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8.12.24

Giulia Cecchettin, la sorella Elena contesta la sentenza su Turetta ma i familiari non erano contro l'ergastolo ?

 E' vero   e sono  d'accordo     elena   cecchetin    quando  dice  : «Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta, ma la giustificazione e il menefreghismo per gli altri stadi di violenza che anticipano il femminicidio » .Per  il  resto non la  capisco e  non li  capisco  dicono  d'essere  contro l'ergastolo  e  poi ricorrono  la  sentenza   che  ha condannato il  carnefice del loro  familiare  .  Non  è accanimento  verso  uno che  è  stato  già  condannato  ad  una  pena   pesante  ,  cosa   rara  nel casi  di violenza  di genere  o meglio   di femminicidio   ? 

Elena Cecchettin. (Getty Images)



Mai poi rileggendo meglio le sue storie sui social mi accorgo che ha ragione la legge va modificata lo stalking dovrebbe essere considerato un aggravante Perché, come lei stessa sottolinea,  su  ;   Elena Cecchettin contro la sentenza per Filippo Turetta
in iO Donna  « la violenza non inizia con il coltello o con il pugno. Inizia molto prima, si insinua sottile nelle pieghe della quotidianità, si maschera da attenzione ossessiva, da gelosia, da controllo ».


22.12.23

Noi continuiamo a parlare, a mettere fiocchi rossi e segni in faccia. E loro continuano a morire. Si chiamava Vanessa Ballan, aveva 27 anni

Ancora una di meno. Ancora una donna morta ammazzata a coltellate. A Treviso.Ancora una volta incinta di qualche mese, come Giulia Tramontano. E un altro figlio di quattro anni a casa. Ancora un femminicidio.Ancora per mano di un uomo che lei aveva già denunciato per stalking, senza che questo le abbia salvato la vita.Si chiamava Vanessa Ballan, aveva 27 anni. Noi continuiamo a parlare, a mettere fiocchi rossi e segni in faccia. E loro continuano a morire. E, nel frattempo, non c’è più rimasto nessun uomo che possa chiamarsi fuori. Perché anche chiamarsi fuori, anche solo non dire o fare niente, è parte del problema. Ma allo stesso tempo Nella storia del femmincidio di Vanessa Ballan c’è, una volta tanto, la storia di un uomo meraviglioso nella sua dignità: il compagno Nicola Scapinello.Si erano conosciuti presto, prestissimo. La classica storia d’amore nata sui banchi di scuola, poi la convivenza e un figlio, oggi di quattro anni.Entrambi originari di Castelfranco Veneto, da qualche tempo si erano trasferiti a Riese (provincia di Treviso) per motivi di lavoro: lei commessa in un supermercato, lui piastrellista. Non si sono mai lasciati Vanessa e Nicola. Neppure quando lei ha incontrato e intrapreso una relazione con Bujar Fandai, l’uomo che anni dopo la ucciderà.



Quando, un anno fa, Vanessa decide di troncare con Bujar e raccontare tutto al compagno, Nicola non sbatte la porta, non si lascia prendere dall’orgoglio, non cerca l’amante per regolare i conti. Fa quello che fa un uomo che ama una donna: le resta accanto. E lo fa, soprattutto, nel momento più difficile quando la rabbia di Fandai si trasforma in violenza pura: stalking, aggressioni, minacce di morte. Quando Vanessa, in lacrime, confessa il dramma che sta vivendo, Nicola si presenta con lei per ben due volte a denunciare il suo persecutore, prima dai carabinieri e poi in procura. Anche se non basterà a salvarle la vita.È ormai l’ottobre scorso. Qualche mese dopo Vanessa resta anche incinta del secondo figlio, la vita riprende, va avanti in una qualche forma di normalità. Fino alla mattina di martedì 19 dicembre, quando Nicola, allarmato dai silenzi di Vanessa, corre a controllare a casa, trovandosi di fronte una scena di indicibile orrore e il corpo di sua moglie riverso nel sangue.Questa è anche la storia di un uomo e di un maschio non tossico, capace di amare e perdonare come gesti simmetrici, a cui resta un figlio di 4 anni che crescerà senza una madre ma con davanti a sé l’esempio di un uomo (davvero) forte, per parametri lontanissimi da quelli che ci hanno sempre spacciato. Questa è la dimostrazione che non bisogna mai generalizzare. Ci sono moltissimi uomini perbene a cui non viene neanche in mente di colpire le donne. Chi lo fa probabilmente è cresciuto in un ambiente malsano, senza ricevere i giusti valori. Non è ovviamente una giustificazione ma il rispetto si impara soprattutto in famiglia

11.4.22

quando è no è no Lei è Alessia Orro, 23 anni, pallavolista del Vero Volley Monza e della Nazionale che ha trovato il coraggio di denunciare il suo

da https://www.storiedeglialtri.it "Avevo 21 anni, un uomo mi scriveva di continuo sui social: complimenti, avance, poi minacce. L’ho bloccato, credevo avrebbe smesso.
Un giorno l’ho trovato fuori dalla palestra, in quel momento ho capito che non si sarebbe fermato.
Mi seguiva agli allenamenti, e alle partite, prenotava negli stessi hotel in cui alloggiava la mia
squadra.
Ho iniziato a soffrire di attacchi di panico, quando lo vedevo sugli spalti facevo fatica a concentrarmi sul gioco.
Pensavo di non avere la forza, ma grazie al supporto delle mie compagne e della società, l’ho denunciato.
È stato arrestato per stalking e finalmente ho ricominciato a respirare.
Oggi, dopo tre anni, è venuto di nuovo a cercarmi. È stato doloroso riaprire quella vecchia ferita.
Per lui provo solo schifo. Come ha potuto arrivare fino a questo punto? Far provare timore a una ragazza, farla sentire così a disagio?
È più difficile se si affronta tutto da soli: non abbiate paura, denunciate ogni forma di violenza". Lei è Alessia Orro, 23 anni, pallavolista del Vero Volley Monza e della Nazionale.
Nel 2019 ha denunciato per stalking Angelo Persico, professionista novarese di 55 anni.
L’uomo è stato arrestato, ha patteggiato una condanna a 1 anno e 8 mesi di carcere, da scontare ai domiciliari.
Tornato in libertà, ha pensato bene di rifarsi vivo. Alessia se l’è ritrovato davanti al palazzetto prima degli allenamenti.
Il galantuomo è finito di nuovo in carcere, Alessia non abbassa la testa, lo fa per se stessa e per tutte le donne vittime di sopraffazioni, molestie, violenze, che troppo spesso non trovano il coraggio di denunciare.

12.10.21

Che giustizia è se non si rispettano le donne anche da morte?”

IL   caso che     tratto oggi   è  uno  dei tanti   femminicidi   che  quotidianamente  avvengo  in italia  nel silenzio  quasi totale    se  non in trasmissioni di nicchia   ,  o  che non sia  qualche  caso eclatante    magari per  riempire  con la  cronaca nera   qualche   buco  oppure  occultare  \  far passare in secondo piano notizie  scomode     . Esso  è      il   Femminicidio  di   Giordana Distefano, avvenuto  6 anni fa  . Allora qualcuno  si può chiedere    ,ma  come è una storia  di 6  anni fa  perchè   ne  parli . Certo  è una  storia  lontana   cronologicamente  .  Ma Come    è  ovvio   ed  scontato  , tranne che    per  i carnefici  e  i tribunali  la ferita non si rimargina, non può rimarginarsi. 
Infatti   sono  passati ben  sei  anni   ed  la  causa  giudiziaria  è ferma    al primo  grado di  giudizio  . Se non fosse   per  la madre    finirebbe   nel   dimenticatoio  e   fra le  tante  cause  che  si prescrivono 

Femminicidio Giordana Distefano

Il  sito  dayitalianews.com/ in : <<Femminicidio di Giordana Distefano: "Che giustizia è se non si rispettano le donne anche da morte?"  >> ha  incontrato Vera Squatrito, la madre di Giordy, barbaramente uccisa, a Nicolosi, centro delle provincia etnea, dal padre di sua figlia, nell’ottobre del 2015, perché aveva avuto il coraggio di denunciarlo per stalking.
Quella denuncia ancora lasciata in sospeso, nonostante gli anni trascorsi, nonostante l’assassino sia già stato condannato a 30 di reclusione col rito abbreviato: lo scorso mese è stata rinviata per l’ennesima volta l’udienza

Femminicidio Giordana Distefano

Sembra incredibile, ma è quel che accade  quotidianamente   e  continuerà  ad  accadere  se   alla schifo riforma  della  cartabia  non  si porrà rimedio   , mentre il dolore continua a devastare chi resta e non si capacita della lentezza dei procedimenti, dei cavilli, della mostruosa indifferenza dei codici, della burocrazia, della assenza di rispetto per le vittime e le loro famiglie.

Femminicidio Giordana Distefano

Ma Vera non demorde. Infatti

  

Ella parallelamente alla sua lotta per ottenere completa giustizia, nel nome della figlia ha inaugurato la Casa di Giordy,[ foto sopra ] un progetto che da centro di ascolto per le donne che vogliono dire basta alle aberrazioni del maschilismo ambisce a diventare punto di riferimento, rifugio, quartier generale per le denunce e la rinascita.

  • 14.9.21

    in italia stiamo regredendo fra sessimo , razzismo , talebani nostrani parte 1

     Infatti Al patriarcato italico come dimostra anche il mio post precedente non servono barbe e kalashnikov, gli basta l’ipocrisia.

    Perché lui:
    1) non vieta l’aborto, ma riempie gli ospedali di ginecologi obiettori, i consultori di personale cattolico e nega qualsiasi forma di educazione sessuale ed affettiva a scuola
    2) non chiude in casa le donne, ma applica male una legge contro lo stalking che lascia a piede libero gran parte dei persecutori obbligando le vittime a vivere nel terrore o peggio essere uccise
    3) non lapida le mogli infedeli in piazza, ma non fa nulla contro una cultura che legittima i maschi a stuprare ed ammazzare le donne che li hanno delusi
    4) non impedisce alle donne di lavorare, ma le paga il 30% in meno dei maschi e le obbliga a chiedere il part time per potersi occupare gratuitamente dei lavori domestici.

    E dopo l’ennesime donne sgozzata dal marito, anche questa sera ci indigneremo perché i talebani impongono la sharia, e così dormiremo tranquilli convinti di essere quelli bravi, belli e buoni.

    proprio mentre finisco questo post leggo sulla home di facebook questo post di

    È il minuto 60 di Milan-Lazio.Tiémoué Bakayoko, centrocampista francese del Milan di origini ivoriane, fa il suo esordio in campionato a San Siro.Dal settore ospiti cominciano a partire fischi, insulti e cori razzisti al suo indirizzo. Uno, in particolare, su tutti: “Questa bana** è per Bakayoko”.
    Come due anni fa, come sempre. Come se fosse una cosa normale.Al punto da costringere lo stesso giocatore a scrivere un post su Instagram che fa malissimo leggere: “Per tutti i laziali che hanno insultato me e Franck (Kessie, ndr), siamo forti e orgogliosi del colore della nostra pelle”. L’idea stessa che nel 2021 un calciatore, un essere umano, arrivi a scrivere pubblicamente di essere orgoglioso di essere nero, il fatto che ci sia bisogno di ribadirlo, è già di per sè una sconfitta clamorosa.E non chiamateli “tifosi”, questi sono fascisti, quelli veri. E in uno stadio o in una manifestazione sportiva non devono entrare mai più, semplicemente non hanno diritto di cittadinanza. Solidarietà totale a Bakayoko e Kessie, ma abbiamo tollerato anche troppo.

    12.5.21

    Tragedia a Tortolì: Mirko muore a 20 anni per difendere la madre dall’aggressione dell’ex-compagno violento

     Leggendo   le  ultime   notizie  sull'ennesimo femminicidio  avvenuto stavolta  in Sardegna   A  tortoli   più precisamente  mi  sono ritornate  alla mente     alcune  strofe    di  Non ricordo  più del mare    di Andrea Sisti 

    Sono qui sdraiato a terra
    Va di fretta la mia vita
    Mentre il sangue dentro brucia
    Mi si appanna anche la vista
    Ma un sorriso mi sorprende
    So che non morirò per niente
                

     Ma  ora   veniamo   ai  fatti   

    Una terribile tragedia si è consumata la notte del 10 maggio a Tortolì (NU), in via Monsignor Virgilio, pieno centro: Mirko Farci, giovane di 20 anni, è stato ucciso a coltellate mentre cercava di difendere la madre Paola Piras, 50 anni, dall’ex-compagno Masih Shahid, 29 anni. Il killer pakistano, un operaio, è stato arrestato nella mattinata di ieri dai carabinieri, poi è stato trasportato in caserma per l’interrogatorio. A dare l’allarme Stefania Piras, zia di Mirko, che abita nella stessa palazzina della tragedia, al piano di sotto.Stando alla prima ricostruzione degli inquirenti, l’uomo sarebbe entrato nella casa dell’ex-compagna e l’avrebbe colpita con un coltello per ucciderla. Ma Mirko sarebbe intervenuto per proteggere la mamma da quell’uomo violento e avrebbe così perso la vita, ucciso dallo stesso coltello che ha ridotto la madre in un letto d’ospedale a lottare tra la vita e la morte. Il comportamento violento dell’ex-compagno non è stato un fulmine a ciel sereno: di recente, l’uomo era stato già arrestato per maltrattamenti


    Mirko, ucciso dall'ex-compagno della madre: il killer aveva il divieto di avvicinarsi alla donna

    La madre di Mirko, soccorsa dal 118, è ricoverata ora all’ospedale di Lanusei, in Ogliastra. La donna ha riportato sul corpo i segni di 17 coltellate, inferte con inaudita violenza ai reni, al volto, alla trachea e all’addome. I medici dell’ospedale Nostra Signora della Mercede di Lanuse l’hanno sottoposta ad un delicato intervento chirurgico durato circa 4 ore e tecnicamente riuscito, fa sapere lo staff sanitario dell’ospedale.L’ex compagno della donna, un pakistano di 29 anni, era stato già arrestato per maltrattamenti e, per questo motivo, gli era stato imposto dai giudici di Lanusei il divieto di avvicinamento, che ovviamente non ha rispettato. I due si erano conosciuti su Facebook due anni prima, per qualche tempo avevano avuto una relazione, ma la mamma di Mirko non riusciva più a liberarsi di quell’uomo violento, che continuava ad insultarla e minacciarla di morte.Tutti in quartiere sapevano di dover avvisare i carabinieri se avessero visto l’operaio arrivare in paese e avvicinarsi alla casa di Paola e Mirko. Ma l’uomo, sapendo ciò, ha scelto le prime luci dell’alba per agire, quando quasi nessuno avrebbe potuto vederlo ed avvisare le forze dell’ordine.   continua  https://www.ildigitale.it/mirko-ucciso-dallex-compagno-della-madre-difesa/

    Un articolo  d cronaca nera    , cosa rara  , non troppo sensazionalistico rispetto    sia   all'orripilante     titolo     del  secolo  d'Italia    sia   all'indignazione  un tanto al  kilo di  

     in una chat   ho avuto una discussione     simile  allo stato fb  dell'amica  


    Essere spregevoli in politica è spesso consuetudine, non ci si dovrebbe meravigliare più di niente, ma la strumentalizzazione di Giorgia Meloni sulla tragedia di Mirko stamattina mi ha rivoltato le budella.
    Ora trovatemi altri post della Meloni  o    degli altri esponenti  di  destra    ( compresi i loro seguaci   \  simpatizzanti )   sui vari casi di cronaca che affliggono il paese, io  vedo   che si espone solo quando si tratta di stranieri? Cosa vuol dire "Pakistano uccide"? Premetto che il fatto mi ha sconvolta abbastanza perché il  ragazzo   aveva più o meno l'età di mia nipote  ( figlia  di mio cugino in primo )  e all'assassino gli avrei dato la peggior pena, ma è un assassino  non un pakistano o d'altra nazionalità , l'intento della Meloni  e company  per il mio giudizio è da voltastomaco.  come  dicono alcuni comenti  alla  discussione ( qui tutti gli altri commenti ) dello stato prima citato        : 
    • ***   la morte di un giovane ragazzo non dev'essere d'esempio per nessuno di noi comuni mortali, dovrebbe essere una molla che fa agire il governo in difesa di persone indifese, cose ovviamente che son ben lontane dal nostro 2021. È l'ennesima tragedia di una vittima di violenza. Ma esempio di che? Se le leggi funzionassero non ci sarebbe bisogno di piangere innocenti !
    • concordo con te *****  il problema è la criminalità, non la sua provenienza, ci può stare l'indignazione. In effetti non ho nemmeno mai capito il perché nei fatti di cronaca si tende sempre a sottolineare la nazionalità di chi ha compiuto il crimine. Come se fosse più criminale uno "straniero" rispetto a un italiano, sei delinquente punto e devi essere condannato per quello non per la provenienza
    << soprattutto >>  come  risponde  l'autrice  del post   ad  un commento   <<  mi dicano dove leggono notizie di omicidi in cui si scriva "Italiano uccide". Ma quello che mi ha infastidito ora è cavalcare l'onda del dramma per il proprio tornaconto .🤮 >>>.  Sempre  in una    chat  privata il mio interlocutore  dicui parlavo  prima      mi è  stato  detto    << hai sollevato un "caso razzismo" dove proprio (in questo caso) non esiste... Mi dispiace... puoi anche trovare tutte le motivazioni possibili...ma è solo questione di pregiudizio... Io non ci vedo la benché minima traccia di razzismo  . A me non frega un corno il fatto che si sottolinei la provenienza del criminale, non la vedo una cosa razzista. Semmai si è portati a vedere razzismo ovunque anche quando palesemente chi ha commesso quel crimine, bianco, nero, giallo o veldi chi sia, dovrebbe essere solo ed esclusivamente condannato... Non che ogni volta si parte con la manfrina del razzismo... Ma basta Santo cielo... Per me può essere chiunque, sempre un disgraziato da punire, severamente, resta.>> Io  gli ho riposto  (  e  rispondo  a  tutti quelli che la pensano cosi )   ma tu un titolo della Meloni(  o altro esponente  di destra  )  "giovane italiano uccide immigrato" lo trovi? Magari uno su Zdenka Kreicikova  ( un altro orripilante  femminicidio  avvenuto  l'ano  scorso   qui  maggiori notizie  ) .  sapete   qual è, per me, il problema? É che se è già di per sé gravissimo quello che ha fatto questo pezzo di merda, diventa ancora più grave per il fatto di essere un ospite in un paese straniero... E questo vale anche per un italiano che commetta un crimine all'estero.  << Ma >>   e qui  concordo con  *** un altro mio amico   che  ha scritto  mi pare  sul suo  fb o sul suo twitter    <<  dire che non è la nazionalità o l'etnia a fare di una persona un delinquente e in questo caso un omicida ma la sua individualità come essere umano. La Meloni continua a ripetere le stesse parole di propaganda trite e ritrite da 30 anni  a questa  parte nell'ambiente   della   destra   e   ormai   (  come un onda  appiccicosa  ) non solo  quando avviene un evento delittuoso compiuto da uno " straniero " e ne rimarca la nazionalità, ma non lo fa mai quando ad uccidere o delinquere è un suo connazionale. Credo sia lapalissiano.  Chiudo qui perchè non so più cos'altro scrivere senza che le lacrime mi scendono sul viso se non che << tante cose segnano una vita\ e tante vite segnano qualcosa\qualcosa che verrà >> ( Kevlar Dall'album "Piazza Carlo Giuliani ragazzo" Il testo del ritornello è tratto da una poesia di Carlo )

    17.5.17

    Donna accusa l'ex marito: Costretta a fare sesso davanti ai nostri figli Donna accusa l'ex marito: Costretta a fare sesso davanti ai nostri figli Pisa: denuncia choc in aula durante un processo per stalking. L’uomo deve rispondere anche di lesioni e maltrattamenti in famiglia


    PISA. Un matrimonio avvelenato dai rancori. Che deflagra in querele incrociate e porta in aula un 50enne accusato di una sfilza di reati che vanno dai maltrattamenti in famiglia alla violenza sessuale, dalle lesioni personali alla violazione degli obblighi di assistenza. È una storia che risale al 2013 e che racconta di un rapporto al capolinea quella che ieri mattina in Tribunale ha visto come testimone il fratello della parte civile, una giovane marocchina che con l’imputato (omettiamo il nome per non rendere riconoscibile la parte offesa e i due figli minori, ndr) un commerciante 50enne della provincia, ha messo al mondo due figli.
    L’uomo è difeso dall’avvocato Andrea Pieri e la donna dal legale Ilenia Flamma. Tra i due è in corso una separazione giudiziale che descrive in parallelo il disagio di un ménage svuotato di sentimenti e riempito di livore. Anche con eccessi degenerati in reati, secondo la Procura rappresentata in aula dal pm Paola Rizzo davanti al primo collegio (presidente Murano, a latere Poggi e Mirani). Uno in particolare, viene contestato al commerciante: aver obbligato la moglie a fare sesso davanti ai due figli piccoli. Un choc per la donna, un trauma per bambini.
    La testimonianza di un marito violento: "Certi comportamenti visti da bambino hanno pesato"
    Due anni di percorso all’associazione Lui di Livorno gli sono serviti per uscire dalla devastante spirale di botte e soprusi nei confronti della moglie. Una violenza "acquisita" da bambino: ecco il perché (intervista di Ilaria Bonuccelli) - L'ARTICOLO
    «Dopo quell’episodio i bimbi sono stati male» ha ricordato in aula il fratello della donna, ormai ex cognato del 50enne sotto processo. La mamma dei due bimbi per un periodo era tornata in Marocco e in una delle querele presentate contro il marito lo accusava di non mandarle soldi, neanche per le figlie. La difesa ha, invece, ricordato che il commerciante aveva aiutato l’allora moglie ad aprire nel suo Paese un negozio che, però, aveva chiuso l’attività dopo neanche un mese.
    Ma è quello che succedeva in casa il tema del processo. Secondo l’accusa prima ancora di avviare la causa di separazione, tra i coniugi c’erano stati scontri fisici. Liti degenerate in lesioni che la donna si fece medicare al pronto soccorso. E poi lo stalking e i maltrattamenti con botte e urla. E quell’approccio sessuale pesante, davanti ai figli. Dopo le denunce della moglie, l’imputato finì prima in carcere e poi ai domiciliari. Ora è libero, lontano dalla madre dei suoi figli. Che, in difficoltà economica, è anche sotto sfratto. Prossima udienza il 26 maggio per sentire diversi testi della parte civile.
    Basta violenza sulle donne, "Firmo le petizione del Tirreno perché...": i messaggi dei lettori
    Il Tirreno ha lanciato una petizione su Change.org per dire basta alla violenza sulle donne. Il messaggio è chiaro: firmiamo per sbloccare l'uso dei braccialetti elettronici anti-stalker. In migliaia hanno già firmato spiegando anche il perché: ecco una selezione dei messaggi - LO SPECIALE

    emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

    Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...