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25.12.23

non sempre si riesce ad evitare di farsi le seghe mentali . a che serve vivere se poi dobbiamo morire

Colonna   sonora

Far finta d'essere sani - Giorgio Gaber

Senso  -  Vasco Rossi ⁕


 Lo  so  che   devo smettere   di farmi seghe mentali    e mettere  in pratica  questo


manon sempre   siu  può fuggire    dal farsi   ed  rifarsi      certe  domande   .
Ora   
La domanda "a che serve vivere se poi si muore" quesito filosofico che ha tormentato ed tormenta l'umanità ( sottoscritto comreso ) per secoli non sempre si riesce ad eluderla ed Non esiste una risposta definitiva, poiché il senso della vita è una questione di fede o di opinione personale.Tuttavia, ci sono alcune possibili risposte a questa domanda che possono essere considerate.Una possibile risposta è che il senso della vita è semplicemente di vivere. La vita è un dono prezioso, e anche se è breve, è importante viverla al massimo. Possiamo farlo sperimentando il mondo che ci circonda, coltivando relazioni significative con gli altri e perseguendo le nostre passioni.Un'altra possibile risposta è che il senso della vita è di lasciare un segno sul mondo. Possiamo farlo facendo del bene agli altri, contribuendo alla società o creando qualcosa di duraturo. Quando moriamo, vogliamo essere ricordati per le nostre azioni positive.
Ecco il mio dialogo interiore


a che serve vivere se poi si muore


La domanda "a che serve vivere se poi si muore" è una domanda filosofica a cui  non esiste una risposta definitiva, poiché il senso della vita è una questione di fede o di opinione personale.Tuttavia, ci sono alcune possibili risposte a questa domanda che possono essere considerate.Una possibile risposta è che il senso della vita è semplicemente di vivere. La vita è un dono prezioso, e anche se è breve, è importante viverla al massimo. Possiamo farlo sperimentando il mondo che ci circonda, coltivando relazioni significative con gli altri e perseguendo le nostre passioni.Un'altra possibile risposta è che il senso della vita è di lasciare un segno sul mondo. Possiamo farlo facendo del bene agli altri, contribuendo alla società o creando qualcosa di duraturo. Quando moriamo, generalmente ,vogliamo essere ricordati per le nostre azioni positive.
 Inoltre La vita, nonostante la sua fine inevitabile, è piena di esperienze, apprendimenti, relazioni e momenti che la rendono preziosa. Molti ritengono che il significato della vita risieda nel viaggio stesso, non nella destinazione. Vivere ci permette di sperimentare gioia, amore, crescita personale, e di lasciare un impatto positivo sul mondo e sulle persone intorno a noi. Ricorda, ogni vita ha un valore intrinseco e unico.Infine, è anche possibile che il senso della vita sia semplicemente di imparare e crescere. La vita è un'opportunità per esplorare il nostro potenziale e diventare la persona migliore che possiamo essere. Possiamo farlo affrontando le sfide, imparando dagli errori e sperimentando cose nuove.In definitiva, la risposta alla domanda "a che serve vivere se poi si muore" è una questione personale. Ognuno deve trovare il proprio senso della vita e ciò che lo rende felice
Ecco alcune idee specifiche su come trovare il senso della vita:
  • Cerca di capire cosa ti appassiona. Cosa ti rende felice? Cosa ti fa sentire vivo? Una volta che hai capito cosa ti appassiona, puoi iniziare a concentrarti su queste cose.
  • Crea relazioni significative con gli altri. Gli esseri umani sono creature sociali e abbiamo bisogno di relazioni significative per vivere una vita piena. Dedica del tempo alle persone che ami e che ti amano.
  • Aiuta gli altri. Aiutare gli altri è un modo meraviglioso per trovare un senso di scopo e di realizzazione nella vita. Trova un modo per contribuire alla tua comunità o al mondo in generale.
  • Rifletti sulla tua vita. Prenditi del tempo per pensare a ciò che è importante per te e a cosa vuoi realizzare nella vita. Riflettere sulla tua vita può aiutarti a trovare il tuo senso di scopo e direzione.

Ricorda che il senso della vita è un viaggio, non una destinazione. Non c'è una risposta giusta o sbagliata, e ciò che è importante è che tu trovi qualcosa che ti dia significato e scopo.


Ok Ma se non c'è un fine, perché dovrei fare qualcosa ?

Il fatto che la vita possa non avere un fine prestabilito non significa che le azioni che intraprendiamo non abbiano valore. Molti ritengono che il significato della vita non sia un destino finale ma ,come dicevo prima,piuttosto le esperienze che viviamo, le relazioni che costruiamo, e l’impatto che abbiamo sul mondo intorno a noi.Fare qualcosa, come imparare una nuova abilità, aiutare gli altri, o perseguire una passione, può arricchire la nostra vita e dare un senso di realizzazione. Inoltre, le nostre azioni possono avere un impatto significativo sugli altri e sul mondo, anche se non ci rendiamo conto immediatamente di questo impatto.In definitiva, il “perché” dietro le nostre azioni è spesso una questione molto personale e può variare da individuo a individuo. Potrebbe essere utile riflettere su ciò che ti dà gioia, soddisfazione e un senso di scopo nella vita.

Come posso superare la sensazione di vuoto o mancanza di significato nella mia vita ?

A  quest'ultima domanda     rispondo con ei  consigli trovati online    su  siti d'auto   aiuto     che  ogni tanto  davanti a  domande  del genere  controllo e  faccio riferimento   . Infatti  capire come superare la sensazione di vuoto o mancanza di significato può essere una sfida. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarti:

  1. Esplora i tuoi interessi: Trova ciò che ti appassiona. Può essere un hobby, un’arte, uno sport, o qualsiasi cosa ti faccia sentire vivo e coinvolto.

  2. Stabilisci obiettivi personali: Avere obiettivi a breve e lungo termine può dare un senso di direzione e scopo alla tua vita.

  3. Collegati con gli altri: Le relazioni positive con amici, familiari e colleghi possono arricchire la tua vita e darti un senso di appartenenza.

  4. Prenditi cura di te stesso: Mantenere una buona salute fisica e mentale può migliorare il tuo benessere generale e la tua autostima.

  5. Cerca aiuto professionale: Se la sensazione di vuoto persiste, potrebbe essere utile parlare con un professionista della salute mentale, come un terapeuta o un consulente . Ricorda, è normale avere momenti di dubbio e incertezza. Non sei solo in questo, e ci sono risorse disponibili per aiutarti. Se ti senti sopraffatto, non esitare a cercare aiuto


Oppure senza  fare  voli pindarici   ed   elucubrazioni inutili  pensare    che  la vita un senso non ce l'ha.⁕ e cercare  di  non dare     sempre   un senso a tutto

9.12.23

quando finiranno i femminicidi e non solo ? Risposta non c'è anzi è nel vento

                Canzoni    suggerite  

C'è  UN ARIA   - GIORGIO GABER ⁕
BLOWIN' IN THE WIND    Bob Dylan (1962)
RISPOSTA   NON  C'È  -  TRADUZIONE  \  COVER     DI MOGOL ⁕⁕

  



Lo so  che  dovrei  cambiare    discorso   per  evitare assueffazione  e   d'intorbire  ulteriormente   l'aria in quanto :

[....]  c'è un gusto morboso del mestiere d'informare,
uno sfoggio di pensieri senza mai l'ombra di un dolore
e le miserie umane raccontate come film gialli
sono tragedie oscene che soddisfano la fame
di questi avidi sciacalli.  [...]

  e di  dare  spazio  ad  ogni merda    e  strumentalizzazione  come  questa   che  trovate     qua  sotto   


da    https://www.msn.com/it-it/notizie/italia


Il marito killer e la T-shirt del Che. Ma il femminicidio non ha colore
di Giannino della Frattina  • 2 ora/e

Rossella, 53 anni. Ferite da arma da taglio, fermato il marito. Un copione tragicamente noto e che si sta facendo drammaticamente quotidiano. Ma, soprattutto, drammi che diventano preda dei social, dove i femminicidi vengono masticati, triturati, smontati e rimontati per farne triste strumento di ideologia. E così colpisce la foto (...) che ha cominciato a circolare del marito, un'immagine non troppo rassicurante e nella quale a colpire è la maglietta con il faccione di Che Guevara. Per carità, nulla di male: il guerrigliero, seppur piuttosto sanguinario e amico di un bel tiranno rosso come Fidel Castro, è da tempo entrato nel pantheon dei giovani di sinistra. E pure in quello della destra (soprattutto sociale). Però, a colpire è l'assoluto silenzio di politici di sinistra e delle orde di postatori social. Nessun commento, nessun tentativo di analisi psicopatologica della sua personalità a partire dal simbolo esibito. Nessuno che parli di mentalità comunisto-patriarcale, nessuna allusione al modello marxiano nei rapporti tra uomo e donna. Tutti in silenzio, perché è giusto così. [...]


che avviene ed avverra ad ogni fatto di malessere ( non solo violenza di genere ed femminiicidi ) ed passare ad altro , come mi consigliano dalla regia😁😢😥 . Ma non ci riesco . Infatti non ho ancora smesso davanti agli ultimi femminicidi e violenza di : piangere, d'indignarmi e di provare anche lavorare su me stesso per trasformare l'indignazione in qualcosa di concreto e far morire e sradicare il maschio alfa ed violento che è insito in me che nn'è avvenuto un altro .Quanto tempo dovrà passare per il prossimo ? . Ancora quanta propaganda , shitstorm e pescare nel torbido e negli scheletri nell'armadio di quelli che hanno scelto dì'esporsi di non nascodersi nel lutto e nel silenzio e di combattere mettendoci la faccia tale cultura tossica anzichè trovare dei punti in comune come proposto dal padre di Giulia Chettin ( la n 83 se si considera solo omicidio   110 se si considera il fatto come   femminicidio  





 di quest'anno orribile per l'alto numero di delitti ) verso chi ha un posizione diversa dalla tua per contrastarlo ? A mettere da parte le strumentalizzazioni propagandistiche ed ideologiche vedere il caso Roggero e l'ultimo ( almeno fin ora ) femminicidio quello Rossella Cominotti, 53 anni .? quando ci sarà un informazione meno tossica e meno strumentalizzazione culturale ideologica come quella citata all'inizio del post sfogo d'oggi La risposta è nel vento . Anzi meglio : << [...] Risposta non c'è, o forse chi lo sa .caduta nel vento sarà. [...] >> ⁕⁕

10.2.19

quando si potrà parlare del confine orientale ( e tutti gli avvenimenti fino al 1954 ) senza scannarsi e senza strumentalizzare ?

colonna sonora del post Kings - La risposta nel vento
 Parole e musica di Bob Dylan qui l'originale ( 962) Traduzione di Mogol



Lo so  che    come  il sottoscritto  ,  non  ne  potete  più  di  sentire  parlare  di    foibe   , esodo ,    e  tutte le  polemiche  sempre  uguali   che  si iniziano     ,  non appena   terminata  la  bisettimanale    giornata  del  27 gennaio  ,  fino  al   12  febbraio   e  in alcuni  siti nazionalisti anche  dopo  .  



Ma    alcuni  fatti 

1)   la  disinformazione ed  uso  distorto  fatta      da  ilprimatonazionale,it  


Roma, 9 feb – Alla fine, all’alba del Giorno del Ricordo, anche il Partito Comunista di Marco Rizzo si è unito al vergognoso carrozzone dei revisionisti-censori che nei giorni scorsi hanno fatto a gara per infangare la memoria di coloro che morirono nelle Foibe massacrati per mano dei partigiani titini. Dal convegno negazionista di Alghero quello di Parma passando per le dichiarazioni dell’Anpi di Rovigo e gli sfregi vandalici a Ramelli e Norma Cossetto: mancavano giusto all’appello le dichiarazioni di Rizzo e soci a completare il quadro.  [....  continua  qui  ] 
  sulle  parole    di   Marzo Rizzo   

  direttamente  dal sito incriminato  

RIZZO (PC): «SU FOIBE CONTINUE FALSIFICAZIONI. L’ANPI SBAGLIA A DISSOCIARSI».

08 febbraio 2019di 
«Sulla vicenda delle foibe ormai è impossibile esprimere in Italia un giudizio legato alla verità storica e alla contestualizzazione degli eventi. Chiunque affermi il vero, e cioè che quello che è avvenuto non puo’ definirsi genocidio, nè pulizia etnica, e soprattutto che le vittime non erano nell’ordine nè delle centinaia di migliaia nè dei milioni come arrivano ad affermare settori di destra, viene tacciato di negazionismo. Sbaglia l’ANPI a dissociarsi da serie iniziative di storici che mirano a contrastare con il rigore della ricerca questo mare di propaganda» Così Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. «Sulle vicende del confine orientale è stata costruita una narrazione che ha stravolto la realtà, che non fa i conti con le responsabilità dell’Italia fascista, alimenta il mito del “buon italiano”, utile alla propaganda nazionalista anche per l’oggi. Una cosa sono episodi di giustizia sommaria e rappresaglie, per quanto brutali, pero assai comuni durante la guerra, e nella maggior parte in risposta ai crimini perpetrati dalla colonizzazione fascista. Altro è quello che la propaganda revisionista afferma oggi a reti unificate. La costruzione della memoria collettiva è demandata a sceneggiati privi di reale riscontro storico come quello che andrà in onda sulla Rai questa sera. Si parla di ricerca della “memoria condivisa” ma in realtà si nobilita la falsificazione. La sinistra che ha appoggiato questa tendenza, è corresponsabile tanto quanto la destra, anzi forse di più. Al contrario – conclude Rizzo – difendere la verità storica significa evitare che narrazioni tossiche influenzino il senso comune, costruendo il terreno per nuove campagne belliciste che si profilano all’orizzonte e che nulla hanno a che fare con l’interesse dei popoli, a partire da quello italiano».






2)
 l'accettazione passiva dell'Anpi  tanto  da  rinnegare  o ritenere poco opportuno   farlo il  10  febbraio   la  contro celebrazione   e di certa sinistra delle tesi ufficiali delle commemorazioni del dieci febbraio ovvero soltanto il cavallo di troia usato dai fascistoidi (o presunti tali) per fare propaganda anticomunista al fine di nascondere i loro crimini ed esaltare quelli dell' "avversario " e dove non ci riescono equiparare i fascisti con i comunisti.... vecchia storia. 

<< i negazionisti >> come dice un commento al mio post su fb in cui riportavo ( la trovate anche qui sul blog ) la mia recensione sul film red land \ rosso d'istria << sono quelli che rifiutano la shoah, non quelli che fanno notare che si, qualcuno è stato infoibato, ma non è assolutamente paragonabile ne con i numeri ne con la modalità, con gli eccidi nazifascisti. Poi chiamami stupido quanti vuoi se non voglio piegare la realtà al revisionismo storico odierno. >>



  3)

 l'insistere   da  sinistra    ed  il caso    del  Partito della Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, La Talpa e l’Orologio, Gruppo teatrale l’Attrito  d'Imperia   che  nella      loro  giustissima     e  condivisibilissima  tesi  , ma    errata  in un punto   quella    nel vedere     fra   gli  infoibati  solo   ed  esclusivamente  fascisti  o collaborazionisti  e    non ammettere     o  non parlare   ed  lasciare    che  a  farlo  ed uso  e  consumo loro  sia  una determinata  parte   politica   di  quelle  che  avvennero   a  guerra  finita  e  di tutte le  sofferenze  come  se  non bastassero quelle  subite    durante la  guerra  e  la  sofferenza dell'esodo    ed   il   :  negarlo  ,   sminuirlo  ,  il   separarlo    dalle  vicende  prima  successe  per motivi ideologici è vomitevole oltre che molto pericoloso. La storia va affrontata per quello che è, se vogliamo che ci insegni qualche cosa!  Infatti   Nelle foibe ci sono anche comunisti, italiani che erano contrari al governo slavo, l'odio non ha limiti e porta a comportamenti aberranti come   questi a  cui ,   anche   se    c'è  ufficialmente una  risposta  , ma  mi sembra  troppo  banale   e riduttiva  cioè    reazione  alla  politica  fascista  e  nazista ,  risposta  non  c'è     come dice la  canzone   cita  come  colonna  sonora 

Dopo      i tali    motivi  ecco  perchè  è  necessario  ancora  parlare  del  confine  orientale  e  delle   foibe .  Evitiamo  che     dopo  un  cinquantennale silenzio  quasi totale    se ne parli   e  si ricordi in maniera  distorta  ed   strumentalizzata 
 ecco     che riporto  , anche  se  non concordo  con lui   che  definisce negazionisti    coloro  che tentano di  smontare  le  esagerazioni  numeriche   e le   leggende  ed  l'uso  strumentale  fatto    dalla destra  e  purtroppo   da  molta  sinistra  ,     questa  intervista   ad  uno dei massimi esperti   sulle  foibe   e  sul  confine   orientale     


  [.....] 
TPI ha chiesto a Raoul Pupo, professore di Storia contemporanea all’Università di Trieste e uno dei massimi conoscitori dell’argomento, di fare luce su alcuni aspetti ancora poco chiari nell’immaginario collettivo.
Professore, quali furono le conseguenze del fenomeno foibe e esodo?
Questi eventi messi insieme hanno provocato la scomparsa quasi integrale della componente autoctona bilingue e cultura italiana nei suoi territori di insediamento storico a Zara, Fiume e Istria in generale.
Le foibe in realtà non hanno avuto un ampio effetto, le migliaia di morti hanno provocato gravi ferite della memoria ma non hanno inciso particolarmente sugli equilibri nazionali e di potere della regione. Quello che ha provocato la principale frattura storica dall’epoca della romanizzazione è l’esodo, in quanto ha significato la sparizione di una delle componenti storiche della regione.
Mio nonno, esule, mi parlava spesso di quei “comunisti titini” e mi diceva che ai tempi di Mussolini viveva meglio. Non era il solo esule a pensarla cosi. Dire che gli esuli erano fascisti è soltanto uno stereotipo?
Gli esuli istriani erano saldamente anticomunisti, avevano provato sulla loro pelle cos’era il socialismo reale ed erano scappati via, quindi erano tutto meno che comunisti. Non è vero che fossero tutti fascisti, la maggior parte di loro nel dopoguerra votava Democrazia cristiana, soltanto alcuni piccoli gruppi votavano per il movimento sociale.
Quella degli esuli era una realtà popolare conservatrice, e quando qualcuno diceva che ai tempi di Mussolini stava bene vuol dire allora stava meglio rispetto a quello che ha vissuto dopo. Avendo rischiato la vita e vissuto situazioni invivibili a casa loro, il paragone con il passato è tutto a vantaggio dello stesso. Durante il fascismo l’Istria era stata una terra di povertà, dagli anni Venti ci fu una crisi economica dalla quale iniziò ad uscire appena dalla fine degli anni Trenta. Subito prima della guerra ci fu in seguito alla politica autarchica un inizio di ripresa economica e si cominciavano a vedere orizzonti migliori rispetto a una miseria secolare. Poi è arrivata la guerra che per loro ha voluto dire la fine di tutto.
Naturalmente questo riguardò la componente italiana della popolazione. La comunità slovena e croata aveva giudizi diversi, in quanto minoranza oppressa dal regime. La politica del fascismo era volta a distruggere la loro identità e a trasformarli in italiani. Anche dal punto di vista economico e sociale stavano peggio rispetto a prima, sloveni e croati erano per lo più braccianti senza terra o coloni. Nell’ultimo periodo dell’amministrazione asburgica, grazie a un tessuto di cooperative, erano riusciti ad avere un miglioramento del loro stato sociale riuscendo a comprare della terra. Poi il fascismo da una parte distrusse tutto il tessuto redditizio cooperativo che li sosteneva, poiché connotato in senso nazionale, dall’altro impose una fiscalità più grave: il risultato è che molti di loro persero la terra.
Chi furono i colpevoli dei vari eccidi?
Fondamentalmente i quadri del movimento di liberazione jugoslavo, movimento contro i tedeschi occupatori ma anche contro gli italiani. Gli esponenti del movimento erano alle origini figli di esuli istriani sloveni e croati che durante il ventennio avevano dovuto abbandonare quella terra. Arrivati in Istria si collegano con i loro parenti, esponenti del tradizionale nazionalismo croato, e su questa base creano prima il partito comunista croato poi il movimento di liberazione. Sono dei quadri che hanno un forte antagonismo sia sociale che nazionale nei confronti dell’italiano, che viene percepito come fascista, quindi poi quando hanno il potere si lasciano andare ad angherie di tutti i tipi.La violenza delle foibe scavò un solco di terrore fra la popolazione italiana. Le intimidazioni, bastonature, arresti e sparizioni del dopoguerra rafforzarono il clima di paura. Le ragioni dell’esodo sono però molto più complesse. In sintesi, il collasso della società italiana, dovuto alla duplice rivoluzione, nazionale e sociale, attuata dalle autorità jugoslave. Ciò creò una situazione di invivibilità generalizzata. Di conseguenza, quando – con ritmi diversi nei diversi contesti – le comunità italiane si resero conto che la dominazione jugoslava era divenuta definitiva, scattò il meccanismo dell’esodo.
Perché fu istituito il giorno del ricordo?
Venne istituito per cercare di sanare la ferita aperta nella coscienza degli esuli e dei parenti delle vittime delle foibe. Nonostante la loro integrazione perfettamente riuscita nel tessuto sociale italiano avevano dovuto silenziare le loro origini per ragioni non solo politiche ma antropologiche. Si erano inseriti nell’Italia del boom economico, l’Italia che voleva lasciarsi alle spalle tutto quello che voleva dire guerra, sconfitta, miseria. Non c’era posto per rivangare queste storie terribili.
Gli esuli rimasero zitti, molto spesso non avevano trasmesso queste storie nemmeno ai figli, le loro vicende erano conosciute all’interno dei circuiti speciali dei profughi ma quasi per nulla all’interno della comunità nazionale. Ne continuavano a parlare ossessivamente tra di loro, ma all’esterno era una storia che non interessava a nessuno.
Dopo la fine della guerra fredda c’è dappertutto in Europa una riscoperta di storie che prima erano state messe da parte, fra queste c’è anche la storia del confine orientale. Attraverso un complesso iter parlamentare arriva questa proposta per l’istituzione della giornata del ricordo che viene approvata in parlamento con una maggioranza larghissima, alla camera con pochissimi voti contrari e al senato addirittura senza opposizione.
Non trova che il Giorno del ricordo venga usato per esaltare la patria o l’italianità di certe zone più che per ricordare il dramma di queste persone?
Il Giorno del ricordo viene usato in tanti modi e può venire usato in senso puramente strumentale: è stato usato e continuerà a venire usato da parte di componenti politiche di estrema destra. Già dagli anni Novanta era partita una campagna dall’allora partito di Alleanza Nazionale per l’istituzione di vie e piazze ai “martiri delle foibe”. Era un’operazione politica di matrice neofascista.
Ma il Giorno del ricordo si presta sia per riconciliare la memoria degli esuli e delle vittime delle foibe sia per riscoprire tutta la storia del confine orientale, che è una storia abbastanza complessa, perché oltre le foibe e l’esodo c’è anche tutto quello che è successo prima. Va sempre tenuta presente una cosa: il giorno del ricordo cade il 10 febbraio del 1947, che è la data della firma del trattato di pace che segna la perdita della Venezia Giulia per l’Italia. Quel trattato di pace riguarda la guerra iniziata dall’Italia col fascismo, che è entrata in guerra per sua scelta a fianco della Germania, quindi ha invaso e distrutto la Jugoslavia annettendola parzialmente. L’inizio della catastrofe, quindi, è l’attacco dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale con la responsabilità del fascismo.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...