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27.3.24

cosa è l'amore ?

dopo lavicenda   del  ragazzo gay  cacciato da casa  ed ospitato  da un prof  (  ne  ho parlato nel  precedente  post   )   credevo di avere le risposte  cosa è l'amore cioè   quelloe  proposte  da  questo  reel https://www.facebook.com/reel/893087732615373 ma   soprattutto  da questo   video  sempre  di di   story impact  italia  

  
 Essere una coppia significa poter contare l'uno sull'altro. Non dovremmo nascondere chi siamo o i nostri problemi quando siamo in relazione, la relazione è fiducia, supporto, altruismo... non ci si dovrebbe mai sentire giudicati, ma compresi e supportati. Non dovremmo avere paura di confidarci ma dovremmo sentire che quella è proprio la persona su cui fare affidamento e che qualsiasi cosa accada, è qui, vicino a noi, presente... Lo sbaglio più grande che possiamo fare, è paragonare la relazione attuale con quelle precedenti perchè ogni amore è unico...

ma poi si scopre che esso è anche malattia , possesso ed ossessione come questa vicenda




Zio ucciso dal nipote perché aveva una relazione con la ex. Il dramma della 37enne: «Mi aveva chiesto di sposarlo»




Gelosia, amore e morte. Sono i contorni dell'omicidio di Cesano Boscone, sobborgo di Milano, in cui Antonio Iannetti, 29 anni, ha confessato di aver ucciso lo zio Roberto Parisi, 41 anni. La lite fatale tra i due parenti è arrivata al culmine di una storia tormentata, segnata da una relazione amorosa che ha diviso una famiglia.
La gelosia per l'ex
«Sono stato io, l'ho ucciso io, non volevo ammazzarlo», queste le parole di Iannetti durante l'interrogatorio. La causa scatenante dell'omicidio è stata la relazione tra Roberto Parisi e l'ex compagna del nipote, una donna di 37 anni, che andava avanti da settembre. Nonostante la fine della loro storia, Ianetti non riusciva a accettare questo nuovo rapporto, tanto che la donna ha raccontato di essere stata costantemente tormentata dall'ex: «Non avrai mai una vita con lui finché ci sarò io», le ripeteva, come riporta oggi Il Giorno.
L'omicidio
La lite tra i due uomini si è svolta lunedì 25 marzo, in un'area poco frequentata del comune, dove zio e nipote si erano dati appuntamento per discutere. Le parole hanno lasciato il posto alla violenza, con Iannetti che ha sferrato a Parisi sette coltellate mortali. Dopo il delitto, Ianetti ha chiamato l'ex fidanzata per confessarle l'omicidio, poi si è costituito alle autorità, guidandole al ritrovamento dell'arma del crimine.
Una tragedia annunciata
Dal racconto della donna al centro della contesa emerge la cronaca di una tragedia annunciata: «Erano otto mesi che ci tormentava - ha detto la 37enne -. Roberto aveva anche pensato di denunciarlo. Diceva cose spaventose, avevamo paura di quello che poteva fare. Fino alla sera del delitto ha continuato a dirmi: 'Te lo faccio portare sulla coscienza, a tua figlia racconterai che la colpa è solo tua». Il rapporto tra i due era cominciato a settembre, ma era «speciale»: «Anche se stavamo insieme da pochi mesi, a gennaio mi aveva chiesto di sposarlo»

25.12.23

non sempre si riesce ad evitare di farsi le seghe mentali . a che serve vivere se poi dobbiamo morire

Colonna   sonora

Far finta d'essere sani - Giorgio Gaber

Senso  -  Vasco Rossi ⁕


 Lo  so  che   devo smettere   di farmi seghe mentali    e mettere  in pratica  questo


manon sempre   siu  può fuggire    dal farsi   ed  rifarsi      certe  domande   .
Ora   
La domanda "a che serve vivere se poi si muore" quesito filosofico che ha tormentato ed tormenta l'umanità ( sottoscritto comreso ) per secoli non sempre si riesce ad eluderla ed Non esiste una risposta definitiva, poiché il senso della vita è una questione di fede o di opinione personale.Tuttavia, ci sono alcune possibili risposte a questa domanda che possono essere considerate.Una possibile risposta è che il senso della vita è semplicemente di vivere. La vita è un dono prezioso, e anche se è breve, è importante viverla al massimo. Possiamo farlo sperimentando il mondo che ci circonda, coltivando relazioni significative con gli altri e perseguendo le nostre passioni.Un'altra possibile risposta è che il senso della vita è di lasciare un segno sul mondo. Possiamo farlo facendo del bene agli altri, contribuendo alla società o creando qualcosa di duraturo. Quando moriamo, vogliamo essere ricordati per le nostre azioni positive.
Ecco il mio dialogo interiore


a che serve vivere se poi si muore


La domanda "a che serve vivere se poi si muore" è una domanda filosofica a cui  non esiste una risposta definitiva, poiché il senso della vita è una questione di fede o di opinione personale.Tuttavia, ci sono alcune possibili risposte a questa domanda che possono essere considerate.Una possibile risposta è che il senso della vita è semplicemente di vivere. La vita è un dono prezioso, e anche se è breve, è importante viverla al massimo. Possiamo farlo sperimentando il mondo che ci circonda, coltivando relazioni significative con gli altri e perseguendo le nostre passioni.Un'altra possibile risposta è che il senso della vita è di lasciare un segno sul mondo. Possiamo farlo facendo del bene agli altri, contribuendo alla società o creando qualcosa di duraturo. Quando moriamo, generalmente ,vogliamo essere ricordati per le nostre azioni positive.
 Inoltre La vita, nonostante la sua fine inevitabile, è piena di esperienze, apprendimenti, relazioni e momenti che la rendono preziosa. Molti ritengono che il significato della vita risieda nel viaggio stesso, non nella destinazione. Vivere ci permette di sperimentare gioia, amore, crescita personale, e di lasciare un impatto positivo sul mondo e sulle persone intorno a noi. Ricorda, ogni vita ha un valore intrinseco e unico.Infine, è anche possibile che il senso della vita sia semplicemente di imparare e crescere. La vita è un'opportunità per esplorare il nostro potenziale e diventare la persona migliore che possiamo essere. Possiamo farlo affrontando le sfide, imparando dagli errori e sperimentando cose nuove.In definitiva, la risposta alla domanda "a che serve vivere se poi si muore" è una questione personale. Ognuno deve trovare il proprio senso della vita e ciò che lo rende felice
Ecco alcune idee specifiche su come trovare il senso della vita:
  • Cerca di capire cosa ti appassiona. Cosa ti rende felice? Cosa ti fa sentire vivo? Una volta che hai capito cosa ti appassiona, puoi iniziare a concentrarti su queste cose.
  • Crea relazioni significative con gli altri. Gli esseri umani sono creature sociali e abbiamo bisogno di relazioni significative per vivere una vita piena. Dedica del tempo alle persone che ami e che ti amano.
  • Aiuta gli altri. Aiutare gli altri è un modo meraviglioso per trovare un senso di scopo e di realizzazione nella vita. Trova un modo per contribuire alla tua comunità o al mondo in generale.
  • Rifletti sulla tua vita. Prenditi del tempo per pensare a ciò che è importante per te e a cosa vuoi realizzare nella vita. Riflettere sulla tua vita può aiutarti a trovare il tuo senso di scopo e direzione.

Ricorda che il senso della vita è un viaggio, non una destinazione. Non c'è una risposta giusta o sbagliata, e ciò che è importante è che tu trovi qualcosa che ti dia significato e scopo.


Ok Ma se non c'è un fine, perché dovrei fare qualcosa ?

Il fatto che la vita possa non avere un fine prestabilito non significa che le azioni che intraprendiamo non abbiano valore. Molti ritengono che il significato della vita non sia un destino finale ma ,come dicevo prima,piuttosto le esperienze che viviamo, le relazioni che costruiamo, e l’impatto che abbiamo sul mondo intorno a noi.Fare qualcosa, come imparare una nuova abilità, aiutare gli altri, o perseguire una passione, può arricchire la nostra vita e dare un senso di realizzazione. Inoltre, le nostre azioni possono avere un impatto significativo sugli altri e sul mondo, anche se non ci rendiamo conto immediatamente di questo impatto.In definitiva, il “perché” dietro le nostre azioni è spesso una questione molto personale e può variare da individuo a individuo. Potrebbe essere utile riflettere su ciò che ti dà gioia, soddisfazione e un senso di scopo nella vita.

Come posso superare la sensazione di vuoto o mancanza di significato nella mia vita ?

A  quest'ultima domanda     rispondo con ei  consigli trovati online    su  siti d'auto   aiuto     che  ogni tanto  davanti a  domande  del genere  controllo e  faccio riferimento   . Infatti  capire come superare la sensazione di vuoto o mancanza di significato può essere una sfida. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarti:

  1. Esplora i tuoi interessi: Trova ciò che ti appassiona. Può essere un hobby, un’arte, uno sport, o qualsiasi cosa ti faccia sentire vivo e coinvolto.

  2. Stabilisci obiettivi personali: Avere obiettivi a breve e lungo termine può dare un senso di direzione e scopo alla tua vita.

  3. Collegati con gli altri: Le relazioni positive con amici, familiari e colleghi possono arricchire la tua vita e darti un senso di appartenenza.

  4. Prenditi cura di te stesso: Mantenere una buona salute fisica e mentale può migliorare il tuo benessere generale e la tua autostima.

  5. Cerca aiuto professionale: Se la sensazione di vuoto persiste, potrebbe essere utile parlare con un professionista della salute mentale, come un terapeuta o un consulente . Ricorda, è normale avere momenti di dubbio e incertezza. Non sei solo in questo, e ci sono risorse disponibili per aiutarti. Se ti senti sopraffatto, non esitare a cercare aiuto


Oppure senza  fare  voli pindarici   ed   elucubrazioni inutili  pensare    che  la vita un senso non ce l'ha.⁕ e cercare  di  non dare     sempre   un senso a tutto

27.6.21

incomprensioni sui social ( ma anche non ) al tempo del covid

Sembrerà che  con post  come questi mi pianga   adosso o  cerchi compassione ma   niente  è  come sembra  




ho chiesto  ad  una  ragazza  che  era  fra  i miei  contatti  fb  d'uscire


Inviato da te 11 Giugno alle ore 22:12

domani sera se non ai impegni ti va , ho.fatto la prima dose do vaccino stai tranquilla, d'uscire
Marina Sechi

Inviato da Marina 11 Giugno alle ore 22:14

Marina Sechi  No non posso. Sono fuori tempio
Visualizzato da Marina

Inviato da te 11 Giugno alle ore 22:16

ok.starai facendo la stagione me parliamo dopo l"estate
Inviato da te 11 Giugno alle ore 22:18
se ti va

Inviato da te Ieri alle ore 10:07

poichè ogni tanto fb lo fa non so se tu o fb che mi avete rimosso . ti rinvio il contatto . se sei stata tu posso sapere almeno il perchè non mi risulta che ti abbia mancato di rispetto , stato invadente , maleducato nei tuoi confronti
prima mi permetteva di leggere i suoi post . poi ho messo  un like   un mi piace a  questo suo  post  



sernza polemiche affermando la veridicità di questo suo scritto,  ebbene  mi  ha bloccato  .  Ma    chi la  capisce la  gente  è  bravo  . Io m sono    fatto  un  esame  doi coscienza    e  come   le   ho  scritto   non mi risulta   d'essere  stato   di  mancarle  di rispetto o    d'essere  stato  troppo invadente   e  maleducato    (   se  mi  vedeva  come    un amico   o  conosciente   ,  da quello  che la  conosco  nella  vita reale  ,   me  lo  avrebbe detto   o  scritto  )  .  Ma  pazienza  , la  vità va   avanti     . e  cercare  di capire     a volte  è   inutile  ed  frustrante  e  porta  solo  a   seghe  mentali    come  questa    .  

17.1.21

Memoria e retorica



Quest'anno alle due e classiche giornate retoriche ( 27 gernnaio e 10 febbraio ) s'aggiunge quella per i 100 anni della scissione di Livorno ovvero l nascita del partito comunista . Ora si rafforza di più in me ,
la classica elucubrazione mentale sega mentale destinata a essere risposta o con una risposta standard su cosa scrivere su tali eventi che non siano le solite frasi \ articoli di circostanza o lava coscienza destinati  a volrare nel vento ( cit musicale ) . Ma poi  riascoltando questa  canzone   soprattutto     con l'introduzione  di una sorella dei fratelli cervi 

 Nessuna conquista è per sempre: c'è sempre qualcuno che è interessato a toglierla. Per cui resistere è, non solo un dovere, ma è anche una necessità dei giovani d'oggi, altrimenti non si va avanti."
                                                                                              Maria  Cervi 


 

Infatti mi è ritornata alla mente quello che aveva scritto Antonio Gramsci non ricordo se negli scritti dal carcere ( come riporta Fusaro il Gramsci di destra ) o qualche altro scritto giovanile

“Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”.
Perchè  così dovremmo sempre fare nella nostra vita. Senza far sì che il pessimismo dell’intelligenza sopravanzi l’ottimismo della volontà.  Sembra  facile   a dirsi  . Infatti la vera  memoria  




 non sta    nelle  iniziative   retoriche   e lava  coscienza    fatte una  volta  l'anno  ma  ma  nel silenzio  cioè  nel  ricordare lontano   dall'ufficialità   e dal ricordo  obbligatorio  .  Infatti preferisco  quelli \e   che la  coltivano   cosi  o in anticipo  che  quelli che     ricordano   perchè  va  di moda  o   non ricordano  affatto  o peggio  usano la memoria  (  vedi il  10 febbraio )  a senso  unico  o   come  clava   ideologica   ovvero in maniera  strumentale  


8.6.18

la verità cosa è a che serve ?

partiamo  dalla definizione   di verità  


Con il termine verità (in latino veritas, in greco αλήϑεια) si indica il senso di accordo o di coerenza con un dato o una realtà oggettiva, o la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può essere falso.
 Per me   è  questa cioè   basta  solo  il concetto   primario   il resto  sono  sovrastrutture   .  Infatti    ciascuno  ha  la  sua    concezione  visto  che
Risultati immagini per verità


I principali argomenti di dibattito riguardano da un lato la definizione e l'identificazione della verità, secondo cioè una prospettiva ontologica, dall'altro i criteri per conseguire tale verità, attinenti piuttosto all'ambito gnoseologico.Quest'ultimo può coinvolgere anche l'aspetto etico, essendo collegato con l'esigenza di onestà intellettuale, buona fede e sincerità.
Infatti   ecco cosa ne pensano alcuni  compagni  di strada  (  un fotografo  il primo  ed  un prof  di  filosofia  e  curatrore  di  https://mariodomina.wordpress.com/  il secondo  ) da me  " intervistati "  su tale  argomento   nela  mia bacheca  facebook

Mario Bianchi Cos’è la verità? È un dovere. A cosa serve? A dare alla vita il rispetto che merita. Nessuno dovrebbe illudere con la non verità se non attraverso l’arte, che per dire la verità arriva a mentire.
Gestire
Rispondi10 h
Mario Domina Io resto affezionato al significato originario dell'aletheia greca: la verità è quel mostrarsi-non mostrarsi di quel che, per lo più, resta nascosto. Carpirne un frammento è compito di ogni creatura che s'affaccia - sporge per un istante - alla luce dell'essere. Ma nessun ente - se non dio, qualora esistesse - è in grado di possedere la verità. Essa, come la natura di Eraclito, ama nascondersi.
Gestire
Rispondi9 h
  Veniamo ora  alla seconda  parte  del mio pensiero     sotto forma   di dialogo fra me  e  l'altro  me  .

ALTRO IO   A  cosa  serve la  verità a far resuscitare i morti  ?
IO  No  . serve  a liberarsi dai fantasmi   dei morti  che altrimenti   ci perseguiteranno per  sempre   finché non trovano pace .

Altro IO come i ricordi  insomma  ?
IO si
Altro Io  per  sopravvivere  dobbiamo   imparare  a  dimenticare  .
IO  ci sono cose  che non si posso dimenticare  .   <<   E poi lo sai che non vuol dire niente dimenticare.  >> ( Battere e Levare - Francesco De Gregori ) .
 E poi  sopravvivere  non è il mio  caso   preerisco  lottare  anche se  non sempre   ci riesco e mi limito  a sopravvivere  nele pause 

3.11.16

la battaglia ecologista di Sylvie Guillem ex ballerina dell'Opéra di Parigi



Leggi anche
http://www.wordsinfreedom.com/sylvie-dopo-guillem-vivere-secondo-natura/

Dopo essermi " marzullato "  con questa  domanda  -  risposta

vegani o vegetariani ( parziali nel mio caso in quando mangio formaggio e uova e raramente carne d'allevamento non industriale\ intensivo ) scelta morale o moda ?
Entrambi . Anche se,lo stesso vale per tutte le cose , la scelta viene fatta criticamente \ spontaneamente e non in maniera acritica \ passiva. Io preferisco la seconda .




Ecco la  storia  secondo me sincera   e coerente di Sylvie Guillem .  Essa è    rispetto a  quella del sottoscritto , cresciuto  fine  anni  70 primi 80   sul finire della cultura  egli stazzi e delle cussuggie   (  I II )  dove  gli animali ( galline  , mucche  ,  maiali , api )   s'allevavano   in maniera  naturale  \  biologica  e  non intensiva  \  industriale  ed  i loro prodotti ( salun ed insaccati , miele ed  uova  )  
erano sani  che   se magia  pochissima  carne    e molta verdura  quindi  è uno che  non disdegna la  cucina vegetariana   - vegana   ma  non ha  il coraggio pur piangendo  ogni volta  che vede  carne  e programmi  sugli allevamenti  non riesce  a  fare il passo   definitivo ad uyn  alimentazione  senza  carne  ed  prodotti animali  .

ma  ora basta  con il mio capriccio  )   e  veniamo alla storia in questione






Sylvie Guillem è una ballerina francese Conosciuta ed apprezzata come una delle più grandi ballerine che ha incominciato ad 11\12 anni e nel corso del 2015 all'apice della sia carriera la cui scelta è stata << Annunciata la sua ferma intenzione di interrompere la carriera (“Mi ritiro quando sono al massimo, non volevo essere obbligata dai segnali del corpo”) [1], danza per l'ultima volta, il 30 dicembre 2015, davanti al pubblico giapponese .[2] >> ( da  wikipedia

    l'icona della danza Sylvie Guillem è anche una donna impegnata per la tutela dell'ambiente e la lotta contro “l'assurdità di un mondo suicida, ignorante, avido e sanguinario”. 
    Conosciuta ed apprezzata come una delle più grandi ballerine, l'icona della danza Sylvie Guillem è anche una donna impegnata per la tutela dell'ambiente e la lotta contro “l'assurdità di un mondo suicida, ignorante, avido e sanguinario”.Una scelta  coraggiosissima   come è evidente  sia  dall'intervista    rilasciata   al programma di rai tre  indovina  chi viene a cena del 31\11\2016  ce  trovate   qui su http://www.vegolosi.it/
      e  da  questa    che    del  20134  che  dimostra      come  la sua  scelta    fosse già nell'aria    quando ancora  era  una balleria  e  non delle coversioni dell'ultimo momento  fatte per  moda  o  farsi  pubblicità  




    Danza e ambiente, la battaglia ecologista di Sylvie Guillem

    Conosciuta ed apprezzata come una delle più grandi ballerine, l'icona della danza Sylvie Guillem è anche una donna impegnata per la tutela dell'ambiente e la lotta contro “l'assurdità di un mondo suicida, ignorante, avido e sanguinario”.

    di Salvina Elisa Cutuli - 20 Marzo 2013

    sylvie guillem
    Sylvie Guillem, una delle più grandi ballerine, icona della danza dalla straordinaria tempra fisica e non solo
    A volte nella vita ci si ritrova a vivere incontri che non avremmo mai pensato di fare se non nei sogni. Chi di mestiere fa il giornalista è abituato a realizzare interviste, ma l'abitudine cede il passo all'emozione quando si incontrano persone che hanno segnato in modo particolare la propria esistenza.

    È stato dunque per caso, una lacrima di emozione dopo averla vista ballare e sentita parlare, una forte stretta di mano, un ripensamento per non averne 'approfittato', un passo indietro ed un'attesa trepidante nel corridoio dell'Auditorium Parco della Musica di Roma prima di avere un suo recapito.

    Un climax di emozioni ed eccomi finalmente lì, a realizzare un'intervista a Sylvie Guillem, una delle più grandi ballerine, icona della danza dalla straordinaria tempra fisica e non solo. Basta vederla danzare per capirlo. Passione, talento, intelligenza, impegno, abilità, espressività si servono di un corpo longilineo e sinuoso capace di dare vita a movimenti, linee ed equilibri in una continua sperimentazione che l'ha portata ad affiancare il mondo del classico, con la danza moderna e contemporanea.

    Come detto, però, non è solo una questione di fisico. Dietro il palcoscenico, infatti, c'è un'artista, una persona attenta e cosciente del mondo in cui viviamo che ha deciso di sostenere l'esempio di Paul Watson – a lui e a Rudolf Nureyev ha dedicato il Leone d'oro alla carriera per la danza che ha ricevuto nel 2012 a Venezia – e degli attivisti di Sea Shepherd, promuovendo e facendo conoscere il loro messaggio durante i suoi spettacoli.

    Prima dell'inizio dello spettacolo – Sylvie Guillem, lo scorso 3 febbraio, ha aperto la nona edizione del festival Equilibrio all'Auditorium Parco della Musica di Roma, con un trittico di pezzi che riunisce tre dei più importanti coreografi del momento: Mats Ek, William Forsythe e Jiří kylián – sono stati distribuiti alcuni volantini con un messaggio chiaro che porta la sua firma: “[...] Eppure tutti noi siamo coinvolti da questi crimini contro la natura e la biodiversità, assolutamente tragici per le generazioni future. […] Il mio impegno con Sea Shepherd è teso a sostenere la lotta contro l'assurdità di un mondo suicida, ignorante, avido e sanguinario. Un mondo che saccheggia ciecamente le risorse da cui dipende. [...]”.

    Durante la nostra conversazione, quindi, ho avuto modo di conoscere un altro volto di questa artista imprevedibile e audace che ha sentito da subito il bisogno e la necessità di libertà di ballare a modo suo, che ha piegato le regole del balletto classico sfidando anche le convenzioni più radicate. Un volto curioso, attento e consapevole che lotta affinché l'essere umano impari a salvaguardare se stesso e quindi il pianeta.

    sylvie guillem
    "Tutti noi siamo coinvolti da questi crimini contro la natura e la biodiversità, assolutamente tragici per le generazioni future"
    Cosa è per lei la danza?

    È una necessità, una fortuna arrivata senza cercarla, senza chiederlo. È arrivata e sembrava una evidenza forte, non ho pensato e mi sono sentita subito a mio agio, trovando uno spazio enorme di libertà, di comunicazione, dove poter dare e ricevere generosamente. La danza per me è tutto questo. È una maniera di essere, una maniera come un'altra, come lo è per uno scrittore, un pittore o un cantante.

    Come definirebbe la danza?
    È la maniera di raccontare una vita o un persona anche se talvolta passa attraverso personaggi o cose non descrittive. Ovviamente è il movimento del corpo che permette che le emozioni si sentano, passino da una persona all'altra, come le parole della bocca, come le immagini di un film...

    Cosa pensa dei tanti spettacoli di danza che si vedono oggi in giro?

    È bello che ci sia l'opportunità di realizzare tanti lavori, ma sono pochi quelli che, guardandoli, mi hanno cambiato la vita. Fa parte della società di oggi avere tante cose nuove, nuovi lavori, progetti, creazioni, ma poca originalità. Sono nuove perché qualcuno ha deciso di fare qualcosa, ma questo qualcuno non l'ha fatto perché sente la necessità, perché ha qualcosa da comunicare in una certa maniera.

    Per arrivare al suo livello c'è bisogno di tanto lavoro, sostenuto dalla passione, dal cuore e da tanta intelligenza. Cosa si sente di dire ai più giovani che intraprendono questa carriera interessati, spesso, più alla forma che alla sostanza?

    Non posso cambiare la società e i ballerini che ne sono parte. Ci sono persone che fanno questo lavoro con passione, onestà, rispetto e necessità – non facciamo questo mestiere perché non abbiamo niente di meglio da fare – altre che... sai, una piramide è fatta sempre da una base larga con una punta molto stretta perché, come le persone, la varietà è davvero tanta. C'è chi pensa con il cuore, chi si lascia andare per scoprire le cose, per impararle e trasmetterle ad altri e chi, invece, ha come obiettivo la carriera fine a se stessa.

    Secondo lei si può danzare senza tecnica?

    Sì, sarà differente perché quando c'è un vuoto o una debolezza bisogna trovare una compensazione. Talvolta la persona ha qualcosa di così importante da trasmettere che il problema della tecnica non si considera neanche, non ci si pensa. È chiaro che per discipline come la danza classica è meglio possedere una tecnica, anche se non formidabile, per non correre il rischio di cadere e per acquisire una certa eleganza e grazia. Bisogna considerare anche cosa vuole/cerca il pubblico. Spesso lo sguardo del pubblico è più eccitato per la performance che per un'emozione. Sul palcoscenico come nel pubblico la gente è variegata.

    sylvie guillem
    "6000 miles away" è uno spettacolo ideato e interpretato da Sylvie Guillem come omaggio al Giappone devastato dallo tsunami (Foto da “6000 miles away”)
    Qual è il segreto di Sylvie Guillem? Cosa la muove?

    Se avessi un segreto non lo direi (ride!). Non c'è un segreto, sto ancora scoprendo e imparando molte cose, cosa c'è da fare, come reagisco alla vita... Ho avuto la fortuna di fare qualcosa che mi è venuto così senza cercarlo. Mi è piaciuto dall'inizio, ho visto che c'erano delle cose incredibili da vivere ed esplorare. Cerco di fare il meglio possibile, di continuare e seguire questo cammino in modo onesto. Non voglio deludere. Sul palcoscenico non si può nascondere ciò che siamo veramente, si sente e si vede tutto. “I do my best”. Ho questo approccio con la mia disciplina.

    È possibile raggiungere la perfezione?

    Si può cercare, ma non so quale sia la perfezione. Ci sono momenti in cui ho sentito emozioni più forti, ho visto maggiore bellezza, ma non so se è la perfezione.

    Di recente l'abbiamo vista protagonista dello spettacolo “6000 miles away” alla nona edizione del festival “Equilibrio” a Roma. Partiamo dal titolo. Cosa significa? 6000 miglia lontane da chi?

    Mentre eravamo a Londra e provavamo la coreografia di Forsythe – era giunto anche il momento di scegliere il titolo per lo spettacolo – ci è giunta la notizia del terrificante tsunami in Giappone. Sono tanti anni che vado in Oriente ed ho imparato ad amare questo paese... ho tanti amici, tante persone che conosco bene. Guardavo la televisione e mi sentivo inutile e impotente, non potevo comunicare con gli amici e non sapevo come stavano. Oltre alle persone che conosco pensavo anche agli altri, al pubblico che mi segue da tanti anni.

    Questa sensazione di impotenza non era piacevole. Mi dicevo: “ok non sono in Giappone, non sono lì, facciamo qualcosa che possa alleggerire lo stato d'animo delle persone colpite da questo evento”. Ed ecco il perché di “6000 miles away”. 6000 miglia, infatti, sono la distanza tra Londra e Fukushima. Un omaggio all'amicizia. Un pensiero che potesse far sentire che l'amicizia esiste anche se ci sono tanti chilometri che ci dividono.

    Mi ha stupito molto il volantino che è stato distribuito all'ingresso della sala del teatro con un suo testo che richiama l'attenzione del pubblico sull'associazione fondata da Paul Watson, Sea Shepherd. Perché divulgare e far conoscere proprio Sea Shepherd? Cosa rappresenta per lei la figura di Paul Watson?

    Ho visto per la prima volta, due anni fa circa, un documentario in televisione su Paul Watson e Sea Sepherd. Subito dopo, insieme a mio marito, abbiamo cercato su internet altre informazioni sull'associazione di volontari presieduta da Watson. Mi è sembrato qualcosa di utile, realizzata con senso e intelligenza. Ho sempre avuto coscienza dell'importanza della natura e degli animali e avevo la sensazione che le cose non stessero andando nella direzione giusta. La vita di Paul, le sue parole, ma soprattutto le sue azioni mi hanno aperto gli occhi ancora di più e ho visto la dimensione del problema che è molto maggiore rispetto a quello che pensavo.

    sylvie guillem
    "L'arte è la vita, fa parte dell'essere dell'umano, è tutto. L'arte prende ispirazione dalla natura, con le emozioni che noi sentiamo e proviamo"
    Io sono un'ecologista per indole, amo l'aria e quando arrivo in un posto nuovo mi fermo sempre a sentirla, a respirarla... non sono cieca rispetto a quello che c'è intorno a me, so che sono una piccolissima parte rispetto ad esso e da cui dipendo, ma non mi rendevo conto che la situazione fosse così drammatica nonostante facessi parte - come tanti - di associazioni conosciute. Mi sono detta: “Paul, Sea e i volontari agiscono personalmente, vanno sul posto e non lottano solo contro la caccia alle balene, quella loro è una lotta molto più ampia”.

    Noi non siamo il centro di tutto, siamo parte di un tutto che ha bisogno di un equilibrio e se ci comportiamo e pensiamo di essere superiori rispetto alle cose intorno a noi è finita. Stiamo facendo danni terribili. Avrei voluto scoprire Paul Watson e Sea Shepherdmolto tempo prima. Non posso andare sulle navi, non sono capace di “attaccare” i laboratori che torturano animali, vorrei essere capace ma non lo sono almeno per ora (ride), come posso aiutare ed essere utile per la natura e la vita in generale? Allora ho capito che forse potevo contribuire ad aprire gli occhi ad altre persone.

    Non è giusto che solo una piccola parte dell'umanità, considerata spesso terrorista o fanatica, provi a salvare l'altra grande parte del mondo. Tante persone non vogliono rendersi conto, non vogliono vedere e questo mi fa molto arrabbiare. Non vogliono sentirsi dire che le proprie scelte non sono buone e non hanno nessuna intenzione di cambiare le proprie abitudini perché vanno bene così, permettono di vivere in modo più comodo e semplice. Molti non pensano nemmeno al destino dei propri figli! Non considerano tutti gli animali torturati; un vero olocausto per quanto ne vengono uccisi ogni anno nel mondo.

    Quindi l'arte può avere un ruolo importante...

    L'arte è la vita, fa parte dell'essere dell'umano, è tutto. L'arte prende ispirazione dalla natura, con le emozioni che noi sentiamo e proviamo. L'arte parla, dunque può aiutare. Ma l'arte è fatta dagli essere umani quindi è la parola di una persona.

    sylvie guillem
    "Io sono un'ecologista per indole, amo l'aria e quando arrivo in un posto nuovo mi fermo sempre a sentirla, a respirarla"
    Visto che l'arte può contribuire a svegliare le coscienze delle persone ci vorrebbero più artisti che, come lei, contribuiscano alla battaglia ecologista

    Anche se ci sono molte persone note impegnate il problema, purtroppo, permane. Le decisioni vengono prese valutando le conseguenze immediate senza ragionare e progettare “in prospettiva”. In una tribù indiana, ad esempio, qualsiasi scelta viene ponderata e presa considerando le sette generazioni future. Oggi viviamo in un mondo pazzo.

    Paul Watson non ha passaporto, è chiamato terrorista e spesso è perseguitato dalla giustizia. Volontari che vogliono salvare l'umanità vanno in prigione, mentre chi distrugge gli altri e la vita con l'inquinamento, le armi, le guerre ha la possibilità di prendere tranquillamente le proprio decisioni e non viene ostacolato. Non si tratta di salvare solo gli animali, ma si va molto oltre. Il nostro comportamento con gli animali riflette quello che abbiamo con gli esseri umani; se non sappiamo prendere buone decisioni per gli animali non lo sapremo fare per noi, per il nostro futuro e per i nostri bambini. È una lotta fondamentale.

    Visto che si parla di cambiare, per lei cosa è il cambiamento?

    Io sono diventata vegetariana e per me è stato un passo enorme. Amavo, specialmente in Italia, mangiare i salumi, ma ho deciso, e non per la mia salute, di fare parte della soluzione e non del problema. Se fossimo in tanti a fare delle scelte di questo tipo potremmo cambiare le cose prima che sia molto tardi. Nel 2045 non ci sarà più a disposizione pesce da mangiare. Se gli oceani muoiono, moriamo tutti. D'accordo non posso cambiare il mondo ma uno più uno più uno… se non c'è domanda, se la gente non va al supermercato per mangiare una carne, tra l'altro tossica, non ci sarà più un tipo di allevamento industriale che distrugge gli animali, la natura e quindi il nostro habitat. Da tanti anni non vado più al supermercato.

    Quando ero giovane dicevano che mangiare carne e bere latte era sano, oggi sappiamo che non è più così. È una scelta morale non salutare. Per me il cambiamento è questo, aiutare anche altre persone a raggiungere questa consapevolezza. Avrei voluto avere qualcuno che mi avesse fatto conoscere Paul Watson tanti anni fa, non solo adesso. Il cambiamento è aprire gli occhi anche agli altri.

    È ottimista per il futuro?
    No, perché si è perso il senso, l'intelligenza, la compassione nelle cose e nei comportamenti. Non è più accettabile con i mezzi di informazione che oggi abbiamo a disposizione fare finta di non sapere, di non scegliere, di non cambiare. La gente non pensa agli altri, ma a se stessa. Non è la politica che può risolvere le cose. Ammiro Paul Watson, gli attivisti e coloro che hanno il coraggio di agire e non parlano solamente. Meglio combattere che mettere la testa nella sabbia. Questa è una lotta contro il denaro e il potere, ma anche contro l'ignoranza della gente.

































































































































































































































































    emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

    Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...