Il giorno di H.

Lo chiameranno l'Obama-day anche qui, e ormai siamo rassegnati a questi anglismi, frutto forse più di noia che di servilismo. Ma io continuo a evocare quel suo secondo nome, anzi, la sola iniziale, anche perché per noi italiani è misteriosa, muta come la "e" (non accentata) dei francesi e tuttavia in certo senso strana, esotica.

H. come Hussein ha attraversato in treno il suo paese, e fra qualche ora pronuncerà il giuramento solenne. Bush se ne va. Finalmente. Ma gli lascia sulle spalle un'eredità gravosissima. Fra i tanti problemi sul tavolo di H., quella Palestina senza pace che oggi ha raggiunto una fragile tregua, ma che dorme su un precipizio incandescente. Magistralmente Moni Ovadia ha registrato l'impotenza e lo scoramento degli intellettuali israeliani e palestinesi: e quando agli intellettuali manca la parola, è un pessimo segno. Mortale. Oz, Jehoshua, lo stesso Ovadia: mai come in questo momento una frase, una sbavatura di troppo risulta imperdonabile. L'autodifesa, certo. Ma di fronte allo strazio dei bambini tutto si dissolve in un plumbeo coperchio. E, dall'altra, gli scrittori palestinesi che chiedono retoricamente: "Vi pare che ci siamo battuti per la Sharia?".


Poi c'è l'antisemitismo dell'Occidente, di destra naturalmente, ma pure di sinistra. E ancora una volta sono costretta a evocare il mio antico articolo, purtroppo rivelatosi lungimirante.


H. è il frutto di un'èra d'ottimismo, è il risultato d'un dialogo, quando si passeggiava nel sole. Il frutto della rivoluzione sessuale, secondo l'azzeccata definizione di Gay Talese. Ne discuto col mio amico Salvo, 35 anni, italiano trapiantato negli States da molti anni, dove svolge il lavoro d'infermiere e si diletta a redigere poesie. "L'attesa nei confronti di Obama - il mio H. - è davvero enorme. Non potrà mai risolvere tutti i guai provocati da Bush; ma negli Usa l'aggettivo 'democratico' ha un senso diverso rispetto all'Italia. Presuppone un modo d'agire supportato da valori profondi, ma orientato fortemente verso il concreto. I democratici pongono l'accento sul 'senso comune' (nell'accezione di Paine, naturalmente) più che sull'individualismo tipico dei repubblicani. Se non riuscirà a porre fine ai disastri del suo predecessore, il nuovo presidente potrà però operare affinché questi ultimi non si protraggano".


Ma il tempo stringe: "La crisi di queste settimane ha naturalmente aggravato una situazione già terribile; in più, è impossibile ritirarsi dall'Iraq dall'oggi al domani, perché comunque è stato preso un impegno diplomatico oltre che militare. Ma Obama darà una svolta a tutto ciò, ben presto. La gente è stufa. Del resto, non è detto che quest'ennesima sciagura non acceleri paradossalmente le decisioni".


"H. inoltre ha carisma, non è uno sprovveduto, ben comprende l'aspetto 'sociale' e 'umanitario' da cui la politica deve partire: assicurazione sanitaria, diritti civili, rivalutazione di categorie vessate, pensiamo agli insegnanti. Credo possa farcela".


Confido a Salvo che sono rimasta colpita dal cosmopolitismo e al tempo stesso dal pragmatismo tipicamente americano che pervade l'autobiografia di H., L'audacia della speranza. D'altronde quegli stessi sogni di egualitarismo e di dialogo, nati negli anni Sessanta, oggi possono parere inadeguati. "Sì, il rischio esiste. Oggi per sperare occorre essere audaci. E' pur vero, però, che non si ottiene nulla con la paura. Ai nemici del progresso e della pace invece conviene tenerci in uno stato di terrore permanente. Ci si può pure infatti aspettare una recrudescenza del terrorismo: senza la guerra esso non ha più ragione d'esistere".


Hillary Clinton diventerà Segretario di Stato nella nuova presidenza, ma è stata fatta oggetto di attacchi irriguardosi e pesantemente sessisti. Ho avuto l'impressione che anche negli "avanzati" States per una donna presidente ancora non ci sia posto... "Io non la vedo così - ribatte Salvo -. Negli Stati Uniti i diritti della donna sono tutelati come da nessun'altra parte del mondo, e del resto lo stesso Mc Cain aveva scelto Sarah Palin per sua vice...". Faccio notare a Salvo che l'appartenenza biologica della Palin al sesso femminile non comporta automaticamente una sua adesione alle istanze liberatrici delle donne. Anzi. La Palin era la rappresentante d'un'ideologia fortemente conservatrice e maschilista. "E' vero, però io credo che l'ostilità verso la Clinton fosse motivata non tanto dal suo esser donna ma dall'appartenere a una determinata 'dinastia'. Poi, è chiaro, gli idioti si trovano dappertutto, anche nelle redazioni dei giornali più accreditati, ed effettivamente la Clinton è stata aggredita e anche sminuita. Ma, ripeto, per me le ragioni profonde dell'ostilità nei suoi confronti devono ricercarsi altrove". Lidia Ravera aveva scritto a questo riguardo, subito dopo la vittoria di H.: "Una presidente donna sarebbe stata nuova; ma non era nuova lei, Hillary". "Condivido. Credo invece che il ruolo di Segretario di Stato sia più indicato per una politica navigata come lei".


E gli italiani d'America? Come hanno votato? "Il 95% per Obama. Negli USA si vota o testa o Croce. E ci si identifica nel candidato, a differenza dell'Italia: da voi non vedo nessun nuovo Obama, qualcuno insomma in grado di determinare un reale cambiamento: ne risulta che i giovani passivamente subiscono la realtà, e chi si sente coinvolto... è ancora un giovane idealista come lo ero io... di ideali che nessuno prenderà mai sul serio".


"Io mi sento e sono profondamente italiano e auspico quindi che l'avvento di Obama possa servire a infondere anche qui una iniezione d'ottimismo, nel senso di abbandonare l'abulia, la rassegnazione e la pigrizia, sintomo d'una mentalità invecchiata. Ne abbiamo bisogno tutti".


Il giorno di H. incombe. Ognuno faccia la sua parte.




Daniela Tuscano

Commenti

carloesse75 ha detto…
Certamente gli occhi puntati del mondo sono su di lui....al via le danze tra poche ore

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