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31.7.25

il caso di Milano aggiornamento forse è stato il turista francese ebreo a provocare e aggredire, anche fisicamente,

 LEGGI  PRIMA 
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/07/famiglia-ebrea-aggredita-in-autogrill.html

L'articolo Antisemiti all’autogrill: tutto fa brodo pur di non parlare di Gaza   di  InsideOver    che    riporto sotto   sembra    smontare   la  versione   ufficiale    dei fatti  di Milano  di  cui avevo  parlato  conil beneficio del  dubbbio   nel post  precedente   (  vedi  url  sopra  )  

Antisemiti all’autogrill: tutto fa brodo pur di non parlare di Gaza








Picchiato a Lainate, portava la kippah”. “Aggressione dei due turisti ebrei a Lainate”. “Aggressione antisemita in autogrill”. E così via, per due giorni, molto oltre questo piccolo campionario di titoli a effetto. Compreso quel genio che è andato in Parlamento con la kippah, per far vedere che lui “non ci sta”. O i fenomeni del ministero degli Esteri di Francia, pronti a gridare “all’insopportabile aggressione antisemita” del loro concittadino. O il ministro italiano che fiuta l’occasione e la spara grossa: “Caccia all’ebreo”. O il cazzaro da redazione che, siccome il turista dice che in quell’autogrill i casi di antisemitismo sono frequenti, lo riscrive pari pari, senza nemmeno chiedersi perché proprio a Lainate (dove, guarda combinazione, chi qui scrive vive da un paio di decenni), e in un autogrill, dovrebbe annidarsi un simile focolaio di antisemitismo. Un caso perfetto in cui querelante e giuria coincidono: perché il turista ebreo grida all’aggressione e il coro dei media emette la condanna, sulla sola base delle sue affermazioni. Mentre il compito dei media sarebbe di verificarle, le notizie, non di prendere per buona la prima versione che passa. Non era che la stampa è il cane da guardia del potere ?


Poi, ops, salta fuori un’altra possibile versione. Ne parla nei particolari Paolo Mossetti nell’articolo che abbiamo appena pubblicato. Si scopre che forse è avvenuto esattamente il contrario: forse è stato il turista francese ebreo a provocare e aggredire, anche fisicamente, salvo poi mettere fuori il classico videetto da telefonino per fare la vittima e creare il caso. A sostegno di questa tesi non solo le affermazioni di un avvocato ma una denuncia penale e un referto del pronto soccorso. Ops. Potrebbe essere una ripetizione del caso della ristoratrice di Napoli, prima accusata di aver “perseguitato” due clienti ebrei poi scagionata perché si è scoperto che i rompicoglioni e provocatori erano quegli altri. Ma intanto i due erano stati ricevuti in Comune, con tanto di scuse pubbliche.
Nel caso di Lainate noi ovviamente non sappiamo chi abbia ragione. Non abbiamo prove a favore degli uni o degli altri e nemmeno ne cerchiamo. C’è una denuncia, qualcuno indagherà, forse lo sapremo. A ogni buon conto il turista francese se n’è andato e dubitiamo che torni per aiutarci a chiarire. Però ci fa impressione la reazione pronta e unanime della stampa italiana: univoca, a senso unico, basata su notizie che nessuno aveva e su certezze che nessuno poteva nutrire. In buona sostanza, fondata solo ed esclusivamente sul pregiudizio e sulla speculazione.
Nel caso di Lainate noi ovviamente non sappiamo chi abbia ragione. Non abbiamo prove a favore degli uni o degli altri e nemmeno ne cerchiamo. C’è una denuncia, qualcuno indagherà, forse lo sapremo. A ogni buon conto il turista francese se n’è andato e dubitiamo che torni per aiutarci a chiarire. Però ci fa impressione la reazione pronta e unanime della stampa italiana: univoca, a senso unico, basata su notizie che nessuno aveva e su certezze che nessuno poteva nutrire. In buona sostanza, fondata solo ed esclusivamente sul pregiudizio e sulla speculazione.
Un pregiudizio razzista, innanzitutto. Perché il turista è ebreo, bianco ed europeo, mentre i suoi “avversari”, pur essendo cittadini italiani, sono di origine araba. Non provate neppure a dire che è un caso. Nessuno sapeva niente di preciso dei fatti (a parte, ovviamente, la versione del francese) ma subito il “buono” era il signore ebreo e i “cattivi” gli italiani di origine araba. Guarda combinazione.
E poi una speculazione politica. Perché agitare alla minima occasione la storia dell’ebreo perseguitato e dell’antisemitismo imperante non è che l’altra medaglia dello slogan “Israele ha il diritto di difendersi” che tanto piace ai governi Italia e Germania e che tanto è piaciuto, in questi anni, anche ai governi che ora, senza peraltro prendere il minimo provvedimento concreto, si lavano la coscienza con il riconoscimento di uno Stato di Palestina al cui smantellamento, attraverso gli insediamenti illegali israeliani, hanno assistito senza batter ciglio.
Su InsideOver non abbiamo mai esitato nel condannare le stragi del 7 ottobre 2023 e nel raccontare Hamas per quello che è: un movimento terrorista islamista e un partito politico totalitario, non certo uno strumento per la liberazione della Palestina. Ma quale “difesa” esercita Israele decimando una popolazione come quella gazawi, sparando su chi cerca di procurarsi un sacco di farina, facendo morire per fame centinaia di bambini? Quale difesa ha esercitato Israele nei confronti della Siria, che da mesi bombarda e occupa senza che il regime di Al Jolani abbia alzato un dito per aggredire lo Stato ebraico?
Storie come quella di Napoli (inventata, come si è visto) o come quella di Lainate (e vedremo se inventata o no) sono perfette armi di distrazione di massa. Servono a farci volgere lo sguardo, a farci credere che per certe azioni in fondo in fondo ci sia una certa giustificazione. Vogliono insinuare il dubbio che il genocidio di Gaza non esista (a dispetto di tutte le inoppugnabili testimonianze, da quella della rivista scientifica Lancet a quella dei medici Usa che scrissero a Joe Biden fino alle chiarissime definizioni Onu del concetto di genocidio, codificate in un trattato a suo tempo firmato anche da Israele) e che, al contrario, esista una specie di congiura mondiale ai danni dello Stato ebraico.
Senza tanti giri di parole: l’Italia non è un Paese antisemita come non è un Paese anti-arabo. Al contrario, Israele è una popolazione che discrimina la corposa (20% della popolazione) minoranza araba. E quasi tutti i Paesi arabi nutrono spiriti antisemiti. Non noi. Qualunque cosa possa dire o scrivere sui social la minoranza di idioti che si esercita in invettive antisemite, mentre peraltro tutti i giornali e le Tv cercano di far credere che criticare un Governo laico come quello attualmente in carica in Israele sia un attentato non solo contro Israele stesso ma contro tutti gli ebrei del mondo.
E già che ci siamo: ci piacerebbe che qualcuno facesse anche un pizzico di mea culpa rispetto a certe narrazioni. Non pensiamo tanto alle organizzazioni ebraiche o del sionismo organizzato, che in fondo perseguono i loro scopi statutari. E nemmeno ai giornali italiani che ripetono senza esitare i dati delle agenzie di sicurezza ebraiche, senza mai chiedersi se queste non abbiano un qualche interesse nel dipingere l’Italia e l’Europa come un solo calderone di antisemitismo. Pensiamo ad altri, per esempio a personalità indubbiamente onorevoli come quelle raccolte nell’associazione Setteottobre, che ancora all’inizio di quest’anno spiegavano che è pro-Pal “normalizzare l’accusa di genocidio demonizzando la democrazia israeliana“, come se a normalizzare la decimazione dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania non fosse il Governo Netanyahu. Decine di morti anche oggi nella Striscia, l’avete saputo? Sempre convinti che la fame indotta a Gaza sia un’invenzione di qualche fanatico con la kefiah al collo? E il fatto che Israele sia una democrazia che cosa c’entra con le bombe sui campi profughi? Non dovrebbe essere un’aggravante?
A questo punto, e lo diciamo ovviamente come paradosso, c’è da augurarsi che sui fatti dell’autogrill di Lainate sia vera la versione del turista ebreo francese. Perché altrimenti lo spettacolo offerto da gran parte del giornalismo e dell’intelligencija italiana sarebbe troppo sconfortante. Anche se contribuirebbe non poco a spiegare perché da questo Paese i giovani se ne vanno e perché l’Europa si presta ogni volta che un Presidente Usa alza il dito.

6.5.25

diario di Bordo SPECIALE Ora è ufficiale. Non solo con le bombe e con la fame, ma anche con un voto israele vuole fare piazza pulita nella striscia di gaza

 Il governo Netanyahu ha votato (all’unanimità) l’occupazione militare totale della Striscia di Gaza, la deportazione forzata della popolazione palestinese e il controllo di tutta l’area nelle mani dei privati, confermando anche lo stop agli aiuti umanitari con cui sta affamando i civili.
Il criminale internazionale Benjamin Netanyahu ha gettato definitivamente la maschera.Quello che già era nei fatti ora sta scritto anche nero su bianco.Nessuno potrà più usare il vigliacco attacco di hamas del 7 ottobre come alibi per giustificare quella che è sempre più dichiaratamente un’occupazione militare e un genocidio ( lo so che molti è improprio chimarlo cosi ma io non trovo altri termini più adatti ) come testimonia le dichiarazioni di medici senza frontiere riportate sotto


 

da ariannastrega di Threads1 h
“L'Apocalisse assomiglia al Nord di Gaza, non ho dubbi. Me la sono sempre immaginata così la fine del mondo” ha detto Martina Marchiò, responsabile di @medicisenzafrontiere “Non ho dubbi. Lo vedo negli occhi dei bambini, lo sento nelle parole disperate di una bimba di 10 anni: 'Ho fame, hai qualcosa da darmi?' mi chiede puntando i suoi grandi occhi scuri nei miei. La guardo e resto in silenzio, provo vergogna per questa umanita in bilico e forse un po' anche per me stessa.”MediciSenzaFrontiere



Nessuno potrà più dire: noi non sapevamo o non avevamo capito. Perché è la stessa Israele a dirlo, a rivendicarlo, a votarlo ed confermarlo .Chiunque oggi, a partire dal governo con tutta la sua corte mediatica , finge di non vedere in nome di un’alleanza economica prima ancora che politica, è da considerare ufficialmente complice di questo massacro. E ne risponderà davanti alla Storia. Infatti adesso non hanno ancor più giustificazioni per fare

le vittime e piagniucolare dicendo che siamo tutti antisemiti quando gli si fa notare la loro prepotenza . Mi si dirà di non generalizzare e di non fare di tuttta l'erba un fascio .Vero , fra il popolo a non confondere con il governo , e che ci sono Israeliani che cercano il doaloo e la coesistenza \ convivenza co i palestinesi . Ma purtroppo ci sono, cari israeliani , un altissima percentuale che approva la politica del governo e dei coloni . Non piangete se poi i rimanenti ostaggi vivi o non vivi non ritornano . Non lamentatevi se non cosi voi stessi , perchè anche se voi vi credete assolti siete lo stesso con il vostro silenzio assenso ( eccetto i famiiarti degli ostaggi ) , dell'odio verso di voi destinato ad aumentare . Soprattutto quello più becero e vergnoso dell'antisemitismo . Un odio dove il confine con l'antisionismo Sara sempre più labile finendo per sovvraporsi l'uno con l'altro rendendo sempre più difficili , anche ai più esperti , distinguerli . Vedi la contrasta esibizione de
i Patagarri per la provocazione al Concertone al concertone del primo maggo 2025 o il caso dei turisti israeliani a Napoli dove




non so cos'alro aggiungere con questo è tutto

10.11.24

La paranoia del credito etico illimitato e del falso peso dei morti di Carlo Bellisai

 Lo Stato di Israele pretende di vantare un credito etico illimitato solo perché popolo nei tempi discriminato, o come popolo attaccato per la sua stessa esistenza, facendo riferimento ai campi di sterminio della Germania di Hitler e poi, impropriamente, alla giornata fatidica del 7 ottobre, come fosse un piccolo, nuovo olocausto.Sembra che in base a questo credito possa compiere bombardamenti e

Gente che scappa da Hamad City, un quartiere a nord ovest di Khan Younis nella parte meridionale della striscia di Gaza, dopo l’ultimo ordine di evacuazione diffuso dale autorità israeliane l’11 Agosto 2024. (Foto di Rizek Abdeijawad/Xinhua)

stragi, affamare e assetare i civili, far esplodere i dispositivi-radio a distanza, uccidendo e mutilando, bloccare gli aiuti umanitari e affamare la popolazione palestinese: crimini contro l’umanità.Se tutti i popoli che sono stati perseguitati per la loro etnia, religione, colore, potessero vantare lo stesso credito etico illimitato nel mondo ci sarebbe un caos assoluto.Ad esempio, se i nativi americani uscissero dalle riserve e si ribellassero, per riprendersi le antiche terre: ci sarebbero inevitabilmente degli scontri e dei morti, anche fra i bianchi, ma nessun credito etico illimitato verrebbe concesso agli indiani, che verrebbero brutalmente repressi. Eppure ne avrebbero a fiumi.Forse che il popolo armeno, perseguitato e massacrato dalle truppe turche, sarebbe autorizzato a rifarsi contro chi gli capita attorno? O i Kurdi, che hanno tanto sofferto, senza trovare mai territorio, diritti e identità, cosa sarebbero autorizzati a fare? O ancora i Tibetani? Cosa non sarebbero autorizzati moralmente a fare, gli ultimi indios dell’Amazzonia, per difendersi dagli incessanti assalti della speculazione del legname e dei pascoli, se non tirare le frecce a chi arriva? Lo fanno, ma lo Stato brasiliano manda i militari a reprimerli.Allora perché solo allo Stato di Israele è concesso questo credito illimitato? Si tratta certo di un’anomalia, ma che ha precise ragioni storico-politiche. Da un lato il senso di colpa della Germania, dell’Italia e delle altre nazioni europee che collaborarono allo sterminio degli ebrei durante il nazi-fascismo; dall’altro l’interesse statunitense ad avere un alleato forte, che vigili i suoi interessi strategici sull’altra sponda del Mediterraneo, al quale si può perdonare quasi tutto; ancora, le radici stesse del sionismo, dell’idea del grande Stato di Israele, affondano nel tessuto economico-finanziario occidentale, che ne è il presupposto.Ovviamente le radici storiche del quasi secolare conflitto arabo-israeliano sono molto complesse e non è mia idea esaminarle in questo scritto, il cui focus investe un’area culturale in senso lato. Naomi Klein, in un articolo pubblicato di recente su “The Guardian” e ripreso in Italia da “Internazionale” del 18-24 ottobre 2024, analizza l’uso della memoria da parte delle autorità israeliane, atto a mantenere aperto il trauma, piuttosto che cercare di elaborarlo. I musei sull’olocausto, sovrapposti a quelli sulle vittime del 7 ottobre 2023, l’uso degli stimoli sensoriali e della realtà virtuale, assolvono a questa funzione.La Klein afferma, assieme a Marianne Hirsch, esperta di rievocazione del dramma alla Columbia University, che “se è vero (come dice la propaganda israeliana) che l’olocausto può tornare in qualsiasi momento e che Israele è l’unico baluardo per evitarlo, allora si costruisce una specie di alibi per qualsiasi cosa Israele intenda fare, un alibi di cui abbiamo visto le orribili implicazioni negli ultimi dodici mesi”.Un altro dato culturale orribilmente interessante in questo secolare conflitto è quello relativo alla conta dei morti e, soprattutto, del diverso peso e valore dei morti stessi. Quando muoiono degli israeliani se ne dà il numero esatto e spesso perfino il nome, quando muoiono dei palestinesi si dà una cifra approssimativa, a mucchio, senza nome.In Libano sono morte centinaia di persone e molte altre sono rimaste mutilate o ferite, a causa delle esplosioni contemporanee dei loro dispositivi “cercapersone”: una strage orribile, con una modalità di tipo terroristico, eppure se n’è parlato per pochi giorni ed è stata archiviata come un’azione del Mossad contro gli Hezbollah. Se in un qualsiasi paese europeo fossero esplosi contemporaneamente anche solo due o tre cellulari, staremmo per settimane a parlare delle vittime, una ad una, a interrogarci come sia stato possibile, di chi sia la responsabilità, chi possa aver pianificato un crimine così vigliacco e sinuoso, a dar la caccia ai presunti cyber-terroristi…  Come se a poco più di duemila chilometri a sud est i morti avessero un altro peso: fossero scontati, senza importanza.A pensarci più a fondo, questa macabra diseguaglianza non è che lo specchio della diseguaglianza, su base etnico-religiosa, fra israeliani e palestinesi durante la vita. I primi con il diritto all’acqua per i campi, alla raccolta delle olive, della frutta; i secondi con l’acqua razionata, sventrati dalle mitraglie durante la raccolta delle olive, perché “si appostavano fra gli alberi”. I primi liberi di circolare, i secondi sottoposti ad incessanti, vessatorie limitazioni alla libertà di movimento. Si potrebbe continuare, perché l’apartheid pervade la vita delle persone in tutti i contesti, discriminandole su base razziale.Questa psicopatica idea del morto buono e del morto cattivo o, peggio ancora, del nostro defunto eroe e gli altri derubricati a “mucchio indistinto di selvaggi”, ci riporta al pensiero colonialista eurocentrico, diventato poi genericamente occidentale, con l’apporto nell’immaginario collettivo del cinema americano, con i suoi indiani urlanti senza volto che cadono a grappoli, davanti alle scariche di fucileria; in seguito soppiantati da altri generi thriller, oggi più intriganti, ma in cui molto spesso riemergono i fantasmi degli apache da sterminare, sotto forma di arabi, di orientali, di extraterrestri, o di eterne spie russe.Non l’immaginazione al potere degli anni Settanta dello scorso secolo, ma il Potere controlla l’immaginazione, negli anni venti del ventunesimo secolo.Così anche un individuo incriminato dalla corte penale internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità e tentativo di genocidio, come il presidente Netanyahu, potrebbe diventare un supereroe nella mente appiattita di chi crede di essere sempre assediato da primitivi miscredenti.L’Unione Europea e i suoi singoli stati sono chiamati in causa, sempre che realmente scevri dall’egemonia nordamericana. La cultura europea ha mantenuto, ultimamente con difficoltà, un certo grado di pluralismo culturale, con differenze più o meno rilevanti tra paese e paese, ma riceve sempre più spinte autoritarie e repressive del dissenso, propense ad incentivare gli armamenti ed un’economia di guerra.Diventa importante che la cultura e l’arte s’impegnino seriamente per la pace e per l’equilibrio del pianeta, per evitare che le becere scorie di ideologie fasciste, colonialiste, militariste, patriarcali e violente riprendano sopravvento nel tessuto sociale odierno, che appare spesso anestetizzato e confuso, o al meglio dubbioso e diviso. E’ il momento di creare.Non facciamoci chiudere dalla non-cultura distruttiva della guerra!

 

29.5.24

DIARIO DELLA SETTIMANA N 53 ANNO II . FATTI NON FOSTE A TREVISO ., Hamburger day 2024, gli esperti: “Non fa male, ma ecco come mangiarlo correttamente”., RUGGERI ED IL VITTIMISMO MUSICALE e letterario i casi di Ruggeri e di Saviano


 FATTI NON FOSTE. Siamo a Treviso. Due studenti di religione musulmana di una scuola media sono

stati esentati dalle lezioni sulla Divina Commedia: l'opera è a sfondo religioso, in contrasto con la fede dei due ragazzi. Tutto sarebbe nato dallo scrupolo del professore che ha scritto alle famiglie i cui figli sono
esentati dall'ora di religione, per chiede il consenso a trattare con loro la Commedia. Consenso negato: per loro l'insegnante ha organizzato un programma alternativo, dedicato a Boccaccio (sorvoliamo sul Decameron e l’islam). E’ un fatto preoccupante, perché la letteratura europea è naturalmente pervasa di cultura cristiana (perché non possiamo non dirci, etcc). Invece il professore, più che scrupoloso, pare pervaso di sciocchezze: priva i ragazzi della possibilità di conoscere uno dei più grandi autori della letteratura mondiale, nell’ansia di inseguire un pensiero manicheo, che nulla a che vedere con la tolleranza. Solo con l’ignoranza.

per    ulteriori  approfondimenti  


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Hamburger day 2024, gli esperti: “Non fa male, ma ecco come mangiarlo correttamente”

Pubblicato: 28/05/2024 17:09
Tante volte in passato l’hamburger è stato indicato come un simbolo del “mangiare male a tavola”, escluso dalle diete indicate dagli esperti. Oggi, 28 maggio, si celebra però la giornata nazionale del Burger Day 2024, una delle pietanze più diffuse al mondo. Tuttavia, secondo quanto dicono oggi i medici, la sua cattiva fama potrebbe essere esagerata. “Non è corretto mettere l’hamburger nella lista dei ‘cattivi’ perché, in realtà, non esistono cibi buoni o cattivi in assoluto. Dipende da come vengono inseriti nell’alimentazione complessiva,” ha spiegato all’Adnkronos Salute Michele Carruba, direttore del Centro di studio e ricerca sull’obesità dell’università Statale di Milano.
Dal punto di vista scientifico, ha precisato lo specialista, “esiste però una buona e una cattiva alimentazione. Nel contesto di una buona alimentazione, c’è spazio per tutti gli ‘ingredienti’, purché siano consumati nei modi opportuni. Qualsiasi cibo mangiato troppo spesso e in dosi eccessive è nemico della salute. L’hamburger mangiato occasionalmente va benissimo.”
All’interno della dieta mediterranea, considerata dalla comunità scientifica come il regime alimentare con il miglior impatto sulla salute, “la carne rossa è prevista, ma non più di una volta alla settimana,” ha spiegato Carruba. “Se si sceglie l’hamburger come carne rossa, che può essere più grasso rispetto ad altre preparazioni, è importante non esagerare con le quantità e limitare l’assunzione di altri grassi. Esagerare con condimenti e grassi non va bene, mentre accompagnare la carne con verdura è la scelta giusta. Serve soprattutto varietà.”
In occasione del Burger Day, è importante riflettere su come l’hamburger possa trovare un posto equilibrato nella dieta. “Il segreto è la moderazione,” ha ribadito Carruba. Anche un cibo spesso criticato può essere parte di un’alimentazione sana se consumato con buon senso e integrato in un regime alimentare vario e bilanciato.

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Enrico Ruggeri: “Hanno reso banale la musica. Qualcuno aveva interesse a intorpidire le coscienze . Penalizzato perché non di sinistra”

Ruggeri attribuisce la sua " ermaginalizzazione dal mondo dello spettacolo con il fatto che sua “Penalizzato perché non di sinistra”. Ma a cointraddirlo sono sia la sua carriera lontana , se non il minimo indispensabile dallo dello showbuiness e dala cultura del Revival della nostalgia .
Infatti Egli Il 5 giugno compirà 67 anni e, nel suo libro “40 vite” (senza fermami mai» edito da La nave di Teseo), Enrico Ruggeri tenta un primo bilancio della sua vita. Il cantante ripercorre gli ultimi decenni attraverso i suoi 40 dischi e, guardandosi indietro, al
IL Messaggero non risparmia,  e  fin qui  siamo  d'accordo  ,  critiche al mondo musicale di oggi, tanto diverso quanto secondo lui peggiore rispetto a quello dei suoi anni: «Tutto è diverso da un tempo – dice il cantautore – Noi suonavamo, oggi ci sono i pc. Stare in uno studio due mesi, giorno e notte, per registrare un disco con persone come te, ormai non si fa più. Creare senza pensare solo al mercato è qualcosa che i giovani non conoscono». Eppure Ruggeri dice di non voler passare per un nostalgico dei bei tempi andati: «Non voglio fare il cantante boomer ipercritico, però quelli di adesso non hanno mai letto un libro, si capisce da quello che dicono: sembrano messaggi di Whatsapp. Gente come De Gregori, De André o Battiato prima di scrivere canzoni avevano sviluppato un loro mondo interiore. Oggi il concetto di idea è stato sostituito dalla “trovata”». Il percorso di Enrico Ruggeri nel mondo della musica è stato baciato dal successo, ma è stato anche più complesso di quanto potremmo immaginare. Le grandi doti del cantautore milanese sono state riconosciute in modo completo solo con il tempo. E il suo carattere indipendente e schietto lo ha portato ad assumere posizioni a volte scomode, come durante il periodo del Covid, quando fu criticato per aver organizzato un concerto in cui non si indossavano mascherine. Meno immediato di altri cantautori, meno “politicamente corretto” (“Io di destra? Non mi piace essere incasellato”, risponde a precisa domanda).<<  grandi cantautori della mia generazione e di quella precedente >> ----- spiega l’artista milanese, a   :   Enrico Ruggeri: "Hanno reso banale la musica. Qualcuno aveva interesse a intorpidire le coscienze".>>(  The Social Post“ ---- erano grandi lettori. Leggevamo tanto e di tutto”. Mentre oggi “è un momento molto incattivito, e questo spirito del tempo temo che non porti da nessuna parte“. Sulla politica, Ruggeri dice che “tutto è diventato tifo, banalizzazione, tutti contro tutti. Il danno peggiore è che così non si costruisce nulla, vince chi banalizza. Io non voglio essere incasellato. Sono una persona libera, non ci sono altri a decidere quello che devo pensare”. Le sue prese di posizione sui social, dove da tempo Ruggeri è molto attivo, a volte sono state impopolari. Il cantautore meneghino non è certo uno che va a cercare il facile consenso: dice quello che pensa. “Ho rispetto per chi ha idee diverse dalle mie e me le sbatte in faccia”, conclude Ruggeri con lucidità. “Ma non capisco perché dovrei spaventarmi per il primo che passa e mi dice di tacere e di pensare a cantare. La mia opinione vale quanto quella degli altri”.
Dopo il vittimismo di Ruggeri c'è quello di Roberto Saviano viene escluso dal programma italiano della Buchmesse 2024 a Francoforte "perché, da un lato, abbiamo voluto dare voce a chi finora non l'ha avuta. Dall'altro, tra i criteri che ci hanno ispirato, c'è stato anche quello di scegliere autori le cui opere fossero completamente originali, quindi si è fatto questo tipo di scelta" spiega Mauro Mazza, ex direttore del Tg2, ora commissario straordinario del governo per il coordinamento alla partecipazione dell'Italia in qualità di Paese d'onore alla Fiera del Libro di Francoforte.e i giornali online, per un motivo a noi inspiegabile, lo scodellano in home page. Fateci capire: il martire Roberto deve essere per forza incluso nelle kermesse culturali a rappresentare l’Italia? È l’unico autore di cui disponiamo? No. Infatti al suo posto andranno “altri scrittori”, come spiegato dal commissario Mazza. Spacciarla come lesa maestà, censura oltre ad essere sciocco, appare ingiusto nei confronti di chi fa lo stesso mestiere di Saviano, magari con meno rumore e meno visibilità .Infatti Il direttore della Buchmesse, infatti, Juergen Boos, ha spiegato che alla Fiera "ci sono anche le case editrici tedesche, quindi ci saranno anche altri autori ospiti, tra cui Saviano". Saranno un centinaio gli scrittori italiani presenti alla buchmesse di Francoforte, ma fra questi ci sono, oltre a Saviano, altri "esclusi", sono: Antonio Scurati, (ormai celebre per il monologo sul 25 aprile oscurato dalla Rai), Alessandro Piperno e Paolo Giordano. Spiega ancora il commissario straordinario Mauro Mazza: "Scurati era stato invitato e ha preferito non esserci. Piperno e Giordano non possono venire per altri impegni". : tra le scrittrici ci saranno, tra gli altri, Chiara Valerio (non proprio meloniana) e Carlo Rovelli (non esattamente un reazionario). Ah: era era stato invitato pure il presunto censurato Antonio Scurati, che ha preferito non esserci. Quindi: de che stamo a parla?

13.8.23

il vittimismo e la propaganda di beppe Grillo che lamenta censure inesistenti ma verità è un altra .C'è disinformazione della rai visto che la notizia si poteva dare anche senza immmagini dirette dello spettacolo

Beppe Grillo vive di polemiche, non poteva mancare la bufera mediatica in occasione della partenza del suo nuovo spettacolo teatrale. Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha scelto la Calabria per la prima nazionale del suo show, “L’Altrove”, un chiaro riferimento alle solite provocazioni di voler dare vita a
un nuovo movimento religioso. Il comico genovese si è esibito sabato 5 agosto ad Altomonte, con repliche a Palmi e a Corigliano Rossano. Un buon successo di pubblico nonostante la pioggia battente. Ma come anticipato non sono mancato le polemiche, che in questo caso ha chiamato in causa la Rai, rea di aver ignorato a livello regionale l’evento del settantenne, ma non è mancata la pseudo precisazione di viale Mazzini.Visto che la notizia la si poteva dare lo stesso anche senza immagini dello spettacolo o semplicemente filmando l'ingresso del teatro visto che Grillo non vuole le telecamere dentro . A gettare benzina sul fuoco , secondo ilgiornale ci ha pensato Il Fatto Quotidiano, storicamente secondo vicino al M5s e al suo fondatore/garante. Il corsivo del giornale di Travaglio non è passato inosservato: “Per la Rai calabrese Beppe Grillo non esiste”. In altri termini, la Rai regionale avrebbe ignorato deliberatamente la prima nazionale dello show del comico genovese. "Insomma le piazze affollate di Altomonte, di Palmi o di Corigliano qualcuno dalla testata regionale ha ordinato che non andavano raccontate, nemmeno un accenno, non sia mai; e l’ordine è stato eseguito. Grillo ha girato la Calabria per una settimana ma per il TgR calabrese non è esistito. Un fantasma. È il giornalismo della destra, bellezza", il j'accuse ricco di risentimento. Ma la verità sta nel mezzo . Infatti Come evidenziato dal Corriere della Sera, la sede locale della televisione di Stato ha precisato che non c’è stata nessuna censura o dimenticanza nei confronti di Grillo. La Rai calabrese ha semplicemente preso atto della volontà del presunto Elevato di non essere filmato e intervistato nel corso della sua performance. Ma non è tutto. Il promoter Ruggero Pegna ha ribadito “l’intolleranza di Beppe Grillo a qualsiasi ripresa ed interviste”. Un’ulteriore testimonianza da parte di Livia Blasi, vicecaporedattrice della sede Rai di Cosenza:“Siamo stati, tempo fa, ad una manifestazione di Beppe Grillo ma la nostra troupe è tornata indietro senza poter riprendere nulla, perché il comico genovese ha imposto il veto a qualsiasi telecamera”. E ancora: “Da quel giorno nessuna troupe su delega della Rai regionale si muove per i suoi spettacoli, anche perché l’affitto delle telecamere ha un costo”. In altri termini, nessun sabotaggio e nessun complotto nei confronti del settantenne, ma la solita disinformazione

Procuratrice Ancona, 'non tutti i casi di violenza sono uguali'

© Provided by ANSA (ANSA) - ANCONA, 04 DIC - "Questa storia lascia l'amaro in bocca, non si possono trattare tutti i casi di violen...