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12.11.25

quando il porno era trasgressione . Mrs. Playmen, su Netflix la serie con Carolina Crescentini e Filippo Nigro

incuriosito dal battage pubblictario,  dallla  memoria  diretta  (  ero  adolesciente   nellì'ultimo  periodo    di playmen  ) ed indiretta,  dai  risultati   trovati  in rete   e i ricordidei miei genitori,ecc ho  iniziato a   guardare  Mrs. Playmen, su Netflix la serie con Carolina Crescentini e Filippo Nigro . 

Già dalla prima puntata promette bene , ci sono tutti gli elementi ( suspense , sensualità , erotismo non troppo volgare , curiosità del vedere come la vicenda è stata addatta dalla storia vera di Adelina Tattilo, ecc ) per vedere gli altri episodi ci sono appunto .

29.10.25

'Domani mi licenzio': la provocazione nascosta dietro la lettera murale apparsa vicino a Piazza San Silvestro a Roma

  da 'Domani mi licenzio': il messaggio nascosto dietro la lettera apparsa vicino a Piazza San Silvestro a Roma    di  https://www.funweek.it/

 È comparsa senza preavviso su un muro del centro di Roma, nei pressi di Piazza San Silvestro, attirando l’attenzione di passanti e curiosi: una lettera d’addio al lavoro dal titolo inequivocabile, “Domani mi licenzio”, stampata su un foglio A4, firmata con le iniziali “A.M.” e indirizzata ad un’azienda chiamata
“sFrutta S.p.A.”. Sembra a prima vista una provocazione ironica, ma nasconde un messaggio più profondo. Anche perché, a renderla ancora più enigmatica, c’è un QR code in fondo alla pagina che promette di spiegare le “ragioni del gesto”. Ma qual è il vero significato di quel messaggio? E dove porta il codice QR? Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Nel testo affisso ai muri di Piazza San Silvestro si legge:

 DOMANI MI LICENZIO Datore di lavoro Responsabile delle Risorse Umane sFrutta S.p.A. Data: 22 ottobre 2025 Gentile Datore di lavoro, Con la presente, desidero formalmente presentare le mie dimissioni dalla posizione di persona infelice presso sFrutta S.p.A., con effetto a partire da domani. Questa decisione è stata difficile da prendere. Potete ascoltare le ragioni scansionando il QR code qui sotto. Vorrei esprimere il mio sincero ringraziamento? Per niente. Farò il possibile per non garantire una transizione fluida durante il mio periodo di preavviso; a cominciare da qui. Vi auguro un futuro prospero e ricco di successi. Cordiali saluti A.M. 


 Un tono decisamente sarcastico e liberatorio che ha colpito molti romani. Un messaggio addio al lavoro che diventa manifesto di chi si sente sfruttato e senza voce. Dove porta il QR di quel volantino Scansionando il QR, però, si arriva al brano “Domani mi licenzio” di Alice Mela, in cui l’artista canta: “Io domani mi licenzio e non me ne importa niente / Se non troverò di meglio, la gente non comprende”. Tra versi che oscillano tra rabbia e leggerezza, la canzone racconta il desiderio di riscatto di una generazione costretta tra lavori precari, affitti insostenibili e sogni messi sempre in pausa.  Il gesto, dunque, non è solo una provocazione urbana, ma una performance artistica: un modo per trasformare una lettera di dimissioni in un inno alla libertà personale e creativa.

29.7.25

Famiglia ebrea aggredita in autogrill in un'area di sosta lungo l'autostrada nel Milanese un altro caso come della TavernaSantaChiara” di Napoli o vera aggressione ?

dal video che circola in rete  i  protagonisti non sembrano essere, 
come quelli“Taverna Santa Chiara” di Napoli  di qualche  tempo  fa ,almeno per ora,dei  provocatori.
 Infatti   la  digos  sta indagando  e  la vicenda  è ancora  in corso  . Però
caldo   posso dire  da  critico   verso lo stato d'israele    per la sua politica , e di  certi israeliani   ed ebrei  sionisti  ( ovviamente senza fare   generalizzazioni inutili   perchè    non tutti  gli ebrei  sono sioisti   ed  israeliani  )  queste  cose  non mi    fano ribrezzo e indignazione  oltre  che  sconforto  come  se   dallìolocausto  \  shoah  e   delle persecuzioni precedenti   l'umanità   non ha  imparato niente   .
Ora   è
 vero che la vicenda del turista con la kippah aggredito mentre portava in bagno il figlioletto in un autogrill lombardo è microscopica rispetto agli orrori quotidiani di Gaza. Ma è altrettanto vero che quella vicenda con Gaza non c’entra nulla, perché nulla c’entrano padre e figlio con quell’orrore. E l’aggredito ha provato a spiegarlo: sostengono che va spiegato a Netanyahu che non deve bombardare? Ma io sono francese, non israeliano.La sintesi è che in Italia un uomo e il suo bambino sono stati aggrediti per via della loro fede religiosa, unico elemento che degli sconosciuti potessero percepire sul loro conto. Un pogromino da autostrada.Al di là che gli aggressori abbiano capito o no che quell’uomo è francese, e che gliene importi qualcosa, resta che in Italia in troppi pensano che un ebreo in qualche modo sia anche un mezzo israeliano. E questo è particolarmente pericoloso, in un Paese che gli ebrei li ha perseguitati e uccisi e in un periodo storico in cui il governo israeliano perseguita e uccide. Perché chi in qualche modo è un mezzo israeliano sarà necessariamente anche un mezzo italiano. E se non ha qualche diritto in meno, magari avrà qualche responsabilità collettiva in più.           
                  Caffe  scorretto unione  sarda  29\7\2025   di Angelino  Tabasso 

Concordo  in  attesa  dell'appurarsi  del reale svolgimentio  dei fatti  ,  con lui  specie   nella  chiusa  : <<A qualcuno, sconvolto dalla carneficina della Striscia, possono sembrano sfumature. Ma gli orrori germogliano sulle semplificazioni.>>
Ma Prendersela così violentemente con una famiglia Israeliana in questo caso che neanche conoscono è da vigliacchi e pregiudizievole ed è anche pericoloso.Giusto per correttezza: non sono israeliani, ma ebrei francesi. sono ebrei punto e basta. Esistono ebrei italiani , francesi, svizzeri. Magari Israele non l'hanno nemmeno mai vista e magai non sono necessariamete sionisti
infatti concordo anche    con Lorenzo Tosa   


perchè   descrive   la  differeza    tra  il nuovo antisemitismo ( non con  questo,come  spiegato  nel video  stesso, debba    essere  considerato  meno  vergognoso ed  abberrrate   e quindi  giustificare  chi  ci cade  , come  è  caita   anche al  sottoscritto  ,   per  poii  accorgesene  e  scusarsi pubblicamente   ,  e  trovate  traccia   nel'archivio   dei post  sul  blog   )  e  quello  "classico"  del secolo  scorso   ma  ancora  purtroppo  radicato  ancora  oggi  e che    al  90  %  dei casi  si mescola  e s'unisce  al primo  rendendone  difficile   la  distinzione 

Con questo è  è  tutto alla prossima se  Dio vuole  e  i  Carabinieri  lo  permettono  

14.3.25

Se non riusciamo a riconoscere e a onorare una vittima della violenza politica e dopo mezzo secolo non abbiamo pietà e rispetto di un ragazzo, allora il fascismo che lo abbiamo buttato giù a fare?

Cinquant’anni fa moriva Sergio Ramelli  (   per  chi volesse approfondire o ricordare leggere   Omicidio di Sergio Ramelli - Wikipedia  ) dopo lunghi giorni di agonia Aveva diciotto anni. Otto militanti di Avanguardia operaia gli sfondarono il cranio a colpi di chiave inglese per aver scritto un tema (non un decreto legge, non una sentenza d’assise o un fondo sul Corriere: morì per un compito in classe😥 ) in cui condannava le Br e si rammaricava del silenzio della politica davanti all’assassinio di due esponenti missini avvenuto Il 17 giugno 1974 dalle le BR commisero a Padova il loro primo delitto: nel
corso di un'incursione nella sede del MSI di via Zabarella, furono uccisi, pur in assenza di pianificazione, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Il nucleo veneto gestì l'evento, rivendicandolo all'interno della pratica dell'antifascismo militante . Tanto bastava per farlo diventare un sub-umano da eliminare. E così fu.
Ieri il ministro Valditara – azzeccandone una alla faccia dei bookmaker - ha scoperto una targa sulla facciata della sua scuola. È molto semplice, senza la retorica di parte di cui sarebbe stato facile e forse anche legittimo se    si vuole  ricordare  a  senso unico  gonfiarla. Dice che Ramelli era uno studente di quell’istituto e che fu ucciso per le sue idee. Ma contro quella targa c’è stata una raccolta di firme e c’è stato un presidio che urlava “Via i fascisti dalla scuola”.
Ora mi chiedo  visto     che  il  mese prossimo festeggeremo, il  25  aprile  ,  ovvero  la Liberazione da un regime totalitario che oltre agli oppositori schiacciò la libertà di pensiero e di espressione. Se non riusciamo a riconoscere e a onorare una vittima dell’intolleranza a meno che non la pensi esattamente come noi, se dopo mezzo secolo non abbiamo pietà e rispetto di un ragazzo, allora il fascismo che lo abbiamo buttato giù a fare?

15.1.25

Se volete solo ergastoli cambiate la Costituzione



premetto che Facci non mi piace per niente ma qui ha fatto un ottima provocazione contro quelli che dicono che l'ergastolo è disumano sia quelli che avendo scarsa o nessuna della sistema legislativo italiano ( qui possiamo colmare le lacune ) non esiste , perchè si è subito liberi .


Questa classe politica e questo Paese dovrebbero decidere, una volta per tutte, se vogliono mantenere l'articolo 27 della Costituzione oppure no. Non c'è retorica nel chiederlo, dovrebbero decidere e basta, e lo si scrive, ora, a margine dell'indignazione bipartisan che ha accompagnato la condanna «solo» a 30 anni e quindi non all'ergastolo per Salvatore Montefusco (nella foto), autore del duplice omicidio di due donne (sua moglie e la figlia di lei) con motivazioni «choc» ritenute «offensive» o addirittura «un vulnus nelle fondamenta che

reggono il nostro ordinamento». Questo, praticamente, a opinione dell'intero arco parlamentare: e ci limitiamo a citare il ministro Eugenia Roccella, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini di Noi moderati, Laura Ravetto della Lega, Maria Elena Boschi di Italia viva, Valeria Valente del Partito democratico, Marilena Grassadonia di Alleanza verdi e sinistra e, infine, Carolina Morace dei Cinque Stelle: otto donne, e sia detto che c'è qualcosa di culturalmente stucchevole nel fatto che a parlare siano state solo loro, e non, significativamente, degli uomini: decida il lettore se c'è un errore da qualche parte, se ci sia un troppo il silenzio oppure, dall'altra, una forma di sindacalismo che impone di dover dire qualcosa a tutti i costi.Ricominciamo da capo. In Italia, una condanna a 30 anni oppure a un ergastolo ordinario corrispondono quasi alla stessa cosa, visto che l'ergastolo corrisponde proprio a 30 anni di carcere (e non a «fine pena mai») in virtù dell'articolo 27 della Costituzione secondo il quale la pena «deve tendere alla rieducazione del condannato». Non piace? Basta cambiare l'articolo 27. In entrambi i casi, 30 anni o ergastolo, si prevede che il detenuto lascerà il carcere con anticipo e questo per via delle varie buone condotte, semilibertà, condizionali e permessi premio che a loro volta sono inseriti nel solco dell'articolo 27 della Costituzione, che beninteso, basta cambiarlo. Stiamo dicendo, non fosse chiaro, che prendersi l'ergastolo oppure 30 anni in pratica è la stessa cosa, soprattutto se di anni se ne hanno 72 come il condannato per duplice omicidio: il quale, bene che vada, dovrebbe uscire di galera poco meno che centenne. Non solo: è un assassino che era incensurato, che ha confessato e che ha avuto un certo contegno processuale: e questa, per i codici, è sostanza, non parole, non fanno parte di un giudizio morale come quello emesso in coro sulla sentenza: poi possono non piacerne le motivazioni, o il modo in cui sono state scritte, ma non c'è decisione o condanna che nei tribunali non corrisponda a una regola, a un comma, a un'attenuante o a un'aggravante o a un'esimente; la legge è questa cosa qui, non è qualcosa che debba corrispondere alla «evoluzione culturale necessaria» come ha detto forse la più autorevole delle commentatrici citate, secondo la quale serve una lotta contro «la cultura patriarcale». Le sentenze non devono essere educative: sono le pene che devono esserlo, e se non piace (o non funziona) basta cambiare l'articolo 27 e trasformare la funzione del carcere in «retributiva», com'è negli Stati Uniti, dove non ha senso prevedere indulti e semilibertà e condizionali e permessi vari: ma basta dirlo, e allora ditelo. La nostra legge e la nostra Costituzione (sempre lui, l'articolo 27) dicono che il carcere sarebbe teso a scoraggiare le recidive, cioè a convincere che di delinquere non valga la pena: se non piace, basta trasformare la galera in una punizione o in un impedimento fisico a delinquere (all'americana, appunto) e farla finita con indulti e semilibertà e condizionali e permessi vari, e non si deve andare per il sottile neanche con le perizie psichiatriche. Infine, a proposito di arretramenti o progressi culturali, va fatto sull'espressione «femminicidio»; se andate su un qualsiasi motore di ricerca, scoprirete che un sacco di gente si chiede a quanto ammonti la pena per femminicidio: considerarla una battaglia vinta, beninteso solo «culturale». Perché, nella realtà, l'assassinio di una donna è punito come l'assassinio di un uomo: articolo 575 del Codice. Anche qui: se non piace (come non piacque a una parlamentare di centrodestra, che per il femminicidio propose l'ergastolo) allora da capo: basta cambiare la Costituzione. Ma ditelo. Fatelo. A voi la palla.


e soprattutto per i non iscritti ai partiti organizzatevi una raccolta di firme referendaria .






8.12.24

Giulia Cecchettin, la sorella Elena contesta la sentenza su Turetta ma i familiari non erano contro l'ergastolo ?

 E' vero   e sono  d'accordo     elena   cecchetin    quando  dice  : «Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta, ma la giustificazione e il menefreghismo per gli altri stadi di violenza che anticipano il femminicidio » .Per  il  resto non la  capisco e  non li  capisco  dicono  d'essere  contro l'ergastolo  e  poi ricorrono  la  sentenza   che  ha condannato il  carnefice del loro  familiare  .  Non  è accanimento  verso  uno che  è  stato  già  condannato  ad  una  pena   pesante  ,  cosa   rara  nel casi  di violenza  di genere  o meglio   di femminicidio   ? 

Elena Cecchettin. (Getty Images)



Mai poi rileggendo meglio le sue storie sui social mi accorgo che ha ragione la legge va modificata lo stalking dovrebbe essere considerato un aggravante Perché, come lei stessa sottolinea,  su  ;   Elena Cecchettin contro la sentenza per Filippo Turetta
in iO Donna  « la violenza non inizia con il coltello o con il pugno. Inizia molto prima, si insinua sottile nelle pieghe della quotidianità, si maschera da attenzione ossessiva, da gelosia, da controllo ».


29.9.24

Secondo voi una donna di 46 anni che non si è sposata e non ha avuto figli è incompleta o completa ? io la risposta la ho . ma Vorrei sapere cosa ne pensate.

 colonna  sonora   
Bandiera  -  di Giulia  Mei  

Eccovi dopo  tanto tempo   una  mia provocazione  .
Essa scondo alcuni mie utenti di fb che hanno commentato questo mia provocazione , la domanda non ha senso. Infatti verebbe da replicare con un altra domanda \ elucubrazione <<Cosa vuol dire essere “completi”? Da che punto di vista? Vale per la donna come per l’uomo. Quando una persona è completa? Quando ha fatto certe esperienze? Ok, e chi stabilisce quali delle centinaia di esperienze che
si possono fare ti completino? Diventate genitori ti completa? Va bene, e allora perché non aver rischiato almeno una volta di morire. Ovvio che ogni esperienza ci cambi, ma non basta farle: bisogna avere la maturità di imparare da esse e non tutti ne sono in grado.>> . Aggiungo io anche saper distinguere quali esperienze fanno fatte e queli no .  Infatti La completezza di una persona non dipende dal suo stato civile o dal fatto di avere figli. Ogni individuo è completo o  incompleto  a modo suo, indipendentemente dalle scelte di vita che fa. La società può avere aspettative diverse, ma ciò che conta davvero è come una persona si sente riguardo alla propria vita e alle proprie scelte. Ma sopratutto ecco una discussione che sintetizzano il mio pernsiero \ la mia risposta a tale insulsa domanda . 

[...]

Stefania Lisi
io ho 59 anni, non mi sono MAI sposata e ho 2 figli (ma avrei anche potuto non averli, sono stati stata una mia scelta).
Domanda veramente senza senso la tua, Giuseppe.
20 h

Giuseppe Scano
Ha  ragione    carissima  Stefania Lisi . Ma  la  domanda   non è mia . l'ho trovata in un post di una ragazza(  di cui adesso non mi  sovviene   il nome   )  su  Threads che provocariamente come ho fatto anch'io nel mio post , si faceva tale sega mentale ( cioè domande a cui ha già una risposta o che sono assurde ) per criticare certi bigotti e retrogradi sia uomini che donne che affermano tali idiozie cioè una donna non è completa se non è sposata o non ha figli .Infatti   come ho risposto a Lola IE Loredana Penna e la richiesta di un parere . in quanto molti uomini , ma nche donne , reputano chi fa tale scelta incompleta . Secondo e  qui  chiarisco meglio  il mio  pensiero  me una donna   ma  che   un  uomo   dev'essere libera di scegliere se fare o anhe non fare tali esperienze essere libera di sentirsi completa o incompleta . Proprio  come  questa canzone





Simona Moretti
Ognuno di noi cerca di esistere in quelli che sono i propri desideri. Molti simili, molti diversi. Chi non sa vivere da solo, chi se non ha una famiglia si sente un fallito, chi fa un figlio per desiderio o per essere negli schemi richiesti. Lo capiamo tardi ma, seguire le proprie esigenze dovrebbe essere l'unico modo di vivere.
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Simona Moretti esatto . sta a lui\ lei decidere se sentirsi completo\a o incompleto\a non tu a decidere o dirlo per lui \ lei

  Aggiungo  anche       che    La domanda se una donna di 40 anni non sposata e senza figli sia "completa" o "incompleta" oltre  che    insulsa   è una domanda complessa e soggettiva, che non ammette una risposta univoca.

L'idea che una donna debba essere sposata e avere figli per essere considerata "completa" è un retaggio di vecchi stereotipi sociali che, fortunatamente, stanno sempre più scomparendo  anche  se  ancora    resistono  Concordo   con la  IA  di   google

Perché questa domanda è problematica:

  • Stereotipi di genere: Impone un'idea limitata e stereotipata di felicità femminile, suggerendo che la realizzazione personale di una donna dipenda esclusivamente dalla sua vita familiare.
  • Individualità: Ogni persona è unica e definisce la propria felicità in modo diverso. Ciò che rende una persona "completa" varia da individuo a individuo.
  • Pressioni sociali: La società spesso esercita pressioni sulle donne per conformarsi a determinati modelli di vita, creando un senso di inadeguatezza in coloro che non li seguono.

Cosa significa essere "completi":

  • Benessere personale: Sentirsi realizzati, appagati e felici con la propria vita, indipendentemente dallo stato civile o dalla presenza di figli.
  • Relazioni significative: Avere relazioni sane e soddisfacenti con le persone che amiamo, che siano familiari, amici o partner.
  • Realizzazione personale: Perseguire i propri obiettivi, sviluppare le proprie passioni e contribuire alla società in modo significativo.

In conclusione:

Una donna di 40 anni non sposata e senza figli può essere altrettanto "completa" di una donna sposata con figli. La felicità e la realizzazione personale non dipendono da un elenco di requisiti prestabiliti, ma dalla capacità di costruire una vita che ci soddisfa e ci rende felici.

È importante ricordare:

  • La scelta è personale: Ogni donna ha il diritto di scegliere come vivere la propria vita e di definire i propri obiettivi.
  • La felicità non ha un modello: Non esiste una formula magica per essere felici. La felicità è un percorso individuale e continuo.
  • Sfida gli stereotipi: Non lasciarti condizionare dai giudizi degli altri e costruisci la tua vita in base ai tuoi valori e desideri.

Se ti senti insicura o sotto pressione, ricorda che non sei sola. Parlare con un amico fidato, un familiare o un professionista può aiutarti a chiarire i tuoi pensieri e a trovare il tuo percorso.


alla   prossima  provocazione  .  con questo è tutto    cari amici  vicini e lontani

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