei campi di prigionia (fra i quali va ricordato quello di Borovnica), creati in diverse zone della Jugoslavia.
Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l’impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell’avvento del regime comunista, e dell’annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo.»
ma Il ritornello «tutti i morti sono uguali» si trasforma, quando si tralasciano le dimensioni e il contesto dei fenomeni, in « alcuni morti sono più uguali degli altri ».
L’equivalenza tra foibe e Shoah tanto cara ai neofascisti e ai loro complici «democratici» nasce dall'affermazione che le truppe jugoslave avrebbero ucciso delle persone «in quanto italiane», esattamente come i nazisti avevano ucciso delle persone «in quanto ebree ». Ma si tratta di un ritornello propagandistico, senza alcuna valenza storiografica, ma come capita la menzogna diventa verità e la verità menzogna . Vero L’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo – compresi i non pochi partigiani italiani in esso inquadrati – arrestò e in diversi casi uccise persone «contrarie al progetto politico comunista jugoslavo», qualunque fosse la loro appartenenza nazionale.Naturalmente nessuno intende giustificare queste uccisioni, in molti casi assolutamente sommarie, ma è doveroso ricordare che i bambini infoibati esistono , almeno che non vi si trovino documentati che lo affermino, solo nell'immaginazione malsana dei propagandisti di destra e che la larghissima maggioranza dei casi interessò appartenenti agli eserciti nazifascisti o loro collaboratori. Recentemente anche il Corriere della Sera si è accorto che ben 300 «martiri delle foibe» decorati dalla Repubblica Italiana dopo l’istituzione del «Giorno del Ricordo» nel 2004 erano in realtà combattenti nelle formazioni repubblichine e collaborazioniste, alcuni dei quali si erano anche macchiati di efferati crimini di guerra.Mettere le due cose sullo stesso livello non è la peggiore offesa, la peggiore banalizzazione che si possa fare della tragedia della Shoah ? A questo punto infatti qualunque atto di violenza diventa «come la Shoah!».
Adesso veniamo alle foibe come pulizia etnica degli slavi verso gli italiani . Altro mito e leggenda , ormai diventata quasi verità e guai a metterla in discussione altrimenti ti tacciono di negazionismo e ti dicono che insulti la memoria del ricordo , sulle foibe e sulla storia del confine orientale , diffusa dalla destra ( una delle oche cose in comune tra la destra parlamentare e quella extraparlamentare ) ed [ sic ] anche dalla sinistra parlamentare .
Inizialmente forse influenzato dai libri di storia di mio nonno paterno fascista e dalle prime letture sue foibe consideravo le foibe come pulizia etnica fatta dagli Slavi verso gli italiani . Poi con diverse letture ( in particolare il libro citato sopra e questi due siti I e II ) che la vulgata ufficiale del 10 febbraio considera a torto negazionista , mi sono fatto l'opinione che tale fatti storici cosi complessi e dolorosi vanno studiati e ricordati a 360° opinione che è quella che conoscete e che ho sempre espresso nel nostro blog dal 209 in poi . Confermata anche da uno storico non sospetto d'essere comunista talmente è critico verso Tito e verso i comunisti Raul pupo nel video che trovate sotto .
Recentemente pero , questa mia concezione è sembrata vacillare chiacchierando con amico sulle foibe . Lui sostiene che le foibe furono oltre ad un genocidio , la nostra shoah, furono pulizia etnica degli slavi contro gli italiani ed io no. Quando ad un certo punto mi ha chiesto il perchè di tale mia convenzione , ma non ho replicato forse perchè ero di fretta ( dovevo andare a fare una commissione ed ero in ritardo ) o paura di non riuscire a padroneggiare in sintesi una serie d'eventi cosi complessi come quelli del confine orientale senza cadere in interpretazioni ideologiche non ho saputo cosa rispondergli con esattezza e gli ho promesso che ci daremo rivisti . Ed ecco che lui , essendo vicini all'edicola mi ha regalato il libro di Dino messina italiani due volte dalle foibe all'esodo una ferita aperta della storia italiana. Esso è un libro si abbastanza onesto in quanto analizza la situazione storica comprendendo anche il ricordo degli esuli ed sostiene una buona ricostruzione storica vicina a quella ( ne trovaste un video sotto e qui ) di Raul Pupo . Un buon libro pur non condividendone l'impianto troppo nazionalistico . Ma interessante conoscere ed approfondire la storia del confine orientale e dell'esodo leggendo testimonianze dirette e indirette di profughi
Ora per poter contraccambiare appena lo rivedo vorrei regalargli o fargli leggere qualche libro che lo smentisca tale sua interpretazione o meglio gli spieghi meglio la mia .
Ed ho rivolto la stessa domanda nel gruppo facebook chiuso moderatoStoria moderna e contemporanea, spunti e riflessioniOra da tale proficua discussione mi ha convito ad non abbandonare la strada intrapresa , che un alto scambio di opinioni ed un semplice libro stava a rischiando di farmi abbandonare , sul 10 febbraio e sugli avvenimenti del confine orientale . Infatti da ciò' ho capito il mo modo di ricordare e lottare contro le celebrazioni farlocche e strumentali del 10 febbraio dove << con la sua impostazione chiusa e nazionalistica”, tutta una certa retorica (poi confluita nel Giorno del Ricordo) “corre seriamente ( anzi lo sta facendo sempre più corsivo mio ) il rischio di legalizzare il ricordo di crimini altrui sull'oblio di altri crimini”— cioè dei nostri. >> da eccetto le frasi tra parentesi lo storico Carlo Spartaco Capogreco.
Insomma, sarebbe anche ora che per vicende complesse e dolorose dove in sintesi : << oggi raccontiamo di aver attraversato i tre incubi del novecento : il fascismo , il nazismo , il comunismo >> ( Antonio Toffetti figlio di un infoibato ) con i rispettivi crimini , non ci si fermasse a semplificazioni superficiali. Non basta citare qualche storico qua e là per non inciampare in assunti erronei o quantomeno discutibili. E l'argomento è troppo importante e complesso per facili ricette ed uso strumentale . Inoltre sul discorso "etnico" chiamerei in causa il video citato prima Raoul Pupo, storico di sicuro non tenero nei confronti di Tito.Lui lo esclude, e ne fa una descrizione prevalentemente politica. Ecco quindi Dire che fu pulizia etnica è storicamente scorretto, sia per la natura degli eccidi, sia per il concetto di "italiano"in una zona crocevia di diverse popolazioni ed etnie come quella dei Balcani che è meno definito di quel che si pensa. Quindi concordo con questo commento della discussione avvenuta sul gruppo prima citata
L'evento delle Foibe non è mica una specie di fulmine, un temporale, un qualcosa che "accadde fuori del controllo umano" e che non ebbe motivi scatenanti. Nell'esaminare un singolo - ben delineato - evento storico, rifiutare il rapporto causa-effetto che lo lega ad altri eventi è sciocco. Oppure è strumentalizzazione deliberata.Asserire che le foibe (e i vari altri eccidi di matrice slava avvenuti nei balcani a danno di altri slavi E ANCHE a danno di italiani E italòfoni - che erano slavi che parlavano italiano) furono un crimine, una cosa orrenda, è esatto ma non esime, dalla analisi, il concetto "furono una reazione a qualcosa avvenuto in precedenza". E citare le cause delle foibe non significa "giustificarle", significa solo spiegarle e capirle.In sostanza, la risultante storiograficamente emergente è che l'attributo "pulizia etnica" sia utilizzato solo da chi vuole a tutti i costi imprimere una matrice ideologica e politica alla analisi storica dei fatti.
Nelle foibe ci finirono persone di QUALSIASI etnia, e gli italiani (insieme agli italòfoni) non furono la maggioranza. Questo fatto da solo dovrebbe esser sufficiente quantomeno a far sorgere qualche dubbio.
...Furono utilizzate per sopprimere gli oppositori politici al regime titino emergente A PRESCINDERE dalla etnia di cui facessero parte. Furono infoibati anticomunisti E persone solo sospettate di esserlo. Furono infoibate persone che effettivamente parteciparono agli eccidi fascisti e degli Ustascia, o SOLO sospettate di avervi preso parte. Furono infoibati collaboratori e spie e anche persone indicate come tali per odio e vendetta dei singoli.
La discriminante non fu MAI la lingua parlata, o l'etnia di appartenenza. [--- ]>>
Ma il termine << [...] "pulizia etnica" è --- come afferma il commento alla discussone di cui parlavo prima Fabiano Fava ---- ovviamente molto urticante, come espressione, e chi la usa ha tutto l'interesse di usarla come è stato detto sul gruppo di storia : << "trigger" per "indiNNiare" chi delle foibe ne sa pochissimo se non addirittura nulla e si lascia intontire. >> Quindi non si può parlare come dice sempre Pupo ( vedere l'articolo del ilpiccolo da me riportato qui in questo post ) : « Il termine “etnico” – spiega lo storico – non può venire applicato a comunità nazionali che si definiscono su basi non etniche, come gli italiani di Venezia Giulia e Dalmazia. In tali casi è preferibile fare riferimento ai processi di “semplificazione nazionale” che hanno interessato tutta l’Europa centro-orientale nel Novecento ».
Leggo tramite google news quest'articolo di LiberoQuotidiano.it del 3\2\2019 In cui
L'azzurra Elisabetta Gardini guida "l'operazione verità" su Foibe, esuli italiani in Istria e gli orrori dei comunisti jugoslavi di Tito. Il 5 febbraio a Bruxelles la capogruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo organizza una mostra e un convegno dedicato alla tragedia della Seconda Guerra mondiale troppo spesso dimenticata dagli storici italiani e potrebbe essere l'occasione giusta per chiedere ai vertici delle repubbliche dell'ex Jugoslavia accesso agli archivi.L'obiettivo, spiega al GiornaleVito Comencini, segretario della Commissione esteri della Camera, è quello di creare una Commissione parlamentare d'inchiesta per far luce sui crimini commessi da Tito "a cominciare dalla strage di Vergarolla, che provocò la fuga degli italiani da Pola del 1947". [...]
Ora se invece della .... di creare una Commissione parlamentare d'inchiesta aprissero : 1) oltre agli archivi della ex Jugoslavia quelli italiani della vecchia Dc , gli archivi del mistero degli esteri che sicuramente avrà ereditato anche documenti precedenti all'istituzione repubblicana dal 1945\56
e del governo americano e degli inglesi su tale periodo ., 2) pubblicassero , da quel che mi risulta mai pubblicata o diffusa ufficialmente nelle celebrazioni del 10 febbraio , la relazione dei rapporti italo-sloveni dal 1880 al 1956 consegnata nel 2000 dalla Commissione mista storico-culturale italo-slovena, appositamente istituita nell'ottobre 1993 su iniziativa dei Ministri degli Esteri d'Italia e Slovenia. .Farebbero più bella figura .
Nonostante tutta l'ipocrisia ed il ricordo a senso unico e la rottura retorica ( ecco perché le definisco giornate rompi ) ricordo e scrivo post in merito . Infatti cerco il più possibile di farlo in maniera alternativa ed il più lontano possibile dai canoni ufficiali /istituzionali fatte (salvo eccezioni per lo più individuali ) di ricordi a senso unico e parziali ovvero come dice https://www.fanpage.it in :<< la Giornata della Memoria selettiva: ricordiamo i lager tedeschi ma non quelli italiani >> visto che ricordiamo ( salvo eccezioni ) Auschwitz, la Shoah \ olocausto \ genocidio e quindi i lager tedeschi ma non conosciamo la storia dei nostri campi di concentramento italiani in Libia, Eritrea ed Etiopia. Ed soprattutto quelli nei due campi Italiani usati dai tedeschi con la nostra complicità e collaborazione Fossoli ( in emilia romagna ) e La riviera di San Sabba (trieste) .
Una giornata della Vergogna per i crimini coloniali fascisti sarebbe doverosa nell’epoca di “Prima gli Italiani” come l'appena trascorsa giornata del 27 gennaio edizione 2019
Ecco perché, rispondo così a chi mi chiede perché da uomo di sinistra ricordo e celebro la giornata delle foibe , sempre in maniera alternativa per il suddetto motivo espresso nelle righe precedenti , il 10 febbraio ovvero il cosiddetto giorno del ricordo o giornata delle foibe che ha sempre e causa sempre polemiche e critiche per l'uso strumentale che se ne fa da una parte e dall'altra . Infatti
L'istituzione del Giorno del ricordo venne tacciata di neofascismo e revanscismo, in quanto decontestualizzerebbe i massacri delle foibe dall'invasione della Jugoslavia, dai precedenti crimini di guerra italiani in Jugoslavia e dalla forzata italianizzazione delle terre di confine[74][75][76][77][78]. Critiche storiografiche[modifica | modifica wikitesto]Secondo Giovanni De Luna e Franco Cardini, il Giorno del ricordo, istituito quattro anni dopo il Giorno della memoria, si è di fatto contrapposto a quest'ultimo[79][80]. Filippo Focardi ha rilevato la contrapposizione del Giorno del ricordo - "tenuto conto della prassi e dello stile commemorativo - sia alla memoria della Resistenza sia alla memoria della Shoah sia alle celebrazioni del 25 aprile"[81]. Lo stesso studioso ha in seguito meglio precisato il suo pensiero: secondo Focardi, «il giorno in ricordo delle foibe, fortemente voluto da Alleanza Nazionale, si è caratterizzato per una costruzione della memoria imperniata sulla denuncia della violenza comunista jugoslava contro gli italiani senza alcun riferimento al contesto storico, né alla precedente oppressione fascista delle minoranze slovene e croate incluse nel Regno d'Italia dopo la Grande Guerra, private della loro lingua e della loro cultura, né ai crimini commessi dal 1941 al 1943 dalle armate di Mussolini; antecedenti che almeno in parte spiegano la "controviolenza" successiva (animata però anche da radicali progetti annessionistici). Si è così proposta una memoria modellata sulla narrazione di matrice neofascista sviluppata fin dall'immediato dopoguerra, che riversa esclusivamente sulla Jugoslavia di Tito l'accusa di aver commesso crimini efferati in nome di un odio antitaliano votato alla pulizia etnica e giunge iperbolicamente a equiparare le foibe alla Shoah (si è parlato infatti di "Shoah italiana"). Risultano in questo modo del tutto trascurati sia le reali dimensioni del fenomeno sia i risultati della storiografia italiana e internazionale che ha indagato a fondo, ponendola in un più generale quadro europeo, l'evoluzione dei rapporti fra le popolazioni di origine italiana e slava di quelle regioni, nonché le violenze e i torti reciproci»[82]. Enzo Collotti ha invece rilevato come "delle vittime delle foibe e dei dolori e delle sofferenze di coloro che condivisero l'esodo istriano ai politici che ne vogliono monumentalizzare il ricordo in un secondo ambiguo giorno della memoria interessi relativamente poco. Sono in gioco esclusivamente interessi elettorali (...). Ad una cultura legata ai valori della Resistenza e dell'antifascismo (...) si va sostituendo una cultura diffusa fatta (...) di vere e proprie falsificazioni". Collotti definì il Giorno del ricordo "un ambiguo contraltare del Giorno della memoria"[83].
"Forti perplessità" sono state espresse anche da parte dello storico del colonialismo italiano Angelo Del Boca, il quale ha fra l'altro definito la commemorazione "una battaglia strumentale della destra in contrapposizione alla Giornata della Memoria, a cui i partiti di sinistra si sono adeguati per non lasciare il monopolio assoluto all'altra fazione"[84]. Gustavo Corni ha invece rilevato come l'istituzione del Giorno del Ricordo sia stata progettata "come possibile elemento unificante e legittimante di un nuovo patriottismo" fortemente avallato dal centrodestra italiano.[85]Critiche alla ricorrenza sono state espresse a vario titolo anche da altri storici accademici, intellettuali ed associazioni italiane, quali Angelo d'Orsi[86], Davide Conti[87], Paolo Rumiz[88] e l'ANPI[89]. Altre critiche - in particolare riferite al discorso del 2006 di Ciampi - furono espresse sia dallo scrittore Antonio Tabucchi[90] che dallo storico triestino Galliano Fogar, azionista ed esponente di punta del CLN triestino, che criticò pure alcune precedenti affermazioni di sostegno alla proposta di Menia di istituzione del Giorno del ricordo da parte di Fassino e Violante, e parlò di memoria dimezzata e di rimozione del fascismo e dei crimini di guerra italiani in Jugoslavia quali terreno di coltura delle successive violenze postbelliche da parte jugoslava[91].
ed anche molte sempre secondo la stessa fonte critiche storiografiche
Secondo Giovanni De Luna e Franco Cardini, il Giorno del ricordo, istituito quattro anni dopo il Giorno della memoria, si è di fatto contrapposto a quest'ultimo[79][80]. Filippo Focardi ha rilevato la contrapposizione del Giorno del ricordo - "tenuto conto della prassi e dello stile commemorativo - sia alla memoria della Resistenza sia alla memoria della Shoah sia alle celebrazioni del 25 aprile"[81]. Lo stesso studioso ha in seguito meglio precisato il suo pensiero: secondo Focardi, «il giorno in ricordo delle foibe, fortemente voluto da Alleanza Nazionale, si è caratterizzato per una costruzione della memoria imperniata sulla denuncia della violenza comunista jugoslava contro gli italiani senza alcun riferimento al contesto storico, né alla precedente oppressione fascista delle minoranze slovene e croate incluse nel Regno d'Italia dopo la Grande Guerra, private della loro lingua e della loro cultura, né ai crimini commessi dal 1941 al 1943 dalle armate di Mussolini; antecedenti che almeno in parte spiegano la "controviolenza" successiva (animata però anche da radicali progetti annessionistici). Si è così proposta una memoria modellata sulla narrazione di matrice neofascista sviluppata fin dall'immediato dopoguerra, che riversa esclusivamente sulla Jugoslavia di Tito l'accusa di aver commesso crimini efferati in nome di un odio antitaliano votato alla pulizia etnica e giunge iperbolicamente a equiparare le foibe alla Shoah (si è parlato infatti di "Shoah italiana"). Risultano in questo modo del tutto trascurati sia le reali dimensioni del fenomeno sia i risultati della storiografia italiana e internazionale che ha indagato a fondo, ponendola in un più generale quadro europeo, l'evoluzione dei rapporti fra le popolazioni di origine italiana e slava di quelle regioni, nonché le violenze e i torti reciproci»[82]. Enzo Collotti ha invece rilevato come "delle vittime delle foibe e dei dolori e delle sofferenze di coloro che condivisero l'esodo istriano ai politici che ne vogliono monumentalizzare il ricordo in un secondo ambiguo giorno della memoria interessi relativamente poco. Sono in gioco esclusivamente interessi elettorali (...). Ad una cultura legata ai valori della Resistenza e dell'antifascismo (...) si va sostituendo una cultura diffusa fatta (...) di vere e proprie falsificazioni". Collotti definì il Giorno del ricordo "un ambiguo contraltare del Giorno della memoria"[83].
"Forti perplessità" sono state espresse anche da parte dello storico del colonialismo italiano Angelo Del Boca, il quale ha fra l'altro definito la commemorazione "una battaglia strumentale della destra in contrapposizione alla Giornata della Memoria, a cui i partiti di sinistra si sono adeguati per non lasciare il monopolio assoluto all'altra fazione"[84]. Gustavo Corni ha invece rilevato come l'istituzione del Giorno del Ricordo sia stata progettata "come possibile elemento unificante e legittimante di un nuovo patriottismo" fortemente avallato dal centrodestra italiano.[85]Critiche alla ricorrenza sono state espresse a vario titolo anche da altri storici accademici, intellettuali ed associazioni italiane, qualiAngelo d'Orsi[86], Davide Conti[87],Paolo Rumiz[88]e l'ANPI[89]. Altre critiche - in particolare riferite al discorso del 2006 di Ciampi - furono espresse sia dallo scrittoreAntonio Tabucchi[90]che dallo storico triestinoGalliano Fogar,azionistaed esponente di punta del CLN triestino, che criticò pure alcune precedenti affermazioni di sostegno alla proposta diMeniadi istituzione del Giorno del ricordo da parte diFassinoeViolante, e parlò di memoria dimezzata e di rimozione del fascismo e dei crimini di guerra italiani in Jugoslavia quali terreno di coltura delle successive violenze postbelliche da parte jugoslava[91].
quindi per evitare sia quello che dice nel video citato all'inizio sia per evitare che simili cose si ripetano e ritornino l, lo so che sembrerò retorico ed ripetitivo , ma non mi viene in mente altro , ricordiamo . Soprattutto che la storia sia usata per speculazione e strumentalizzazione politica ( vedi il 10 febbraio per rimanere al caso italiano ) , non basta quanto lo è stata nel secolo scorso