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15.11.25

la moda ha comprato anche la cultura vegana ? Dieta green, boom dei ristoranti vegani In costante crescita la domanda di residenti e turisti: l’offerta in città si adeguaper moda ? ?

Leggo   su  lunione sarda 15\11\2025  che  Fino a dieci anni fa trovare un piatto vegano a Cagliari era una sfida.

 Oggi, invece, la città è tra le più attive d’Italia, con locali, eventi e community che ne fanno un piccolo laboratorio del cambiamento. Dai ristoranti del centro storico ai market specializzati, fino alle iniziative che riuniscono la comunità come il “Veganuary”, l’offerta è cresciuta di anno in anno, non solo per chi segue una dieta specifica ma anche per chi sceglie di provare una cucina differente.
Il grande interesse
Secondo alcuni esperti del settore, il fenomeno ha avuto un’impennata quattro, cinque anni fa, cavalcando l’interesse sempre maggiore delle persone. «Ho notato viaggiando che la scena di Cagliari è molto più avanti rispetto ad altre città italiane. C’è molto interesse da parte dei ristoratori nel cercare di proporre alternative migliori», racconta Valentina Mele, foodblogger, proprietaria della pagina Instagram VegantasteCagliari.
I piatti vegetali
Nel capoluogo ristoratori e imprenditori hanno colto l’evoluzione delle abitudini alimentari aprendo spazi dedicati all’alimentazione vegetale e alla sperimentazione gastronomica. «La domanda negli ultimi anni è cresciuta tantissimo, potrei dire circa del 30% ogni anno», spiega Valentina Puddu, titolare del ristorante Cavò Bistrot: «C’è ancora chi è diffidente ma nel 99% dei casi, dopo aver rotto il ghiaccio, sono soddisfatti». E Paolo Mantovani del ristorante Gintilla: «L’alternativa veg qua cavalca l’interesse delle persone, basta entrare anche nei grandi supermercati per vedere le scaffalate di prodotti vegani». Ugualmente Adelina Coccodi di Coccodi, il dolce e il salato: «La richiesta è aumentata», e Annalaura Caboni della pasticceria Sienda: «Ci sono sempre più vegani e di conseguenza aumenta la domanda».
Il mercato
Negli ultimi anni anche il turismo ha giocato un ruolo importante. L’arrivo di visitatori stranieri ha spinto diversi locali ad ampliare il menù con alternative plant-based. «La nostra clientela è principalmente nord europea», dice Puddu. «È un cambiamento che si sta stabilizzando e sarà in crescita, anche perché più sostenibile», spiega Nicola Deagostini, titolare del market SardegnaVeg. E i numeri parlano chiaro: nell’ultimo anno il consumo dei prodotti vegani su Glovo è aumentato del 116% in Sardegna, come ha riportato la piattaforma durante l’ultimo “Veganuary”.
Diffidenza da superare
Eppure, il sospetto non è svanito. I professionisti del settore ammettono che il grande pubblico diffida del “vegano”. Spiega Mele, «molte volte è più facile non utilizzare la parola vegano, perché spaventa, come se si trattasse di piatti non accessibili a tutti». Negli ultimi anni, «c’è comunque un interesse sempre maggiore, e a Cagliari è facile andare in qualsiasi posto e trovare l’opzione vegana. Nonostante il pubblico sia ancora un po’ diffidente sempre più persone sono curiose di provare».

Prima    riportare   le  mie opinioni    Sfatiamo l'articolo    il    mito   ( come riporto  nell'articolo     sotto    riportato   )    da  quel che  ho appreso    chiaccherando  \  scambiandoci opinioni    con amici vegani    La cucina vegana può favorire il

dimagrimento, ma non è una garanzia automatica: dipende da come viene seguita. Ecco  che  L'Ia (  il  ricorrevi con  spirito critico🧠  e  verificandole  empiricamente     cioè  mangiando 😁😇 in questo caso  ,  non è poi  negativo  )  

🌱 Perché la dieta vegana può aiutare a dimagrire

  • Basso contenuto calorico: frutta, verdura, legumi e cereali integrali hanno in media meno calorie rispetto a carne, latticini e prodotti trasformati.

  • Alto apporto di fibre: le fibre aumentano il senso di sazietà e regolano la digestione, riducendo la probabilità di eccessi.

  • Minore consumo di grassi saturi: eliminando prodotti animali si riduce l’assunzione di grassi che favoriscono l’aumento di peso.

  • Alimenti più nutrienti e meno densi di calorie: piatti vegetali ben bilanciati possono fornire vitamine e minerali con un apporto energetico moderato.

⚠️ I limiti e i miti

  • Non tutti i piatti vegani sono ipocalorici: patatine fritte, dolci vegani ricchi di zuccheri o pizze con formaggi vegetali molto grassi possono far ingrassare quanto le versioni tradizionali.

  • Serve equilibrio: una dieta vegana improvvisata può portare a carenze (proteine, vitamina B12, ferro) e non necessariamente a dimagrimento.

  • Il dimagrimento non è automatico: se le porzioni sono abbondanti o si scelgono cibi vegani molto elaborati, il bilancio calorico resta positivo e il peso non cala.

📊 Sintesi

  • È vero che la cucina vegana può favorire la perdita di peso, grazie a fibre, minor densità calorica e riduzione dei grassi saturi.

  • È un mito pensare che basti “essere vegani” per dimagrire: la differenza la fanno le scelte alimentari quotidiane, la qualità degli ingredienti e lo stile di vita complessivo.

  • Per dimagrire in modo sano, la dieta vegana deve essere bilanciata, varia e controllata nelle porzioni.

quindi  il  parere    che  mi sono  fatto  leggendo l'articolo    riportato  e  l'aumento   nella grande distribuzione   di prodotti vegani    è  che      il  boom dei ristoranti vegani  puo  essere inteso    sia   ( come  credo  )una  nuova  moda   che   fa  diventare  una cultura     condivisibile o meno   elitaria      in   cultura  di massa  ovvero  moda   , sia  allo   stesso  tempo   una  presa  di coscienza  alimentare   globale  . E per     voi ?


8.8.25

stilista precoce . il caso Edoardo Melis ha appena 18 anni. di Pabillonis sud sardegna



Negli ultimi tre giorni è stato impegnato nel suo paese natale con una mostra dedicata ai suoi bellissimi abiti, che taglia e cuce da solo.Al centro della sala spicca uno splendido abito da sera rosso che parrebbe disegnato da Valentino, invece è del nostro giovane talento sardo.Che spazia da abiti inspirati al Settecento sino ai tailleur delle donne d'affari 2.0. Fa piacere vedere questi giovani talenti sardi realizzare i propri sogni.Auguriamo ad Edoardo una brillante carriera.










Foto Melis di Stefano Cruccas, foto abiti Francesca Casula,

25.9.23

quando la moda non esalta la perfezione assoluta dei corpi , ma ti accetta per come sei

 

 

Odio  la  moda  e cerco  di esserne  succube   e  di  farmi influnzare  il meno possibile  . Infatti  concordo  con   questo interessante  articolo   (  da  cui  ho preso la  foto  del  post  )  

di  https://www.facebook.com/alfemminile

 Anni e anni di pubblicità, cartelloni appesi per la città e sfilate ci hanno abituate e abituati all’idea che solo un determinato corpo potesse (e meritasse) di sentirsi sexy e a proprio agio in intimo. D’altronde, ancora oggi, è difficile che modelle dai corpi non convenzionalmente magri vengano scelte (specie dai grandi marchi della moda) per indossare lingerie o costumi da bagno. Questa mancata rappresentazione finisce, quindi, per convincerci dell’esclusività di determinati capi, la cui possibilità di essere indossati si trasforma così in privilegio. Un privilegio che ieri, durante la Milano Fashion Week, Dolce e Gabbana ha reso diritto, facendo sfilare in lingerie corpi diversi ma ugualmente (e sapientemente) valorizzati da mise che di norma vengono associate a un’unica taglia. Anche se di strada da percorrere ce n’è ancora tanta, e di passerelle da calcare altrettante, ci auguriamo un futuro quanto più prossimo in cui trovare la propria taglia di reggiseno non sia più impresa ardua e dove chiunque possa disporre del diritto a sentirsi felicemente a proprio agio con la propria sensualità, se lo desidera, ma soprattutto con il proprio corpo, qualunque cosa indossi. 

7.9.23

Abiti eleganti realizzati con mozziconi di sigarette: questo sì che è riciclo !

https://www.casaegiardino.it/news/ del  22/08/2023



Elisa Cardelli



Nel mondo moderno, l’attenzione per l’ambiente è diventata una priorità fondamentale per molte persone. Uno dei settori che si è recentemente guadagnato notevole popolarità è quello della moda sostenibile, che ha introdotto la tendenza degli “abiti eleganti realizzati con mozziconi di sigarette”. Sì, avete capito bene: il riciclo di questi minuscoli rifiuti nocivi può diventare una forma d’arte e una dichiarazione ecologica.


Photo by geralt – Pixabay

Alexandra Guerrero, una talentuosa designer proveniente dal Cile, ha brillantemente affrontato il problema dei mozziconi di sigaretta abbandonati per terra, trovando un’approccio originale e creativo: li ha trasformati in una collezione di moda unica, con un’eleganza vintage che non passa inosservata . Oltre all’importanza di avere un comportamento educato e un senso civico adeguato, esiste un’altra soluzione per evitare che i mozziconi di sigarette vengano lasciati per strada: il riciclo. La giovane designer cilena Alexandra Guerrero ha dimostrato che è possibile trasformare queste cicche in qualcosa di prezioso, persino in capi di abbigliamento. Il progetto di Alexandra è iniziato come parte della sua tesi di laurea, ma è rapidamente cresciuto fino a diventare un’idea per proteggere l’ambiente. Ha notato una notevole quantità di mozziconi di sigarette sparsi sui marciapiedi della sua città, Santiago del Cile. Dopo aver condotto delle ricerche, la fashion designer ha scoperto che i mozziconi si potevano trasformare in fibre utilizzabili.
Il processo di trasformazione inizia con la sterilizzazione e la sanificazione delle cicche, che vengono poi lavate con un solvente e fatte asciugare. Una volta completata la fase di sanificazione, le cicche vengono tinte e filate insieme alla lana di pecora. Il risultato finale è una collezione di abbigliamento unica, contraddistinta dal marchio Mantis, in cui ogni capo contiene il 10 per cento di mozziconi di sigaretta purificati e il 90 per cento di lana di pecora.
Questo progetto mostra come sia possibile trasformare uno dei rifiuti più comuni al mondo in una risorsa preziosa, dimostrando che la creatività e l’attenzione all’ambiente possono andare di pari passo per affrontare le sfide legate alla sostenibilità.

13.5.19

provocazioni ciniche ed idiote , idiozie fiusariane , ed altre riflessioni



io  da provocatore e polemista mi dissocio da questo intervento cinico ed idiota  non è questo   il modo di  provocare    dubbi  o  far  reagire  la gente  . 
IL tipo è  un noto comico provocatore     come  potete  vedere  dal post  sotto 


riportato ha scritto una ... imbecillità . Concordo parzialmente con l'articolo dek https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/ Lunedì 13 Maggio 2019, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 13-05-2019 12:49 in QUANTO PREFERISCO IGNORARLI ( MA STAVOLTA NON SONO RIUSCITO A FARLO ) O NEI CASI PIù GRAVI AD INTERVENIRE O A SEGNALARLI
 Purtroppo sulla tragedia vissuta da Noemi, la bimba di 4 anni colpita da una pallottola durante una sparatoria avvenuta a Napoli l’altro venerdì, c’è da registrare un altro post che lascia sconcertati. Ma stavolta abbiamo oscurato nome e volto dell’utente Facebook autore del testo, non certo per proteggerlo, ma per evitare di fargli pubblicità.
Infatti, visitando il profilo di questa persona si nota che le sue uscite sono tutte provocatorie, interventi su argomenti e notizie di attualità pubblicati solo per ottenere reazioni indignate da parte di chi legge. Un giochino che l’ha reso celebre e che lui mette in atto sostenendo che sia un modo per dimostrare come su internet il pubblico sia facilmente manovrabile. Ma in questo caso è lecito chiedersi se non si sia andati oltre la decenza, scrivendo: «Non capisco che ha fatto di male quello che a Napoli ha sparato ad una bambina, mica lo ha fatto apposta, sarebbe potuto succedere a qualsiasi altro napoletano». 
Ovviamente, nella giornata di ieri il post ha ottenuto centinaia di razioni, anche divertite, e commenti, mentre sono decine le condivisioni. E sono tante le persone, soprattutto napoletane, che, ritenendo spregevole scherzare sulla tragedia vissuta da una bambina, sono andate a scrivere insulti di vario genere rivolti all’autore, finendo proprio per fare il suo gioco. Stesso discorso vale per chi quel post l’ha condiviso, invitando gli amici a recarsi su quel profilo per scrivergliene quattro. 
Reazioni sbagliate che aiutano questi personaggi, siano essi haters o celebri provocatori, a perseguire i propri intenti, innescando anche un pericoloso effetto emulazione. In questi casi, invece, bisognerebbe ignorare le istigazioni e, semmai, segnalare il post e il profilo ai gestori del social network, nella speranza che certi comportamenti vengano censurati e i profili oscurati.

Non  intervengo direttamente \ in prima persona   perchè non sarei obbiettivo visto che  considero fusaro  un cazzaro  ( vedere i  miei  precedenti  post  )  e  quindi lascio la  parola    a Nadia  Somma   e  a questo suo intervento    sul  https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/12/
Un tempo si temeva che la civiltà occidentale si suicidasse con la bomba atomica, ma che ora un pannolino possa diventare una minaccia per un’intera civiltà mi pare un tanticchio esagerato. Sono rimasta a dir poco stupita quando ho letto l’invettiva di Diego Fusaro contro la campagna social #IoCambio lanciata dall’associazione culturale Onalim – Milano al contrario per  promuovere i fasciatoi nei bagni degli uomini e invitare i padri a farsi un selfie mentre cambiano il pannolino al figlio. Fusaro è giovane, ma pare avere un’idea dei ruoli e delle relazioni tra uomini e donne ferma agli anni 50.
Non rinuncia al vizio di svalorizzare la “femminilità”, che è una costruzione culturale così come lo è la virilità, sulla base di  stereotipi e pregiudizi sessisti e fa una filippica filo patriarcal-arcaica contro la cura paterna del bebè perché sarebbe una mansione umiliante per gli uomini. Alla madre spetterebbe la gratificazione di occuparsi della cura del corpo dei figli con la pulizia di merda, moccio e pipì, al padre la cura dello spirito e della mente, mondate dall’oscurità dell’incoscienza con la consegna delle tavole della legge e orazioni sui massimi sistemi: è questa l’idea del ruolo paterno e materno secondo Diego Fusaro? E se la cosiddetta “femminilizzazione” fosse al contrario arricchente e valorizzante per gli uomini? Mai questo dubbio sfiorò il filosofo che ignora l’esperienza del cambio del pannolino. Non è solo la pulizia di un culetto, è un momento fatto di contatto di pelle e sguardi, di tenerezza e di affetto. E santa pace, perché sarebbe un’esperienza che gli uomini non dovrebbero fare?

I tempi cambiano ed evolvono, caro Fusaro. La rigida suddivisione di ruoli tra uomini e donne è destinata a tramontare in barba a tutte le resistenze anacronistiche di inizio millennio. Ci sono i terrapiattisti e quelli che gridano allo scandalo se un uomo si avvicina ad un fasciatoio. Ma anche la Spagna, dopo la Svezia e la Francia, ha varato una legge sui congedi per paternità e maternità di pari durata (otto settimane) non trasferibili. Una recente direttiva del Consiglio dell’Unione europea prevede un accordo per cui i papà potranno chiedere di usufruire di almeno dieci giorni di congedo di paternità dopo la nascita (o l’adozione) di un figlio. Troppo pochi per garantire un’equa divisione del lavoro di cura tra genitori e per sollevare le donne dall’essere penalizzate rispetto al lavoro: ma è il segnale che si sta andando nella direzione – finalmente – di creare simmetria e condivisione del lavoro di cura.
In Italia i giorni per il congedo per paternità sono pochissimi: cinque. Si tratta di un periodo di tempo insignificante se si fa il paragone con gli altri stati europei, dove il congedo parentale e di paternità si conta in settimane e mesi, durante i quali padri e madri possono occuparsi dei figli senza diminuizioni di stipendio. Piuttosto che sfrantumare l’anima sulla cosidetta bigenitorialità come un’astrazione da inseguire solo a separazione avvenuta, si faccia anche in Italia una legge sui congedi per paternità e maternità di pari durata e non trasferibili con l’obiettivo di creare  un’equa suddivisione del lavoro di cura fin dalla nascita dei figli. I tempi sono maturi ma con la Lega al governo e i filosofi con la faccia rivolta al passato la vedo dura. Per fortuna ci sono uomini che non si sentono umiliati perché cambiano pannolini. Dalle parti de Il Fatto Quotidiano segnalo la risposta del direttore Peter Gomez:
e quella deliziosa di Mario Alberto Marchi, giornalista e caro amico, che su Facebook ha commentato: “Una delle esperienze più divertenti delle mie due paternità è stata la cacca. Saper riconoscere il tipo di pupù dal ‘profumo’, nell’incertezza ricorrere alla ‘prova dito’. A seguire il rito allegro del cambio di pannolino, le battute da cartone animato, e le pernacchie sul sedere ripulito con le risate fragorose dei miei figli. Ancora oggi ce lo raccontiamo e ridiamo come matti. Mi sento femminilizzato? Magari! Io i miei figli li avrei pure allattati!”.

Nonostante i Peter Gomez, i Mario Alberto Marchi e a tutti quelli come loro, la civiltà occidentale è ancora in piedi. Sarà meglio preoccuparsi del surriscaldamento climatico, fermare le guerre e l’inquinamento e nel frattempo pulire il culo ai figli con lo sguardo rivolto al futuro.
Gianluca Carmosino a Spazio aperto promosso da Maschile Plurale
LA LIBERTÀ NON È UNA T-SHIRT
"Ognuno è libero di vestirsi e atteggiarsi come vuole. Ma i bambini non sono liberi, perché a comprare i vestiti ci vanno con i genitori e quello che vogliono lo vedono in Tv. Questa non è libertà ma condizionamento sociale prima e familiare poi... Alle ragazzine si insegna che la seduzione è un gioco: in Tv, nella pubblicità, nei video musicali, nei libri erotici per teenager - sostiene Manuela Salvi Scrittrice, - Ma in quelle immagini statiche e costruite a tavolino non c’è mai l’ombra delle conseguenze possibili, dalla gravidanza precoce alla violenza sessuale. Come nelle favole, il sipario cala prima... La libertà può esistere solo quando c’è piena consapevolezza sia del contesto in cui la si esercita, sia delle possibili conseguenze e di come si dovranno affrontare... Forse, più di tutto, si dovrebbe insegnar loro a lottare per quella libertà che al momento, lasciatemelo dire, non hanno affatto..." http://comune-info.net/2016/05/insegnare-la-liberta/

9.5.19

FINALMENTE MODELLE NON ANORESSICHE... Peccato che i giornali scrivano "ADDIO PERFEZIONE"!

di cosa  stiamo parlando
  anoressia
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/05/sara-dossena-risponde-ai-leoni-da.html





E'  d'anni che   all'estero le modelle normopeso sono già impiegate in moltissime campagne pubblicitarie, in Italia, invece, le modelle magre erano ancora il punto fermo della moda, ma finalmente H&M ha sradicato questo paradigma e ha scelto come modelle donne dalle forme più generose !
Un piccolo passo verso quello che spero sia l'abolizione di modelli estetici imposti. 
Mi auguro che, quanto prima, qualsiasi forma fisica (purché sia sana – no quindi agli obesi e agli anoressici – per motivi di salute, non estetici, sia ben chiaro) venga accettata e valorizzata come unicità di ogni singola persona.No all'omologazione per assomigliare ai modelli estetici imposti.Di questa notizia se ne è parlato in diversi quotidiani e, devo dire, che nella maggioranza dei titoli si leggeva: “Addio alla PERFEZIONE”. << Ora Questo titolo >> come fa notare questo interessante articolo dell'ottima pagina Facebook https://www.facebook.com/I.have.a.voice1 << è estremamente inopportuno perché ribadisce il concetto che “magro = bello” e “non magro = sbagliato”.Bisogna iniziare a parlare di normopeso e di corpo sano e forse il concetto estetico finalmente verrà debellato.Non solo, numerosi commenti a questa notizia, soprattutto da parte di donne, erano insulti ed aspre critiche nei confronti delle modelle . >>  In Italia, purtroppo, l'ossessione alla magrezza è talmente radicata che moltissime donne, che si sacrificano ogni giorno con diete ed esercitazioni fisiche estenuanti per essere sempre magrissime, sono convinte di farlo perché sia salutare, quando in realtà spesso sono già sottopeso. È proprio vero, le donne sono le prime a criticare le donne. Credo in parte sia dovuto alla schiacciante sensazione di inadeguatezza che ci viene incultata dai modelli estetici... Chissà se mai ce la toglieremo di dosso! Infatti manca e c'è la sottovalutazione della percezione reale di come sia un fisico sano e soprattutto non si riconosce l'anoressia o la si vede , come il caso di Sara Dossena ( vedi url inizio post oppure qui ) << Lo si è ripetuto moltissime volte e continueremo a ripeterlo: se avete dubbi, chiedete al vostro medico se il vostro peso va bene o no. E se siete normopeso, non mettetevi a dieta per emulare certi dettami estetici.>>






8.2.19

se in puglia organizzano un corso per diventare fashion blogger a quando un corso su come leccare culi o essere pezzi di merda ?

Leggendo  l'articolo sotto  riportato   mi  chiedo  perchè  non organizziamo    allora  corsi per  essere  stronzi  o  pezzi  di merda   visto  che  ormai  questo  è  l'andazzo   anzi perchè





 . Ma  poi il mio    grillo parlante  \    armadillo    mi  ha  detto  :  <<  ma  questi  discorsi populisti \  qualunquisti .  che  fine  ha  fatto la  tua  cultura     e  voglia di creare  una  guerriglia  contro  culturale   >>  mi   domando  perchè    mettere    dei corsi di recitazione  per  capire  far  capire   : << Ma che cos'è che ci fa fare del cinema ? >>(  citazione  Guccininiana   )

  da  https://bari.repubblica.it/cronaca/2019/01/31/

Bari, a scuola un corso per diventare fashion blogger: "Tutti vogliono essere Chiara Ferragni"




Bari, a scuola un corso per diventare fashion blogger: "Tutti vogliono essere Chiara Ferragni"
                                          Chiara Ferragni (fotogramma)

Un ente di formazione ha promosso insieme all'Istituto professionale Santarella un corso della durata di 210 ore per diventare influencer sui social: "E' il mestiere del futuro"


"Tutti vogliono essere Chiara Ferragni". Così l'ente di formazione barese Omniapro ha promosso insieme all'Istituto professionale statale per l'industria e l'artigianato Santarella di Bari, un corso per diventare fashion blogger. Il primo modulo insegna i passaggi fondamentali per aprire un blog di successo. Il terzo svela i segreti per farsi invitare alle sfilate, il migliore outfit da adottare, le tecniche per "spopolare sui social". Nel quarto fotografia e videomaking diventano meccanismi da padroneggiare, insieme alle tecniche di scrittura e di storytelling. Perché dietro una fashion blogger strappa click con cifre da capogiro, c'è sempre studio, dedizione, padronanza delle tecnologie e una fitta rete di relazione indovinate e produttive. 
"Sono questi i mestieri del futuro, anzi ormai del presente", spiegano dall'ente di formazione barese Omniapro, che da settembre ha promosso insieme all'Istituto professionale statale per l'industria e l'artigianato Santarella di Bari, un corso per diventare fashion blogger. L'occasione l'ha fornita il bando "Mi formo e lavoro" della Regione Puglia, grazie al quale sono stati messi a disposizione 24 milioni di euro di fondi Por Puglia Fesr - Fse 2014/2020 per interventi a sostegno dei disoccupati. Il tesoretto è importante e ha registrato in poche ore più di 40mila accessi sulla piattaforma regionale dell'avviso pubblico. 
Varia e a tutto tondo l'offerta di corsi promossi dai diversi enti di formazione professionale, pronti a sfornare addetti alle vendite e ai magazzini, segretarie, operatori per l'infanzia, mediatori culturali, fotomodelli, operatori luci, addetti alla manutenzione elettrica, assistente alla poltrona. "Al Santarella abbiamo attivato una ventina di corsi, visto che siamo ente di formazione - conferma la professoressa Roberta Leonetti, indicata come referente di alcuni percorsi sul sito internet della scuola - Già 700 persone hanno avviato la procedura di preiscrizione, che dovrà perfezionarsi dal 25 febbraio prossimo, perché i corsi partono a inizio marzo".

Nell'elenco delle nuove figure da formare, non sfugge all'occhio curioso il profilo del "fashion blogger". Sei moduli, 210 ore: 120 dedicate alla teoria, 90 alla sperimentazione tecnico - pratica, tra esercitazioni in aula, analisi dei casi e progetti da elaborare. Si comincia dalla base.
"Come aprire un blog: passi importanti ed errori da evitare", è l'argomento della prima lezione.

Per gli aspiranti fashion blogger è previsto anche un interessante rimborso: 6 euro all'ora per i disoccupati, poco più di un terzo (2 euro 50 centesimi) per chi percepisce l'indennità mensile Naspi. I requisiti per accedere al corso non sono stringenti, anzi. Basta essere residenti o domiciliati in Puglia, maggiorenni e disoccupati, privi o anche già beneficiari di misure di sostegno al reddito.


20.1.19

il tatuaggio oggi ? intervista mancata al il primo tutuare italiano G.Fercioni

Ho sempre  avuto una passione   per  i tatuaggi   perchè   i corpi parlano da sé perché un corpo tatuato racconta  (  o almeno  dovrebbe   ) raccontare  la sua storia di qual  crppo  e  di quella   persona  non il
 Agnata di de  Andre  time in jazz 2017 
suo essere e apparire come  avviene  oggi  . inoltre essi  fanno parte  d'una identità   di un popolo   come dimostra  il lavoro .

  di   Adam Koziol è un fotografo polacco di 26 anni .


Ed  il percorso     di  Svicolo".un pioniere del Tatuaggio Undergound romano: Fonda la Aothr tattoo Studio



Sia quello , vedere sotto , quello di G.Fercioni
Ma per  paura  ed  allergie  alla pellle  ho paura  a farmelo . Purtroppo   esso    da  segno di ribellione  ed  identitario, il tatuaggio è diventato fenomeno di massa  snaturandosi  . Una moda promossa da calciatori e showgirl  ed  altri   pseudo vip  subito raccolta dal resto del mondo. Con tutti gli effetti collaterali della situazione come fa  notare  questo  intreressanbte  articolo  di linkiesta.it  .
Ma meno male che c'è ancora chi lo pratica con una certa etica e con passione come Gian Maurizio Fercioni ed per questo che viene mal visto : << Va in pensione sei vecchio non usi le nuove tecniche molto più sicure e precise cosi finalmente lasci posto ai giovani che già con tutte ste regole e nei capoluoghi non è come una volta che tatuatorre  do cazzo te capitava e come capitava e nessuno ti diceva nulla oggi diventare tatuatore costa attorno ai 6 mila euro. senza contare lo studio che, se non sei amico di qualcuno tipo te, ti dovrai aprire da solo. >> ( commento al primo video video riportato sotto )



Gian Maurizio Fercioni classe 1946 è il Maestro del tatuaggio tradizionale in Italia ma definirlo
semplicemente tatuatore è riduttivo... Infatti Nella sua vita Mr. Fercioni è stato marinaio, pugile, avventuriero e oggi si divide tra il suo studio tattoo in Brera e le collaborazioni, come scenografo, con diversi teatri milanesi e non solo,è   il primo    anzi  il  prionere  del tutuaggio in Italia .
 estratto dal secondi video 
 Infatti egli è  ,  secondo  questo articolo    di Nicolai Lilin pubblicato per Riders  Aprile 2011 ,un tatuatore vero nel senso più profondo del termine, ha contribuito alla trasformazione del tatuaggio da una dimensione quasi esoterica, destinata a pochi, alla sua dimensione attuale, moderna e aperta a tutti. Ma nel passaggio al carattere più consumistico della società moderna, non ha dimenticato i vecchi valori dei tatuatori di una volta, restando un realizzatore dei sogni, dei desideri che le persone esprimono sulla propria pelle attraverso lui.Ecco quindo  che    ed incuriosito  da    questa  intervista     rilascita  a www.vice.com/it   già  proposta  in un mio precedente   post    Ed   e  volendo approfondire  alcune  cose ivi espresse ho  provato  a mandarli  una email  ,    senza  ottenere risposta ,   per poterlo intervistare   

1)  il  tatuaggio oggi è solo  moda  opure  esiste  , a parte voi  , qualcun 'altro\a  che   lo faccia   con una certa  etica  ovvero  raccontare  la sua storia di qual  crppo  e  di quella   persona  non il suo essere e apparire come  avviene  oggi  ?
2)    tatuaggi  che  pratica   volentieri  e  che  pratica  malvolentieri ?
3)    gli  è  ma  capitato   che   gli venisse richiesto  , e come  ha reagito     di  tatuare i genitali  
4)   visto  che  lei   è una persona di cultura    ed  ha  imparato ed  approfondito  il  tatuaggio sul campo  rispetto ad altri   che lo fanno solo  in rete  o  in modo  standard  ed  accademico    definisce  da cretini tatuarsi mani  e  collo    tanto  da  non tatuarli  
 5)    come  mai  , assi per  minorenni  , ubriachi , tossici  ,  ecc  che non sanno   sopratutto  i minori ,  ciò  che  fanno  ,   come mai   ha scelto di non tatuare   simboli politici  ?
6) tatuaggio  con  macchinetta elettrica ad aghi o tatuaggio a mano   ?
7 ) hai  mai fatto dei  tatuaggi   medici  cioè 
Il tatuaggio (o dermopigmentazione) con finalità medica ha lo scopo di ripristinare l'aspetto di una cute sana in caso di condizioni patologiche della cute oppure viene utilizzato come complemento agli interventi di chirurgia ricostruttiva..
8)  ha  mia  fatto ricorso al   cover up  tattoo  ?
9) tatuaggio temporaneo \ henna tattoo  o definitivo
10 ) nero o  colori  ?  

Destinazioni lontanissime da raggiungere a velocità moderate: viaggiare in scooter è un’esperienza unica, diversa da tutte le altre

in sottofondo Vespa 50 special - Cesare Cremoni Culture Club - Karma Chameleon