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14.3.25

Se non riusciamo a riconoscere e a onorare una vittima della violenza politica e dopo mezzo secolo non abbiamo pietà e rispetto di un ragazzo, allora il fascismo che lo abbiamo buttato giù a fare?

Cinquant’anni fa moriva Sergio Ramelli  (   per  chi volesse approfondire o ricordare leggere   Omicidio di Sergio Ramelli - Wikipedia  ) dopo lunghi giorni di agonia Aveva diciotto anni. Otto militanti di Avanguardia operaia gli sfondarono il cranio a colpi di chiave inglese per aver scritto un tema (non un decreto legge, non una sentenza d’assise o un fondo sul Corriere: morì per un compito in classe😥 ) in cui condannava le Br e si rammaricava del silenzio della politica davanti all’assassinio di due esponenti missini avvenuto Il 17 giugno 1974 dalle le BR commisero a Padova il loro primo delitto: nel
corso di un'incursione nella sede del MSI di via Zabarella, furono uccisi, pur in assenza di pianificazione, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Il nucleo veneto gestì l'evento, rivendicandolo all'interno della pratica dell'antifascismo militante . Tanto bastava per farlo diventare un sub-umano da eliminare. E così fu.
Ieri il ministro Valditara – azzeccandone una alla faccia dei bookmaker - ha scoperto una targa sulla facciata della sua scuola. È molto semplice, senza la retorica di parte di cui sarebbe stato facile e forse anche legittimo se    si vuole  ricordare  a  senso unico  gonfiarla. Dice che Ramelli era uno studente di quell’istituto e che fu ucciso per le sue idee. Ma contro quella targa c’è stata una raccolta di firme e c’è stato un presidio che urlava “Via i fascisti dalla scuola”.
Ora mi chiedo  visto     che  il  mese prossimo festeggeremo, il  25  aprile  ,  ovvero  la Liberazione da un regime totalitario che oltre agli oppositori schiacciò la libertà di pensiero e di espressione. Se non riusciamo a riconoscere e a onorare una vittima dell’intolleranza a meno che non la pensi esattamente come noi, se dopo mezzo secolo non abbiamo pietà e rispetto di un ragazzo, allora il fascismo che lo abbiamo buttato giù a fare?

13.6.18

quando la politica d'allora era politica non come oggi



premetto che cronologicamente non ho conosciuto la prima repubblica , avevo 16 anni quandocrollo tutto . Ma se dovessi tornare indietro tornerei a quei tempi dove nonostante il fortissimoscontro politico \ ideologico ed parlamentare ci si rispettava , nfatti

da  



33 anni fa fece scalpore l’omaggio di Almirante al “nemico” Berlinguer
di Redazione venerdì 9 giugno 2017 - 11:24



Trentatre anni fa, l’11 giugno 1984, moriva Enrico Berlinguer, colpito da un ictus durante un comizio per le elezioni europee. Come Giorgio Almirante, aveva guidato il Pci nei difficili anni Settanta. Simile l’ondata emotiva e la commozione popolare che accolsero la sua scomparsa come quella, quattro anni dopo, del leader missino. E qui certo i paragoni devono arrestarsi, perché i due erano avversari e nemici e mai si piegarono a compromessi tra loro pur riconoscendosi lealtà reciproca. Forse anche per questo, dinanzi allo spettacolo che offre oggi la classe politica, sono due leader anche molto rimpianti.
Fece scalpore all’epoca la decisione di Giorgio Almirante di mettersi in fila alla camera ardente per Berlinguer in via delle Botteghe Oscure, che ospitava la storica sede del Pci. Almirante era solo, e si mise in fila come gli altri. Pochi anni separavano quel momento dalle asprezze degli anni di piombo. Eppure non venne contestato. Poco dopo fu raggiunto da Giancarlo Pajetta e Nilde Iotti che lo accompagnarono all’interno per rendere omaggio alla salma del suo avversario. Furono gli stessi Pajetta e Iotti alla morte di Almirante a recarsi in visita a via della Scrofa per ricambiare l’omaggio.
Berlinguer era un avversario con cui Almirante aveva frequenti colloqui: un particolare che emerse solo negli anni Novanta grazie alle confidenze dell’ex portavoce del leader missino Massimo Magliano al giornalista Sebastiano Messina: “La prima volta ebbi l’impressione che si incontrassero per caso, che non ci fosse un appuntamento. Era un venerdì sera, la Camera era ormai deserta e in quel corridoio che portava alla commissione Esteri eravamo in quattro: Berlinguer e Tonino Tatò da una parte, Almirante ed io dall’altra. I due segretari si avvicinarono lentamente, si strinsero la mano con un sorriso un po’ timido e poi si appartarono dietro una porta su un divano di pelle”. Il tema del colloquio? Il terrorismo, argomento che ossessionava sia Almirante sia Berlinguer.
Seguirono altri incontri, tutti di lunedì o venerdì e rimasero segreti ai più. Almirante non raccontò neppure a Magliaro che cosa si dicevano in quegli incontri. Al termine del primo colloquio il commento di Almirante fu: “Quell’uomo è un avversario leale e corretto”. Gli incontri riservati tra Berlinguer e Almirante sono stati confermati anche dalla moglie di quest’ultimo, donna Assunta, la quale ha specificato che il tema era proprio il terrorismo. Vale la pena aggiungere, a questo proposito, che sia Almirante che Berlinguer erano considerati dai terroristi neri e rossi “traditori” da eliminare.

finalmente si usa il corpo di uomo e non di una donna per una pubblicità

finalmente uno spot nel quale il corpo usato è quello di un uomo non quello della donna, come sempre accade.Obbiettivo raggiunto  ma perché ...