i sottofondo i campi in aprile - Luciano ligabue
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In un periodo di rigurgiti di offese e del solito refrain negazionista di marca fascista e neofascista come quela di casa pound
CasaPound, pronta la parata nazifascista del 25 aprile: dossier dell'Anpi Milano in questura. "Ora basta"
Da anni il raduno nel Campo 10 del cimitero Maggiore per omaggiare i caduti di Salò nel giorno della Liberazione. Un anno fa erano scattate del denunce per apologia del fascismo, appello al sindaco Sala
di PAOLO BERIZZI repoubblica del 07 aprile 2017
Il 25 aprile 2017 potrebbe segnare uno spartiacque nella memoria futura di Milano, città medaglia d'oro della Resistenza. Dopo quattro anni, la scia di cortei e parate nazisfasciste organizzate provocatoriamente proprio nella giornata della Liberazione dai gruppi di estrema destra Lealtà e Azione e CasaPound al Campo 10 del cimitero Maggiore, potrebbero subire uno stop. Lo chiedono, al prefetto e al questore, l'Anpi milanese e una serie di associazioni antifasciste: "Basta con questi vergognosi oltraggi alla storia. È ora di vietare il corteo e mettere fine alle provocazioni". Un esposto, con tanto di dossier fotografico, è stato presentato in questura e prefettura dal presidente dell'Anpi provinciale, Roberto Cenati. "Ogni mattina del 25 Aprile, dal 2013, assistiamo alla provocazione di Lealtà e Azione che organizza una parata nazifascista al campo 10 del Musocco".
Per sottolineare lo "sfregio" è stato ricordato quello che successe l'anno scorso: "In 300 marciarono in formazione militare, con tanto di saluti romani, e furono denunciati dalla Digos per apologia di fascismo". Un appuntamento diventato ormai rituale, per l'estrema destra milanese e lombarda, quello al Campo 10. I cortei dei naziskin coi saluti romani, il tricolore, le aquile della Rsi. Le parate per ricordare i caduti repubblichini e i drappi di Salò issati illegalmente sulle tombe. A nulla sono servite le denunce di questi anni: per questo, in occasione della prossima giornata della Liberazione, il fronte antifascista oltre a chiedere formalmente a questore e prefetto di vietare il corteo dei "neri", ha organizzato una mobilitazione proprio al cimitero Maggiore. "Invitiamo i milanesi a portare un fiore ai partigiani sepolti al campo della Gloria", dice Antonella Barranca, Anpi, Municipio 8. All'iniziativa hanno già aderito, oltre all'Anpi, Cgil, Aned (l'Associazione ex deportati campi nazisti), Arci, Memoria antifascista, Rete della conoscenza Milano, Csoa Lambretta, Zam e Cs Cantiere.
25 aprile a Milano, i garofani dei partigiani contro i saluti fascisti
Un appello è stato rivolto anche al sindaco Giuseppe Sala: Roberto Cenati gli chiede di intervenire "spendendo parole di indignazione contro queste manifestazioni chiaramente provocatorie e di stampo nazifascista". Non soltanto quella del 25 Aprile. "Il 23 marzo - racconta Cenati - c'è stata una manifestazione di reduci di Salò al Monumentale per celebrare l'anniversario della nascita dei fasci, accompagnata da un silenzio assoluto".
Se è vero che da parte delle istituzioni in questi anni non c'è stata proprio una risposta convinta, è anche vero che era stato il sindaco Sala, il primo novembre scorso, a prender ricordare i caduti repubblichini: "L'amministrazione ritiene opportuna una riflessione che porti, a partire dall'anno prossimo, ad un aggiornamento dell'elenco di questi luoghi" scelti per le onorificenze alla memoria. Se e come il pensiero del sindaco orienterà questura e prefettura anche sul 25 aprile dei neofascisti, lo vedremo nei prossimi giorni. Lealtà e Azione, intanto, ha confermato il corteo.
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in cui si mette ( magari sono quegli stessi ipocriti che chiedono rispetto per i loro orti o chiedono una memoria condivisa ) nel ricordo i morti per la dittatura con quelli morti per la libertà .
Ben vengano iniziaticve come 'La Battaglia', ( copertina a sinistra ) ed è un fumetto inedito che racconta le gesta di Giordano Sangalli, partigiano di Tor Pignattara, ucciso a 17 anni dai nazisti sul Monte Tancia. Il fumetto è stato realizzato - in occasione delle celebrazioni dei 90 anni di Tor Pignattara - da Nikolay Pavlyuchkov, un ragazzo di origine russa del quartiere, che ha partecipato al workshop Nuvole Resistenti curato dal fumettista Alessio Spataro per la Scuola Popolare di Tor Pignattara. Il workshop ha consentito a 5 ragazzi di poter apprendere i segreti e le tecniche del racconto a fumetto e conoscere la storia dei partigiani del proprio territorio. Nikolay è stato selezionato fra i partecipanti e con l’aiuto di Alessio Spataro per la parte artistico narrativa e con la consulenza scientifica della storica Stefania Ficacci ha realizzato un breve racconto sugli eventi a cavallo della cosiddetta Pasqua di sangue del 1944.
Ben vengano iniziaticve come 'La Battaglia', ( copertina a sinistra ) ed è un fumetto inedito che racconta le gesta di Giordano Sangalli, partigiano di Tor Pignattara, ucciso a 17 anni dai nazisti sul Monte Tancia. Il fumetto è stato realizzato - in occasione delle celebrazioni dei 90 anni di Tor Pignattara - da Nikolay Pavlyuchkov, un ragazzo di origine russa del quartiere, che ha partecipato al workshop Nuvole Resistenti curato dal fumettista Alessio Spataro per la Scuola Popolare di Tor Pignattara. Il workshop ha consentito a 5 ragazzi di poter apprendere i segreti e le tecniche del racconto a fumetto e conoscere la storia dei partigiani del proprio territorio. Nikolay è stato selezionato fra i partecipanti e con l’aiuto di Alessio Spataro per la parte artistico narrativa e con la consulenza scientifica della storica Stefania Ficacci ha realizzato un breve racconto sugli eventi a cavallo della cosiddetta Pasqua di sangue del 1944.
Cosi come quella di repubblica ( trovate sopra l'url dello speciale
con tutte le testimonianze in continuo aggiornamentio ) che n
vista del 25 aprile ( quest'anno è particolare perchè sono 70 anni
che è stata scritta la nostra costituzione ) Repubblica ha
pensato di raccogliere i racconti di chi è stato protagonista della
guerra di Liberazione. In città o in montagna, come combattente o come
staffetta. Perché la memoria passa anche dalle storie di questi eroi
normali
Io nel post d'oggi riporto proprio dallo speciale di repubblica tre testimonianze che sencondo me è la sintesi ( anche se ciascuno ha una storia diversa di come ha vissuto quell'eperienza e di come ci è arrivato , le sofferenze fisiche e psicologiche quando , vedere tutti a casa film del 1960 diretto
da Luigi Comencini, sceneggiato dal regista stesso insieme a Marcello Fondato e alla coppia Age & Scarpelli o - ne ho riportato la storia tempo di fa - di La storia di Uber Pulga, un 'Partigiano in camicia nera'
dopo gli eventi del 24\25 luglio e del 8 settembre ha dovuto rimettersi indiscussione e si è trovato " sbandato " ed ha saputo e dovuto usare
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La facoltà di non sentireLa possibilità di non guardareIl buon senso la logica i fatti le opinioniLe raccomandazioniOccorre essere attenti per essere padroniDi se stessi occorre essere attentiLa mia piccola patria dietro la Linea GoticaSa scegliersi la parteOccorre essere attenti per essere padroniDi se stessi occorre essere attentiOccorre essere attenti occorre essere attentie scegliersi la parte dietro la Linea GoticaComandante Diavolo Monaco ObbedienteGiovane Staffetta Ribelle CombattenteLa mia piccola patria dietro la Linea GoticaSa scegliersi la parte...
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Linea Gotica - Csi tratta dall'omonimo album del 1996
Ed adesso i racconti del post d'oggi ho scelto fra le tante di repubblica tre , che secondo me , sono fras le più significative e che descrivono e sintetizzano meglio quel periodo storico che ancora divide .
la prima
E' il racconto \ testimonianza un antifascista palermitano che - finito nell'entroterra ligure per le vicessitudini della guerra - decide di tornare a piedi nell'isola. E oggi racconta quel viaggio nei territori occupati dai nazisti e attraverso la linea gotica.
"Il fascismo fu una follia, da ragazzo fui picchiato e malmenato, subii per anni la dittatura". Era Roma il 25 luglio, ma non poté tornare subito in Sicilia occupata dai nazisti Così si rifugiò in Liguria da una nonna, ma nel 1944 finì nel mirino dei fascisti perché aveva raccontato in una lettera di un eccidio di partigiani. Riuscì a scappare prima di essere interrogato e si incamminò: "Non avevo da mangiare né vestiti, le ferrovie erano bloccate, dovetti camminare". L'incontro con le pattuglie naziste, l'arrivo delle truppe di liberazione e la vista "delle coste siciliane
La seconda
Nina Bardelle, 90 anni, ricorda la resistenza a Genova. "Mi trovai nelle
sap grazie a un incontro sul tram. Alcuni medici ci insegnarono come
curare i partigiani". Conclude: "La storia italiana non dovrebbe mai
dimenticare la resistenza" Infatti
"Il 25 aprile le bandiere erano di tutti i colori, perché la libertà l'abbiamo voluta tutti" ricorda Nina Bardelle, novant'anni fieri, nella sua casa di Rivarolo, sulle alture della Valpolcevera a Genova.
La sappista Fioretto: "Mio papà rovinato dai fascisti, fui partigiana dentro la fabbrica"
Lei, a 17 anni, con il nome di Fioretto ha iniziato la sua attività
nelle Sap, le Squadre di Azione Partigiana: prima imparando a curare i
feriti, poi, nella grande fabbrica dove lavorava, l'Ansaldo, ad aiutare
gli operai che nascondevano le armi sottratte ai tedeschi, magari. Fino
ad osare veri e propri sabotaggi, come far cadere l'acqua sporca della
mensa sui proiettili costruiti per l'esercito tedesco, e rischiando anche la vita.
Ma anche accompagnando qualche giovane componente delle bande ribelli ad
allontanarsi dal luogo di un'azione, garantendogli la fuga e magari un
letto dove dormire, a casa dove il padre, da sempre antifascista e
perseguitato, non faceva domande. "Io volevo in qualche maniera
ricompensarlo per quello che aveva sofferto lui", racconta Nina. Che ora
porta la sua storia tra i bambini, nelle scuole.
Ultima
La resistenza a Bologna raccontata da chi ha combattuto e difeso i compagni. Il ricordo commosso di Irma Bandiera da parte del 'Biondino', che la riconobbe dopo le torture e l'uccisione da parte dei tedeschi. E le operazioni contro i tedeschi in quei 20 mesi fino all'arrivo degli alleati
Gastone Malaguti, partigiano a Porta Lame: "Una guerra, ma noi non abbiamo torturato nessuno"Classe 1926, oggi Gastone Malaguti ha 91 anni. Ma ne aveva 28 nel 1943, quando iniziò a combattere con la settima brigata Gap Garibaldi. Un ricordo lucido di quei mesi, tanti nomi che si affastellano e una consapevolezza a cui aggrapparsi: "Ucciso sì, ma noi non abbiamo mai torturato nessuno"Malaguti c'era. Classe 1926, oggi ha 91 anni. Ma ne aveva 18 quell'anno. Settima brigata Gap Garibaldi. Nomi di battaglia ne ha cambiati molti: prima Gaston ("ma non funzionava molto, troppo simile al mio vero nome", dice divertito), poi Gas, per arrivare a Biondino quando un partigiano che usava quel nome morì, fino a Efistione, riferimento al braccio destro di Alessandro Magno per il suo ruolo da gappista. Efistione, un nome che gli è rimasto dentro e ancora oggi lo usa per il suo indirizzo e-mai
Ride spesso e racconta. Volti e nomi che non ci sono più, a volte da più di 70 anni. Una vita ricca dopo la resistenza, nel sindacato, in giro per l'Italia e non solo.
Si rabbuia solo due volte, nel corso della nostra conversazione. La prima quando pensa alle vittime, anche sull'altro fronte. "Certo che di persone ne abbiamo uccise, ma eravamo in guerra". Ma quello che più si vede che l'ha segnato è la sorte delle donne, le staffette partigiane, che finivano nelle mani dei nazifascisti. "Le torturavano, poverine. Non posso
raccontare come le riducevano, quello che facevano. Non posso. Noi abbiamo ucciso, certo ma non abbiamo mai torturato nessuno, mai". Ecco, questa è la cosa a cui tiene di più. "Non abbiamo mai torturato nessuno". E quello sguardo che fino a poco prima guardava ai ricordi di 70 anni prima si rivolge all'Italia di oggi. Ai casi di cronaca, alla legge ferma in parlamento. "È assurdo che ancora oggi non abbiamo in Italia una legge sulla tortura"