Padre, madre e figlia: maturità per tre
La famiglia Di Canito (Foto di Maurizio Bosio, Reporters Srl)
la stampa.it del 23/06/2016
di Massimo Gramellini
Siamo la famiglia Di Canito, abitiamo a Piossasco in due camere e cucina e ieri abbiamo sostenuto l’esame di maturità. Padre, madre e figlia. Tre in un colpo solo. Chissà se era mai successo. Di sicuro è successo a noi.
Ci presentiamo. Carmine ha 52 anni, viene dalla provincia di Foggia e fa l’operaio al centro ricerche della Fiat. Arrivando da una famiglia povera ha dovuto mettersi presto a lavorare e gli è rimasto un conto aperto con la cultura. Gli piace capire, parlare, essere all’altezza della situazione. La moglie Cinzia, di sei anni più giovane, è cresciuta a Messina e ha fatto l’operaia alla Merloni, prima che la spingessero in cassa integrazione. Tre anni fa. È stato allora che Carmine se n’è uscito con quel discorso strano: «Adesso avrai più tempo libero: puoi passarlo a piangerti addosso oppure a prenderti un diploma che potrebbe aiutarti a trovare un lavoro migliore». La moglie ha detto soltanto: «Ma sei pazzo?». E lui, serissimo: «Sì. Talmente pazzo che non ti lascerò sola. Se ti iscrivi alle scuole serali, le farò con te».
E così noi, la famiglia Di Canito, ci siamo iscritti alla Polis per ottenere il diploma in economia aziendale. A lezione tutte le sere dalle cinque alle nove, che quando andava bene si cenava alle dieci con il mal di testa, ma senza smettere mai di parlare di quello che avevamo imparato. Marika guardava i genitori con aria di superiorità e però di tenerezza. Li incoraggiava. Marika è la primogenita. Frequenta un istituto a indirizzo socio sanitario. Accanto a lei Miriana, la più piccola. Crediamo fossero orgogliose di papà Carmine e mamma Cinzia. Crediamo lo siano ancora.
All’inizio l’abbiamo preso come uno scherzo. Ma poi il gioco si è fatto serio. Quattro persone in tre stanze che cercano di studiare senza darsi troppo fastidio. Impossibile, anche perché, per arrotondare, Carmine e Marika nei weekend cantano ai matrimoni. Durante la settimana devono allenare la voce e non è facile concentrarsi sui libri mentre ti strimpellano Biagio Antonacci negli orecchi. Per non parlare di Cinzia, che aveva il vizio di mettersi in un angolo del tinello a ripetere gli appunti delle lezioni a voce alta. Ci disturbavamo a vicenda e invece, senza rendercene conto, ci tenevamo compagnia. Gli amici non risparmiavano i pregiudizi e gli sfottò. «Ma chi te lo fa fare?», dicevano a Carmine. E lui: «Il piacere di saperne di più. E poi lo faccio per aiutare Cinzia a cogliere la sua occasione». Noi Di Canito siamo una squadra. Di più, una famiglia. All’inizio Cinzia era bravissima, specie in matematica, mentre Carmine sbuffava dietro ai numeri come se fossero geroglifici. Ma dal secondo anno ha rimontato. A scuola si era creata un’atmosfera calda. Professori disponibili e compagni di classe affettuosi come la nostra coetanea Monica Tarasco. Abbiamo fatto pochissime assenze, anche se eravamo stanchi e per qualcuno ridicoli. Ma cosa c’è di ridicolo nell’avere voglia di imparare?
Ogni giorno pensavamo di lasciare perdere. A Cinzia non entrava in testa la storia. Carmine non digeriva il francese. E avrebbe barattato con il peggiore degli incubi quel quarto d’ora passato alla lavagna col gessetto in mano per risolvere un problema di matematica. A casa avevamo l’impressione che Marika ci guardasse dall’alto. Come se dicesse: la mia maturità è più bella della vostra. Ma l’altra sera. L’altra sera era la notte prima degli esami e Carmine e sua figlia hanno cantato la canzone di Venditti. Mamma Cinzia li ha ascoltati, agitatissima. Allora Marika ha smesso di cantare e le ha dato una quantità insolita e impressionante di baci, mentre Carmine l’ha presa tra le braccia e le ha detto la frase che ogni maschio dovrebbe imparare a memoria: «Non ti preoccupare, ce la facciamo». Ce la facciamo un corno, ha pensato Cinzia girandosi nel letto senza riuscire a prendere sonno. Avremo studiato sì e no un quarto del programma. Poi ha guardato il marito che dormiva sereno al suo fianco e ha pensato: ma sì, ce la faremo. Marika, lei ha riposato benissimo. Ieri mattina a colazione ha detto «in bocca al lupo» ai genitori, ha preso lo zaino ed è andata incontro al suo destino. Carmine e Cinzia incontro al loro, con una bottiglia d’acqua e due panini. Che effetto sedersi tra tanti ragazzi che avrebbero potuto essere Marika. Cinzia cercava Carmine con gli occhi e lui le faceva dei segni per rassicurarla, ma li avevano messi in banchi troppo lontani.
Carmine ha scelto il tema su Marte, Cinzia il rapporto padre-figli nel Novecento. Intanto in un’altra scuola Marika scriveva del suffragio universale alle donne, citando le vittorie di Raggi e Appendino. Ma più che del suo esame, era preoccupata di quello dei genitori. A dire il vero anche i genitori erano più preoccupati del loro esame che di quello della figlia. Ma mentre tutti noi Di Canito sudavamo chini su un foglio, ciascuno per conto suo, non potevamo fare a meno di pensare che il tema più bello lo stavamo scrivendo insieme. E che quel tema eravamo noi.
Ha ragione l'untente tempo prezioso quando nel suo commento dice
Buongiorno a tutti.
Quasi, quasi conviene aspettare i figli e fare la seconda parte del percorso scolastico tutti insieme appassionatamente. Si avrebbe di sicuro la necessità di regolare il traffico negli spazi dedicati allo studio in casa, e costerebbe troppo. Vai a comprare i libri contemporaneamente per tre membri della famiglia invece di diluire nel tempo naturale le spese. Comunque, come si è visto, qualcuno ci riesce. Speriamo molti. Siamo un paese ricchissimo di "macerie" prime, la cultura è una di queste. Invece dovrebbe essere, se promossa bene, ai primi posti nella scaletta del patrimonio e dei valori di un popolo evoluto e naturalmente democratico. Già nell'antica Grecia si affermava che la democrazia è un lusso per paesi colti (magari anche bene informati). Lasciamo stare. Molti attaccano le scarpe al chiodo del desiderio di conoscenza dopo la maturità o la laurea. Quella spinta non dovrebbe mai spegnersi, come la fiammella, di saperne di più, di approfondire. Siamo ricchi di mezzi per soddisfare quella spinta, basta dedicarle un po di spazio al giorno, alla settimana. Può essere il giornale, una rassegna stampa personale dei giornali online, almeno 6 - 8 libri l'anno. Basta non scambiare la cultura come merce. Un libro, un concerto, un bel film vivono con noi per sempre e possono essere condivisi con gli altri, diventare dei ricordi. Un vecchio scrittore, a proposito, diceva: " la cultura più si consuma e più ce n'è e diventa ricordo. Perché noi siamo tutto ciò che ricordiamo". Ma niente, niente la faccenda della memoria corta...........da non crederci.
l cultura non ha età la stampa.it del 23/06/2016
di Massimo Gramellini
Siamo la famiglia Di Canito, abitiamo a Piossasco in due camere e cucina e ieri abbiamo sostenuto l’esame di maturità. Padre, madre e figlia. Tre in un colpo solo. Chissà se era mai successo. Di sicuro è successo a noi.
Ci presentiamo. Carmine ha 52 anni, viene dalla provincia di Foggia e fa l’operaio al centro ricerche della Fiat. Arrivando da una famiglia povera ha dovuto mettersi presto a lavorare e gli è rimasto un conto aperto con la cultura. Gli piace capire, parlare, essere all’altezza della situazione. La moglie Cinzia, di sei anni più giovane, è cresciuta a Messina e ha fatto l’operaia alla Merloni, prima che la spingessero in cassa integrazione. Tre anni fa. È stato allora che Carmine se n’è uscito con quel discorso strano: «Adesso avrai più tempo libero: puoi passarlo a piangerti addosso oppure a prenderti un diploma che potrebbe aiutarti a trovare un lavoro migliore». La moglie ha detto soltanto: «Ma sei pazzo?». E lui, serissimo: «Sì. Talmente pazzo che non ti lascerò sola. Se ti iscrivi alle scuole serali, le farò con te».
E così noi, la famiglia Di Canito, ci siamo iscritti alla Polis per ottenere il diploma in economia aziendale. A lezione tutte le sere dalle cinque alle nove, che quando andava bene si cenava alle dieci con il mal di testa, ma senza smettere mai di parlare di quello che avevamo imparato. Marika guardava i genitori con aria di superiorità e però di tenerezza. Li incoraggiava. Marika è la primogenita. Frequenta un istituto a indirizzo socio sanitario. Accanto a lei Miriana, la più piccola. Crediamo fossero orgogliose di papà Carmine e mamma Cinzia. Crediamo lo siano ancora.
All’inizio l’abbiamo preso come uno scherzo. Ma poi il gioco si è fatto serio. Quattro persone in tre stanze che cercano di studiare senza darsi troppo fastidio. Impossibile, anche perché, per arrotondare, Carmine e Marika nei weekend cantano ai matrimoni. Durante la settimana devono allenare la voce e non è facile concentrarsi sui libri mentre ti strimpellano Biagio Antonacci negli orecchi. Per non parlare di Cinzia, che aveva il vizio di mettersi in un angolo del tinello a ripetere gli appunti delle lezioni a voce alta. Ci disturbavamo a vicenda e invece, senza rendercene conto, ci tenevamo compagnia. Gli amici non risparmiavano i pregiudizi e gli sfottò. «Ma chi te lo fa fare?», dicevano a Carmine. E lui: «Il piacere di saperne di più. E poi lo faccio per aiutare Cinzia a cogliere la sua occasione». Noi Di Canito siamo una squadra. Di più, una famiglia. All’inizio Cinzia era bravissima, specie in matematica, mentre Carmine sbuffava dietro ai numeri come se fossero geroglifici. Ma dal secondo anno ha rimontato. A scuola si era creata un’atmosfera calda. Professori disponibili e compagni di classe affettuosi come la nostra coetanea Monica Tarasco. Abbiamo fatto pochissime assenze, anche se eravamo stanchi e per qualcuno ridicoli. Ma cosa c’è di ridicolo nell’avere voglia di imparare?
Ogni giorno pensavamo di lasciare perdere. A Cinzia non entrava in testa la storia. Carmine non digeriva il francese. E avrebbe barattato con il peggiore degli incubi quel quarto d’ora passato alla lavagna col gessetto in mano per risolvere un problema di matematica. A casa avevamo l’impressione che Marika ci guardasse dall’alto. Come se dicesse: la mia maturità è più bella della vostra. Ma l’altra sera. L’altra sera era la notte prima degli esami e Carmine e sua figlia hanno cantato la canzone di Venditti. Mamma Cinzia li ha ascoltati, agitatissima. Allora Marika ha smesso di cantare e le ha dato una quantità insolita e impressionante di baci, mentre Carmine l’ha presa tra le braccia e le ha detto la frase che ogni maschio dovrebbe imparare a memoria: «Non ti preoccupare, ce la facciamo». Ce la facciamo un corno, ha pensato Cinzia girandosi nel letto senza riuscire a prendere sonno. Avremo studiato sì e no un quarto del programma. Poi ha guardato il marito che dormiva sereno al suo fianco e ha pensato: ma sì, ce la faremo. Marika, lei ha riposato benissimo. Ieri mattina a colazione ha detto «in bocca al lupo» ai genitori, ha preso lo zaino ed è andata incontro al suo destino. Carmine e Cinzia incontro al loro, con una bottiglia d’acqua e due panini. Che effetto sedersi tra tanti ragazzi che avrebbero potuto essere Marika. Cinzia cercava Carmine con gli occhi e lui le faceva dei segni per rassicurarla, ma li avevano messi in banchi troppo lontani.
Carmine ha scelto il tema su Marte, Cinzia il rapporto padre-figli nel Novecento. Intanto in un’altra scuola Marika scriveva del suffragio universale alle donne, citando le vittorie di Raggi e Appendino. Ma più che del suo esame, era preoccupata di quello dei genitori. A dire il vero anche i genitori erano più preoccupati del loro esame che di quello della figlia. Ma mentre tutti noi Di Canito sudavamo chini su un foglio, ciascuno per conto suo, non potevamo fare a meno di pensare che il tema più bello lo stavamo scrivendo insieme. E che quel tema eravamo noi.
Ha ragione l'untente tempo prezioso quando nel suo commento dice
Buongiorno a tutti.
Quasi, quasi conviene aspettare i figli e fare la seconda parte del percorso scolastico tutti insieme appassionatamente. Si avrebbe di sicuro la necessità di regolare il traffico negli spazi dedicati allo studio in casa, e costerebbe troppo. Vai a comprare i libri contemporaneamente per tre membri della famiglia invece di diluire nel tempo naturale le spese. Comunque, come si è visto, qualcuno ci riesce. Speriamo molti. Siamo un paese ricchissimo di "macerie" prime, la cultura è una di queste. Invece dovrebbe essere, se promossa bene, ai primi posti nella scaletta del patrimonio e dei valori di un popolo evoluto e naturalmente democratico. Già nell'antica Grecia si affermava che la democrazia è un lusso per paesi colti (magari anche bene informati). Lasciamo stare. Molti attaccano le scarpe al chiodo del desiderio di conoscenza dopo la maturità o la laurea. Quella spinta non dovrebbe mai spegnersi, come la fiammella, di saperne di più, di approfondire. Siamo ricchi di mezzi per soddisfare quella spinta, basta dedicarle un po di spazio al giorno, alla settimana. Può essere il giornale, una rassegna stampa personale dei giornali online, almeno 6 - 8 libri l'anno. Basta non scambiare la cultura come merce. Un libro, un concerto, un bel film vivono con noi per sempre e possono essere condivisi con gli altri, diventare dei ricordi. Un vecchio scrittore, a proposito, diceva: " la cultura più si consuma e più ce n'è e diventa ricordo. Perché noi siamo tutto ciò che ricordiamo". Ma niente, niente la faccenda della memoria corta...........da non crederci.