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12.12.22

[ 23 giorni senza vedere partite dei mondiali ] Losers”, il fallimento come risorsa . - di angela melis e dal suo blog elogiodellalentezza.wordpress.com/

 



  in virtù di quanto detto nel post  precedente   ho  cambiato    il  titolo  a  diario sui  mondiali  

. Dopo     questo  avviso     veniamo     a  noi  .  In questi mondiali  ,  come  generalmente    salvo  eccezioni  ,    quando  si  parla  (  o si racconta   nelle  arti  e in letteratura  )  di sport  si parla  della  vittoria  e  quasi mai   di   sconfitta  o  di fallimento . Ecco il post  d'oggi    non mio  , ma  io   non avrei  saputo  esprimerlo  meglio  ,  prova  a  parlare  d'esso  .  Perché  molto  spesso  anche   nel  fallimento o paura  di   fallire   c'è  il punto  di  partenza  oer   rincominciare  ed  andare  avanti  .  Ecco   l  post  






La vita di un uomo è interessante soprattutto quando ha fallito – lo so bene. Perché è segno che ha tentato di superare se stesso.  GEORGES CLEMENCEAU


Che sia in ambito lavorativo, familiare o di studio, il fallimento è spesso vissuto come un ostacolo che rallenta il percorso intrapreso e può costituire il motivo principale per non raggiungere l’obiettivo prefissato.Il senso di frustrazione si insinua così nei pensieri e nei comportamenti, fino ad avere importanti ripercussioni nella vita. Questo accade perché la nostra società richiede continuamente di dare un’immagine di sé vincente, e nel sentire comune successo e fallimento sono spesso considerati come contraddizioni che non possono coesistere.

Photo by Brent Druyts on Pexels.com

Nella realtà dei fatti però non esiste successo senza aver sperimentato prima il fallimento, necessario per crescere e evolversi, mettersi alla prova, reinventarsi e/o cambiare strada. Siamo esseri imperfetti, progettati per cadere. E per quanto doloroso possa essere, il fallimento è decisivo nella vita perché ci consente di vedere le nostre debolezze ma anche, se affrontato in maniera attiva e responsabile, di svelarci risorse che non sospettavamo di possedere.

Qual’è stato il fallimento o la caduta che ti ha permesso di reinvertarti?

Scrivilo nei commenti 🙂

LOSERS”- la serie e i protagonisti

Lo sport, più di qualsiasi altra attività, è palestra di vita, metafora del superamento dei propri limiti. E la docu-serie Losers (Perdenti), scritta e diretta da Mickey Duzyj, esplora come la sconfitta insegni molto di più di una vittoria, se si ha il coraggio di affrontarla attivamente.

Incentrata sulla vita di otto sportivi provenienti da discipline differenti, la serie è composta da otto puntate di circa 40 minuti, ognuna dedicata a un atleta e alla sua narrazione del fallimento. I protagonisti raccontano le esperienze più significative della loro carriera e, all’interno di ogni puntata, accompagnate da interventi di colleghi e psicologi che commentano sia le criticità, che i punti di forza della vicenda.
Per gli spettatori che non hanno familiarità con questi sport, è dedicato spazio alla spiegazione delle regole e ogni narrazione è accompagnata da animazioni, che rendono ancora più avvincente il racconto.
Di seguito, la struttura della serie e una breve sinossi delle puntate:

  1. Michael Bentt – pugilato: Il campione fuori parte. Diventato pugile per volere del padre più che per un suo desiderio, dopo un pesante KO è costretto a reinventare la sua vita e trovare la sua autentica strada;
  2. Torquay United – calcio: una sfortunata squadra di calcio, a serio rischio di retrocessione, riesce a salvarsi all’ultima partita grazie … al morso di un cane (per questa puntata ho riso tantissimo);
  3. Suryia Bonaly – pattinaggio artistico: a mio giudizio la storia più avvincente e toccante. Surya, pattinatrice di colore, ha subito continuamente ingiustizie durante la sua carriera a causa del colore della sua pelle. Alla fine riuscirà però a prendersi la rivincita a suo modo;
  4. Pat Ryan – curling: dopo aver perso la finale dei campionati canadesi nel 1985, Ryan perfeziona la sua tattica cambiando il destino di questo sport;
  5. Mauro Prosperi-pentatleta e ultramaratoneta: nel 1994, Prosperi prese parte alla Marathon des Sables, l’ultramaratona che si disputa in Marocco, che si trasformerà per lui in una lotta per la vita;
  6. Aliy Zirkle-corse di cani da slitta: alla ricerca del titolo alla Iditaroad, Aliy si imbatte in un terribile incontro che avrebbe potuto stroncare per sempre la sua carriera;
  7. Black Jack-basket: a causa del suo temperamento, Jack ha rischiato di vedere la sua carriera stroncata per sempre ma alla fine, in un modo tutto suo, è riuscito a rimanere nel mondo del basket;
  8. Jean van de Velte-golf: il giocatore francese riflette sulla clamorosa sconfitta subita agli Open Championship del 1999

FALLISCI BENE, FALLISCI MEGLIO”, Samuel Beckett

Photo by Gaspar Zaldo on Pexels.com

Losers mette in evidenza il lato più umano dei campioni, e il fascino di queste storie sta proprio nel modo in cui ogni protagonista ha fatto del fallimento una risorsa. Fallire fa parte della natura dell’essere umano: prima di riuscire a stare in piedi e camminare è stato necessario sperimentare, cadere diverse volte per poi rialzarci, e ogni caduta ci ha insegnato cosa fare per non cadere. Essere a contatto con quel limite, toccarlo con mano e scegliere di andare avanti è fondamentale, dunque, per il progresso di un individuo. Per questo è necessario focalizzarsi non solamente sulle risorse che possediamo, e sulle vittorie ottenute, ma sui nostri limiti e fallimenti per potersi migliorare, correggere il tiro o semplicemente rendersi conto che ci sono altre strade da percorrere.




TI CONSIGLIO:




2.10.22

cavalcando il fiulmine - ride the lightning

  conna  sonora  




Considerando  il  tema  della mia  elucubrazione   filosofica   odierna stavolta  parto dai consigli musicali ed in questo  caso letterrarii  \  cinematografici  .  E' Inutile   dire  che  ,   fatta  eccezione   per  chi   
decide   di  leggere il post  basandosi  sul   titolo e  rinunciando   addirittura   alle prime  righe   ,  che  i  riferimenti   da  cui  parte la  riflessione   d'oggi    sono     :

  1.  l'album  Ride The Lightning   dei Mettalica  soprattutto  l'omonima  canzone   sia  nella  versione    normale  sia  in  quella  Remastered .,  la  canzone  Riders On The Storm - The Doors

  2. il  racconto bellissimo romanzo   a puntate  ,  poi  diventato  libro  e  poi  film  IL  miglio  verde  di  Stephen King   

Adesso eccovi  , quello che sicuramente   starete  aspettando ,  la  mia elucubrazione   che    s'inserisce  nella strada   intrapesa   nei post precedenti  in particolare   quelli  de  la  triologia :  anche   la  malinconia  può esssere  preziosa  e riferimenti  successivi    .

N.b
Leuco (  l'altro io  )   IO  ( io  ) 


N.b
Leuco (  l'altro io  )   I  ( io  ) 


L  mi  piacerebbe tornare  indietro  

I in che senso  ?

L tornare indietro nel tempo  per  non commettere  certi errori  

I ti  capisco  . ma  smettila   ti eprimi ancora  di  più di  pensare  continuamenbte   al passato   e  vai avanti . Prima  la  smetti  di pensarci continuamente  meglio stai e più concentrato  sul presente  

L   vuol dire  che  devo rimuovere  il mio passato

I  non ma neppure  farti  imprigionare   d'esso  

L  Vero ha ragione    ci provo tutti i giorni  

I E allora    vedrai  che prima  o poi    arriverà  e  neppure  te  ne  accorgi quel giorno  in cui  le  cose   cambierann  per  il meglio  ne  sono sicuro visto la tenacia   che  hai  sempre  avuto   nell'affrontare  gli  urti della  vita   . 

L  già  andiamo a lavorare  che è  meglio 😏😀

I già 😇





5.11.08

LE TRASFORMAZIONI DI PICTOR

LE TRASFORMAZIONI DI PICTOR 
(Pictor's Verwandlungen, H. Hesse, 1922)

Appena giunto in paradiso Pictor si trovò dinnanzi ad un albero che
era insieme uomo e donna. Pictor salutò l'albero con riverenza e
chiese: "Sei tu l'albero della vita?". Ma quando, invece dell'albero,
volle rispondergli il serpente, egli si voltò e andò oltre. Era
tutt'occhi, ogni cosa gli piaceva moltissimo. Sentiva chiaramente di
trovarsi nella patria e alla fonte della vita.

E di nuovo vide un albero, che era insieme sole e luna.

Pictor chiese: "Sei tu l'albero della vita?".

Il sole annuì e rise, la luna annui e sorrise. Fiori meravigliosi lo
guardavano, con una moltitudine di colori e di luminosi sorrisi, con
una moltitudine di occhi e di visi. Alcuni annuivano e ridevano,
altri annuivano e sorridevano, altri non annuivano e non sorridevano:
ebbri tacevano, in se stessi si perdevano, nel loro profumo si
fondevano. Un fiore cantò la canzone del lilla, un fiore cantò la
profonda ninna-nanna azzurra. Uno dei fiori aveva grandi occhi blu,
un altro gli ricordava il primo amore. Uno aveva il profumo del
giardino dell'infanzia, il suo dolce profumo risuonava come la voce
della mamma. Un altro, ridendo, allungò verso di lui la sua rossa
lingua curva. Egli vi lecco, aveva un sapore forte e selvaggio, come
di resina e di miele, ma anche come di un bacio di donna.

Tra tutti questi fiori stava Pictor, pieno di struggimento e di gioia
inquieta. II suo cuore, quasi fosse una campana, batteva forte,
batteva tanto; il suo desiderio ardeva verso l'ignoto, verso il
magicamente prefigurato.

Pictor scorse un uccello sull'erba posato e di luminosi colori
ammantato, di tutti i colori il bell'uccello sembrava dotato. Al
bell'uccello variopinto egli chiese: "Uccello, dove è dunque la
felicita?".

"La felicità?" disse il bell'uccello e rise con il suo becco
dorato, "la felicita, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei
fiori e nei cristalli".

Con queste parole l'uccello spensierato scosse le sue piume, allungò
il collo, agitò la coda, socchiuse gli occhi, rise un'ultima volta e
poi rimase seduto immobile, seduto fermo nell'erba, ed ecco:
l'uccello era diventato un fiore variopinto, le piume si erano
trasformate in foglie, le unghie in radici. Nella gloria dei colori,
nella danza e negli splendori, l'uccello si era fatto pianta. Pictor
vide questo con meraviglia.

E subito il fiore-uccello comincio a muovere le sue foglie e i suoi
pistilli, già era stanco del suo essere fiore, già non aveva più
radici, scuotendosi un po' si innalzò lentamente e fu una splendente
farfalla, che si cullò nell'aria, senza peso, tutta di luce soffusa,
splendente nel viso. Pictor spalancò gli occhi dalla meraviglia.

Ma la nuova farfalla, l'allegra variopinta farfalla-fiore-uccello, il
luminoso volto colorato volò intorno a Pictor stupefatto, luccicò al
sole, scese a terra lieve come un fiocco di neve, si sedette vicino
ai piedi di Pictor, respirò dolcemente, tremò un poco con le ali
splendenti, ed ecco, si trasformò in un cristallo colorato, da cui si
irraggiava una luce rossa. Stupendamente brillava tra erba e piante,
come rintocco di campana festante, la rossa pietra preziosa. Ma la
sua patria, la profondità della terra, sembrava chiamarla; subito
incominciò a rimpicciolirsi e minacciò di scomparire. Allora Pictor,
spinto da un anelito incontenibile, si protese verso la pietra che
stava svanendo e la tirò a se. Estasiato, immerse lo sguardo nella
sua luce magica, che sembrava irraggiargli nel cuore il presentimento
di una piena beatitudine.

All'improvviso, strisciando sul ramo di un albero disseccato, il
serpente gli sibilo nell'orecchio: "La pietra ti trasforma in quello
che vuoi. Presto, dille il tuo desiderio, prima che sia troppo
tardi!".

Pictor si spaventò e temette di vedere svanire la sua fortuna. Rapido
disse la parola e si trasformò in un albero. Giacché più di una volta
aveva desiderato essere albero, perché gli alberi gli apparivano cosi
pieni di pace, di forza e di dignità.

Pictor divenne albero. Penetrò con le radici nella terra, si allungò
verso l'alto, foglie e rami germogliarono dalle sue membra. Era molto
contento. Con fibre assetate succhiò nelle fresche profondità della
terra e con le foglie sventolò alto nell'azzurro. Insetti abitavano
nella sua scorza, ai suoi piedi abitavano il porcospino e il
coniglio, tra i suoi rami gli uccelli.

L'albero Pictor era felice e non contava gli anni che passavano.
Passarono molti anni prima che si accorgesse che la sua felicità non
era perfetta. Solo lentamente imparò a guardare con occhi d'albero.
Finalmente poté vedere, e divenne triste.

Vide infatti che intorno a lui nel paradiso gran parte degli esseri
si trasformava assai spesso, che tutto anzi scorreva in un flusso
incantato di perenni trasformazioni. Vide fiori diventare pietre
preziose o volarsene via come folgoranti colibrì. Vide accanto a se
più d'un albero scomparire all'improvviso: uno si era sciolto in
fonte, un altro era diventato coccodrillo, un altro ancora nuotava
fresco e contento, con grande godimento, come pesce allegro
guizzando, nuovi giochi in nuove forme inventando. Elefanti
prendevano la veste di rocce, giraffe la forma di fiori.

Lui invece, l'albero Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva
più trasformarsi. Dal momento in cui capì questo, la sua felicità se
ne svanì: cominciò ad invecchiare e assunse sempre più quell'aspetto
stanco, serio e afflitto, che si può osservare in molti vecchi
alberi. Lo si può vedere tutti i giorni anche nei cavalli, negli
uccelli, negli uomini e in tutti gli esseri: quando non possiedono il
dono della trasformazione, col tempo sprofondano nella tristezza e
nell'abbattimento, e perdono ogni bellezza.

Un bel giorno, una fanciulla dai capelli biondi e dalla veste azzurra
si perse in quella parte del paradiso. Cantando e ballando la bionda
fanciulla correva tra gli alberi e prima di allora non aveva mai
pensato di desiderare il dono della trasformazione.

Più di una scimmia sapiente sorrise al suo passaggio, più di un
cespuglio l'accarezzo lieve con le sue propaggini, più di un albero
fece cadere al suo passaggio un fiore, una noce, una mela, senza che
lei vi badasse.

Quando l'albero Pictor scorse la fanciulla, lo prese un grande
struggimento, un desiderio di felicità come non gli era ancora mai
accaduto. E allo stesso tempo si trovo preso in una profonda
meditazione, perché era come se il suo stesso sangue gli
gridasse: "Ritorna in te! Ricordati in questa ora di tutta la tua
vita, trovane il senso, altrimenti sarà troppo tardi e non ti sarà
più data alcuna felicità". Ed egli ubbidì. Rammemorò la sua origine,
i suoi anni di uomo, il suo cammino verso il paradiso, e in modo
particolare quell'istante prima che si facesse albero, quell'istante
meraviglioso in cui aveva avuto in mano quella pietra fatata.

Allora, quando ogni trasformazione gli era aperta, la vita in lui era
stata ardente come non mai! Si ricordo dell'uccello che allora aveva
riso e dell'albero con la luna e il sole; lo prese il sospetto che
allora avesse perso, avesse dimenticato qualcosa, e che il consiglio
del serpente non era stato buono.

La fanciulla udì un fruscio tra le foglie dell'albero Pictor, alzò lo
sguardo e sentì, con un improvviso dolore al cuore, nuovi pensieri,
nuovi desideri, nuovi sogni muoversi dentro di lei. Attratta dalla
forza sconosciuta si sedette sotto l'albero. Esso le appariva
solitario, solitario e triste, e in questo bello, commovente e nobile
nella sua muta tristezza; era incantata dalla canzone che sussurrava
lieve la sua chioma. Si appoggio al suo tronco ruvido, senti l'albero
rabbrividire profondamente, senti lo stesso brivido nel proprio
cuore. II suo cuore era stranamente dolente, nel cielo della sua
anima scorrevano nuvole, dai suoi occhi cadevano lentamente pesanti
lacrime. Cosa stava succedendo? Perché doveva soffrire cosi? Perché
il suo cuore voleva spaccare il petto e andare a fondersi con lui,
con esso, con il bel solitario?

L'albero tremò silenzioso fin nelle radici, tanto intensamente
raccoglieva in se ogni forza vitale, proteso verso la fanciulla, in
un ardente desiderio di unione. Ohimè, perché si era lasciato
raggirare dal serpente per essere confinato così, per sempre, solo in
un albero! Oh, come era stato cieco, come era stato stolto! Davvero
allora sapeva così poco, davvero era stato così lontano dal segreto
della vita? No, anche allora l'aveva oscuramente sentito e presagito -
ohimè! e con dolore e profonda comprensione pensò ora all'albero che
era fatto di uomo e di donna!

Venne volando un uccello, rosso e verde era l'uccello, ardito e
bello, mentre descriveva nel cielo un anello. La fanciulla lo vide
volare, vide cadere dal suo becco qualcosa che brillò rosso come
sangue, rosso come brace, e cadde tra le verdi piante, splendette di
tanta familiarità tra le verdi piante, il richiamo squillante della
sua rossa luce era tanto intenso, che la fanciulla si chinò e sollevo
quel rossore. Ed ecco che era un cristallo, un rubino, ed intorno ad
esso non vi può essere oscurità.

Non appena la fanciulla ebbe preso la pietra fatata nella sua mano
bianca, immediatamente si avverò il sogno che le aveva riempito il
cuore. La bella fu presa, svanì e divenne tutt'uno con l'albero, si
affacciò dal suo tronco come un robusto giovane ramo che rapido si
innalzò verso di lui.

Ora tutto era a posto, il mondo era in ordine, solo ora era stato
trovato il paradiso, Pictor non era più un vecchio albero intristito,
ora cantava forte Pictoria. Vittoria.

Era trasformato. E poiché questa volta aveva raggiunto la vera,
l'eterna trasformazione, perché da una meta era diventato un tutto,
da quell'istante poté continuare a trasformarsi, tanto quanto voleva.
Incessantemente il flusso fatato del divenire scorreva nelle sue
vene, perennemente partecipava della creazione risorgente ad ogni
ora.

Divenne capriolo, divenne pesce, divenne uomo e serpente, nuvola e
uccello. In ogni forma però era intero, era un "coppia", aveva in se
luna e sole, uomo e donna, scorreva come fiume gemello per le terre,
stava come stella doppia in cielo.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...