Storie che riporto oggi dimostrano come , nonostante i rigurgiti identitari populistici ( nella forma , perchè tutti noi siamo identitari , chiusa ed isolazionistica ovverro quella più retrograda di lontana menoria e più vicino alle vecchie ideologie dei XIX e XX secolo ) della destra extraparlamentare e parlamnentare ma non solo , di come il paese reale sia più avanti della nostra classe polica e dei nostri populisti \ malpancisti .
La prima viene da repubblica del 19\9\2017
La prima viene da repubblica del 19\9\2017
Annalisa Paris: "Io, maestra dei bimbi stranieri dico che lo Ius soli è già realtà"
La docente insegna nella scuola Parco di Veio dove il 70% degli alunni di altre nazionalità è nato in Italia: "I cinesi sono così integrati che non hanno neanche più il problema della erre. Qui non si fanno differenze, il problema è forse quando i piccoli tornano a casa"
ROMA - "I miei alunni cinesi? Sono così italiani che non hanno più nemmeno il problema della erre. Nella mia scuola ci sono 700 alunni di cui 200 stranieri. E su 200 stranieri 135 sono nati in Italia. Se non è Ius soli questo... ". Annalisa Paris, maestra con l'aria da ragazza e la determinazione di chi crede nel futuro dei bambini, dal 1995 le ondate migratorie le ha viste tutte. I primi, racconta Annalisa, "erano rumeni, poi arrivarono (in tanti) i filippini, i latinoamericani, i nord africani, gli africani, i piccoli di Bangladesh e Sri Lanka, oggi nelle prime classi i nuovi iscritti sono cinesi di terza generazione, per noi l'integrazione non è soltanto una scelta ma una necessità". Immaginate ettari di verde in un parco alla periferia di Roma Nord, sulla via Cassia, un edificio di mattoni rossi progettato negli anni Settanta quando la scuola rivoluzionò se stessa, scivoli e aule ampie pensate per i più fragili e centinaia di bambini di almeno tre religioni e dieci etnie diverse che giocano insieme sui prati, l'orto e i campetti. Ossia la normalità, come dice Annalisa Paris, 51 anni, due figlie, maestra primaria, un diploma di insegnamento dell'italiano agli stranieri, ma soprattutto referente per l'intercultura dell'Istituto comprensivo "Parco di Veio", simbolo della Roma che accoglie.
Annalisa, ma i bambini cosa sanno della cittadinanza?
"Nella mia classe tutto. Ogni giorno ripeto loro che sono uguali davanti alla legge, davanti allo Stato e naturalmente davanti alla maestra".
Una cittadinanza di fatto...
"La mia quinta è formata da ventidue bambini, di cui undici stranieri e di questi undici, sette sono nati in Italia. Come si può pensare di fare differenze? Il problema è quando tornano a casa".
Tornano a sentirsi immigrati?
"Sì. Lo sentono dai loro genitori che combattono con i permessi di soggiorno, lo vedono quando entrano in un ufficio ad occhi bassi. Questa è una scuola mista, gli stranieri che la frequentano sono figli delle colf, delle badanti, dei guardiani che lavorano nell'area ricca del quartiere, delle famiglie cinesi che qui hanno i negozi. Per loro la scuola è tutto. Sa qual è il mio allievo migliore?".
È straniero?
"Filippino e si chiama Gerico. Una mente straordinaria. Si capisce che a casa è seguito. Mi ha portato un modellino che aveva costruito con il padre che fa il custode. E soltanto quel giorno mi ha raccontato che il papà nelle Filippine era ingegnere. Poi c'è Serena".
Da dove viene?
"Nigeriana. Bravissima. E come loro naturalmente ci sono tanti bambini italiani. Ma racconto questi casi per spiegare che questi piccoli che lo Stato si ostina a chiamare "stranieri" saranno le nostre risorse del domani. Perché non cittadini allora? ".
Lei però ha citato due eccellenze. E gli altri?
"Il grande problema per i non nativi è l'italiano. Servono più docenti specializzati nell'insegnarlo agli stranieri. E poi c'è l'integrazione sociale".
I figli degli immigrati non partecipano alla vita dei compagni italiani?
"All'inizio è così. È difficile magari che pur invitati partecipino ai compleanni. Perché i genitori lavorano tutto il giorno e non possono accompagnarli. O perché la mamma cinese non si sente a suo agio con le altre mamme...".
Come si spezza l'isolamento?
"Con noi, con le insegnanti. Capite quanto è preziosa la scuola? Nella mia classe mi ero resa conto che al di là dei latinoamericani, che non rinuncerebbero ad una fiesta per nulla al mondo, gli altri restavano chiusi nelle loro comunità. Ho cominciato a suggerire alle mamme italiane di telefonare, di creare un contatto con le mamme straniere...Ha funzionato ".
Secondo le statistiche i bambini immigrati hanno più disturbi dell'apprendimento.
"È vero. Alcuni parlano italiano soltanto a scuola. Ci vogliono mediatori culturali che riescano anche a fare da ponte con genitori. A volte delle loro vite non sappiamo nulla ".
E il razzismo?
"Tra i bambini non c'è. E i genitori più diffidenti quando capiscono che qui la scuola è uguale per tutti si adeguano".
Dopo tanti anni di "frontiera" non preferirebbe una scuola meno multietnica?
Annalisa Paris sorride. "La stanchezza c'è,
Annalisa, ma i bambini cosa sanno della cittadinanza?
"Nella mia classe tutto. Ogni giorno ripeto loro che sono uguali davanti alla legge, davanti allo Stato e naturalmente davanti alla maestra".
Una cittadinanza di fatto...
"La mia quinta è formata da ventidue bambini, di cui undici stranieri e di questi undici, sette sono nati in Italia. Come si può pensare di fare differenze? Il problema è quando tornano a casa".
Tornano a sentirsi immigrati?
"Sì. Lo sentono dai loro genitori che combattono con i permessi di soggiorno, lo vedono quando entrano in un ufficio ad occhi bassi. Questa è una scuola mista, gli stranieri che la frequentano sono figli delle colf, delle badanti, dei guardiani che lavorano nell'area ricca del quartiere, delle famiglie cinesi che qui hanno i negozi. Per loro la scuola è tutto. Sa qual è il mio allievo migliore?".
È straniero?
"Filippino e si chiama Gerico. Una mente straordinaria. Si capisce che a casa è seguito. Mi ha portato un modellino che aveva costruito con il padre che fa il custode. E soltanto quel giorno mi ha raccontato che il papà nelle Filippine era ingegnere. Poi c'è Serena".
Da dove viene?
"Nigeriana. Bravissima. E come loro naturalmente ci sono tanti bambini italiani. Ma racconto questi casi per spiegare che questi piccoli che lo Stato si ostina a chiamare "stranieri" saranno le nostre risorse del domani. Perché non cittadini allora? ".
Lei però ha citato due eccellenze. E gli altri?
"Il grande problema per i non nativi è l'italiano. Servono più docenti specializzati nell'insegnarlo agli stranieri. E poi c'è l'integrazione sociale".
I figli degli immigrati non partecipano alla vita dei compagni italiani?
"All'inizio è così. È difficile magari che pur invitati partecipino ai compleanni. Perché i genitori lavorano tutto il giorno e non possono accompagnarli. O perché la mamma cinese non si sente a suo agio con le altre mamme...".
Come si spezza l'isolamento?
"Con noi, con le insegnanti. Capite quanto è preziosa la scuola? Nella mia classe mi ero resa conto che al di là dei latinoamericani, che non rinuncerebbero ad una fiesta per nulla al mondo, gli altri restavano chiusi nelle loro comunità. Ho cominciato a suggerire alle mamme italiane di telefonare, di creare un contatto con le mamme straniere...Ha funzionato ".
Secondo le statistiche i bambini immigrati hanno più disturbi dell'apprendimento.
"È vero. Alcuni parlano italiano soltanto a scuola. Ci vogliono mediatori culturali che riescano anche a fare da ponte con genitori. A volte delle loro vite non sappiamo nulla ".
E il razzismo?
"Tra i bambini non c'è. E i genitori più diffidenti quando capiscono che qui la scuola è uguale per tutti si adeguano".
Dopo tanti anni di "frontiera" non preferirebbe una scuola meno multietnica?
Annalisa Paris sorride. "La stanchezza c'è,
ma questo è un lavoro vivo. Noi siamo il laboratorio del futuro, cosa faccio abbandono i miei bambini? No. Un giorno cambierò, sì, ma per andare a insegnare l'italiano nei centri di accoglienza. Siamo pochi, ma io nell'integrazione credo davvero..."
Nell’unica prima classe della scuola elementare Antonio Rosmini, che fa parte del Quarto Istituto Comprensivo, guidato, dal primo settembre, dalla nuova reggente Maria Mapelli, dirigente titolare del Sesto IC di Mortise-Torre, tutti i 24 alunni sono figli d’immigrati. Tra di loro cinesi, bengalesi, pachistani, nigeriani, ma anche moldavi e rumeni. È la prima volta, in città, Arcella compresa, che una classe di una scuola primaria sia formata da alunni tutti figli d’immigrati. In passato situazioni simili erano capitate, sempre all’Arcella, ma solo nelle scuole materne. Ad esempio, tre anni fa, alla materna statale Quadrifoglio, che si trova in via Bach, a fianco della scuola elementare Salvo D’Acquisto, mentre quest’anno anche alla materna Joan Mirò, in via Bramante, a San Bellino, su 34 nuovi iscritti solo 2 sono italiani.
Scontate le polemiche già scoppiate dopo l’inizio dell’anno scolastico. Sono arrabbiati sia i docenti che i genitori, stranieri compresi. «Ho due figli in età scolare» osserva un papà immigrato dall’Egitto, che lavora in una pizzeria per asporto. «La più grande frequenta la quarta classe alla primaria Muratori, nel rione Santissima Trinità, dove ci sono metà bambini figli d’italiani e metà figli di stranieri. Chissà perché, alla Rosmini, sia stata formata una classe intera con tutti alunni figli d’immigrati. Così non va bene. Che tipo d’integrazione, sia linguistica che culturale, ci può essere quando non c’è nessun bambino figlio d’italiani?».
Una mamma padovana sostiene che il “caso Rosmini” è il risultato del fatto che negli ultimi due anni, molti genitori italiani avrebbero rifiutato d’iscrivere i propri figli alla Rosmini, perché ritenuta, una scuola frequentata da troppi stranieri, quindi, avrebbero iscritto i propri bambini in altre scuole del territorio. Anche la nuova preside reggente del Quarto Ic parla della situazione che ha trovato alla Rosmini. «Sono arrivata solo due settimane fa», sottolinea Maria Mapelli, laureata in fiosofia e nata e cresciuta all’Arcella. «Quindi la formazione delle classi era stata già fatta. Non dico questo per scaricare eventuali responsabilità sul mio predecessore, che, a quanto mi hanno riferito le docenti e rappresentanti di classe dei genitori, ha lavorato bene ed ha sempre tenuto un buon dialogo con tutti. Tuttavia quasi tutti i bambini della classe prima in questione sono nati in Italia e parlano bene l’italiano, visto che hanno frequentato, per tre anni, le scuole materne del territorio. Vorrà dire a quest’anno anche alla Rosmini faremo di più per l’integrazione. Non a caso come scuola abbiamo già aderito al progetto del Miur, denominato Fami, che tra le altre cose, prevede l’insegnamento della “Lingua Italiana 2” da parte di docenti assunti esclusivamente per tale funzione, intesi come mediatori per l’intercultura e la coesione sociale in Europa». Un progetto analogo ce l’ha anche la nuova Giunta Giordani, dove la neo-assessora alle scuole Cristina Piva ha già iniziato a contattare i dirigenti delle scuole dell’obbligo della città con la finalità di creare un coordinamento tra i presidi appunto per evitare la formazione di classi-ghetto e la distribuzione degli alunni “stranieri” in più scuole del territorio
concluido con una provocazione sarcastica 😀🤔😁 lanciata sul mio facebok ai 😁 :
salvinisti e e company ( Amici a cui piace Matteo Salvini , Matteo Salvini , CasaPound Italia , ) perchè non proponente , visto che v'ispirate al fasscismo, , la sua stessa politica d'incremento demografico . cosi s'evitereanno fenomen come questo
Scuola, classe prima da record: tutti stranieri
All’elementare Rosmini non c’è un italiano, la preside: «Nessun problema, parlano tutti la nostra lingua»
Nell’unica prima classe della scuola elementare Antonio Rosmini, che fa parte del Quarto Istituto Comprensivo, guidato, dal primo settembre, dalla nuova reggente Maria Mapelli, dirigente titolare del Sesto IC di Mortise-Torre, tutti i 24 alunni sono figli d’immigrati. Tra di loro cinesi, bengalesi, pachistani, nigeriani, ma anche moldavi e rumeni. È la prima volta, in città, Arcella compresa, che una classe di una scuola primaria sia formata da alunni tutti figli d’immigrati. In passato situazioni simili erano capitate, sempre all’Arcella, ma solo nelle scuole materne. Ad esempio, tre anni fa, alla materna statale Quadrifoglio, che si trova in via Bach, a fianco della scuola elementare Salvo D’Acquisto, mentre quest’anno anche alla materna Joan Mirò, in via Bramante, a San Bellino, su 34 nuovi iscritti solo 2 sono italiani.
Scontate le polemiche già scoppiate dopo l’inizio dell’anno scolastico. Sono arrabbiati sia i docenti che i genitori, stranieri compresi. «Ho due figli in età scolare» osserva un papà immigrato dall’Egitto, che lavora in una pizzeria per asporto. «La più grande frequenta la quarta classe alla primaria Muratori, nel rione Santissima Trinità, dove ci sono metà bambini figli d’italiani e metà figli di stranieri. Chissà perché, alla Rosmini, sia stata formata una classe intera con tutti alunni figli d’immigrati. Così non va bene. Che tipo d’integrazione, sia linguistica che culturale, ci può essere quando non c’è nessun bambino figlio d’italiani?».
Una mamma padovana sostiene che il “caso Rosmini” è il risultato del fatto che negli ultimi due anni, molti genitori italiani avrebbero rifiutato d’iscrivere i propri figli alla Rosmini, perché ritenuta, una scuola frequentata da troppi stranieri, quindi, avrebbero iscritto i propri bambini in altre scuole del territorio. Anche la nuova preside reggente del Quarto Ic parla della situazione che ha trovato alla Rosmini. «Sono arrivata solo due settimane fa», sottolinea Maria Mapelli, laureata in fiosofia e nata e cresciuta all’Arcella. «Quindi la formazione delle classi era stata già fatta. Non dico questo per scaricare eventuali responsabilità sul mio predecessore, che, a quanto mi hanno riferito le docenti e rappresentanti di classe dei genitori, ha lavorato bene ed ha sempre tenuto un buon dialogo con tutti. Tuttavia quasi tutti i bambini della classe prima in questione sono nati in Italia e parlano bene l’italiano, visto che hanno frequentato, per tre anni, le scuole materne del territorio. Vorrà dire a quest’anno anche alla Rosmini faremo di più per l’integrazione. Non a caso come scuola abbiamo già aderito al progetto del Miur, denominato Fami, che tra le altre cose, prevede l’insegnamento della “Lingua Italiana 2” da parte di docenti assunti esclusivamente per tale funzione, intesi come mediatori per l’intercultura e la coesione sociale in Europa». Un progetto analogo ce l’ha anche la nuova Giunta Giordani, dove la neo-assessora alle scuole Cristina Piva ha già iniziato a contattare i dirigenti delle scuole dell’obbligo della città con la finalità di creare un coordinamento tra i presidi appunto per evitare la formazione di classi-ghetto e la distribuzione degli alunni “stranieri” in più scuole del territorio
concluido con una provocazione sarcastica 😀🤔😁 lanciata sul mio facebok ai 😁 :
salvinisti e e company ( Amici a cui piace Matteo Salvini , Matteo Salvini , CasaPound Italia , ) perchè non proponente , visto che v'ispirate al fasscismo, , la sua stessa politica d'incremento demografico . cosi s'evitereanno fenomen come questo
Nessun commento:
Posta un commento