Finalmente trovo il coraggio di tirare fuori da dentro di me ricordi del mio passato che credevo fossero morti e sepolti invece ritornano in quanto addormentati come Mirmidon mostruosa creatura della triologia ( è in fase di comclusione con una 3 serie ) wizards of mickey ( foto del primo nunero primna serie a destra )
A farmi cambiare idea e a decidere di condividere questo mio incubo riccorrente sono stati :
1) la figura di fabrizio De andrè che aveva capito come l'individualismo non rende
2 ) le ottime interpretazioni che dà dei sogni degli amici la cdv Degaldina del catarchico nuvolecaffe
3) l'incapacità di decifrare tale sogno\incubo ( uno dei tanti ) il cui " svolgimento " è come quello da postumoi di una sbronza \ubriacatura . Ebbene si cari amici c'è stato un periodo della mia vita che ho avuto a che fare con l'eccesso di alcool . Sia a causa mia sia a causa di alcuni amici\che del branco . Ma soprattutto perché m'illudevo di dimenticare i problemi ed evadere dalla realtà e poi diciamocela francamente perché in compagnia è difficile non bere ma soprattutto è difficile resistere dopo i primi due bicchieri resistere ai giochi tipo bevila tutta , oppure quqando ai amici stronzi che quando dopopil primo \ secondo biocchiere , hai già nausea o mal di testa lo ti distraggono e un altro te ne mtter ancorta e poi in coro ti dicono era quella di prima dai bevi opure hai bevuto niente . Ma poi in una regione come la mia Sardegna i dove specie nelle zone interne (dove il rituale è rimasto intatto e non contaminato da altre bevande che non siano vino ) il bere ( a volte anche l'eccedere ) è un rito come dimostra l'analisi socio antropologica del libro << Su ziru >> ( che in sardo vuol dire “Il giro” ) di Domenico Solinas ( foto a sinistra ) qui sotto qualche estratto del libro tratto da marziano-a-verona.splinder.com/post/1950371 un blog . continentale o sardo d'oltre mare ( termine ormai diventato luogo comune con cui vengono chiamati i sardi che emigrano e si stabiliscono nella penisola o figli e nipoti di sardi emigrati ) .
«Su ziru. Un rituale del bere».Infatti nonostante la società a cui si riferisce sia estinta nella versione originaria ( o fagocità da quella moderna ) negli anni '70\80 a causa del modello di sviluppo estraneo al suo territorio , l'uso \ il rituale continua , soprattutto nelel zone più interne a rimanere ancora vivo insieme a tutte le tradizioni arcaiche c he ormai sono diventate folkore ad uso e consumo dei turisti Italiani e stranieri
Ecco qui tutto la serie di cui si compone il rituale del bere .
2 ) le ottime interpretazioni che dà dei sogni degli amici la cdv Degaldina del catarchico nuvolecaffe
3) l'incapacità di decifrare tale sogno\incubo ( uno dei tanti ) il cui " svolgimento " è come quello da postumoi di una sbronza \ubriacatura . Ebbene si cari amici c'è stato un periodo della mia vita che ho avuto a che fare con l'eccesso di alcool . Sia a causa mia sia a causa di alcuni amici\che del branco . Ma soprattutto perché m'illudevo di dimenticare i problemi ed evadere dalla realtà e poi diciamocela francamente perché in compagnia è difficile non bere ma soprattutto è difficile resistere dopo i primi due bicchieri resistere ai giochi tipo bevila tutta , oppure quqando ai amici stronzi che quando dopopil primo \ secondo biocchiere , hai già nausea o mal di testa lo ti distraggono e un altro te ne mtter ancorta e poi in coro ti dicono era quella di prima dai bevi opure hai bevuto niente . Ma poi in una regione come la mia Sardegna i dove specie nelle zone interne (dove il rituale è rimasto intatto e non contaminato da altre bevande che non siano vino ) il bere ( a volte anche l'eccedere ) è un rito come dimostra l'analisi socio antropologica del libro << Su ziru >> ( che in sardo vuol dire “Il giro” ) di Domenico Solinas ( foto a sinistra ) qui sotto qualche estratto del libro tratto da marziano-a-verona.splinder.com/post/1950371 un blog . continentale o sardo d'oltre mare ( termine ormai diventato luogo comune con cui vengono chiamati i sardi che emigrano e si stabiliscono nella penisola o figli e nipoti di sardi emigrati ) .
«Su ziru. Un rituale del bere».Infatti nonostante la società a cui si riferisce sia estinta nella versione originaria ( o fagocità da quella moderna ) negli anni '70\80 a causa del modello di sviluppo estraneo al suo territorio , l'uso \ il rituale continua , soprattutto nelel zone più interne a rimanere ancora vivo insieme a tutte le tradizioni arcaiche c he ormai sono diventate folkore ad uso e consumo dei turisti Italiani e stranieri
Ecco qui tutto la serie di cui si compone il rituale del bere .
Su ziru»: un mondo a se stante, con il suo codice di norme e comportamenti, spesso retaggio di una realtà che ormai non esiste più. Soprattutto quella agro pastorale, completamente diversa oggi rispetto al passato. «Su ziru»: un mondo che, oltre alle proprie regole interne, ha anche le sue parole chiave. Parole rigorosamente in limba, ( lingua perchè il sardo con le sue varianti è una lingua ) quelle legate al rituale del bere, sempre meno usate, magari, ma che comunque resistono ancora nella parlata dei nuoresi e dei barbaricini soprattutto
Cumbidu. È un invito reciproco «di bevande non obbligatoriamente alcoliche»
Iscopile. «Scopeta». È questa la traduzione in italiano che ne dà Luigi Farina, nel suo fondamentale «Bocabolariu sardu nugoresu-italianu, italiano-sardo nuorese» (Edizioni Il Maestrale). «Si appende - spiega più avanti l’autore - dove si vende vino di proprietà». «Sarebbe la prima fase dell’evoluzione iscopile/tzilleri/bar» scrive Solinas. Oggi sos iscopiles «sono ormai pochissimi sia a Nuoro che nei paesi dellla sardegna , ma un tempo erano il luogo di ritrovo preferito dai bevitori di vino». «Di solito si prendeva una licenza - racconta ancora Solinas - per tre mesi a partire da febbraio quando si toccava il vino, mettendo a disposizione la cantina o un seminterrato della propria abitazione, oppure se ne affittava una per la vendita. Per segnalare che in quella casa si vendeva vino si metteva fuori dalla porta un’iscopa ’e chessa e cioè una scopa di lentischio, da cui appunto il termine iscopile».
Istranzu. Forestiero, ossia: una persona esterna alla società. «Che provenga da Nuoro o da Milano o da altre parti dela penisola non importa - sottolinea Solinas - ed in quanto esterno rappresenta un possibile pericolo al buon equilibrio delle relazioni sociali specie quando quest’ultimo s’intromette, indaga o fa semplici domande»o dà giudizi senza conoscere la realtùà e la situazione del luogo , quello che oggi diremo nonsi fa' i .... propri .
Marzianetto. È un particolare tipo di bicchierino utilizzato un tempo per servire il vino di proprietà privata. I marzianetti erano di diversi tipi, tra i quali quello a sa nugoresa a sa ridotta.
Ritza (a sa). Bere a sa ritza è un’espressione tipica. Significa: bere in piedi di fronte al bancone del bar. È così, in questa maniera, che la tradizione vuole si svolga il rituale di su ziru.
Tzicchette. È il bicchierino d’acquavite, bicchierino per superalcoolici.
Tzilleri. «Termine nuorese e logudorese - spiega Solinas -. Sarebbe bettola, taverna. Deriverebbe secondo lo studioso di linguistica M.LWagner dallo spagnolo cillero e dal catalano celler “bodega” che sarebbe la cantina, dispensa o posto per custodire oggetti e quindi anche alimenti. Il latino cellarius era chi si faceva carico di custodire il grano ed i frutti del raccolto nella cella, rispondendo di essi e consegnandoli al proprietario. Lo Zingarelli definisce il celleraio il frate che nei conventi ha cura della dispensa». Il termine tzilleri oggi viene usato anche in senso spregiativo per qualificare un bar.
Ziru. «È il giro di bevande prevalentemente alcooliche effettuato all’interno del bar - scrive ancora Domenico Solinas nel suo libro-inchiesta sul campo “Su ziru. Un rituale del bere” -. Ognuno a turno paga da bere per tutti - sottolinea -, non creando penalizzazioni (a livello economico) per nessuno»
proprio mentre m'accingo a descrivere il mio sogno mi ritorna in mente questa canzone o scioglilingua dei Kenze Neke ( gruppo musicale sardo ) che mi cantarono per incitarmi a bere durante una delle prime ubriacature
Cumbidu. È un invito reciproco «di bevande non obbligatoriamente alcoliche»
Iscopile. «Scopeta». È questa la traduzione in italiano che ne dà Luigi Farina, nel suo fondamentale «Bocabolariu sardu nugoresu-italianu, italiano-sardo nuorese» (Edizioni Il Maestrale). «Si appende - spiega più avanti l’autore - dove si vende vino di proprietà». «Sarebbe la prima fase dell’evoluzione iscopile/tzilleri/bar» scrive Solinas. Oggi sos iscopiles «sono ormai pochissimi sia a Nuoro che nei paesi dellla sardegna , ma un tempo erano il luogo di ritrovo preferito dai bevitori di vino». «Di solito si prendeva una licenza - racconta ancora Solinas - per tre mesi a partire da febbraio quando si toccava il vino, mettendo a disposizione la cantina o un seminterrato della propria abitazione, oppure se ne affittava una per la vendita. Per segnalare che in quella casa si vendeva vino si metteva fuori dalla porta un’iscopa ’e chessa e cioè una scopa di lentischio, da cui appunto il termine iscopile».
Istranzu. Forestiero, ossia: una persona esterna alla società. «Che provenga da Nuoro o da Milano o da altre parti dela penisola non importa - sottolinea Solinas - ed in quanto esterno rappresenta un possibile pericolo al buon equilibrio delle relazioni sociali specie quando quest’ultimo s’intromette, indaga o fa semplici domande»o dà giudizi senza conoscere la realtùà e la situazione del luogo , quello che oggi diremo nonsi fa' i .... propri .
Marzianetto. È un particolare tipo di bicchierino utilizzato un tempo per servire il vino di proprietà privata. I marzianetti erano di diversi tipi, tra i quali quello a sa nugoresa a sa ridotta.
Ritza (a sa). Bere a sa ritza è un’espressione tipica. Significa: bere in piedi di fronte al bancone del bar. È così, in questa maniera, che la tradizione vuole si svolga il rituale di su ziru.
Tzicchette. È il bicchierino d’acquavite, bicchierino per superalcoolici.
Tzilleri. «Termine nuorese e logudorese - spiega Solinas -. Sarebbe bettola, taverna. Deriverebbe secondo lo studioso di linguistica M.LWagner dallo spagnolo cillero e dal catalano celler “bodega” che sarebbe la cantina, dispensa o posto per custodire oggetti e quindi anche alimenti. Il latino cellarius era chi si faceva carico di custodire il grano ed i frutti del raccolto nella cella, rispondendo di essi e consegnandoli al proprietario. Lo Zingarelli definisce il celleraio il frate che nei conventi ha cura della dispensa». Il termine tzilleri oggi viene usato anche in senso spregiativo per qualificare un bar.
Ziru. «È il giro di bevande prevalentemente alcooliche effettuato all’interno del bar - scrive ancora Domenico Solinas nel suo libro-inchiesta sul campo “Su ziru. Un rituale del bere” -. Ognuno a turno paga da bere per tutti - sottolinea -, non creando penalizzazioni (a livello economico) per nessuno»
proprio mentre m'accingo a descrivere il mio sogno mi ritorna in mente questa canzone o scioglilingua dei Kenze Neke ( gruppo musicale sardo ) che mi cantarono per incitarmi a bere durante una delle prime ubriacature
che mi porta a svegliarmi di botto nel cuore della notte ( ieri esempio mi sono svegliato ale 3 e sono rimasto sveglio per circa in ora ne ho approfittato per concedermi un ora supplementare di elucubrazione e rielaborare la mia giornata passata ) ripercorre pari pari la mia ultiam ( risale a 13 anni fà , perchè ho imparato che mi stavo buttando via e mi facevo solo male e non ottenere quello che credevo di risolvere con l'eccedere ( lo stresso discorso vale per l'uso dele cane ) e quindi mi portava a chiedermi che senso ha continuare con questa esperienza che p è solo distruttiva infatti per fortuna ho scoperto da esami medici di soffrire di cefalea e di reflusso gastro esofageo e quindi ho capito che devo limitarmi .
Dopo questa elucubrazione \ disgressione contestuale veniamo al mio incubo
stavo passando a piedi o in macchina ( l'ultima volta ero a piedi ) nelle vie cittadine dopo una festa , ma a volte cosi rientrando da una normale passeggita , e le abitazioni della via ( altre volte stavolta da ubriaco il del maretedi grasso gli alberi del viale ) , come se crollassero o fossero animate proprio come in un romanzo fantasy mi aggredivano e io correvo per non essere preso e quando stanno per prendermi mi sveglio . Ma altre volte come in questo caso vengo preso sto per essere stritolato o da alberi o da case , fin quando poi mi metto quasi ad urlare :<< lasciatemi stare >> e mi sveglio tutto sudato ancora vivo .
Dopo questa elucubrazione \ disgressione contestuale veniamo al mio incubo
stavo passando a piedi o in macchina ( l'ultima volta ero a piedi ) nelle vie cittadine dopo una festa , ma a volte cosi rientrando da una normale passeggita , e le abitazioni della via ( altre volte stavolta da ubriaco il del maretedi grasso gli alberi del viale ) , come se crollassero o fossero animate proprio come in un romanzo fantasy mi aggredivano e io correvo per non essere preso e quando stanno per prendermi mi sveglio . Ma altre volte come in questo caso vengo preso sto per essere stritolato o da alberi o da case , fin quando poi mi metto quasi ad urlare :<< lasciatemi stare >> e mi sveglio tutto sudato ancora vivo .
4 commenti:
e,ma come si fa a non ubriacarsi col mirto di sardegna?:( un bicchierino e sei già out!!!POsterò martedì come al solito,se non ti dispiace...grazie per le belle parole,ma ancora non ho fatto nula per meritarle!
esagerata . dipende dalla quantità d'alcool ( o nel mio caso dal reflusso gastro esofageo ) e quindi di gradazione . Oltre il mirto anche le acque viti note meglio come it.wikipedia.org/wiki/Filu_'e_ferru . detta anche ardente ( acqua che brucia ) o certi vini molto forti perchè le vigne vengono coltivate su terreni salini alcolici come ad esempio quello di badesi ) una località di mare della mia zona al confine con la provincia di Sassari .
Infatti una mia ex amica del " continente " mi pare fosse di verona o di vicenza ora non ricordo bene dopo un bicchiee aveva già capogiro .
ho dato un'occhiata quà e là al tuo blog, interessante dove dire, tratta molto temi alcuni molto forti...imparerò a conoscerti durante questo lungo ma piacevole viaggio
Uti
Ciao,
Sono Sardo al 100% (Barbaricino doc da generazioni e generazioni) e casualmente da 18 anni sulla terra ferma.
Forza Casteddu!
P.S. e sono astemio al 97%!!
U2000
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