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28.3.16

Macchina del tempo. Una vincita al Totocalcio nel 1955 e la foto ricordo in piazza a Fucecchio. Le due sorelle Rosita e Fiorella tornano in sella alla vespa


sottofondo musicale
quest'anno si celebrano  i  70  anni della  vespa  e  di cui   ci saranno mostre  e  e concerti  per  celebrare  quello    che  ha cambiato  (  vedere  primo documentario sotto  )     diventando un mito la storia      del nostro paese 

da  http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca  del 27\3\2016


gregory peck e audrey hepburn su una vespa in vacanze romane
               Gregory Peck e Audrey Hepburn su una Vespa in "Vacanze Romane"


La Vespa, lo scooter più famoso e venduto al mondo con 18 milioni prodotti ad oggi, festeggia 70 anni. Il compleanno si celebra il 23 aprile: quel giorno, nel 1946, fu depositato a Firenze il brevetto per una "motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofano ricoprenti tutta la parte meccanica".

Una Vespa 98, il primo modello prodotto
Una Vespa 98, il primo modello prodotto 
 
La Piaggio celebra il suo scooter mito proponendone una versione celebrativa, in uscita a metà anno, caratterizzata da cromie speciali. E sempre per il 70/mo il gruppo si prepara a inaugurare in aprile il nuovo stabilimento automatizzato di verniciatura a Pontedera (Pisa), storica sede della Piaggio e storica fabbrica delle Vespe. Anche la festa si farà in casa a Pontedera: il 22 aprile anteprima con l'inaugurazione al museo Piaggio della mostra 'In viaggio con Vespa. Un'avventura lunga 70 anni', dal 23 al 25 aprile raduno degli appassionati, con vespisti in arrivo dall'Italia e dall'Europa, il 24 concerto di Enrico Ruggeri

La Vespa Primavera
La Vespa Primavera 
 
La Vespa contribuì a rimettere in moto l'Italia uscita dalla guerra ma che poi, fabbricata dall'India al Brasile, diventò simbolo di libertà e fenomeno di costume, leggenda vivente dell'ingegno e del design italico, copiata in mille modi ed esposta al Moma di New York. E campionessa di vendite, con oltre 18 milioni di di esemplari venduti dappertutto.
Era lo scooter destinato a diventare il più famoso al mondo, nato dall'intuito di Enrico Piaggio, che voleva riconvertire l'azienda di aeroplani di famiglia, e dal genio di Corradino D'Ascanio, ingegnere aeronautico che non amava la motocicletta: insieme al disegnatore Mario D'Este, ne progettò una, l'Mp6, che ne avesse le prestazioni ma con la "popolarità della bici e l'eleganza e la comodità dell'automobile". Eliminò la catena - sporcava -, optò per una scocca portante a presa diretta, mise il cambio sul manubrio per una guida più agevole, creò una sospensione a pantografo mutuata dai carrelli degli aerei per facilitare il cambio gomma. A battezzarla ci pensò Piaggio: la forma ampia ma dal vitino stretto gli sembrò una vespa.

La Vespa Gts 300
La Vespa Gts 300 
 
Il primo modello uscito dallo stabilimento di Pontedera, che non ha mai smesso di fabbricarla, fu la Vespa 98cc. Duemila esemplari la prima produzione del '46, più che quadruplicati l'anno dopo quando esce la 125, non una motocicletta - recita la pubblicità - ma piuttosto una piccola vettura a due ruote, un milione a 10 anni dal debutto. I vespisti 'dilagano', anche fuori confine: nel 1950 parte la produzione in Germania, nel 1953 sono diecimila le stazioni di servizio nel mondo e i Vespa club, ideati dallo stesso Piaggio, contano 50.000 iscritti (oggi sono 60.000), mentre nel 1951 alla Giornata italiana della Vespa sono in 20.000. 'Per il vostro lavoro, per il vostro svago Vespizzatevi' è lo slogan-imperativo in quegli anni della casa di Pontedera che anche nelle campagne pubblicitarie fa storia, segnando i cambi d'epoca. Tra tutte la più famosa, e surreale, 'Chi Vespa mangia le mele (chi non Vespa no)', inventata nel 1969 da Gilberto Filippetti: divide il mondo e 'schiera' lo scooter con i giovani. Tra i testimonial invece i migliori rimangono Gregory Peck e Audrey Hepburn in Vacanze romane, anche se son decine le pellicole che l'hanno immortalata.

Un" Vespino", il mitico 50 Special
Un" Vespino", il mitico 50 Special 
 
La Vespa insomma fa boom, anche in modelli, versioni e varianti: più di 150 in 7 decenni. La più ricercata dai collezionisti è la 125 U (che sta per utilitaria): lanciata nel 1953 per far concorrenza alla Lambretta Innocenti, estetica spartana ma costo ridotto, è prodotta in soli 7.000 esemplari.
Le più longeve la mitica 125 Primavera (varo 1968) e la successiva Px (1977), il vespone che vanta il primato di singolo modello più venduto: 3 milioni. C'è il vespino 50, ultima creatura di D'Ascanio per fare a meno della targa quando diventa obbligatoria per le cilindrate superiori: 3,5 milioni commercializzati in più versioni dal 1963, tra cui l'ET4 del 2000, che promette 500 km con un pieno. L'ET4 125 nasce invece nel cinquantenario: è la prima spinta da un motore a 4 tempi e ridà anche fiato all'azienda - due ruote targato più venduto in Europa nel '97 e '98 - che sta attraversando anni difficili dopo quelli d'oro, e chiude il secolo passando addirittura al fondo tedesco Morgan Greenfell. Con Roberto Colaninno nel 2003 Piaggio torna italiana e poi in utile.

Un prototipo della Vespa Mp6
Un prototipo della Vespa Mp6 
 
E la Vespa torna a viaggiare: in un decennio trip! lica le vendite (complessivamente quasi un mln e mezzo, 166.000 l'anno scorso) e le fabbriche. Allo stabilimento di Pontedera si affiancano prima quello vietnamita di Vinh Phuc, poi quello indiano di Baramati. Nel 2003 nasce la Granturismo, la più grande e potente, nel 2012 la 946 che rievoca nel nome il suo anno di nascita ma guarda al futuro e nel 2015 esce in una nuova veste firmata da Giorgio Armani. Affiancata, in commercio, dalla Primavera, la Sprint, la gamma Gts dalla grande scocca.
Un'avventura lunga 70 anni, celebrata con una versione speciale, in uscita a metà anno, caratterizzata da cromie uniche, e festeggiata in casa, a Pontedera, con l'inaugurazione del nuovo stabilimento automatizzato della verniciatura, un raduno internazionale dal 23 al 25 aprile e la mostra, al museo Piaggio, 'In Viaggio con la Vespa', inaugurazione il 22.
Protagonisti le imprese di chi, come Giorgio Bettinelli, ci fece più giri del mondo macinando 254.000 km, ma pure le gite fuori porta e le vacanze al mare in sella al mitico scooter: Piaggio ha lanciato una raccolta per selezionare foto, video e testimonianze di 200 appassionati e convinti che, per dirla con la pubblicità, [  vedere  primna  canzone  sopra  ] Con Vespa si può.


Avendo solo  , e che belli  ,  ricordi  indiretti  ( mio padre  e mio zio  che mi  raccontavano da bambino le  rivalità \  contrapposizione  fra  vespa e lambretta  ,  il  film   " il  grande blek   "  ,  le pagine ad essa  dedicate in enzo biagi  in  storia  d'italia a  fumetti   volume  4    italiani  sempre  a  fumetti   )  ed  le  canzoni citate  sopra   racconto  tale storia 

Le sorelle fucecchiesi Rosita e Fiorella in Vespa come 61 anni fa

Una donna trova la foto scattata a mamma e zia vicino al Ponte Mediceo nel 1955 e il club organizza lo scatto-bis

FUCECCHIO. Correva l'anno 1955. Nei cinema si faceva la fila per vedere Gioventù Bruciata con James Dean, la Fiat si accingeva a lanciare sul mercato i primi esemplari della Seicento, in parlamento si fronteggiavano senza farsi tanti complimenti democristiani e comunisti.
Erano gli anni della ricostruzione che precedette il boom economico degli anni Sessanta, il fascismo era ormai solo un brutto ricordo, la disoccupazione era una parola sconosciuta e la gente trovava nuovi punti di aggregazione nei bar, dove la sera i primi apparecchi televisivi in bianco e nero davano le immagini di Lascia o Raddoppia, condotto da Mike Bongiorno ad inizio carriera… lì le persone giocavano al Totocalcio - o meglio alla Sisal, come ancora veniva chiamata la schedina. E ogni tanto qualcuno vinceva… pochi e fortunati quelli che facevano 13, molti di più coloro che riuscivano a centrare il 12, i quali - anche se vincevano di meno - potevano così togliersi una piccola soddisfazione economica.


  ed invito  a  questi due documentari 










non so che altro dire

12.1.16

La morte dell'idolo ©Maria Antonietta Pinna alias Mary Blindflowers

Ancora  sulla    morte    di  uno dei  padri    del rock   David  Bowie  alias  il Duca  Bianco

da http://controcomunebuonsenso.blogspot.co.uk/








Il "dolore" per la morte di un personaggio famoso è veramente dolore?
Direi proprio di no. In riferimento alla morte di Bowie, frasi del tipo: “oggi è morto dio”, “oggi è morta una parte di me”, “i miei parenti possono anche morire ma non riesco a sopportare la morte di Bowie”, oltre ad essere grottesche, rappresentano la negazione del dolore nel momento stesso in cui lo affermano con tanta insistenza.
Si assiste ad una sorta di identificazione di massa, una mistificazione della coscienza in cui ogni uomo medio si rende conto che anche gli idoli in cui fino al giorno prima si identificava moriranno, esattamente come lui, come tutti. Non è affatto dolore, è soltanto la paura della propria morte veicolata nel simbolo, unita al desiderio che il punto fermo rimanga inossidabile nel tempo e possa perfino sfidare i secoli. Capire questo richiede capacità analitiche che consentano di superare la spiccata tendenza all'investimento ipnotico-narcisistico presente in ogni uomo. Il movimento principale del narcisismo libidico è caratterizzato da un eccesso di idealizzazione del Sé che va nutrito e curato tramite un processo naturale di identificazione con oggetti protettivi ed introiettivi, i cosiddetti oggetti buoni, dotati di qualità particolari.
Nietzsche si chiedeva come mai ci siano al mondo più idoli che realtà. Forse perché l'idolatria è un processo dalle dinamiche elementari, che non richiede grandi sforzi interpretativi del reale, un processo comodo, facile per la massa e gestito opportunamente dalla pubblicità.
L'idolo, che sia dio o una rockstar, infatti è rassicurante, stabilizzante, un punto di riferimento per equilibri fragili, a tal punto essenziale che l'adoratore lo introietta sentendolo parte di sé, di quel sé identificato nella rassicurante sintesi del simbolo buono.
E se il corpo fisico del simbolo dovesse mai morire, deteriorarsi, seguendo la sorte di ogni comune mortale non divino, l'idolatra si sentirebbe perfino stupito.
Ma come? Dio non muore, il vampiro nemmeno, che dolore! Non è possibile!
L'adoratore sentirebbe di morire in parte con lui e confonderebbe il dolore per quel suo Sé identificato e mesmerizzato con il dolore per l'idolo che, di fatto nella realtà è e rimane un perfetto sconosciuto. Non a caso si dice sempre che non bisognerebbe mai conoscere veramente i propri idoli. Infatti, meglio evitare la conoscenza diretta, perché l'idolo attiene ad un mondo che non è reale, fa parte di una sofisticazione, è un miraggio, un inganno del subconscio che ha bisogno di nutrirsi di favole per continuare a darsi una ragione di vita, nel mondo, in poche parole per esserci ancora e sciorinare la propria presunta sensibilità.
Così magari mentre l'idolatra apprende alla Tv la dolorosa notizia della morte di Bowie, il vicino, proprio nell'appartamento accanto, sta riempiendo di botte la moglie. L'idolatra alza la Tv per non sentire niente e comincia a piangere per la morte del mito mentre la signora della porta accanto viene massacrata.






15.3.09

Miti e leggende del '900 - Marilyn

 Norma Jeane nasce povera, sconosciuta e  bruna, Marilyn muore ricca, celebre e bionda. Questa dicotomia caratterizza tutta la sua vita, segnata tra ciò che era e quello che sembrava, quello che avrebbe voluto essere. come dice A. Miller. « Marilyn, la bimba che è in te coglie l'allegria e la promessa, la donna che è in te vede la tragedia e la mortalità »


Successo, ricchezza, stuoli di fans adoranti non le fanno dimenticare un’infanzia misera, l’ignoranza. l’orfanotrofio, il padre ignoto la madre alcolizzata e suicida.


Ha tanti amori, Marylyn, da Y. Montand a Kennedy, sposa il drammaturgo Arthur Miller che, certamente affascinato dalla sua prorompente bellezza, non le perdona l'ignoranza e la fragilità, spingendola sempre più nella baratro della depressione. Forse solo il secondo marito, il campione di Baseball Joe Di Maggio, la ama veramente e dopo la morte ogni settimana fa recapitare rose rosse sulla tomba di Marilyn.


L’ultimo suo legame è con Kennedy, John o Bob, o entrambi. E quando il 5-8-62 viene trovata morta, il mondo rifiuta l’idea del suicidio e si pensa a un complotto politico organizzato perché lei sapeva troppo e minacciava di rivelarlo,

Celebri alcune sue battute, da “I diamanti sono migliori amici delle ragazze”,  a  “Non sono stupida ma gli uomini preferiscono così” a  “Per dormire indosso solo due gocce di Chanel n. 5”.

Norma Jeane ha solo 36 anni quando muore, portando con sé solitudine,  infelicità e segreti. La morte precoce la preserva dal decadimento fisico, dall’angoscia  di nuove starlette alla ribalta, consegnandola bella, bionda, tenera e provocante all’immaginario collettivo.

Per questo l’ameremo, per sempre giovane, per sempre bella. 

21.11.08

JFK - 22 Novembre 1963

Nessuno capirebbe chi è RN o BC, ma per lui sì, bastano le iniziali, diventate mitiche.
John Fitzgerald Kenedy è il 35° Presidente degli Stati Uniti, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963.

Quante volte abbiamo visto in TV le immagini di quel tragico attentato, con Jacqueline che si arrampica sullo schienale tentando di sfuggire alle pallottole, mentre lui piega la testa insanguinata?

Era bello JFK, gli occhi azzurri e col sangue irlandese che infiammava i suoi capelli e gli ribolliva nelle vene (celebri le sue numerose scappatelle, tra cui quella con la Monroe).

Sono entrate nell'immaginario collettivo alcune sue frasi, come "Non chiederti cosa l'America faccia per te, ma chiediti cosa fai tu per l'America" e il mito della "Nuova Frontiera".

Con JFK gli Stati Uniti arrivano a un passo dallo scontro con l'Unione Sovietica e iniziano l'intreccio di antefatti che avrebbero portato al disastroso conflitto del Vietnam.

Tuttavia JFK rappresentò il volto pulito dell'America,  incarnò il sogno americano in cui credere e per cui lottare. 

Insieme a lui si spense l'immagine dell'America-bambina e innocente, nella sua tomba si rincantucciò la speranza di un mondo migliore.

La sua morte prematura rafforzò la leggenda "maledetta" dei Kennedy, una dinastia forte e potente, "bella di fama e di sventura", la cui storia sarà sempre costellata da eventi tragici e sinistri e consegnò all'immaginario collettivo il suo volto da attore e il suo sorriso da playboy, perciò "per sempre lo ameremo, per sempre bello".




L'elezione di Obama a Presidente degli Usa, fortemente appoggiata dal clan  Kennedy, il suo volto pulito e il suo sguardo sincero sembrano avere riacceso la fiamma della speranza negli Usa e nel mondo. Che lo Spirito dei Padri Fondatori sia con lui e lo lo guidi nelle sue impervie scelte di vita e di politica  che sicuramente saranno determinanti per il futuro dell'umanità tutta.

Nessuno capirebbe chi è RN o BC, ma per lui sì, bastano le iniziali, diventate
mitiche.
John Fitzgerald Kenedy è il 35° Presidente degli Stati Uniti, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963.

Quante volte abbiamo visto in TV le immagini di quel tragico attentato, con Jacqueline che si arrampica sullo schienale tentando di sfuggire alle pallottole, mentre lui piega la testa insanguinata?

Era bello JFK, gli occhi azzurri e col sangue irlandese che infiammava i suoi capelli e gli ribolliva nelle vene (celebri le sue numerose scappatelle, tra cui quella con la Monroe).

Sono entrate nella memoria popolare alcune sue frasi, come "Non chiederti cosa l'America faccia per te, ma chiediti cosa fai tu per l'America" e il mito della "Nuova Frontiera".

Con JFK gli Stati Uniti arrivano a un passo dallo scontro con l'Unione Sovietica e iniziano l'intreccio di antefatti che avrebbero portato al disastroso conflitto del Vietnam.

Tuttavia JFK rappresentò il volto pulito dell'America,  incarnò il sogno americano in cui credere e per cui lottare. 

Insieme a lui si spense l'immagine dell'America-bambina e innocente, nella sua tomba si rincantucciò la speranza di un mondo migliore.

La sua morte prematura rafforzò la leggenda "maledetta" dei Kennedy, una dinastia forte e potente, "bella di fama e di sventura", la cui storia sarà sempre costellata da eventi tragici e sinistri e consegnò all'immaginario collettivo il suo volto da attore e il suo sorriso da playboy, perciò "per sempre lo ameremo, per sempre bello".




L'elezione di Obama a Presidente degli Usa, fortemente appoggiata dal clan  Kennedy, il suo volto pulito e il suo sguardo sincero sembrano avere riacceso la fiamma della speranza negli Usa e nel mondo. Che lo Spirito dei Padri Fondatori sia con lui e lo lo guidi nelle sue impervie scelte di vita e di politica  che sicuramente saranno determinanti per il futuro dell'umanità tutta.


(G. Vanella)

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...