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4.12.25

dolce dolore

  N.B il post  odierno    è  una  mia rielaborazione    di  quello    'oggi   4\1212025      della rubrica    dell'unione  sarda   caffè scorretto  

canzoni   suggerite 


Quella d’oggi è l’Italia della terza età. Ogni anno il divario fra le morti e le nascite aumenta. Tra poco più di un decennio il numero dei lavoratori sarà superato da quello dei pensionati. Si andrà in quiescenza a 70 anni. Sarà un male necessario per evitare un tracollo delle casse pubbliche dello Stato. La terza età incomincerà più tardi e sfumerà rapidamente nella quarta. L’anzianità sarà più breve, la vecchiaia più lunga. Da una notizia di cronaca scaturisce una domanda: ma quand’è che si diventa vecchi? Si diventa vecchi quando l’anzianità, con i suoi sussulti di appannato vigore, comincia a avvertire una certa sazietà di vita. Quando ti accorgi che non sei più attore ma spettatore. Quando il mondo intorno a te si restringe e nella tua dotazione di amici e affetti le assenze hanno superato le presenze. Quando dall’azione passi alla contemplazione della vita. Non solo quella che ti scorre davanti, ma anche quella del tuo passato, di un mondo che credevi di avere dimenticato; invece l’avevi soltanto accantonato, e ora sotto forma di nostalgia ritorna. La nostalgia è fascinosa, è un dolore dolce che mentre fa male lenisce. A evocarla bastano   delle  canzoni (  vedere  canzoni consigliate  e  colonna  sonora )  ,  una o  più fotografie in bianco e nero  come  quelle   della  mia famiglia  e  delle  altre   degli  avi  di parte materna  e paterna  sui mobili     libreria  di casa   immagini di persone che si animano, ti parlano, raccontano. Sei colto da stupore. Come quello che ti assale quando vai in pensione saltando l’anzianità. E entri direttamente nella vecchiaia.Anche   se  gli imminenti  50 anni  sono   ancora  pochi per  arrivare   alla   vecchiaia  . Anche  se    i pressuposti  ci sono    tutti   .  Basta  vedere i  continui  richiami sulle  bache  e  pagine  o    il proliferare  sui  social  in particolare    su fb   di gruppie  pagine  (  a  cui     anche il sottoscritto è  iscritto  )   sugli  anni  dal 60  al 90   e  la  loro   mitizzazione   della  loro  cultura   e arte  \ letteratura . Non so altro   dire  . se lasciarvi alla  musica . Infatti   eccovi  oltre  a quelle  tre   :   una  ora in onda  alla  radio   e  le  altre    due  ricordo mentale  risvegliatosi   all'ìimprovviso   , la  selezione  di  IA  di bing    da  me  consultata   in proposito  ,  canzoni italiane e internazionali che evocano la nostalgia del tempo passato, perfette per accompagnare riflessioni e ricordi : 

Cantautori italiani: ritorno al passato su Apple Music. https://music.apple.com/it/playlist/cantautori-italiani-ritorno-al-passato/pl.2272c91f5f4e4460bc539922af120846
Le migliori canzoni sui ricordi - Billboard Italia. https://billboard.it/musica/canzoni-sui-ricordi/2024/10/31169333/
10 CANZONI NOSTALGICHE SUL RICORDO DEL PASSATO - VITA - 2025https://it.goodlifestudio.net/10-nostalgic-songs-about-remembering-past

Concludo    in base  alla  strada   fin qui fatta    che ha  ragione  la  IA quando dice  che   « La nostalgia musicale può essere potente: rischia di idealizzare il passato e di fe usata come strumento creativo, diventa un ponte tra memoria e riflessione, proprio come piace a te Giuseppe: trasformare l’ambiguità del ricordo in energia poetica e critica. »

8.4.25

le paure ed i dubbi inutili , insieme al complottismo e disinformazione fanno aumentare le opposizioni alla donazione di organi

E'  notizia   di questi  giorni    che   : <<  Le opposizioni alla donazione degli organi continuano ad aumentare Da gennaio il 40 per cento di chi ha rinnovato la carta d'identità si è detto contrario: i dati preoccupano il centro nazionale trapianti >>  (   da  Le opposizioni alla donazione degli organi continuano ad aumentare - Il Post  )    Ora   da   trapiantato di cornea , mi viene il magone nel leggere tali notizie   e mi è  venuto   questo  sfogo elucubratorio  al limite  del rimpianto  e   della  nostalgia   dei tempi andati  .« Quando ho iniziato aveva un senso esporre anche le teorie bizzarre e fantasiose e dare spazio ai punti di vista più improbabili» afferma Martin Mystère nell’ultimo  albo   più pecisamete  il n 421  ( locandina  a  destra  )   . «  Si poteva parlare tranquillamente di argomenti strampalati, perché non veniva mai messa in dubbio la capacità da parte del pubblico di discernere la realtà dalla fantasia. La davamo per scontata. Ma nel giro di neanche tanti anni, purtroppo, le cose sono cambiate: ci sono sempre più persone che guardano alla scienza con sospetto e diffidenza, e che seguono le “sirene” delle scuole di pensiero irrazionali e ascientifiche. »   (   Lo sceneggiatore di Nemico del popolo, Francesco Matteuzzi,  a  Fumettologica    replicando   ai   complottisti  Trumpiani )   
 Infatti erano Bei tempi quelli   in cui sui  giornali  e  in  tv , circa  fino  a  20\25  ani fa  ,   aveva anche  un senso   esporre   anche argomenti  bizzarri     ....  e dare   spazio a  punti di vista  più improbabili  . Periodo in cui  si poteva  parlare  e  scrivere    anche   di  argomenti  strampalati perchè non veniva   mai messa  in dubbio  la  capacità   da parte    del  pubblico e dei lettori  di discernere  la realtà  dalla fantasia  . La  davamo per  scontata  .  Ma  nel giro di ne  anche     tanti  anni  anni  purtroppo le cose  sono cambiate  .,   ci  sono  sempre più persone che  guardano alla    scienza  con sospetto e diffidenza  (   e  fin qui  niente    di male  il dubbio   è  anche questo in quanto  non esiste   mai nulla  o quasi    d'assoluto e definitivo )  ma  un conto è  avere  dubbi   un altro  è seguire  acriticamente  le Sirene  .E proprio    ciò    mi  ha  riuportato   alla mente      questo ricordo scolastico    di letteratura  classica  

“Tu arriverai, prima, dalle Sirene, che tutti
gli uomini incantano, chi arriva da loro.
A colui che ignaro s’accosta e ascolta la voce
delle Sirene, mai più la moglie e i figli bambini
gli sono vicini, felici che a casa è tornato,
ma le Sirene lo incantano con limpido canto,
adagiate sul prato: intorno è un mucchio di ossa
di uomini putridi, con la pelle che raggrinza “

 Omero Odissea libro XII,  versi 39-46

del pensiero irrazionali e ascientifiche . Infatti c'è gente che crede veramente che la terra sia piatta .... per non parlare poi di tu.tte le ipotesi senza riscontri efettivi di complotto che circolano in rete e che alimentano paure ed alimentani l’imperante cultura del terrore, che si fonde col qualunquismo e la sfiducia e ci rende egoisti, e deboli. introduzione ( presa dal sito ufficiale del gruppo ) di  Oltre la guerra e paura dei Mcr   -  da  Dopo il lungo inverno 


[... ] Mio fratello ha rinunciato ad avere un opinione\mio fratello ha rinunciato in cambio di un padrone
che sceglie al suo posto e che non può sbagliare \perché ormai nessuno lo riesce a giudicare "una canzone sui questi tempi bui ed inquieti. [... ].
 Infatti   : <<  (  ..... ) Inutile negarlo: la paura, in questi anni di stronzio, è diventata un'industria. Tra le più redditizie. Lavora a pieno ritmo, 24 ore su 24, in modo capillare. I versi del "Bombarolo" di Fabrizio De André si rivelano più che mai attuali: "Per strada tante facce / non hanno un bel colore; / qui, chi non terrorizza / si ammala di terrore". Strisciano le notiziuole e la gente commenta, dall'immancabile "ci vorrebbe la pena di morte!" (oggi ne ho contati quattro) ad altri variegati spezzoni di umanità di questo sciagurato inizio di millennio. L'industria della paura non nasce dal nulla. E' l'espressione necessaria e perfetta del sistema. Il sistema non può fare a meno della paura. (.... Riccardo venturi ) .   
Sempre sulla disinformazione e fake news concludo il post con un vecchio scritto cartaceo pre blog ritrovato nei giorni scorsi


Allora  come  si fa  a distinguere  la  verità   dalla menzogna 
Ti rispondo, caro me stesso, citando una frase di Philip.K.Dick ( Philip K. Dick, all'anagrafe Philip Kindred Dick Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982 è stato uno scrittore statunitense)   : <<  la  realtà  è quella cosa che   anche se  smetti   di  crederci non scompare  >>
Però si  può  smettere di crederci 
Certo    ciascuno  di noi può  credere  o non  credere   quello   che vuole  tuttavia esistono parametri oggettivi   per  stabilire  cosa  è vero e  cosa  no  .... Non basta , almeno in  teoria  ,   ripetere un concetto  per  renderlo  reale  ....  si può   fare  senz'altro in modo  che qualcuno   finisca  per convincersene  ma  resterà comunque  un falso  . 
Stai   facendo politica  ?
No  . mi sto riferendo  a quello che   è successo    con alcune persone  esempio Mia martini  .
La  famosa  cantante  o  alla  Teoria del complotto del Pizzagate - Wikipedia
Allora    lo vedi  che
  stai facendo politica 😂
😇E alle  idiozie  abissali   alle  quali  nessuna persona dotata   di senso critico e  razionale   potrebbe    mai credere  , ma  purtroppo  ci hanno  creduto   con le  conseguenze  che conosciamo  
 Capisco 😥😲👍🏼🤗🧠

 ......

Appena  ritrovo    l'altro   foglio  in cui   parlo   del complottismo  lo  riporterò in prossimo post    .  Sono stato    fin troppo  prolisso e  logorroico .  Alla prossima  




7.12.24

«I miei 90 anni senza lavatrice» A Sadali nonna Cecilia fa ancora il bucato nell’acqua del fiume ., Non morì ad Auschwitz»: Trudy ritrovata negli Usa da una preside di Roma

 fra  le  storie     che  mi  hanno colpito  di più questa  settimana        ce  ne sono due  .  la    prima  presa  dall'unione  sarda       mi  pare    del 1\12\2024 la seconda    dal msn.it  
Iniziamo  con la  Prima 

Di buon mattino per le vie di Sadali ci si può imbattere in una scena normale cinquanta e più anni fa ma che nel 2024, per molti, è fuori dal tempo: una figura femminile longilinea che sul capo porta con innato equilibrio e eleganza una bacinella contenente i panni da lavare al lavatoio. Si tratta di Cecilia Deplanu, novantenne, che sull'utilità della lavatrice non ha dubbi: «Giusto per le emergenze, come quando trent'anni fa fui ricoverata per un intervento chirurgico, oppure dare una rinfrescata al bucato perché, per come la vedo io, se in lavatrice si mettono i panni puliti vengono puliti, se invece si vuole dare una lavata come si deve a quelli sporchi, resteranno sporchi».
La famiglia
La novantenne è nata e ha vissuto stabilmente la sua vita a Sadali. Primogenita di undici figli del
cantoniere Salvatore Deplanu che nel 1952, come si usava dire, «le prestò quattro anni» per andare in sposa, ancora 17enne, ad Armando Carta, classe 1927. Cecilia ed Armando hanno avuto quattro figli maschi. «I miei ragazzi, sin da piccoli - racconta la novantenne - sono stati abituati ad aiutarci in casa e nei campi. Il maggiore, Antonio, badava ai più piccoli. Tutti venivano con noi a lavorare la campagna o fare legna. Li abbiamo cresciuti come i nostri genitori fecero con noi. A undici anni, mia mamma mi mandava al fiume, che scorreva poco distante dalla nostra casa, a lavare i ciripà dei miei fratellini. Ricordo quando abitavamo nella cantoniera, tra Sadali e Seulo, che è stata abbattuta molti anni fa, ci spostavamo a piedi fino all'orto nei pressi di Villanova Tulo».
La vita
Nonna Cecilia prosegue lucidissima sul filo della memoria di un'infanzia vissuta in una civiltà che ormai non esiste più: «Ricordo i giorni della trebbiatura nelle calde giornate di luglio, la nostra vita era così, semplice e scandita dal lavoro. Non avevamo tutto ma l'indispensabile non ci mancava. Facendo il paragone con i tempi attuali, ho l'impressione fossimo più felici noi. Adesso hanno tutto eppure non è mai abbastanza, le persone sembrano sempre insoddisfatte, scontente. Non cambierei la mia vita, trascorsa al fianco di mio marito che mi ha lasciato all'inizio di quest'anno dopo 72 anni di matrimonio. Con Armando ci siamo sempre rispettati e voluti bene, i nostri figli ci hanno dato grandi soddisfazioni. Il maggiore laureato in veterinaria ha fatto tutto da solo, il diploma alle scuole superiori di Nuoro e la laurea a Sassari. Con suo padre andammo il giorno della discussione della tesi a Sassari, ricordo ancora l'emozione quando i professori vennero a congratularsi con noi genitori. Così gli altri figli e i nipoti, mai un dispiacere. Auguro a tutti una vita, se non migliore, felice come la mia».
Nonna Cecilia, negli ultimi giorni le temperature sono calate sensibilmente, non sarebbe meglio ricorrere alla lavatrice?
«No, l'acqua del lavatoio non è mai particolarmente fredda, e poi, non so, sarà una fissazione la mia, ma venire qui a fare il bucato mi fa sentire bene, alcuni giorni al lavatoio vengono anche alcune ragazze».
Quanti anni hanno?
«Credo una ventina meno di me».
Dopo aver fatto il bucato riportarlo a casa sulla testa appesantito dall'acqua è ancora più faticoso?
«Per questo, lavo prima le cose più ingombranti e difficili da strizzare a mano che stendo a sgocciolare mentre finisco di lavare il resto del bucato, questo proprio per evitare che l'acqua appesantisca eccessivamente il carico che devo portare».
Quando ha imparato a portare sulla testa i carichi così pesanti?
«Da bambina, mia nonna e mia mamma mi insegnarono come fare, con “su tidili” un grembiule ripieganto circolarmente da frapporre tra la testa e il peso da portare, è stato semplice fin da subito. Il lavatoio è stato un grande vantaggio per le donne, prima andavamo al fiume».

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 La seconda  

Per anni Gertrude è stata una dei troppi bambini la cui esistenza si era spezzata nel campo di concentramento di Auschwitz. Una rapida apparizione nella storia la sua, scoperta per altro casualmente, al fianco del padre Isidor Stricks, un cittadino polacco ebreo catturato vicino a Roma e deportato nei campi di sterminio.

Per una facile associazione, e dal momento che non sempre i bambini venivano registrati sui treni della morte, la convinzione che anche lei avesse finito i suoi giorni in un lager.
«Ma Trudy lì non e mai arrivata, si è salvata ed è ancora viva: oggi ha 86 anni, si trova in America, è sposata e ha tre figli. Ha un sorriso bellissimo e una forza senza pari»: la descrive così Maria Grazia Lancellotti, oggi preside del liceo classico e linguistico della Capitale Orazio che, nell’ambito del progetto «Il civico giusto» (diretto da Paolo Masini), che si pone l’obiettivo di scoprire storie di solidarietà e di coraggio nell’Italia fascista al tempo delle leggi razziali, si è imbattuta in un dettaglio che ha catturato la sua attenzione, tanto da portarla alla ricerca della verità.
«Mi stavo documentando sulla fuga di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere romano di Regina Coeli quando nei racconti Marcella Ficca, la moglie di Alfredo Monaco, il medico che quella fuga ideò, comparvero Trudy e suo padre - racconta Lancellotti -. Mi disse che quest’uomo che teneva stretta a sé una bambina di 5-6 anni, prima di essere caricato sul camion diretto a Fossoli, le rivolse uno sguardo terrorizzato, come di chi non sapeva cosa lo aspettasse, trovò gli occhi di una donna, le fece un cenno, si fidò e le affidò quello che aveva di più caro pur di salvarlo». Così Marcella ospita la piccola in casa sua per qualche mese, fino a quando la mamma, Fanny, non la rintraccia e la riprende con sé.
Da qui iniziano peripezie, fughe e lunghe settimane nascoste in due distinti conventi di Roma, fino alla fine della guerra. Poi la salvezza arriva quando a luglio del 1944 salgono a bordo Herry Gibbons, nave che salpa da Napoli con mille profughi e raggiunge Oswego, negli Stati Uniti.
«Da qui si perdono le tracce della piccola Trudy, la mamma si sposa e cambia cognome. La stessa cosa fa lei anni dopo - riprende il filo dei ricordi Lancellotti -. Ma a questo punto volevo arrivare alla verità su di lei per cui ho scritto a un museo della città: Trudy in America doveva essere arrivata viva e qualcuno doveva sapere qualcosa di lei. Poco dopo mi ha risposto direttamente suo figlio Brian e mi ha raccontato la vita di sua mamma Gertrude».
Il caso poi ha voluto che lo stesso Brian avesse già in programma un viaggio in Italia per la scorsa estate. Con l’occasione è andato anche a Roma, dove ha potuto conoscere e abbracciare i figli di Alfredo e Marcella Monaco. «Purtroppo loro sono morti senza sapere se quella bambina ebrea che avevano salvato alla fine ce l’avesse fatta, ma l’aver scoperto il loro grande gesto d’amore ha fatto in modo che venissero avviate le pratiche allo Yad Vashem per far insignirli del titolo di “Giusti fra le Nazioni”». Non è stato facile per la preside Lancellotti. «Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita in soggezione, sono entrata a gamba tesa nella vita di tante persone e ho riallacciato un filo che negli anni si era lacerato - conclude -. Ma questo è anche il bello del nostro progetto che portiamo nelle scuole, perché la storia si possa vivere con empatia. E comunque le vicende di Trudy non finiscono qui, perché voglio farne un libro».



23.5.22

EVVIVA LE COZZE E LE BUGIE PER BISOGNO di Augusto Ditel


Riporto  ,  dall'amico  Augusto  Ditel   un  bellissimo spaccato  di vita “locale” che tratteggiano benissimo i protagonisti con un po' di nostalgia  dei   tempi che furono  . Infatti  siamo nel magico campo delle bugie a sfondo marinaro, con apoteosi in mitologiche battute di pesca che Stefano Benni definiva “Ittiomachia”

Arriva di buon mattino, parcheggia l’auto al fresco, aggrotta le sopracciglia, inforca gli occhiali da sole, specchiati con lenti blu notte. Accanto allo zaino, ecco spuntare uno shopper mezzo sdrucito, di quelli del supermercato, che contiene un retino nero a maglie fitte. Piomba sulla spiaggia, si rifugia in un cantuccio, a venti centimetri dalla battigia (non stima quelli che la chiamano, sbagliando, bagnasciuga). Estrae il retino, all’interno del quale i tre chili di cozze sembrano riconoscerlo per fargli
festa, incuranti del loro destino che le vedrà perire, dopo l’incontro ravvicinato con l’apposito coltellino da “isbucciuladore”, come si ama dire in olbiese doc. Estrae un masso di tre-quattro chili dalla spiaggetta dove i bimbi costruiscono castelli medievali e scolpiscono improbabili montagne. Immerge il retino con i mitili in un piccolo anfratto disseminato di patelle (attenzione: non si possono prendere), copre tutto con il sasso largo e piatto. L’operazione “spurgo in mare” dura un’ora al massimo. Poi, l’assalto garbato. Una, due, tre, quattro,cinque, cinquanta cozze transitano dal guscio allo stomaco in un battibaleno. Passano i turisti, quasi sempre del nord. Lo scrutano, lo osservano senza farsi notare, tra il sospettoso e il divertito. Sono quasi sempre del nord, i vacanzieri curiosi, spesso veneti. Molti rifiutano l’invito a gustare una simile prelibatezza, altri accettano. E gradiscono,rinunciando persino al limone. “Le ha pescate qui?”, domanda la signora, che ignora le tecniche di allevamento e soprattutto il fatto che la parola cozza faccia rima con Olbia, almeno in Sardegna. “Sì, certo - mente lui, indicando uno scoglietto, impervio e lontano una decina di metri. “Dài, tesoro - sussurra la signora al marito incredulo, con gambe e torace bianco latte- domani ci proviamo, poi lo racconteremo ai nostri figli. E diremo loro che la Sardegna è magica anche per questo”.
Lui se la ride sotto i baffi (che non ha) e si ricorda di un vecchio adagio gallurese: “Faula ch’habbisogna, no’ è piccatu, né valgogna”…(una bugia detta per bisogno, non è peccato né vergogna”) Evviva le cozze.
(Ogni riferimento a fatti o a cose reali NON è puramente casuale)

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...