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26.9.23

Lo straziante messaggio in bottiglia lanciato in mare mentre il Titanic affondava ed altri messaggi in bottiglia


C'è qualcosa di magico nel trovare un messaggio in bottiglia. Quella lettera o quel biglietto possono essere rimasti in giro per anni finché qualcuno, da qualche parte, finalmente li ha trovati. Nel corso degli anni sono state fatte scoperte affascinanti e molte storie incredibili sono cominciate proprio con una semplice bottiglia finita sulla spiaggia.
Cosa c'era scritto in quei messaggi? Scopritelo nella galleria di immagini in cui vi presentiamo anche un messaggio lanciato dal Titanic

Ora  poichè , anche   https://www.msn.com/it-it/intrattenimento/fotogallery  ( da  cui  ho preso  foto  e  testi  comresa  l'inroduziuone  )  usa  come    stratagenmma  acchiappalike   di mettere  la  storia    del titolo    fra le  ultime  , mi  sono   letto  tra  un messaggio  pubblicitario  e  l'altro  le bellissime  e  curiose  storie   dei messaggi in bottiglia , alcune  a lieto fine  altre meno  , ma  semre  affascinanti per le  loro motivazioni  ( politiche  ,  scientifichew  ,  sociologiche , di Sos  , ecc  )   ed  il loro contenuto che  non sempre  il messaggio in bottiglia  avviene   cone    sempe  si  può  credere     da  una bottiglia  gettata   alle  onde  del mare    ,  che sotto riporto 
 sotto   Incominciando    appunto  da  quello del  Titanic 
Buona  lettura  




 Un irlandese di nome Jeremiah Burke scrisse un biglietto toccante mentre il Titanic stava affondando. Lo mise all'interno della bottiglia di acqua santa che sua madre gli aveva dato prima di partire per iniziare una nuova vita negli Stati Uniti. La bottiglia fu portata a riva un anno dopo e fu ritrovata a Dunkettle, a pochi chilometri dalla sua casa di famiglia. Il messaggio recitava: "Dal Titanic, addio a tutti, Burke di Glanmire, Cork".




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Una mamma francese in lutto per la morte del figlio ha gettato nel Canale della Manica una bottiglia contenente alcuni vestiti del bambino, un messaggio e dei gigli. Alcune settimane

dopo, due donne trovarono la bottiglia su una spiaggia del Kent, in Inghilterra. Una di loro, Karen Liebreich, scrisse un libro intitolato "La lettera nella bottiglia". La mamma e le donne si sono poi incontrate qualche anno dopo.






Nel 2009, una coppia ha trovato una bottiglia su una spiaggia del Texas, negli Stati Uniti. La bottiglia conteneva un messaggio che diceva "rompi la bottiglia" . All'interno della bottiglia c'era una cartolina con le istruzioni da rispedire al Laboratorio di Galveston dell'Ufficio della Pesca Commerciale degli Stati Uniti. Tra il 1962 e il 1963, il laboratorio rilasciò 7.863 bottiglie nel Golfo del Messico per studiare le correnti e il loro effetto sui gamberi.


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Un pescatore canadese, Harold Hackett, noto anche come "The Bottler", è appassionato di messaggi in bottiglia.Ha gettato più di 4.800 bottiglie nell'oceano e ha ricevuto più di 3.000risposte








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Il filosofo greco Teofrasto è noto per aver inviato il primo messaggio in bottiglia nel 310 a.C.L'obiettivo dell'esperimento era dimostrare la teoria secondo cui le acque dell'Oceano Atlantico avrebbero creato il Mar Mediterraneo.



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La regina Elisabetta I d'Inghilterra riteneva che i messaggi sulle bottiglie fossero così importanti che creò addirittura un ufficio reale speciale per loro, l'"Ocean Bottle Opener".

Infatti Secondo il governo della Regina, solo la persona con questo titolo poteva aprire una bottiglia contenente un messaggio. La violazione di questa legge era considerata un reato capitale.

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Il giorno di Natale del 1945, un soldato americano di ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale gettò una bottiglia in mare

Otto mesi dopo, una lattaia irlandese rispose al messaggio del giovane soldato. I due si scambiarono lettere per sette anni, finché lui riuscì a recarsi in Irlanda per incontrarla. Purtroppo La storia d'amore finì dopo il loro incontro.

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Nel 1914, la Scuola di Navigazione di Glasgow, in Scozia, gettò in mare più di 1.800 bottiglie. Lo scopo era quello di studiare le correnti e le maree. Le bottiglie contenevano delle schede che le persone dovevano compilare e restituire alla scuola.Nel 2011, un pescatore scozzese ha trovato una delle bottiglie. La scoperta è entrata nel libro dei Guinness World Record come il più antico messaggio trovato in una bottiglia nell'era moderna (all'epoca).

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Nel 1956, un uomo svedese in cerca di amore gettò una bottiglia nell'oceano. Il messaggio

recitava "A una persona bella e lontana" e includeva i suoi dati di contatto.Due anni dopo, ricevette una risposta da una donna italiana. Alla fine si sono incontrati, lui si è trasferito in Sicilia e si sono sposati.









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Nel 1914, il soldato britannico Thomas Hughes gettò nel Canale della Manica una bottiglia contenente un messaggio per la moglie. Morì due giorni dopo in Francia.Il messaggio recitava: "Cara moglie, scrivo questo biglietto su questa barca e lo getto in mare solo per vedere se ti arriva. Se così fosse, firma questa busta nell'angolo in basso a destra, dove c'è scritto ricevuta. Metti la data, l'ora e il tuo nome dove c'è scritto firma e abbine cura. Dolce Ta ta, per il regalo. Tuo marito".La bottiglia è stata trovata da un pescatore nel 1999. La moglie di Thomas Hughes era già morta, ma alla fine il messaggio è arrivato alla figlia 86enne del soldato.






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Nel 1979, una coppia ha gettato alcune bottiglie di champagne nell'Oceano Pacifico durante una vacanza alle Hawaii. All'interno di ogni bottiglia c'era il loro indirizzo e una banconota da

un dollaro per pagare le spese postali di ritorno, promettendo una ricompensa a chiunque avesse ritrovato le bottiglie.Quattro anni dopo, hanno ricevuto una risposta da un ex soldato vietnamita che cercava di fuggire dal Paese. Alla fine la coppia ha sponsorizzato il trasferimento del rifugiato e della sua famiglia negli Stati Uniti.




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ecco un messaggio  in  bottiglia   non via  mare    . Nel 2009, all'interno di un muro del campo di concentramento di Auschwitz è stato trovato un messaggio in bottiglia. Il messaggio era datato 9 settembre 1944 .



 Il messaggio conteneva i nomi, i numeri di accampamento e le città di provenienza di sette prigionieri di Auschwitz

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La nave Lusitania fu colpita da un siluro tedesco nel 1915 e si presume che affondò in circa otto minuti. Questo, ovviamente, fu il tempo sufficiente affinché un passeggero scrivesse un biglietto veloce e lo mettesse in una bottiglia. Il messaggio recitava: "Ancora sul ponte con alcune persone.


 Le ultime barche sono partite. Stiamo affondando velocemente. Alcuni uomini vicino a me stanno pregando insieme a un prete. La fine è vicina. Forse questo biglietto..." e il messaggio finiva lì.

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Il 6 marzo 2018, una signora ha trovato su una spiaggia australiana un messaggio vecchio di quasi 132 anni. Si tratta del messaggio più antico mai trovato all'interno di una bottiglia.
Il messaggio era scritto in tedesco e conteneva informazioni sulla posizione e sulla rotta di una nave chiamata Paula.


23.10.16

Storie d'amore con i crampi di matteo tassinari

 in sottofondo la struggente your love  - Ennio Morricone e Dulce Pontes


E' nell'altra che ti     confondi,
in realtà, quanto     ti piace?
Shakespeare secondo Branagh

E poi l’amour     fou
Kenneth Branagh
Pene d’amore perdute. Languori. Svenevolezze e smancerie. Sorrisi sornioni e baci assassini, tremori, pallori, assolutori, ingenuità e perché dare gioia, è un mestiere duroSe non ricordi che l’amore t’abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato nel tuo mondo senza malinconia dove gli usignoli ruttano. Incantesimi e parole vaghe, trecce sciolte dal balcone, avito e cartigli avidamente scartati da cioccolatini ben noti, i quali, dopo 95 anni d'onorato impegno letterario, abbandonano i versi di Dante e aprono a Kurt Cobain e Pieraccioni. Sempre in peggio, prima Facebook, ora Pieraccioni. Ora, chi ci dobbiamo aspettare, Luca Barbareschi? L'uomo che meglio di chiunque altro, sintetizza gli aspetti più deleteri e vili dei vizi peggiori degli italiani. Perché lo dico e come faccio a saperlo? Son giornalista da 34 anni.
Bisogna che una sensazione sia caduta ben bene in basso perché si degni di mutarsi in idea. Non azzardatevi a toccarli mai, non azzardatevi a giudicarli, tirate via le vostre mani sporche, non confondetevi coi loro sogni. Hanno aerei per volare, ma quegli aeroporti non ci sono più. Possiedono treni e una stazione lontana tra il cielo e terra, hanno le nostre fandonie nelle orecchie, conoscono le nostre facce. Madri pompate a tranquillanti, padri che vanno sul sicuro, i ragazzi nascondono lacrime sospese come gatte gelose dei figli hanno un bagaglio di speranze deluse. Un mondo storpiato dissestato, malridotto, squinternato, traballante, ingannato tradito, massacrato pur sapendo che hanno una rosa dentro che vien da chiedersi come abbia fatto nascere e crescere in una Gomorra di sifatta teatralità disorientata.
Peter Greenaway, regista 
Come quella giraffa che ha il cuore tanto lontano dai pensieri. Pensa che s'è innamorata ieri e ancora oggi non lo sa. Tra mezzora forse inizierà a sentire la farfalle nello stomaco. Ma sopra tutto, lo script luminoso del regista Peter Greenaway: “Nei miei film, parlo sempre di sesso e non di amore. Io sono un buon darwiniano e, dato il pensiero comune sull'evoluzionismo e sulle teorie comportamentali, dico che siamo come delle valigie che servono a continuare il passaggio di geni”. Ma non c'illudiamo. E' questo un triste mondo dove un uomo che legge ad alta voce versi o testi spirituali, in solitudine, passa per squilibrato. Una persona singolare, per parlare in politicamente corretto.
  S'era instaurato     un bel clima 
Ma la voglia, il desiderio, è ben diverso, simile alla passione "cristalla". Già a 5 anni, mi faceva paura la prigione, non conoscendo ancora gli uomini con i quali avrei convissuto. Mica per altro, o la pena da scontare, pur non essendo mai stato in prigione Ci sono stato di striscio parecchie volte, grattandomi pure il sedere, modo di dire quando la Questura ti porta in quelle loro stanze segrete e ti fanno domande, di gossip più che altro. S'era instaurato un bel clima fra di noi, dopo avermi preso le impronte digitali, foto segnaletiche, davanti, dietro, sinistra e destra e rossori sulla pelle stile decorazioni ornamentali, tutte spesate dal Questore o forse più a spese mie. 
Sangre        love,
loviente in cor
Vi sono più cose in cielo e terra, Orazio,
di quante se ne sogna la tua filosofia.
(William Shakespeare, 1600, "Amleto")

Amori da poco, vacui e scontati, superflui. Amori impellenti, che chiedono resa perché incompresa. Amori da ridere, altri da morire. Tragedie e commedie, mondanità, paranoie. Credo che la fine del XX secolo sia un momento di rinegoziazione sulla procreazione sulla nascita e sul sesso. La politica sessuale ci ha dato libertà più ampie. L'approccio alla sessualità e alla castità ha aperto molte possibilità. È la morte a rimanere non negoziabile. È l'ultima frontiera. Si potrebbe scrivere che la civiltà ci ha sottratti alle spade per farci meglio sentire la paura dei chirurghi. Pensate, quanta gran gente, i mediocri, quanto sono operosi, attenti e pacati. Non hanno scatti di pensieri, di affetti, di soluzioni, calme di vento, slanci d’infantilismo. Fanno quel che possono e sanno, magari quel che non sanno, ma con tanta buona volontà!
Paura del   tempo
Sarà stata la pazzia a indurre l’innamorato non corrisposto a parlare tutte le lingue per esprimere un concetto così universale, come quello dell’amore? Perché l’amore è quel miscuglio che tu sei da una parte e lei dall’altra, eppure gli sconosciuti s'accorgono che vi amate. Come aver preso insieme un trip e avere entrambi le stesse paranoie, è una responsabilità enormemente reciproca che non ammette tradimenti di nessuna ragione. E' una cosa molto seria. Che cazzo, mica pugnette! Una volta pensavo che i libri si facessero così: arriva un poeta, lievemente disserra la bocca e di colpo comincia a cantare il sempliciotto ispirato: di grazia, ma perchè! (Vladimir Vladimirovič Majakovskij).
Sergej Esenin, poeta
Non ho mai saputo interpretare il diktat di Majakovskij rispetto alla morte-omicidio-suicidio (altro aspetto ancora da chiarire)  del poeta russo Sergej Esenin: “Se ci fosse stato inchiostro all'Angleterre, non avrebbe avuto bisogno di tagliarsi le vene”. Non capisco se ci sia, nelle parole di Majakovskij, un velato senso d’ironia, quasi guappa nei confronti del povero e magnifico Esenin che difenderò fino a morir. Se lo merita, che ne pensate? Non ho forse ragione?
Ancora Shakespeare,  ancora Branagh 
che ha raschiato il  fondo del barile.
Tutto evanescente e  pomposo, troppo
Le frasi hanno un senso compiuto, ma le parole vengono dai posti più disparati. Ecco che ci troviamo il napoletano, l’inglese, lo spagnolo, il francese, il provenzale, perfino l’italiano antico e per finire qualche termine reinventato, strani miscugli dalla fonetica accattivante. Spesso l’amore trova difficoltà nella comunicabilità dei sentimenti che si provano. Due cuori e una capanna di Babele dove l'ordinario e l'esiguo spirito associati alla pigrizia, abbiano prodotto più intellettuali che la riflessione e le letture dotte e ignaro di ogni orifizio.
Se tutti coloro che abbiamo ucciso col pensiero scomparissero davvero, la terra non avrebbe più abitanti, non è una boutade e non lo vuole essere, è un dato di fatto. Con Sangre loviente in core (che ama in cuore). Se della Morte vara ne è l'ora, orsù, saluta la Signora col mantello nero, figlio mio. Fa male, ma è gentile, almeno è quel che ci si augura. La morte, caro, è un'usanza che tutti dobbiamo rispettare. Adeguiamoci mio figliuolo. 


Rubinetti    gocciolanti
scoregge    appassionate
Che dolci premesse,   amor mio
Amori  basta. Quelli dentro la confezione levigata e attenta all’air du temps. Negli intenti, una ricerca concentrata anzitutto sulla dichiarazione d’amore. Vale a dire su quella piccola catastrofe delle emozioni in cui, dei due soggetti coinvolti, uno assume il rischio e lo spavento e lancia una parola, un gesto, spesso uno sguardo alla Paolo Conte, verso l’altro. "Tutti quelli che nell'ora suprema vogliono circondarsi di amici lo fanno per paura e per incapacità di affrontare i loro ultimi istanti. Cercano di dimenticare, nel momento capitale, la propria morte". (script, Emil Cioran). Charles Bukowski, invece in "Taccuino di un vecchio sporcaccione, scriveva: "Rubinetti che gocciolano, scoregge di passione, pneumatici bucati. Sono tutte cose più tristi della morte".
Emil Cioran
Fuori di sé, a rischio di perdere sé stessi. Ebbe a scrivere il magnifico Emil Cioran, intellettuale rumeno del secolo scorso e tanto altro: "Lo scrivere, per poco che valga, mi ha aiutato a passare da un anno all'altro, perché le ossessioni espresse si attenuano e in parte vengono superate. Sono certo che se non fossi stato un imbrattacarte mi sarei ucciso da un pezzo. Scrivere è un enorme sollievo. E pubblicare anche".
Non più dentro la capsula protetta e ottusa dello spazio pubblico, d’improvviso dentro uno spazio privato che annulla le distanze e che spaura. Aulentina tu non vivi per moi.
In realtà, una riflessione che dell’amore finisce per attraversare tutto lo sconnesso frasario, le figure maggiori e quelle più frequentate dagli artisti coinvolti secondo un principio, come sempre, sincretico ed indifferente alla successione cronologica, che procede per sistematica contaminazione. Figure dell’amore. Danze di congiunzione, tensioni che reggono le sorti del mondo. O amore o morte, o insieme per sempre o per sempre disgiunti. Stilemi come quelli della corte amorosa, dall’immaginario cortese alla tenerezza colta da Ingres (1843), all’ardore di Boucher (1600) ai Cuori neri di Warhol (1981).
Majakovskij e l'amata Lily Brik 
Corpi d’amore e di sesso perché come scrive Arthur Rimbaud, è nell’altro che ci si confonde e ci si ritrova, attraverso lo scambio delle carni, degli umori come degli abbandoni. Baci. Quelli timidi e quelli voraci, Klimt e Schiele, Luis Bunuel e Man Ray. Sessi. Ricordi che non possono più riportare quello che è stato un solo bel tempo. 
Sono tutti i percorsi ed i luoghi della passione amorosa in una sorta di caravanserraglio che lascia, alla fine del viaggio, esausti e disarticolati. Un po’ smarriti. Non è facile parlare d’amore, come sanno tutti gli innamorati e non sanno invece chi festeggia san Valentino, povero cretino pure col codino. Il nostro è un periodo incapace di decidere tra leggerezza e pesantezza, tra sensazione e passione, tra fuga e vertigine. Tutto marcato da una vena neoromantica a forte investimento narrativo, spesso languida come una lingua di bue o inutile, inspiegabile come il successo della “Lettera d’amore” di Cathleen  Schine, una libreria tinta di rosa, sulla costa atlantica degli Stati Uniti. Come vorrei essere tagliente come un eccomi.
                            Il tuo dramma è il più
 importante della Storia
Avete mai provato la belluina ed eccitante appagamento dei sensi nel guardarvi in uno specchio dopo innumerevoli notti bianche riempite d'alcol? Avete mai subìto la tortura dell'insonnia, quando si avverte ogni istante della notte, quando esistete solo voi al mondo, e il vostro dramma diventa il più importante della storia, di una storia ormai svuotata di senso, e che neppure più esiste, giacché sentite levarsi in voi le fiamme più spaventose, e la vostra esistenza vi appare come unica e sola in un mondo nato soltanto per portare a termine la vostra agonia avete conosciuto questi innumerevoli momenti, infiniti come la sofferenza, per vedere poi riflessa, quando vi guardate allo specchio, l'immagine del grottesco?

 Non      sarebbe 
meglio       proferire?
Che succederebbe se lo sguardo umano esprimesse fedelmente le lacerazioni che s'accusa dentro, se svelasse il supplizio provato? Riusciremmo ancora a conversare? Non sarebbe meglio proferire, raccontare, sciogliere i diktat, strombazzare, esprimersi confidandosi nello sfogo borghese, per sbottonarsi ancora e ancora confidare, conferire, conversare nascondendoci il volto con le mani? La vita assumerebbe connotati orribili, impossibili se le nostre prerogative personali evidenziassero la potenza della dimensione spirituale. Alcuno ha più la forza, l'integrità morale di guardarsi allo specchio, perché un'immagine insieme grottesca e tragica mescolerebbe ai contorni della fisionomia macchie di sangue, piaghe sempre aperte e rivoli di lacrime irrefrenabili, intervallate dal malcostume come la corruzione, il senso carnale di chi puzza di sesso.
Stendhal o Barthes,
   Shakespeare       o Baudelaire?  
Una bella libraia, divorziata senza rimpianti e appassionata del suo mestiere. Un variegato ventaglio di clienti e commessi. Infine, una lettera d'amore che sbuca fra la posta e i libri. Un libro che è più palloso di quelli stucchevoli della triestina Susanna Tamaro. Perché metterne alla prova, scagliandola a tentoni, la capacità speculativa e l’eredità filosofica di Stendhal, Barthes, Shakespeare e Baudelaire? Tuttavia mi rimane ancora da capire perché il poeta Mannerini, grande amico di De André, riuscì a concepire i seguenti versi: "Un ferroviere era quel tale che per morire scelse per Natale.
Da una finestra, un oblò vetrato, entrò nella Storia del mondo che parla di fame, sete, morti, gioia e bellezze, non certo di gloria. Ma quando la sorte è puntigliosa, arriva la morte in forma curiosa che gli procura, umano aeroplano, un volo notturno da un quarto piano e lo riduce in quattro e quattr'otto in un mucchio di cenci, di ossa un fagotto. All'alba non muore soltanto la notte, muore anche l'uomo e il suo divenire e il sangue caldo che bagna il selciato, è un discorso appena iniziato.
Pasquale Panella, paroliere di Battisti dopo Mogol
Tiranna mia tu non vivi per me, ed io impazzisco per te. I fou de love (impazzisco d’amore) appriesse a te (per te). Loviente in core (che ama in cuore) rossiente por ti (ardente per te), vurria vurria (vorrei, vorrei), ma prima ‘e murì (ma prima di morire), vida d’erotica ambicion (vita di erotica ambizione). Grande Pasquale Panella, che ci ha reso il miglior Lucio Battisti della storia musicale, non quello con Mogol, perso fra le gote rosse e canti liberi, ma in chiave di volta con le mani a gesticolare nel ventoPenso che se non ci fosse stato Battisti non ci sarebbe stato Mogol, e viceversa. Personaggio che non ama di certo i riflettori, evita accuratamente tutti gli inviti calorosi e di alto "encomio" economico, di tante trasmissioni televisive che lo vorrebbero nel loro parquè d'ospiti da intervistare, ma lui è risponde picche a tutti. E' orfico, ermetico, nel suo caso dadaista, un Brian Eno più raffinato, meno commerciale, un autore che parla alle note del pentagramma.
Il     “dilemma atroce
gaberiano
Valenze dell’instabilità che governa il mondo secondo un ritmico principio di alternanza che assicura il divenire per paura di restare abbandonati. La storia, il racconto, sono fatti selvatici, non si possono condurre a proprio piacimento. Dimentichiamo allora per un momento l’amore degli enigmi e degli stereotipi. Una cravatta blu, con strisce bianche. L’onestà e la coerenza con sé stessi. La fedeltà verso i propri dubbi che, risolti, portano al senso della vita come nel caso di "Gildo". Chi è?
Il Signor G.. Una colonna della creatività narrativa teatrale. Giorgio Gaber, in molte sue canzoni eppure, come le cose più belle e semplici, non sempre era facile capirlo. Poco male per GG. Prima o poi sarebbe tutto arrivato, sapeva già che era necessario il passaggio di qualche anno prima che arrivasse il messaggio.  
Era   un grande davvero, solo che le parole sonostate  inflazionate e svuotate del loro significato
perdendo l'effetto   autentico ed originale
 Morir je         vurria 
Quello delle rime e delle metafore eleganti e anche quello dell’estasi dalle feroci malinconie. La logica di un percorso passionale di una coppia in pieno “dilemma gaberiano”, spaventata e disillusa, tensione dura e scintillante come una fune metallica tesa tra due solitudini. Tra due soggetti spaiati. La loro relazione, è la loro relatività e la passione come qualità dell’esistere che trasforma il percepire in sentire e perturba il fare di giorno in giorno morir je vurria (morire io vorrei).

25.2.14

Una bellissima storia, a cavallo dei primi anni ’60. Tra fiaba d’amore e vita reale di una Sardegna dimenticata.

Visto    che l'unione  sarda non permette  ( prima era  free   dopo  le  19  anche se    senza  immagini  )   di leggere  online   l'edizione quotidiana  ,   ripiego  :1)  sulla nuova sardegna   fin quando  i miei amici   decideranno se  continuare  a  fare  e a  dividere   l'abbonamento   ., 2)   sul le  news  online  dell'unione  .,  ma  soprattutto  in siti  come questo http://galluranews.altervista.org/  da  cui  è tratta  la storia  che  oggi  vado a  raccontare  

da  gallura  news  del 25.2.2014  


Girovagando in rete, a volte capita di leggere storie molto interessanti, quasi al limite della credibilità, che testimoniano di una Sardegna del boom economico ma anche dell’attuale degrado che sposa in pieno il momento di estrema difficoltà in cui tutti ci troviamo. Ho chiesto il permesso ad un amico (Marco Pola) di poter pubblicare questa storia, fantastica per i personaggi che l’hanno vissuta e per il ricordo, che in un figlio non muore mai, di un padre antesignano di un’architettura straordinariamente innovativa e del tutto integrata nell’ambiente selvaggio ormai  quasi del tutto  scomparso sotto i colpi del attorno  e delle speculazioni    (  corsivo mio    )  della nostra terra.




La storia è stata raccontata da un giornalista tedesco che intervistò Sebastiano Pola, il costruttore di una cupola a Costa Paradiso e che ora sta andando in totale rovina rappresentando oramai uno dei tanti patrimoni scordati, di una Sardegna abbandonata  (http://www.sardegnaabbandonata.it/). Ecco la storia riportata dal giornalista e scrittore tedesco Niklas Maak sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung il 26 Giugno 2012. 

La Cupola: Amore nel cemento della Costa Paradiso (25.06.2012)

.La relazione tra l ́attrice Monica Vitti ed il regista Michelangelo Antonioni è considerata una delle grandi storie d ́amore del 20° secolo. In Sardegna costruirono una casa spettacolare, che è un dovere salvare. Pola si ricorda come scesero per la strada costiera, in una piccola Fiat o un Alfa, forse una macchina a noleggio, sicuramente non una delle macchine sportive con cui giravano per Roma. Ci sono alcune foto di questo viaggio che sembrano delle foto del radar. L uomo al volante ha un aspetto pensieroso ma fiducioso, quasi non riuscisse a credere alla propria fortuna, lei ha lo sguardo rivolto lontano, ed i suoi capelli , di un biondo lucente, turbinosamente scompigliati sono più di un acconciatura: sembrano una dedica dovuta alle bizze del vento di viaggio.
Quando Monica Vitti e Michelangelo Antonioni arrivarono, attraverso le strade tortuose della macchia , alla costa nordovest della Sardegna, avevano già girato assieme quattro film: “L’Avventura“ , „La Notte“, „L’Eclisse“ e “Deserto Rosso“. La loro relazione, che durava da diversi anni , stupì prima alcuni iniziati (conniventi) di Cinecittà, e poi tutta la cronaca rosa di Roma.
Una casa, come non si era mai vista. Meno conosciuto è il fatto, che all ́inizio degli anni settanta la coppia si fece costruire una casa particolare. Incaricarono i costruttori Giovanni e Sebastiano Pola di costruire, in questa costa rocciosa, un immobile di nuova concezione: una Binishell, il cui nome deriva dall’architetto Dante Bini, non una casa con un tetto,ma piuttosto un guscio di cemento,che assomigliava ad un misto fra un cenotafio rivoluzionario-,in stile Boullée, sommerso ed un laboratorio per esperimenti, con una gas raro, complesso che rischia una rapida fuga o per forze magnetiche particolari. In un certo senso la costruzione rappresentava proprio questo. Quando la Vitti ed Antonioni si conobbero, lui era a metà dei quaranta,regista di mediocre successo. Aveva studiato cinetecnica al Centro Sperimentale di Cinematografia e conosciuto Roberto Rossellini. Durante la guerra fu assistente di Marcel Carné ed aveva redatto alcuni apprezzamenti obbrobriosi su film di propaganda fascista per la rivista “Cinema” del figlio di Mussolini, Vittorio. Aveva girato “cronaca di un amore”, il film, che lo ha reso famoso, e il “Il Grido”,che si rivelò un disastro economico. Impiegò poi tre anni per mettere insieme i soldi per girare “L ́Avventura” ed altri film, che lo renderanno famoso come cronista di una società che non prova più sentimenti. Monica Vitti, il cui nome di nascita era Maria Luisa Ceciarelli ed era nata a Roma nel 1931, aveva 29 anni quando diventò famosa, dopo aver girato “L ́Avventura”. Aveva già lavorato come attrice nel gruppo teatrale di Sergio Tofano, recitando Shakespeare e sembra che proprio Antonioni ne scoprì il talento,facendola recitare in un pezzo teatrale messo in scena da lui.

Le Riprese: una catastrofe

Se si vede “L ́Avventura” e si è a conoscenza della relazione amorosa tra la Vitti ed Antonioni, si nota come vita e finzione qui si sovrappongano in modo particolare: Monica Vitti recita Claudia, amica di Anna, che, con il fidanzato Sandro, un architetto attempato, fa una gita all ́isola eolica Lisca Bianca. La coppia litiga, Anna sparisce, arriva un temporale, i gitanti cercano riparo in una capanna e mentre cercano Anna, si avvicinano la bellezza fantastica dallo sguardo ammaliante- penetrante di Claudia e Sandro. Le riprese, secondo il racconto di alcuni storici del cinema, furono un disastro: mentre giravano a Lisca Bianca, la società di produzione fallì. Lea Massari,che interpretava Anna, si ammalò e lo yacht a motore, su cui dovevano essere effettuate le riprese,non arrivò mai. Poi a novembre,a causa del mare mosso, la barca dei rifornimenti non riuscì ad attraccare sull’isola e così il team cinematografico dovette razionare il cibo e pernottare sull’isola in capanne abbandonate, così come,nel film, Claudia e Sandro. Nella vita reale è però Antonioni a ricoprire il ruolo di Sandro. nel 1960, al pubblico della prima “L ́Avventura”non piace; ma Vitti viene proclamata stella. Rappresentava un nuovo tipo di donna, autonoma e sicura di sè: non l’ochetta smorfiosa che vuole essere scoperta, come Sophia Loren ne “La fortuna di essere donna” e neanche come la Lea Massari de “L ́Avventura”,bellezza sofferente passiva che desidera solo essere sposata.

Le porte verso il passato

La Vitti girò con Antonioni quattro film in quattro anni e si buttò in una lunga relazione, la cui turbolenza si nota già negli spazi che le fanno da teatro: a Roma, così scrive la biografa Charlotte Chandler, vivevano in due appartamenti sovrapposti, “che erano collegati da una botola con scala a chiocciola, cosicché potessero incontrarsi senza essere visti.
Alla fine della loro relazione fecero murare la botola nel pavimento. Enrica, la seconda donna di Antonioni, che lui sposò alla fine della relazione con la Vitti , alzando il tappeto mi fece vedere quella botola.” Ma si trattava già, come nei tardi film simbolistici di Antonioni, di una porta verso il passato, che non si aprirà mai più. Nei rari documenti esistenti in relazione alla costruzione della “Cupola”fra gli scogli di Costa Paradiso?, si racconta sempre che nei primi anni sessanta Michelangelo Antonioni costruì la casa per far colpo su Monica Vitti, che,così come si era rifiutata di andare a vivere con lui, si rifiutò anche di andarlo a trovare nella“Cupola”– e lui, da vero cavaliere, le fece costruire la stessa casa in copia ridotta su uno scoglio vicino, che doveva esprimere ́estensione della sua,nonché l’espressione fisica della sua relazione con una donna,che aveva posto come premessa di ogni forma di relazione intima, l ́autonomia,data anche dalla distanza fisica. Effettivamente a meno di cento metri dalla “Grande Cupola” c’è un’identica “Piccola Cupola”. Le due costruzioni sono simbolo della nostalgia e della tensione nel rapporto fra questi due spiriti autonomi – questa però non è l’unica rappresentazione della realtà. Che verità nascondono allora le due cupole al mare ?

Scogli nel segno del leone

Da Olbia, in quasi un ora, si raggiunge Costa Paradiso. Passando da Santa Teresa di Gallura si viaggia sulla SP90, che si snoda lungo le scogliere tra ginestre, cespugli di cisto, ulivi e pini selvaggiamente piegati dal vento del mare. Non ce quasi traffico qui, in questo periodo del anno, la notte qualche cinghiale affaccendato attraversa la stretta strada che porta a Boncaminu e sparisce nella macchia. In questo ruvido tratto di costa esposto al mare aperto, contrariamente all ́idilliaca Costa Smeralda, allora non c’era molto altro che qualche pista asfaltata di fresco e le capanne della ditta edile di Pola. Sebastiano Pola, nato nel 1928, vive qui ancora oggi ( la morte di Sebastiano Pola risale allo scorso giugno 2013, quindi dopo l’articolo), adesso sono suo figlio e suo nipote a dirigere l’azienda.“All ́epoca, nel 1965”, racconta Pola, “qui non c ́era praticamente niente. Tutto il terreno apparteneva ad un certo signor Tizzoni. Lui voleva costruire un villaggio turistico, un qualcosa di molto grande. Per lui noi abbiamo tracciato le strade, aperto le proprietà e costruito la foresteria, nella quale dormirono anche Antonioni e la Vitti, mentre costruivamo loro la casa.”

Tizzoni portò sulla costa diversi amici romani, fra i quali anche cantanti e attori. Antonioni e la Vitti scoprirono questo posto grazie a lui, racconta Pola. Nel 1972 gli ordinarono una casa secondo un progetto di Dante Bini; la Vitti firmò il contratto. Non si sa esattamente cosa la Vitti ed Antonioni stessero cercando e perché costruirono la loro casa estiva proprio qui. Si sa però , che Antonioni era attratto dallo scrittore Curzio Malaparte, che, verso la fine degli anni trenta, a Capri, si era fatto costruire un altrettanto arcaica quanto moderna casa su di uno scoglio di Punta Masullo, nella quale più tardi Godard con Brigitte Bardot girò “Le Mépris”.

La calura della macchia di sughera

Ci sono scene ne “La Notte” di Antonioni che fanno riferimento alla morte di Malaparte, che a Roma nel 1957 morì di cancro ai polmoni. E se si osserva la bizzarra scala di pietra che si slancia verso il primo piano della cupola, dove si trovava la stanza di Monica Vitti, come se un masso “colpito dalla samba” si fosse attorcigliato in una strana danza, come se un ufo super futurista avesse prelevato un bizzarro campione di roccia. Scendendo attraverso la piatta calura della macchia di sughera, si arriva alla bizzarra scogliera piatta che scende a picco sul mare, sulla quale Monica Vitti si sdraiava durante i giorni estivi dei primi anni settanta. Fermi su questa terrazza, si può solo immaginare cosa successe qui: la casa sembra essere una sfida architettonica a Casa Malaparte, e al film che lì venne girato –ma il “film” che venne vissuto qui, è sicuramente migliore.

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