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11.8.23

l'italia sta diventando sempre più exenofoba ed razzista . il caso del ristorante Ginger People & Foodad Agrigento

N.B   il   post    doveva essere  diverso  ma la  risposta del il titolare del locale Carmelo Roccaro   sotto  riportata  ,  a  differenza  di molti   media , integralmente  ,    mi ha   spiazzato  e   fatto cambiare  percorso   


Succede ad Agrigento, ristorante Ginger People & Food.Due clienti sulla sessantina, una volta scoperto che la chef è nera - la pluripremiata Marame Cissè , foto a destra - si alzano e se ne vanno indignati. Gli ha risposto il titolare del locale Carmelo Roccaro. E lo ha fatto con una lettera meravigliosa, provocatoria e amarissima che mette a tecere , le giusticazioni : non è razzismo è xenofobia , è slo farsi pubblicità , ecc .che va letta fino in fondo e condivisa.Ma prima alcuni considerazioni E' vero    che   l'italia  è il tappo  dell'europa  riguardante  gli sbarchi  degli immigranti che  fuggono    dai loro paesi  . E certi di loro vengono per  delinquere o convinti    che   si possa  applicare  al 100 %  la  loro cultura  e  le loro usanze   .   Ma  ciò  non  giustifica   da parte  nostra ,  soprattutto  quando   vengono per  vivere  onestamente ,  tali atteggiamenti  come : << Non gli affittano la stanza perché di origini africane: È stato un mio coetaneo, mi ha fatto male (fanpage.it) o peggio come   quello  che  vado a  raccontare  oggi .Prima di lasciarvi con la lettera vi siggerisco questo video di https://www.facebook.com/k.kiko.co

Ma Basta con i pipponi veniamo alla lettera

“Sei entrata di fretta, con il tuo compagno, capelli brizzolati, tagliati cortissimi “alla Sinéad”, donna nostrana sulla sessantina circa. Sei stata accolta con il sorriso dalla nostra Karima, addetta di sala, giovane ragazza di seconda generazione, grande lavoratrice, che ti ha fatto accomodare dove volevi tu.
Dopo qualche minuto ti ho visto alzare da tavola, disturbata, e dirigerti verso l’uscita. Ti sono venuto incontro per capire cosa stesse succedendo, ma non mi hai degnato di uno sguardo e, alquanto seccata, non hai neanche risposto al mio saluto e sei andata via, così.
Karima mi guardava con gli occhi sgranati e a bocca aperta dicendomi “Dopo avere visto il menù la signora mi ha chiesto se per caso la proprietaria del ristorante fosse una signora neg… di colore. E alla mia conferma si è alzata dicendo che non voleva più cenare qui…”.
Io sono uscito e ti ho seguito mentre risalivi in macchina e andavi via, evitando di guardarmi, mentre costringevi il tuo compagno ad una improbabile inversione ad “U”.
Io non conosco chi sei, la tua storia, i tuoi problemi e non oso nemmeno giudicarti. So solo che ho sentito una grande tristezza nel cuore. Ieri sera ho preso consapevolezza di quanto profondo e radicato sia questo sentire che emerge dal lato oscuro delle persone.
Ma, ti sembrerà strano, ieri io ti ho anche ammirato. Ti ho ammirato perchè hai avuto la coerenza di dire quello che tante persone, concittadini, amici pensano, ma non hanno il coraggio di ammettere. Non importa se si tratta di spazzatura, ma lo hai detto, hai fatto uscire quello che si nasconde dentro di te, sei stata, a tuo modo, sincera.
Perché, vedi, noi ci siamo proprio perché esistono persone come te, e non ci disturbano i commenti del tipo “u vidisti? dintra a cucina su tutti nivuri” o i “negri!” urlati dalle auto in corsa davanti al nostro ristorante. Non ci disturbano e ci fanno sorridere perché li avevamo messi in conto e sapevamo che sarebbe sato difficile costruire una comunità diversa da questa in cui viviamo.
Quello che ci sorprende e ci addolora davvero è l’assenza della rete che doveva sostenere questo progetto rivoluzionario, degli intellettuali e di gran parte degli attivisti delle associazioni culturali di impronta progressista o del mondo cattolico, della cooperazione, degli “amici”.
Perché frasi come “Non vi montate la testa, volate basso”, “Avete i prezzi troppo alti, i più cari della città”, “Fate porzioni troppo scarse”, ”Una cucina neanche minimamente paragonabile alla nostra” “Tutto troppo piccante” in fondo vogliono dire quello che tu hai detto, senza peli sulla lingua: la cuoca è nera, voi tutti siete neri, avete oltrepassato il limite. E tutto questo, tra disinformazione e misinformazione, alimenta un immaginario comune che trae linfa dall’incorporazione di aspetti oscuri e nascosti nel nostro inconscio profondo, innegabilmente colonialista e suprematista.
Il “povero nero” è bravo e fa bene alla coscienza attraverso le opere di carità “inclusive e antirazziste” dell’uomo bianco italico fin quando fa il lavapiatti o si occupa delle pulizie, cioè rimane al suo posto e non aspira a migliorare la sua condizione sociale. Ma se il nero, grazie al genio che la Natura, per fortuna, dispensa a caso e senza distinzione di sesso o di colore della pelle, diventa uno chef, un capo, diventa più bravo di me o di mio figlio, allora questo non va più bene. Diventa, appunto, troppo.
So che non ti farà piacere sapere che sebbene anche alcuni operatori turistici locali, magari per miseri interessi di bottega, alimentino lo stigma che portiamo sulla nostra pelle, viene a trovarci tanta gente da varie parti d’Italia e del mondo, molti ci dicono che hanno prolungato la permanenza in città solo per venire a conoscerci. Ci invitano continuamente in Italia e all’estero per presentare il nostro progetto o far conoscete la nostra cucina, alcune università e giornalisti italiani e stranieri ne hanno fatto un esempio di buone prassi. Tutti ci fanno la stessa domanda: ma che ci fate qui? Beh, certamente ci siamo perché questa è la nostra città e per le tante persone che qui ci adorano, ma devo ammettere che adesso cominciamo ad interrogarci anche noi.
Certamente non stiamo riuscendo a cambiare il lato nero dell’anima di quelli come te ma forse stiamo facendo emergere quello, più subdolo e profondo, dell’anima di quegli altri”.

Aggiungo che, pure con tutta l’ipocrisia del mondo, si fatica a raggiungere un livello di bieco e spaventoso razzismo come quello di due persone che, nel 2023, si alzano e se ne vanno perché non vogliono mangiare da una chef nera. Non riesco a trovare, con tutto l’impegno, termini di paragone adeguati a questa miseria.Senza altre parole  concludo  qui  il   post  


18.10.21

la storia di Jamil primo cittadino di Rimini e come è andata a finire a rondanina

 



      riepilogo 
COSA ERA SUCCESSO

Questa volta si sono recati al voto in 49 e il primo cittadino è stato eletto con uno scarto di 3 voti
Dopo il clamoroso pareggio nel comune più piccolo della Liguria, a Rondanina vince Tufaro

da https://www.primocanale.it/notizie/ lunedì 18 ottobre 2021






GENOVA - È finita 26 a 23 nel comune di Rondanina per il sindaco Gaetanino Giovanni Tufaro. Sì, perché nel comune più piccolo della Liguria, dove gli elettori sono in totale 76, si era finiti al ballottaggio per l’elezione del nuovo primo cittadino. Al primo turno Tufaro, ingegnere residente (e lavoratore) a Genova, già sindaco per due mandati qualche anno fa, ha ottenuto gli stessi voti del 'rivale' Claudio Casazza, pompiere in pensione e residente in paese, anche lui già consigliere. Il clamoroso pareggio – 22 voti a testa, con una scheda bianca – avevano sorpreso la cittadina in alta val Trebbia.
Lo scarto di 3 voti ha fatto sì che vincesse la lista Innovazione Progresso Rondanina. Gaetanino Giovanni Tufaro era già stato sindaco dal 1995 al 2004. Questa volta i 49 votanti hanno tutti espresso chiaramente la propria preferenza, senza schede bianche o nulle. Se così non fosse stato, davanti ad un nuovo pareggio, avrebbe vinto Casazza della lista civica Rondanina per noi in quanto candidato 'più anziano'. L'affluenza questa volta è stata del 64,47%, superiore rispetto al primo turno di quattro elettori.

9.6.19

Eccoci alla prima partita della nazionale italiana a mondiali di di calcio femminile ed già prima dell'incontro iniziano ad esserci le polemiche dei stalinisti

Eccoci alla prima partita    della nazionale italiana   a  mondiali di  di calcio femminile   ed   già   prima dell'incontro   (  poi  vinto per   2-1   dall'Italia  )  iniziano   ad esserci  le  polemiche     dei patridioti   o sovranisti \  populisti  , mal pancisti    ed   degli ignoranti  \   analfabeti  funzionali   Ecco una  discussione    avvenuta   poco fa  sulla mia  bacheca   facebok

Se già alla prima partita compaiono post così chi sa cosa sarà quando vince con un goal della capitana. O, 🤞🤘, vincerà il titolo

NEXTQUOTIDIANO.IT
Sara Gama è nata a Trieste nel 1989 (sua madre è triestina, suo padre è congolese). Ma questo è soltanto un dettaglio, perché il problema non è dove è nata lei, ma perché hanno diritto di parola loro
Commenti
  • Mario de Carlo Giuseppe,ma basta con ste cazzate ,rilassati,state urlando al lupo x niente,goditi la partita che stanno vincendo alla grande

 ecco  che  ho  creato   per  sentire  la  vostra  opinione   un sondaggio
SECONDO   VOI TALI COMMENTI RIPORTATI DA  https://www.nextquotidiano.it/sara-gama-insulti-razzisti-nazionale-femminile-di-calcio/  SONO




pollcode.com free polls



5.4.19

non sempre è necessario capire il perchè delle cose e degli atteggiamenti

  finalmente     almeno per  una  volta   non  m sono fatto  la  classiche    segbe   mentali  .  Infatti   se    nonostante  gli scarsi    quasi nulli     risultati   nel dialogare  con i  salvinisti   e    i sovranisti  (  vedere  post  precedente    )  stavolta     ho scritto 


#sovranisti #chiusuranentaleeculturale #rap #trap

Non capisco e credo che ci rinuncerò come facciano i sovrani sto o quelli che hanno ed coltivano un identità chiusa a non vedere e a capire che ormai l'Italia si a ormai sempre più un paese multi etnico anche in ambito artistico / culturale come Lu furono gli Usa tra il XIX e il XX secolo e come lo sono diventate Francia, Inghilterra ( solo per citare i i più noti ed i maggiori ) paesi colonialisti ed ora blog sta diventando oltre a noi la Germania


L'immagine può contenere: una o più persone e matrimonio




19.9.17

il parlamento ha paura di leggigerare su una realtà giàesiste come lo Ius soli . Il caso Analisa Paris insegna nella scuola Parco di Veio dove il 70% degli alunni di altre nazionalità è nato in Italia e il caso Scuola, classe prima da record: tutti stranieri All’elementare Rosmini di Padova

Storie  che  riporto oggi     dimostrano  come  , nonostante  i rigurgiti  identitari   populistici (  nella  forma  ,  perchè tutti noi  siamo identitari  , chiusa  ed  isolazionistica   ovverro   quella  più retrograda   di lontana  menoria  e più vicino   alle  vecchie  ideologie   dei XIX e XX secolo  )  della  destra  extraparlamentare  e parlamnentare     ma non  solo  ,   di come  il paese   reale  sia  più avanti   della nostra  classe polica  e dei nostri populisti  \  malpancisti  .

La  prima     viene  da    repubblica     del 19\9\2017

Annalisa Paris: "Io, maestra dei bimbi stranieri dico che lo Ius soli è già realtà"

La docente insegna nella scuola Parco di Veio dove il 70% degli alunni di altre nazionalità è nato in Italia: "I cinesi sono così integrati che non hanno neanche più il problema della erre. Qui non si fanno differenze, il problema è forse quando i piccoli tornano a casa"






ROMA - "I miei alunni cinesi? Sono così italiani che non hanno più nemmeno il problema della erre. Nella mia scuola ci sono 700 alunni di cui 200 stranieri. E su 200 stranieri 135 sono nati in Italia. Se non è Ius soli questo... ". Annalisa Paris, maestra con l'aria da ragazza e la determinazione di chi crede nel futuro dei bambini, dal 1995 le ondate migratorie le ha viste tutte. I primi, racconta Annalisa, "erano rumeni, poi arrivarono (in tanti) i filippini, i latinoamericani, i nord africani, gli africani, i piccoli di Bangladesh e Sri Lanka, oggi nelle prime classi i nuovi iscritti sono cinesi di terza generazione, per noi l'integrazione non è soltanto una scelta ma una necessità". Immaginate ettari di verde in un parco alla periferia di Roma Nord, sulla via Cassia, un edificio di mattoni rossi progettato negli anni Settanta quando la scuola rivoluzionò se stessa, scivoli e aule ampie pensate per i più fragili e centinaia di bambini di almeno tre religioni e dieci etnie diverse che giocano insieme sui prati, l'orto e i campetti. Ossia la normalità, come dice Annalisa Paris, 51 anni, due figlie, maestra primaria, un diploma di insegnamento dell'italiano agli stranieri, ma soprattutto referente per l'intercultura dell'Istituto comprensivo "Parco di Veio", simbolo della Roma che accoglie.

Annalisa, ma i bambini cosa sanno della cittadinanza?
"Nella mia classe tutto. Ogni giorno ripeto loro che sono uguali davanti alla legge, davanti allo Stato e naturalmente davanti alla maestra".

Una cittadinanza di fatto...
"La mia quinta è formata da ventidue bambini, di cui undici stranieri e di questi undici, sette sono nati in Italia. Come si può pensare di fare differenze? Il problema è quando tornano a casa".

Tornano a sentirsi immigrati?
"Sì. Lo sentono dai loro genitori che combattono con i permessi di soggiorno, lo vedono quando entrano in un ufficio ad occhi bassi. Questa è una scuola mista, gli stranieri che la frequentano sono figli delle colf, delle badanti, dei guardiani che lavorano nell'area ricca del quartiere, delle famiglie cinesi che qui hanno i negozi. Per loro la scuola è tutto. Sa qual è il mio allievo migliore?".

È straniero?
"Filippino e si chiama Gerico. Una mente straordinaria. Si capisce che a casa è seguito. Mi ha portato un modellino che aveva costruito con il padre che fa il custode. E soltanto quel giorno mi ha raccontato che il papà nelle Filippine era ingegnere. Poi c'è Serena".

Da dove viene?
"Nigeriana. Bravissima. E come loro naturalmente ci sono tanti bambini italiani. Ma racconto questi casi per spiegare che questi piccoli che lo Stato si ostina a chiamare "stranieri" saranno le nostre risorse del domani. Perché non cittadini allora? ".

Lei però ha citato due eccellenze. E gli altri?
"Il grande problema per i non nativi è l'italiano. Servono più docenti specializzati nell'insegnarlo agli stranieri. E poi c'è l'integrazione sociale".

I figli degli immigrati non partecipano alla vita dei compagni italiani?
"All'inizio è così. È difficile magari che pur invitati partecipino ai compleanni. Perché i genitori lavorano tutto il giorno e non possono accompagnarli. O perché la mamma cinese non si sente a suo agio con le altre mamme...".

Come si spezza l'isolamento?
"Con noi, con le insegnanti. Capite quanto è preziosa la scuola? Nella mia classe mi ero resa conto che al di là dei latinoamericani, che non rinuncerebbero ad una fiesta per nulla al mondo, gli altri restavano chiusi nelle loro comunità. Ho cominciato a suggerire alle mamme italiane di telefonare, di creare un contatto con le mamme straniere...Ha funzionato ".

Secondo le statistiche i bambini immigrati hanno più disturbi dell'apprendimento.
"È vero. Alcuni parlano italiano soltanto a scuola. Ci vogliono mediatori culturali che riescano anche a fare da ponte con genitori. A volte delle loro vite non sappiamo nulla ".

E il razzismo?
"Tra i bambini non c'è. E i genitori più diffidenti quando capiscono che qui la scuola è uguale per tutti si adeguano".

Dopo tanti anni di "frontiera" non preferirebbe una scuola meno multietnica?
Annalisa Paris sorride. "La stanchezza c'è,
ma questo è un lavoro vivo. Noi siamo il laboratorio del futuro, cosa faccio abbandono i miei bambini? No. Un giorno cambierò, sì, ma per andare a insegnare l'italiano nei centri di accoglienza. Siamo pochi, ma io nell'integrazione credo davvero..."






Scuola, classe prima da record: tutti stranieri

All’elementare Rosmini non c’è un italiano, la preside: «Nessun problema, parlano tutti la nostra lingua»



Nell’unica prima classe della scuola elementare Antonio Rosmini, che fa parte del Quarto Istituto Comprensivo, guidato, dal primo settembre, dalla nuova reggente Maria Mapelli, dirigente titolare del Sesto IC di Mortise-Torre, tutti i 24 alunni sono figli d’immigrati. Tra di loro cinesi, bengalesi, pachistani, nigeriani, ma anche moldavi e rumeni. È la prima volta, in città, Arcella compresa, che una classe di una scuola primaria sia formata da alunni tutti figli d’immigrati. In passato situazioni simili erano capitate, sempre all’Arcella, ma solo nelle scuole materne. Ad esempio, tre anni fa, alla materna statale Quadrifoglio, che si trova in via Bach, a fianco della scuola elementare Salvo D’Acquisto, mentre quest’anno anche alla materna Joan Mirò, in via Bramante, a San Bellino, su 34 nuovi iscritti solo 2 sono italiani.
Scontate le polemiche già scoppiate dopo l’inizio dell’anno scolastico. Sono arrabbiati sia i docenti che i genitori, stranieri compresi. «Ho due figli in età scolare» osserva un papà immigrato dall’Egitto, che lavora in una pizzeria per asporto. «La più grande frequenta la quarta classe alla primaria Muratori, nel rione Santissima Trinità, dove ci sono metà bambini figli d’italiani e metà figli di stranieri. Chissà perché, alla Rosmini, sia stata formata una classe intera con tutti alunni figli d’immigrati. Così non va bene. Che tipo d’integrazione, sia linguistica che culturale, ci può essere quando non c’è nessun bambino figlio d’italiani?».
Una mamma padovana sostiene che il “caso Rosmini” è il risultato del fatto che negli ultimi due anni, molti genitori italiani avrebbero rifiutato d’iscrivere i propri figli alla Rosmini, perché ritenuta, una scuola frequentata da troppi stranieri, quindi, avrebbero iscritto i propri bambini in altre scuole del territorio. Anche la nuova preside reggente del Quarto Ic parla della situazione che ha trovato alla Rosmini. «Sono arrivata solo due settimane fa», sottolinea Maria Mapelli, laureata in fiosofia e nata e cresciuta all’Arcella. «Quindi la formazione delle classi era stata già fatta. Non dico questo per scaricare eventuali responsabilità sul mio predecessore, che, a quanto mi hanno riferito le docenti e rappresentanti di classe dei genitori, ha lavorato bene ed ha sempre tenuto un buon dialogo con tutti. Tuttavia quasi tutti i bambini della classe prima in questione sono nati in Italia e parlano bene l’italiano, visto che hanno frequentato, per tre anni, le scuole materne del territorio. Vorrà dire a quest’anno anche alla Rosmini faremo di più per l’integrazione. Non a caso come scuola abbiamo già aderito al progetto del Miur, denominato Fami, che tra le altre cose, prevede l’insegnamento della “Lingua Italiana 2” da parte di docenti assunti esclusivamente per tale funzione, intesi come mediatori per l’intercultura e la coesione sociale in Europa». 
Un progetto analogo ce l’ha anche la nuova Giunta Giordani, dove la neo-assessora alle scuole Cristina Piva ha già iniziato a contattare i dirigenti delle scuole dell’obbligo della città con la finalità di creare un coordinamento tra i presidi appunto per evitare la formazione di classi-ghetto e la distribuzione degli alunni “stranieri” in più scuole del territorio

 concluido  con una provocazione  sarcastica  😀🤔😁 lanciata  sul mio  facebok    ai 😁    :


 salvinisti e e company ( Amici a cui piace Matteo Salvini , Matteo Salvini , CasaPound Italia , ) perchè non proponente , visto che v'ispirate al fasscismo, , la sua stessa politica d'incremento demografico . cosi s'evitereanno fenomen come questo


«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...