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Macchina del tempo. Una vincita al Totocalcio nel 1955 e la foto ricordo in piazza a Fucecchio. Le due sorelle Rosita e Fiorella tornano in sella alla vespa

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sottofondo musicale Canzone pubblicità anni 80 vespa 1985-1986 "Sulla strada del duemila" autori    e  interpreti  iognoti  ricordo  ancora  il ritornello :   una  vespa ed  un casco e via   anche  tu  .....    la  classica    canzone Vespa 50 special - Cesare Cremonini  quest'anno si celebrano  i  70  anni della  vespa  e  di cui   ci saranno mostre  e  e concerti  per  celebrare  quello    che  ha cambi ato  (  vedere  primo documentario sotto  )     diventando un mito la storia      del nostro paese  da  http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca  del 27\3\2016                Gregory Peck e Audrey Hepburn su una Vespa in "Vacanze Romane" La Vespa, lo scooter più famoso e venduto al mondo con 18 milioni prodotti ad

La morte dell'idolo ©Maria Antonietta Pinna alias Mary Blindflowers

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Ancora  sulla    morte    di  uno dei  padri    del rock   David  Bowie  alias  il Duca  Bianco da http://controcomunebuonsenso.blogspot.co.uk/ Il "dolore" per la morte di un personaggio famoso è veramente dolore? Direi proprio di no. In riferimento alla morte di Bowie, frasi del tipo: “oggi è morto dio”, “oggi è morta una parte di me”, “i miei parenti possono anche morire ma non riesco a sopportare la morte di Bowie”, oltre ad essere grottesche, rappresentano la negazione del dolore nel momento stesso in cui lo affermano con tanta insistenza. Si assiste ad una sorta di identificazione di massa, una mistificazione della coscienza in cui ogni uomo medio si rende conto che anche gli idoli in cui fino al giorno prima si identificava moriranno, esattamente come lui, come tutti. Non è affatto dolore, è soltanto la paura della propria morte veicolata nel simbolo, unita al desiderio che il punto fermo rimanga inossidabile nel tempo e possa perfino sfidare i secoli. Capire questo ri

Miti e leggende del '900 - Marilyn

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  Norm a Jeane nasce povera, sconosciuta e  bruna, Marilyn muore ricca, celebre e bionda. Questa dicotomia caratterizza tutta la sua vita, segnata tra ciò che era e quello che sembrava, quello che avrebbe voluto essere. come dice A. Miller. «   Marilyn, la bimba che è in te coglie l'allegria e la promessa, la donna che è in te vede la tragedia e la mortalità   » Successo, ricchezza, stuoli di fans adoranti non le fanno dimenticare un’infanzia misera, l’ignoranza. l’orfanotrofio, il padre ignoto la madre alcolizzata e suicida. Ha tanti amori, Marylyn, da Y. Montand a Kennedy, sposa il drammaturgo Arthur Miller che, certamente affascinato dalla sua prorompente bellezza, non le perdona l'ignoranza e la fragilità, spingendola sempre più nella baratro della depressione. Forse solo il secondo marito, il campione di Baseball Joe Di Maggio, la ama veramente e dopo la morte ogni settimana fa recapitare rose rosse sulla tomba di Marilyn. L’ultimo suo legame è con Kennedy, John o Bob, o

JFK - 22 Novembre 1963

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Nessuno capirebbe chi è RN o BC, ma per lui sì, bastano le iniziali, diventate mitiche. John Fitzgerald Kenedy è il 35° Presidente degli Stati Uniti, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. Quante volte abbiamo visto in TV le immagini di quel tragico attentato, con Jacqueline che si arrampica sullo schienale tentando di sfuggire alle pallottole, mentre lui piega la testa insanguinata? Era bello JFK, gli occhi azzurri e col sangue irlandese che infiammava i suoi capelli e gli ribolliva nelle vene (celebri le sue numerose scappatelle, tra cui quella con la Monroe). Sono entrate nell'immaginario collettivo alcune sue frasi, come "Non chiederti cosa l'America faccia per te, ma chiediti cosa fai tu per l'America" e il mito della "Nuova Frontiera". Con JFK gli Stati Uniti arrivano a un passo dallo scontro con l'Unione Sovietica e iniziano l'intreccio di antefatti che avrebbero portato al disastroso conflitto del Vietnam. Tuttavia JFK rappresentò il volto