15.1.09

post alcolico\onirico

Finalmente trovo il coraggio  di tirare fuori  da  dentro  di me ricordi   del mio passato  che  credevo fossero morti e  sepolti invece  ritornano   in quanto addormentati  come  Mirmidon  mostruosa  creatura  della triologia   ( è in fase di comclusione  con  una 3  serie )   wizards of mickey (  foto del primo nunero primna serie  a  destra  )

A  farmi cambiare  idea  e  a decidere  di condividere   questo  mio incubo riccorrente   sono  stati  :
1) la  figura  di fabrizio De  andrè  che aveva capito come  l'individualismo   non rende
2 ) le ottime interpretazioni che  dà  dei sogni degli amici  la  cdv  Degaldina  del catarchico   nuvolecaffe
3) l'incapacità  di decifrare  tale  sogno\incubo   ( uno dei tanti ) il cui " svolgimento " è  come quello   da postumoi  di una sbronza  \ubriacatura  . Ebbene  si cari  amici  c'è stato un periodo della mia vita  che   ho avuto   a che  fare  con l'eccesso di alcool . Sia  a causa  mia  sia  a  causa  di alcuni amici\che  del branco .  Ma  soprattutto  perché m'illudevo di  dimenticare  i problemi ed  evadere  dalla  realtà  e poi diciamocela francamente   perché in compagnia è difficile    non bere  ma  soprattutto   è difficile   resistere   dopo i primi due  bicchieri   resistere ai giochi  tipo bevila  tutta , oppure  quqando  ai amici  stronzi  che  quando dopopil primo  \ secondo biocchiere   , hai già nausea o mal  di testa  lo    ti   distraggono e un altro te ne mtter ancorta  e poi in coro ti dicono era quella di prima  dai bevi   opure   hai  bevuto niente  .  Ma  poi  in una  regione  come  la mia Sardegna i  dove   specie  nelle  zone interne  (dove il rituale  è rimasto intatto  e non contaminato   da altre     bevande  che  non siano vino  ) il  bere    ( a volte  anche  l'eccedere  )  è  un rito  come  dimostra  l'analisi  socio antropologica  del libro << Su ziru >> ( che in sardo vuol dire “Il giro” )  di Domenico Solinas  (  foto a  sinistra   )  qui sotto qualche  estratto    del libro  tratto da  marziano-a-verona.splinder.com/post/1950371 un blog  . continentale   o sardo  d'oltre mare    (  termine ormai diventato luogo comune  con  cui  vengono chiamati  i sardi  che  emigrano  e  si stabiliscono nella penisola  o figli  e  nipoti  di sardi  emigrati   )  .

 «Su ziru. Un rituale del bere».Infatti nonostante la società a cui si riferisce  sia  estinta  nella versione originaria  (  o fagocità da quella moderna )  negli anni '70\80  a causa    del  modello di sviluppo  estraneo  al  suo territorio  , l'uso \ il rituale   continua  , soprattutto nelel  zone   più interne  a  rimanere  ancora  vivo insieme  a tutte le  tradizioni arcaiche  c he ormai sono diventate  folkore  ad uso e consumo  dei  turisti  Italiani  e  stranieri
 Ecco qui   tutto  la serie  di cui si compone il rituale   del bere  .

Su ziru»: un mondo a se stante, con il suo codice di norme e comportamenti, spesso retaggio di una realtà che ormai non esiste più. Soprattutto quella agro pastorale, completamente diversa oggi rispetto al passato. «Su ziru»: un mondo che, oltre alle proprie regole interne, ha anche le sue parole chiave. Parole rigorosamente in limba,  ( lingua  perchè il sardo  con le  sue    varianti è una lingua  )  quelle legate al rituale del bere, sempre meno usate, magari, ma che comunque resistono ancora nella parlata dei nuoresi e dei barbaricini  soprattutto
 Cumbidu. È un invito reciproco «di bevande non obbligatoriamente alcoliche»
 Iscopile. «Scopeta». È questa la traduzione in italiano che ne dà Luigi Farina, nel suo fondamentale «Bocabolariu sardu nugoresu-italianu, italiano-sardo nuorese» (Edizioni Il Maestrale). «Si appende - spiega più avanti l’autore - dove si vende vino di proprietà». «Sarebbe la prima fase dell’evoluzione iscopile/tzilleri/bar» scrive Solinas. Oggi sos iscopiles «sono ormai pochissimi  sia a Nuoro che nei paesi dellla sardegna  , ma un tempo erano il luogo di ritrovo preferito dai bevitori di vino». «Di solito si prendeva una licenza - racconta ancora Solinas - per tre mesi a partire da febbraio quando si toccava il vino, mettendo a disposizione la cantina o un seminterrato della propria abitazione, oppure se ne affittava una per la vendita. Per segnalare che in quella casa si vendeva vino si metteva fuori dalla porta un’iscopa ’e chessa e cioè una scopa di lentischio, da cui appunto il termine iscopile».
 Istranzu. Forestiero, ossia: una persona esterna alla società. «Che provenga da Nuoro o da Milano o da  altre parti dela penisola  non importa - sottolinea Solinas - ed in quanto esterno rappresenta un possibile pericolo al buon equilibrio delle relazioni sociali specie quando quest’ultimo s’intromette, indaga o fa semplici domande»o dà giudizi senza  conoscere  la realtùà e la  situazione del  luogo , quello che oggi diremo nonsi fa'  i  .... propri .
 Marzianetto. È un particolare tipo di bicchierino utilizzato un tempo per servire il vino di proprietà privata. I marzianetti erano di diversi tipi, tra i quali quello a sa nugoresa a sa ridotta.
 Ritza (a sa). Bere a sa ritza è un’espressione tipica. Significa: bere in piedi di fronte al bancone del bar. È così, in questa maniera, che la tradizione vuole si svolga il rituale di su ziru.
 Tzicchette. È il bicchierino d’acquavite, bicchierino per superalcoolici.
 Tzilleri. «Termine nuorese e logudorese - spiega Solinas -. Sarebbe bettola, taverna. Deriverebbe secondo lo studioso di linguistica  M.LWagner dallo spagnolo cillero e dal catalano celler “bodega” che sarebbe la cantina, dispensa o posto per custodire oggetti e quindi anche alimenti. Il latino cellarius era chi si faceva carico di custodire il grano ed i frutti del raccolto nella cella, rispondendo di essi e consegnandoli al proprietario. Lo Zingarelli definisce il celleraio il frate che nei conventi ha cura della dispensa». Il termine tzilleri oggi viene usato anche in senso spregiativo per qualificare un bar.
 Ziru. «È il giro di bevande prevalentemente alcooliche effettuato all’interno del bar - scrive ancora Domenico Solinas nel suo libro-inchiesta sul campo “Su ziru. Un rituale del bere” -. Ognuno a turno paga da bere per tutti - sottolinea -, non creando penalizzazioni (a livello economico) per nessuno»


proprio mentre   m'accingo a descrivere il mio sogno   mi ritorna in mente   questa  canzone   o scioglilingua  dei Kenze Neke (  gruppo  musicale sardo )    che mi cantarono per incitarmi a bere    durante una delle prime ubriacature







che mi porta  a  svegliarmi  di botto nel cuore  della notte  ( ieri  esempio mi sono svegliato ale  3  e sono rimasto sveglio  per  circa in ora  ne  ho approfittato  per   concedermi  un ora  supplementare  di elucubrazione  e  rielaborare   la mia giornata passata  ) ripercorre  pari pari la   mia ultiam   ( risale  a  13  anni fà , perchè ho imparato che  mi stavo buttando via e mi facevo solo male e non ottenere   quello che credevo di risolvere  con l'eccedere ( lo stresso discorso   vale  per  l'uso dele cane  ) e  quindi  mi portava  a chiedermi che  senso ha continuare   con questa  esperienza   che p è solo distruttiva  infatti per  fortuna  ho scoperto  da esami medici di soffrire di cefalea  e  di reflusso gastro esofageo   e quindi  ho capito  che devo limitarmi     .

Dopo questa   elucubrazione \  disgressione   contestuale   veniamo  al mio  incubo

stavo passando a piedi  o in macchina  (  l'ultima  volta  ero a piedi  )  nelle vie  cittadine dopo  una festa , ma  a volte  cosi  rientrando da una  normale passeggita  ,  e le  abitazioni della via ( altre volte  stavolta  da  ubriaco il  del maretedi grasso  gli alberi del viale  )   , come  se  crollassero  o  fossero  animate  proprio  come  in un romanzo fantasy mi  aggredivano   e  io correvo   per  non essere preso   e  quando  stanno per  prendermi mi sveglio . Ma   altre   volte   come in questo caso   vengo preso sto per  essere  stritolato  o  da  alberi o da  case ,  fin quando  poi   mi metto   quasi ad  urlare  :<< lasciatemi stare  >>  e mi  sveglio  tutto sudato  ancora  vivo  .

4 commenti:

Delgadina ha detto...

e,ma come si fa a non ubriacarsi col mirto di sardegna?:( un bicchierino e sei già out!!!POsterò martedì come al solito,se non ti dispiace...grazie per le belle parole,ma ancora non ho fatto nula per meritarle!

compagnidiviaggio ha detto...


esagerata . dipende dalla quantità d'alcool ( o nel mio caso dal reflusso gastro esofageo ) e quindi di gradazione . Oltre il mirto anche le acque viti note meglio come it.wikipedia.org/wiki/Filu_'e_ferru . detta anche ardente ( acqua che brucia ) o certi vini molto forti perchè le vigne vengono coltivate su terreni salini alcolici come ad esempio quello di badesi ) una località di mare della mia zona al confine con la provincia di Sassari .

Infatti una mia ex amica del " continente " mi pare fosse di verona o di vicenza ora non ricordo bene dopo un bicchiee aveva già capogiro .

UniTuran ha detto...

ho dato un'occhiata quà e là al tuo blog, interessante dove dire, tratta molto temi alcuni molto forti...imparerò a conoscerti durante questo lungo ma piacevole viaggio

Uti

anonimo ha detto...

Ciao,


Sono Sardo al 100% (Barbaricino doc da generazioni e generazioni) e casualmente da 18 anni sulla terra ferma.


Forza Casteddu!


P.S. e sono astemio al 97%!!


U2000

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