Noi continuiamo a parlare, a mettere fiocchi rossi e segni in faccia. E loro continuano a morire. Si chiamava Vanessa Ballan, aveva 27 anni

Ancora una di meno. Ancora una donna morta ammazzata a coltellate. A Treviso.Ancora una volta incinta di qualche mese, come Giulia Tramontano. E un altro figlio di quattro anni a casa. Ancora un femminicidio.Ancora per mano di un uomo che lei aveva già denunciato per stalking, senza che questo le abbia salvato la vita.Si chiamava Vanessa Ballan, aveva 27 anni. Noi continuiamo a parlare, a mettere fiocchi rossi e segni in faccia. E loro continuano a morire. E, nel frattempo, non c’è più rimasto nessun uomo che possa chiamarsi fuori. Perché anche chiamarsi fuori, anche solo non dire o fare niente, è parte del problema. Ma allo stesso tempo Nella storia del femmincidio di Vanessa Ballan c’è, una volta tanto, la storia di un uomo meraviglioso nella sua dignità: il compagno Nicola Scapinello.Si erano conosciuti presto, prestissimo. La classica storia d’amore nata sui banchi di scuola, poi la convivenza e un figlio, oggi di quattro anni.Entrambi originari di Castelfranco Veneto, da qualche tempo si erano trasferiti a Riese (provincia di Treviso) per motivi di lavoro: lei commessa in un supermercato, lui piastrellista. Non si sono mai lasciati Vanessa e Nicola. Neppure quando lei ha incontrato e intrapreso una relazione con Bujar Fandai, l’uomo che anni dopo la ucciderà.



Quando, un anno fa, Vanessa decide di troncare con Bujar e raccontare tutto al compagno, Nicola non sbatte la porta, non si lascia prendere dall’orgoglio, non cerca l’amante per regolare i conti. Fa quello che fa un uomo che ama una donna: le resta accanto. E lo fa, soprattutto, nel momento più difficile quando la rabbia di Fandai si trasforma in violenza pura: stalking, aggressioni, minacce di morte. Quando Vanessa, in lacrime, confessa il dramma che sta vivendo, Nicola si presenta con lei per ben due volte a denunciare il suo persecutore, prima dai carabinieri e poi in procura. Anche se non basterà a salvarle la vita.È ormai l’ottobre scorso. Qualche mese dopo Vanessa resta anche incinta del secondo figlio, la vita riprende, va avanti in una qualche forma di normalità. Fino alla mattina di martedì 19 dicembre, quando Nicola, allarmato dai silenzi di Vanessa, corre a controllare a casa, trovandosi di fronte una scena di indicibile orrore e il corpo di sua moglie riverso nel sangue.Questa è anche la storia di un uomo e di un maschio non tossico, capace di amare e perdonare come gesti simmetrici, a cui resta un figlio di 4 anni che crescerà senza una madre ma con davanti a sé l’esempio di un uomo (davvero) forte, per parametri lontanissimi da quelli che ci hanno sempre spacciato. Questa è la dimostrazione che non bisogna mai generalizzare. Ci sono moltissimi uomini perbene a cui non viene neanche in mente di colpire le donne. Chi lo fa probabilmente è cresciuto in un ambiente malsano, senza ricevere i giusti valori. Non è ovviamente una giustificazione ma il rispetto si impara soprattutto in famiglia

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