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31.5.24

La foto ritrovata del soldato Usa. "Quella sono io 79 anni fa"Ermina Zappoli aveva 14 anni quando nel 1945 fu ritratta da Hans George. "Con me c’erano mia sorella e mia zia. Ora l’immagine finirà in un museo"

 


La foto ritrovata del soldato Usa. "Quella sono io 79 anni fa"Ermina Zappoli aveva 14 anni quando nel 1945 fu ritratta da Hans George. "Con me c’erano mia sorella e mia zia. Ora l’immagine finirà in un museo"

Ermina Zappoli (a destra) mostra la vecchia foto (a sinistra) scattata da Hans George

Ermina Zappoli (a destra) mostra la vecchia foto (a sinistra) scattata da Hans George

Modena, 31 maggio 2024 – Una fotografia scattata 79 anni fa quando la Seconda guerra mondiale era ormai finita, è arrivata in Italia dagli Usa e, con grande sorpresa, sono state individuate le tre persone ritratte. Si deve al ricercatore Andrea Sabattini, di San Cesario, e ai colleghi dell’associazione Green Line II, se si è giunti a questo risultato. La foto la scattò, dopo il 20 aprile 1945, il soldato statunitense Hans George, medico della compagnia B della 10ª divisione da montagna, morto nel ’65. Faceva parte di un album di quando, arruolatosi volontario, venne in Italia a combattere. L’ha trovata per caso la signora Dana Miller nella soffitta dei nonni materni, amici di Hans.“Toh, quella sono io, era appena finita la guerra”, ha esclamato quando ha visto l’immagine Ermina Zappoli, ora residente a Porretta Terme. Aveva 14 anni allora e abitava con la famiglia alla Costa di Affrico di Gaggio Montano. “Ho subito riconosciuto mia sorella Anna e la zia Imelde Verardi – dice –. La foto fu fatta a casa di zia Imelde a Labante di Castel d’Aiano. Eravamo appena ritornati dallo sfollamento. In casa nostra trovammo i soldati brasiliani, mentre dalla zia c’erano gli americani. “Andate a vedere se sono ancora tutti vivi“, ci disse nostra madre. Non avevamo più notizie da mesi. Per fortuna non mancava nessuno”. Ermina, che abbiamo incontrato a Porretta, ha espresso un desiderio: “Chiedo al Signore almeno un altro anno di vita per poter vedere il museo che stanno allestendo a Castel d’Aiano i ragazzi di Green Line II. Vi sarà anche la foto ritrovata. Ma merito proprio così tanto?”.

30.6.19

non è più tempo dei moderati ma d'agire e di schierarsi , viva la vida muerte alla muerte

Avevo appena finito di leggere il ( nel tempo di un informazione veloce cannibale) prolisso e logorroico ma per questo incisivo meno  incisivo   proclama  che trovate qui di risposta  all'appello di Cacciari    ( uno di quei pochi      se  non l'unico con un po'  di senno   del centro sinistra  )  che   trovate  qui    quando    non  riesco a spiegarmi il perchè (  a volte capita 🤔😂🤣😄 )  mi è venuta  in mente  questa  canzone  ed  in particolare   questa strofa





Non è più tempo di lamentarsi 

E di chiamare pubblici gli affari privati 

Non è più tempo dei moderati 

Sempre fermi al centro senza voglia di cambiare 
Politicanti, gente che tace 
Tempi di guerra, ma in un tempo di pace 
Sogni precari da consumare 





Sea-Watch, lettera al cattivista di LUCA BOTTURA

 che  lo so è prolissa  e logorroica   ma  vale  in quanto  nuda  e cruda  , diretta  , non  utopistica   vale la pena di  pubblicarla  interamente   in quanto    è ua  estensione di quella  canzone

(reuters)



Dai, che adesso sei contento.
La figlia di papà, la zecca rossa, la rasta… hai visto come stava bene sulla macchina della Gdf?
Ti è piaciuto vedere l’agente che le spingeva la testa verso il basso, come si fa coi criminali veri?
Tu, bandierino social, fenomeno da tastiera, concentrato di livore, quello che “aiutiamoli a casa loro” e poi se li aiutano “ma perché non si fanno i cazzi loro?”.
E anche tu, giornalista più o meno celebre, che la sera in tv metti la giacca e la cravatta, partecipi al grande talk unico in cui tutto formalmente sembra normale, e invece inocula paura solo per trarne un misero tornaconto personale.
E tu, pompiere intellettuale, diportista a morale alterna, che – per carità – mica è sessismo, se le augurano di finire impalata per una parte precisa del corpo. Sono i social cattivi. Ma poi sui social sgangheri, vilipendi, ti accanisci sui deboli.
E pure tu, carne da cannone della propaganda, del gioco al ribasso sempre e comunque, del buono trasformato in buonista per potergli dare del coglione.
Tu che “ordine e disciplina”, ma per gli altri.
Tu che quando c’era l’Apartheid… beh, lo diceva la legge. Che quando l’amico del duce gasava le sue vittime… beh, c’era una legge. Che quando un partito truffa lo Stato… eh, aspetta un attimo… “la legge è uguale per gli altri”.
Sei contento, dai. Tanto contento.
Ora che una ragazza che per 1500 euro al mese ha rischiato la galera, l’ha trovata, mentre le davi della figlia di papà…

Siamo un Paese più equo, meritocratico, moderno.
Ricco. Soprattutto onesto.
Non abbiamo più quattro Regioni – a crescere – in mano alla ‘ndrangheta, alla camorra, a Cosa Nostra.
Tuo figlio non dovrà emigrare perché lo sorpassa qualche raccomandato, e ti dà fastidio solo perché non sei tu.
I tuoi concittadini non ti metteranno più le mani in tasca tenendosi nella medesima 180 miliardi l’anno, quelli con cui tuo figlio lavorerebbe al Mit di Roma. Che sarebbe più ricco e famoso di quello di Boston.
Nessuno ti ruberà più il lavoro.
Nessuno insidierà le tue donne. Potrai insidiartele da solo, come sempre. Appunto perché pensi siano tue.
Nessuno commetterà reati. Anche se… lo sai che gli immigrati regolari in carcere, percentualmente, sono MENO degli italiani ?
E quando ti accorgerai come sempre che ti hanno preso per i fondelli, che il tuo Capitano poteva ridistribuire i migranti in Europa ma non si è mai presentato per chiederlo, perché gli servono così, gli servi così, impaurito e ubbidiente… sarai ancora una volta quello che non sapeva, che se c’era dormiva, come in quel vecchio film di Toto e Fabrizi: “Sempre stato anti, io”.

Quel giorno forse un po’ ti vergognerai.
O forse no.
Perché questo è forse l’unico caso nella storia in cui il problema potrebbe davvero essere ben altro.
Ma la verità è che il problema sei tu

Ecco quindo che  non è più tempo dell'attendismo e della rassegnazione ma è ora di schierarsi .Basta con la logica ne con loro ne contro d contro i loro o ne con lo stato ne con le br come si diceva una volta . E ora di scegliersi la parte siamo ormai alla linea gotica usciamo d'essa . se mi hanno reso un tipo poco simpatico 



perchè mi sembra un predicatore un motivo ci sarà
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22.4.17

Giorgio Fernandez: "Attraversai a piedi l'Italia del '44, tra le barbarie naziste" ed altre storie di chi ha lottato per creare la nostra costituzione



vedi anche




In un periodo  di  rigurgiti di offese  e   del solito refrain  negazionista   di marca  fascista  e neofascista   come quela  di  casa  pound   



CasaPound, pronta la parata nazifascista del 25 aprile: dossier dell'Anpi Milano in questura. "Ora basta"

Da anni il raduno nel Campo 10 del cimitero Maggiore per omaggiare i caduti di Salò nel giorno della Liberazione. Un anno fa erano scattate del denunce per apologia del fascismo, appello al sindaco Sala

di PAOLO BERIZZI  repoubblica  del 07 aprile 2017



Il 25 aprile 2017 potrebbe segnare uno spartiacque nella memoria futura di Milano, città medaglia d'oro della Resistenza. Dopo quattro anni, la scia di cortei e parate nazisfasciste organizzate provocatoriamente proprio nella giornata della Liberazione dai gruppi di estrema destra Lealtà e Azione e CasaPound al Campo 10 del cimitero Maggiore, potrebbero subire uno stop. Lo chiedono, al prefetto e al questore, l'Anpi milanese e una serie di associazioni antifasciste: "Basta con questi vergognosi oltraggi alla storia. È ora di vietare il corteo e mettere fine alle provocazioni". Un esposto, con tanto di dossier fotografico, è stato presentato in questura e prefettura dal presidente dell'Anpi provinciale, Roberto Cenati. "Ogni mattina del 25 Aprile, dal 2013, assistiamo alla provocazione di Lealtà e Azione che organizza una parata nazifascista al campo 10 del Musocco".


Per sottolineare lo "sfregio" è stato ricordato quello che successe l'anno scorso: "In 300 marciarono in formazione militare, con tanto di saluti romani, e furono denunciati dalla Digos per apologia di fascismo". Un appuntamento diventato ormai rituale, per l'estrema destra milanese e lombarda, quello al Campo 10. I cortei dei naziskin coi saluti romani, il tricolore, le aquile della Rsi. Le parate per ricordare i caduti repubblichini e i drappi di Salò issati illegalmente sulle tombe. A nulla sono servite le denunce di questi anni: per questo, in occasione della prossima giornata della Liberazione, il fronte antifascista oltre a chiedere formalmente a questore e prefetto di vietare il corteo dei "neri", ha organizzato una mobilitazione proprio al cimitero Maggiore. "Invitiamo i milanesi a portare un fiore ai partigiani sepolti al campo della Gloria", dice Antonella Barranca, Anpi, Municipio 8. All'iniziativa hanno già aderito, oltre all'Anpi, Cgil, Aned (l'Associazione ex deportati campi nazisti), Arci, Memoria antifascista, Rete della conoscenza Milano, Csoa Lambretta, Zam e Cs Cantiere.

25 aprile a Milano, i garofani dei partigiani contro i saluti fascisti


Un appello è stato rivolto anche al sindaco Giuseppe Sala: Roberto Cenati gli chiede di intervenire "spendendo parole di indignazione contro queste manifestazioni chiaramente provocatorie e di stampo nazifascista". Non soltanto quella del 25 Aprile. "Il 23 marzo - racconta Cenati - c'è stata una manifestazione di reduci di Salò al Monumentale per celebrare l'anniversario della nascita dei fasci, accompagnata da un silenzio assoluto".
Se è vero che da parte delle istituzioni in questi anni non c'è stata proprio una risposta convinta, è anche vero che era stato il sindaco Sala, il primo novembre scorso, a prender ricordare i caduti repubblichini: "L'amministrazione ritiene opportuna una riflessione che porti, a partire dall'anno prossimo, ad un aggiornamento dell'elenco di questi luoghi" scelti per le onorificenze alla memoria. Se e come il pensiero del sindaco orienterà questura e prefettura anche sul 25 aprile dei neofascisti, lo vedremo nei prossimi giorni. Lealtà e Azione, intanto, ha confermato il corteo.

Aggiungi didascalia
in cui  si    mette   ( magari sono quegli stessi ipocriti  che  chiedono rispetto per  i loro  orti o  chiedono  una memoria condivisa   ) nel ricordo  i  morti per la dittatura    con quelli    morti   per  la  libertà .
Ben   vengano   iniziaticve come 'La Battaglia', (  copertina   a sinistra  ) ed è un fumetto inedito che racconta le gesta di Giordano Sangalli, partigiano di Tor Pignattara, ucciso a 17 anni dai nazisti sul Monte Tancia. Il fumetto è stato realizzato - in occasione delle celebrazioni dei 90 anni di Tor Pignattara - da Nikolay Pavlyuchkov, un ragazzo di origine russa del quartiere, che ha partecipato al workshop Nuvole Resistenti curato dal fumettista Alessio Spataro per la Scuola Popolare di Tor Pignattara. Il workshop ha consentito a 5 ragazzi di poter apprendere i segreti e le tecniche del racconto a fumetto e conoscere la storia dei partigiani del proprio territorio. Nikolay è stato selezionato fra i partecipanti e con l’aiuto di Alessio Spataro per la parte artistico narrativa e con la consulenza scientifica della storica Stefania Ficacci ha realizzato un breve racconto sugli eventi a cavallo della cosiddetta Pasqua di sangue del 1944.
'Vite partigiane': domani su Robinson uno speciale sul 25 aprile
Cosi  come      quella  di repubblica  (   trovate  sopra     l'url dello speciale  con tutte le testimonianze  in continuo aggiornamentio )    che  n vista del 25 aprile  ( quest'anno  è  particolare  perchè sono  70  anni    che   è stata scritta la nostra  costituzione    ) Repubblica ha pensato di raccogliere i racconti di chi è stato protagonista della guerra di Liberazione. In città o in montagna, come combattente o come staffetta. Perché la memoria passa anche dalle storie di questi eroi normali

Io nel post  d'oggi    riporto  proprio dallo speciale di repubblica    tre  testimonianze    che sencondo me   è la sintesi  (  anche  se  ciascuno ha  una storia  diversa     di  come  ha vissuto quell'eperienza  e di come  ci   è arrivato  ,  le sofferenze    fisiche  e psicologiche   quando     , vedere  tutti a casa  film del 1960 diretto 
da Luigi Comencini, sceneggiato dal regista stesso insieme a Marcello Fondato e alla coppia Age & Scarpelli  o  - ne  ho riportato   la storia  tempo di fa  -   di  La storia di Uber Pulga, un 'Partigiano in camicia nera'
  dopo       gli eventi del  24\25 luglio e  del  8 settembre  ha dovuto  rimettersi  indiscussione  e  si  è trovato  " sbandato   "  ed  ha    saputo    e  dovuto  usare  


 [----] 
La facoltà di non sentire
La possibilità di non guardare
Il buon senso la logica i fatti le opinioni
Le raccomandazioni
Occorre essere attenti per essere padroni
Di se stessi occorre essere attenti
La mia piccola patria dietro la Linea Gotica
Sa scegliersi la parte
Occorre essere attenti per essere padroni
Di se stessi occorre essere attenti
Occorre essere attenti occorre essere attenti
e scegliersi la parte dietro la Linea Gotica
Comandante Diavolo Monaco Obbediente
Giovane Staffetta Ribelle Combattente
La mia piccola patria dietro la Linea Gotica
Sa scegliersi la parte... 
 [----] 
Linea  Gotica -   Csi   tratta  dall'omonimo  album del 1996 

  Ed  adesso  i racconti del  post    d'oggi   ho scelto  fra le tante  di repubblica  tre , che  secondo  me  , sono   fras le più significative  e che descrivono    e  sintetizzano meglio  quel periodo   storico  che  ancora  divide  .

la prima

E'  il racconto \  testimonianza   un antifascista palermitano che - finito nell'entroterra ligure per le vicessitudini della guerra - decide di tornare a piedi nell'isola. E oggi racconta quel viaggio nei territori occupati dai nazisti e attraverso la linea gotica.
"Il fascismo fu una follia, da ragazzo fui picchiato e malmenato, subii per anni la dittatura". Era Roma il 25 luglio, ma non poté tornare subito in Sicilia occupata dai nazisti   Così si rifugiò in Liguria da una nonna, ma nel 1944 finì nel mirino dei fascisti perché aveva raccontato in una lettera di un eccidio di partigiani. Riuscì a scappare prima di essere interrogato e si incamminò: "Non avevo da mangiare né vestiti, le ferrovie erano bloccate, dovetti camminare". L'incontro con le pattuglie naziste, l'arrivo delle truppe di liberazione e la vista "delle coste siciliane

La  seconda 

Nina Bardelle, 90 anni, ricorda la resistenza a Genova. "Mi trovai nelle sap grazie a un incontro sul tram. Alcuni medici ci insegnarono come curare i partigiani". Conclude: "La storia italiana non dovrebbe mai dimenticare la resistenza"  Infatti




Nina Bardelle, la partigiana Fioretto: "La mia Resistenza curando i feriti e sabotando i tedeschi"
Il racconto di una sappista genovese. Operaia in Ansaldo, figlia di un antifascista, del 25 aprile ricorda le bandiere. "Di tutti i colori"

"Il 25 aprile le bandiere erano di tutti i colori, perché la libertà l'abbiamo voluta tutti" ricorda Nina Bardelle, novant'anni fieri, nella sua casa di Rivarolo, sulle alture della Valpolcevera a Genova.


La sappista Fioretto: "Mio papà rovinato dai fascisti, fui partigiana dentro la fabbrica"

Lei, a 17 anni, con il nome di Fioretto ha iniziato la sua attività nelle Sap, le Squadre di Azione Partigiana: prima imparando a curare i feriti, poi, nella grande fabbrica dove lavorava, l'Ansaldo, ad aiutare gli operai che nascondevano le armi sottratte ai tedeschi, magari. Fino ad osare veri e propri sabotaggi, come far cadere l'acqua sporca della mensa sui proiettili costruiti per l'esercito tedesco, e rischiando anche la vita.
Ma anche accompagnando qualche giovane componente delle bande ribelli ad allontanarsi dal luogo di un'azione, garantendogli la fuga e magari un letto dove dormire, a casa dove il padre, da sempre antifascista e perseguitato, non faceva domande. "Io volevo in qualche maniera ricompensarlo per quello che aveva sofferto lui", racconta Nina. Che ora porta la sua storia tra i bambini, nelle scuole.




 Ultima

La resistenza a Bologna raccontata da chi ha combattuto e difeso i compagni. Il ricordo commosso di Irma Bandiera da parte del 'Biondino', che la riconobbe dopo le torture e l'uccisione da parte dei tedeschi. E le operazioni contro i tedeschi in quei 20 mesi fino all'arrivo degli alleati
Gastone Malaguti, partigiano a Porta Lame: "Una guerra, ma noi non abbiamo torturato nessuno"Classe 1926, oggi Gastone Malaguti ha 91 anni. Ma ne aveva 28 nel 1943, quando iniziò a combattere con la settima brigata Gap Garibaldi. Un ricordo lucido di quei mesi, tanti nomi che si affastellano e una consapevolezza a cui aggrapparsi: "Ucciso sì, ma noi non abbiamo mai torturato nessuno"Malaguti c'era. Classe 1926, oggi ha 91 anni. Ma ne aveva 18 quell'anno. Settima brigata Gap Garibaldi. Nomi di battaglia ne ha cambiati molti: prima Gaston ("ma non funzionava molto, troppo simile al mio vero nome", dice divertito), poi Gas, per arrivare a Biondino quando un partigiano che usava quel nome morì, fino a Efistione, riferimento al braccio destro di Alessandro Magno per il suo ruolo da gappista. Efistione, un nome che gli è rimasto dentro e ancora oggi lo usa per il suo indirizzo e-mai




Gastone Malaguti, partigiano a Porta Lame: "Una guerra, ma noi non abbiamo torturato nessuno"
Gastone Malaguti in una foto dei giorni della Liberazione 























Ride spesso e racconta. Volti e nomi che non ci sono più, a volte da più di 70 anni. Una vita ricca dopo la resistenza, nel sindacato, in giro per l'Italia e non solo.
Si rabbuia solo due volte, nel corso della nostra conversazione. La prima quando pensa alle vittime, anche sull'altro fronte. "Certo che di persone ne abbiamo uccise, ma eravamo in guerra". Ma quello che più si vede che l'ha segnato è la sorte delle donne, le staffette partigiane, che finivano nelle mani dei nazifascisti. "Le torturavano, poverine. Non posso
raccontare come le riducevano, quello che facevano. Non posso. Noi abbiamo ucciso, certo ma non abbiamo mai torturato nessuno, mai". Ecco, questa è la cosa a cui tiene di più. "Non abbiamo mai torturato nessuno". E quello sguardo che fino a poco prima guardava ai ricordi di 70 anni prima si rivolge all'Italia di oggi. Ai casi di cronaca, alla legge ferma in parlamento. "È assurdo che ancora oggi non abbiamo in Italia una legge sulla tortura"

7.4.12

1992-2012 guerra in bosnia [ C'ERA UNA VOLTA IL 1992-1994 3 puntata ]

la  guerra  in Bosnia  o nei balkcani quello che un  tempo si chiamava  Jugoslavia   è ancora  una ferita  aperta   se   :

Bosnia/ Minacce alla Jolie per il film su guerra.

Minacce alla Jolie per il film su guerra in Bosnia.È IL SUO DEBUTTO DA REGISTA. LA PELLICOLA PRESENTATA LUNEDÌ AL FESTIVAL DI BERLINO

Auto rovinate e messaggi offensivi anche al resto del cast di «In the Land of Blood and Honey»


MILANO – Angelina Jolie ha ricevuto delle minacce per il suo primo film da regista «In the Land of Blood and Honey» (Nella terra del sangue e del miele), che ricorda al mondo gli orrori della guerra in Bosnia cominciata vent’anni fa. Invece di scatenare un dibattito tra i bosniaci su quanto accaduto e perchè, la pellicola è riuscita a far tornare a galla le profonde divisioni del paese balcanico, che, secondo molti, si sta allontanando dallo spirito di riconciliazione per piombare nuovamente nell’instabilità, scrive The Guardian.  daa quando il film è stato presentato, lunedì al Festival di Berlino, dove ha ricevuto un premio per la pace, e alla premiere a Sarajevo davanti a 5mila spettatori martedì sera, l’attrice americana e diversi attori serbi del cast sono stati minacciati. «Mi sono state spedite delle cose, altre sono state postate online», ha rivelato al Guardian la star 36enne a Sarajevo. «Il cast non mi ha mai riferito di queste minacce, ma ho saputo da altre persone cosa stava accadendo – ha proseguito – uno di loro si è ritrovato i finestrini dell’auto in frantumi, un altro ha avuto un problema con il telefonino nel mirino degli hacker, con l’invio di e-mail offensive». «Erano pensieri terrificanti, quelli finiti in quelle righe», ha aggiunto Jolie, spiegando di avere dato agli attori l’opportunità di lasciare la regione, ma nessuno di loro ha accettato.

 fonte    http://rassegnastampamilitare.com  qui il resto dell'articolo 
  Leggendo tale articolo mi ritorna in mente   questa  canzone     degli ex Csi    che ha caratterizzato  la mai  tarda adolescenza  




Di tutte le distruzioni perpetrate a Sarajevo, le più insensate sono state quelle ai danni delle tante biblioteche. Ma di queste, la più folle, la più carica di sinistra forza metafisica, fu il bombardamento della biblioteca nazionale, un magnifico edificio moresco del diciannovesimo secolo, andato in fumo in trenta ore con le sue centinaia di migliaia di volumi. Quella notte, il rogo si vide a chilometri di distanza, i sarajevesi non dormirono.(Paolo Rumiz, da "Maschere per un massacro", Editori Riuniti, Roma 1996).   >>   da  canzoni contro la  guerra Erano  sia dai miei ricordi   sia  come dice la canzone in questione  (n  trovate   il  resto del testo o nell'url  o  nel  video   riportati sopra  ) 

 (.....)brucia la biblioteca i libri scritti e ricopiati a manoche gli Ebrei Sefarditi portano a Sarajevo in fuga dalla Spagnas'alzano i roghi al cielos'alzano i roghi in cupe vampebrucia la biblioteca degli Slavi del sud, europei del Balcanibruciano i libripossibili percorsi, le mappe, le memorie, l'aiuto degli altris'alzano gli occhi al cielo, s'alzano i roghi in cupe vampes'alzano i roghi al cielo, s'alzano i roghi in cupe vampedi colpo si fa nottes'incunea crudo il freddola città tremacome creatura.(....)  

Anni di guerra feroce sulle rive del mare Adriatico, morti, feriti, orrore. Anni di viltà, di disinteresse o di altri interessi, di un qualche tornaconto anche enorme. Infatti   << Ancora una volta l'Europa dimostra più che la propria incapacità la propria inconsistenza al di là di un sistema di produzione e consumo. "Produci consuma crepa" cantavamo 10 anni fa irridendo la triade imperante, qualcosa è cambiato e non in meglio da queste parti: si consuma di più e si produce in meno sempre in meno si crepa molto di più e in malo malissimo modo. >> ---- sempre  secondo  l'articolo di canzoni  contro la guerra ---- << L'Europa che vuole contare, quella che fa i conti e con cui bisogna farli, in questo secolo con le leggi razziali e la conseguente distruzione della sua componente ebraica si è macchiata di un abominio che la guerra e la Resistenza hanno potuto farci credere se non perdonato almeno fortemente scontato. La Jugoslavia è qui a ricordarci che non è vero. Da

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...