Il giorno di H.
Lo chiameranno l' Obama-day anche qui, e ormai siamo rassegnati a questi anglismi, frutto forse più di noia che di servilismo. Ma io continuo a evocare quel suo secondo nome, anzi, la sola iniziale, anche perché per noi italiani è misteriosa, muta come la "e" (non accentata) dei francesi e tuttavia in certo senso strana, esotica. H. come Hussein ha attraversato in treno il suo paese, e fra qualche ora pronuncerà il giuramento solenne. Bush se ne va. Finalmente. Ma gli lascia sulle spalle un'eredità gravosissima. Fra i tanti problemi sul tavolo di H., quella Palestina senza pace che oggi ha raggiunto una fragile tregua, ma che dorme su un precipizio incandescente. Magistralmente Moni Ovadia ha registrato l'impotenza e lo scoramento degli intellettuali israeliani e palestinesi: e quando agli intellettuali manca la parola, è un pessimo segno. Mortale. Oz, Jehoshua, lo stesso Ovadia: mai come in questo momento una frase, una sbavatura di troppo risulta imperdonabil