da https://www.corrieredellacalabria.it/ Pubblicato il: 16/02/2024 – 9:33
La Calabria, uno spazio aperto a nuove possibilità di impresa
Le storie opposte ma convergenti di due ragazze calabresi, Noemi Guzzo e Rita Adamo, poco più che trentenni
Il letterato Franco Arminio osservò che «in Italia esistono tre grandi isole: la Sicilia, la Sardegna e la Calabria». Per altri versi, lo storico Jacques Le Goff sostenne che «la Calabria è la patria dell’eremitismo occidentale». «Meravigliosa», la definì, poi, il cantautore Juri Camisasca, che vive da anacoreta alle pendici dell’Etna e di cui Franco Battiato musicò pezzi di rara significanza spirituale quali “Nomadi” e “Il sole nella pioggia”. «È una magnifica regione – disse nell’Ottocento lo scrittore Alexandre Dumas padre –; d’estate ci si arrostisce come a Tombouctou, d’inverno vi si gela come a San Pietroburgo». Ciononostante, a parere del giornalista Corrado Augias, «la Calabria è purtroppo una terra perduta». Si tratta in ogni caso di giudizi esterni, che, espressi in tempi diversi, ripropongono aspetti molto discussi della Calabria: l’isolamento geografico e culturale; la natura che si offre allo sguardo interiore; la bellezza complessiva e sorprendente della regione; le sue contraddizioni e polarità, la nomea di luogo dal futuro segnato, immutabile, chiuso, malgrado le risorse e intelligenze di cui può disporre.
Due storie “convergenti”
Oggi raccontiamo le storie opposte ma convergenti di due ragazze calabresi, poco più che trentenni, le quali vedono la Calabria come uno spazio aperto a nuove possibilità di impresa, studio, crescita personale e collettiva: una è innamorata della “sua” montagna, la Sila Grande delle foreste, dei cammini, dei camini e dei sapori della tradizione locale; l’altra è affascinata dalla prospettiva di creare una comunità, una dimensione, un fermento culturale nel piccolo borgo di Belmonte Calabro, affacciato sul Tirreno della Magna Grecia. Esperta di turismo sostenibile, laureata in Teoria della comunicazione e giornalista pubblicista, Noemi Guzzo ha ultimato vari master ed è guida ufficiale del Parco nazionale della Sila. Insieme ad altri giovani, gestisce a Lorica – ubicata nei confini comunali di San Giovanni in Fiore e Casali del Manco – un ristorante, delle case ristrutturate da vacanza, un bar di ritrovo, un birrificio artigianale, un centro per escursioni anche in bicicletta e un altro per la pesca sportiva. Rita Adamo ha conseguito la laurea in Architettura alla London Metropolitan University di Londra, per cui svolge attività di docenza e ricerca. Inoltre, ha collaborato con Santiago Calatrava e, a parte, ha curato mostre di rilievo; tra cui una a Roma sui movimenti architettonici italiani e giapponesi del secondo Novecento e una, intitolata “School/Work”, sull’esplorazione del rapporto tra insegnamento e pratica in architettura, che ha funto da base per rianimare Belmonte Calabro (Cosenza) con incontri e confronti, nell’ex Casa delle suore, sui temi della rigenerazione e dell’integrazione culturale nel territorio calabrese, interessato dall’arrivo continuo di migranti.
«Premetto – esordisce Noemi – che sono orgogliosamente silana, che ho scelto di abitare a Lorica e che lavoro con i miei soci per promuovere il territorio. Noi non ci piangiamo mai addosso, ma svolgiamo una ricerca incessante sulle potenzialità e tipicità della Sila, al fine di offrire servizi e prodotti di assoluta qualità ed esperienze memorabili di contatto con la natura, di proporre una narrazione positiva della nostra terra: della sua ricchezza storica segnata Gioacchino da Fiore, delle radici nel cuore degli emigrati, della magnificenza e varietà del paesaggio che la identifica». Questi sono elementi per costruire un’economia solida e reale, è il ragionamento di Noemi, che sottolinea: «Ma occorre pensare ai servizi basilari che bisognerebbe avere tutti. Penso intanto alla Guardia medica (oggi Postazione di continuità assistenziale, nda), alla farmacia, a un tabacchino più stabile nel territorio, a un’edicola. Penso a tutte quelle attività primarie che nei centri più grandi sono presenti. Qui a Lorica, mi rendo conto, è più difficile averle e mantenerle: il problema è che gli abitanti sono pochi. Ciononostante, noi non siamo passivi. Anzi, ci organizziamo con gli altri imprenditori e operatori. Per esempio, a Lorica non c’era il bancomat, dopo installato in un locale che stiamo pagando come Pro Loco per contribuire a un servizio indispensabile per turisti e residenti».
«A 18 anni sono scappata dalla Calabria», ricorda Rita, che riassume: «Volevo andare lontano, immergermi in una realtà metropolitana, allargare gli orizzonti, misurarmi con una mentalità che non fosse la mia e ricevere stimoli intellettuali e culturali differenti. Poi sono ritornata quando ho imparato a guardare la Calabria dall’esterno: quando ho compreso, grazie al lavoro periodico che abbiamo svolto a Belmonte con colleghi e docenti dell’università, che la nostra regione può diventare un laboratorio di idee innovative, anche per creare interesse e collegamenti in ordine alla ricerca sui risvolti umani dell’architettura. Così, con altri colleghi, abbiamo fondato l’associazione “Le seppie” ed è partita una rivoluzione concreta. Con una classe della facoltà di Architettura della London Metropolitan University e grazie a un protocollo d’intesa siglato con il Comune di Belmonte Calabro, eravamo già riusciti a portare sul posto persone provenienti da diverse parti del mondo, per studiarne il centro storico e predisporre piani di rigenerazione urbana, spesso confluiti in tesi di laurea». «Adesso – continua invece Noemi, peraltro consigliera di maggioranza del Comune di San Giovanni in Fiore – per l’apertura della farmacia a Lorica sta lavorando l’amministrazione locale, anche coinvolgendo la Regione, che ha pubblicato un apposito avviso pubblico. Penso che a breve possa essere assegnata. Bisogna poi avere un camice bianco in più per la Guardia medica, dato che ci sarà un pensionamento nel prossimo dicembre. Muoversi in anticipo significa evitare disagi. Per rivitalizzare i borghi e le aree interne, è sempre fondamentale la programmazione, anticipando le scadenze e le evenienze prevedibili. L’ultima dottoressa della Guardia medica l’ho trovata io, in pratica. Era una ragazza venuta in un nostro locale nell’estate scorsa; si stava laureando in Medicina e, colpita dalla bellezza di Lorica, aveva manifestato la sua disponibilità per coprire dei turni». «Nei posti a misura d’uomo capitano queste opportunità. In quanto al trasporto pubblico locale, servirebbero – prosegue Noemi – più corse d’autobus da e per Lorica, anche organizzando, con mezzi più piccoli, servizi navetta nei fine settimana e in particolari circostanze», come già successo per il concertone di Capodanno. «Ancora, vanno realizzate delle casette alle fermate degli autobus, magari pure con un pannello fotovoltaico e un tabellone informativo – si augura Noemi – che indichi gli orari delle corse».
Il ripopolamento dei piccoli centri
Il tema del ripopolamento dei piccoli centri è secondario, secondo Rita, che sottolinea la necessità di creare movimento di pensiero e scambio culturale nei paesini della Calabria. «Un ragazzo inglese – rammenta la studiosa di Architettura – ha vissuto a Belmonte per tre anni, arrivato addirittura prima della Brexit. Io credo che non si debba per forza ripopolare questi luoghi, perché non bisogna alterare dei cicli in corso. Sicuramente sono luoghi che hanno delle potenzialità, ma è preferibile farli prima diventare sedi di aggregazione. Noi abbiamo lavorato, per esempio, sull’analisi della marina, che si sviluppa lungo il mare ma cui mancano le piazze, appunto degli spazi fisici di confronto e di scambio. È in questa direzione che bisogna muoversi, il resto viene da sé».
Circa le difficoltà tipiche della vita in montagna, Noemi chiede che si valutino «forme di agevolazione per i consumi energetici degli immobili dedicati alla ricettività e al pernottamento». «Non so, sul piano amministrativo, come si potrebbe procedere, ma – prospetta – tutte le strutture ricettive registrate a livello regionale potrebbero, per esempio, ricevere un sostegno per i costi di riscaldamento». «L’estate scorsa – aggiunge – è stata molto interessante in termini di presenze turistiche, nell’autunno 2023 abbiamo avuto buoni risultati, anche con degli ospiti stranieri. Il meteo ci ha dato una mano e abbiamo potuto anche promuovere i prodotti locali e le verdure di stagione. Per l’inverno, la mancanza della neve si è sentita proprio in termini pratici, ma il fatto che la cabinovia è rimasta in funzione ci ha permesso di riordinare l’offerta delle attività. In quanto ai cannoni artificiali, la lavorazione della neve sugli impianti è molto delicata: se la temperatura è alta, questi strumenti non bastano. Dalla seconda settimana di gennaio in poi, abbiamo superato i 18 gradi diurni. Suggerisco, allora, di puntare sulla Valle dell’Inferno per l’eventuale installazione di cannoni, poiché la sua minore esposizione al sole consente di mantenere la neve più a lungo. Magari, sarebbe pure utile una nuova seggiovia che la colleghi al monte, dato che lo skilift esistente è un po’ obsoleto. La pulizia delle strade ha sempre funzionato, grazie all’impegno di Anas, Provincia di Cosenza e Comune di San Giovanni in Fiore. Potrebbero valere, allora, delle agevolazioni ai privati per l’acquisto di spazzaneve. Inoltre, il lungolago andrebbe manutenuto per tutto l’anno, anche perché chiuso al traffico veicolare. Per concludere, servirebbe un maggiore coordinamento, pure con gli imprenditori, sulla programmazione degli eventi, mettendo da parte vecchi campanilismi».
Dal canto suo, Rita rimarca: «Gli sforzi vanno rivolti alla creazione di agorà, di luoghi di incontro e pratica della democrazia. Se non ci sono queste possibilità, credo che sia difficile arrivare alla parte politica. Così si aiutano i borghi; poi, se i giovani vogliono andare e tornare, non è un problema. Ormai siamo dei nomadi proprio come modo di vivere, anche nelle grandissime città. Io non voglio stare a Londra come non voglio stare a Belmonte, ma non perché Belmonte sia meno degna di Londra: il punto è che non riesco a decidere dove stare a priori, magari a 50 anni ce la farò». Abbiamo voluto riportare due testimonianze di giovani, due visioni femminili su come superare l’isolamento geografico e culturale della Calabria; valorizzarne la natura che si offre allo sguardo interiore; condividere la bellezza complessiva e sorprendente della regione; non arrendersi, con le risorse e intelligenze di cui può disporre, alle sue contraddizioni e polarità, alla nomea di luogo dal futuro segnato, chiuso, immutabile. (redazione@corrierecal.it)