18.9.17

La ragazzina dalla Romania a Palmanova per un progetto scolastico internazionale ha ritrovato per caso il sepolcro del fratello del bisnonno, mosto sul Fronte del Carso durante la Grande GuerraLa giovanissima studentessa romena posa i fiori sulla lapide del prozio (foto Petrussi)



Mi sa che faro anch'io cosi magari , mi succederà anche ame di trovare , la tomba di mio prozio ( fratello di mia nonna morto a caporetto o zone limitrofe durante la ritirata sul piave nel lontano 1917 , saltando su una mina .




da http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2017/09/17/news/




LA STORIA

Pulisce le tombe dei soldati e scopre le spoglie dell’avo caduto 100 anni fa
La ragazzina dalla Romania a Palmanova per un progetto scolastico internazionale ha ritrovato per caso il sepolcro del fratello del bisnonno, mosto sul Fronte del Carso durante la Grande Guerra

di Stefano Bizzi





PALMANOVA. Arriva in Italia dalla Romania per partecipare a un progetto scolastico internazionale sulla Grande guerra. E finisce per scoprire casualmente la tomba di un proprio avo caduto sul Fronte dell’Isonzo, le cui tracce si erano perdute ormai da un secolo


La giovanissima studentessa romena posa i fiori sulla lapide del prozio (foto Petrussi)

I protagonisti di questa storia sono Julika, una tredicenne giunta da Oradea, cittadina della Transilvania situata al confine con l’Ungheria; e Franz Messaros, fante del 37° Reggimento Honved, morto a 26 anni il 7 maggio del 1917 sul Carso.vanissima studentessa romena posa i fiori sulla lapide La vicenda è accaduta al cimitero austro-ungarico di Palmanova. Di fatto, con le decine di migliaia di caduti (noti e ignoti) seppelliti nei diversi sacrari militari sparsi tra Italia e Slovenia, le probabilità che la ragazzina potesse imbattersi proprio nella tomba del fratello del bisnonno erano infinitesimali. Destino, caso, coincidenza, poco conta. A contare è il fatto che Julika ha fatto quello che nessuno dei suoi familiari aveva potuto ancora fare: ha deposto un fiore sulla tomba del lontano parente a nome dell’intera famiglia.




La possibilità è arrivata grazie al progetto “Sentiero della Pace” promosso dalla sezione storica del Gruppo speleologico carsico di San Martino del Carso e dall’associazione civile ungherese “Honved es Tarsadalom Barati Kor” di Szekesfehervar, progetto mirato ad accompagnare studenti di Italia, Slovenia, Ungheria e Romania sui luoghi della Grande Guerra dove cent’anni fa i loro trisavoli combatterono gli uni contro gli altri. Il programma, dipanato su cinque giorni, ha portato i ragazzi a incontrarsi e a visitare i campi di battaglia del Monte San Gabriele e del Monte Santo, oltre a quelli di San Martino del Carso e di altre località dell’altopiano di Doberdò, al Sacrario di Redipuglia e a vari cimiteri militari.
La storia di Julika ha però messo in secondo piano il resto delle iniziative e ha commosso tutti. «Prima che partisse, le è stato raccontato che il fratello del bisnonno era caduto sul fronte dell'inferno di Doberdò e che non si era mai saputo dove fosse stato sepolto, né tantomeno se ci fosse una lapide che lo ricordava o se riposasse all'interno di una fossa comune», racconta Gianfranco Simonit, anima del Gruppo speleologico carsico. Definendo «meraviglioso» quanto accaduto a PalmanovaSimonit aggiunge: «La cosa più incredibile è che ci sono nella vicenda molte coincidenze e casi fortunati. Sembra che una mano abbia guidato la ragazzina verso quella tomba».



La scelta di pulire quel cimitero, anziché altri - visitati solo per deporre una corona - è stata presa dagli organizzatori perché il cimitero di Palmanova è sempre stato ai margini delle visite da parte dei turisti ungheresi, tradizionalmente interessati soprattutto a Fogliano e al Carso. A causa di un guasto, poi, il pullman su cui viaggiavano gli studenti ungheresi e rumeni è arrivato in ritardo. Alle scolaresche di Szedesfehervar e di Oradea è stata così lasciata da pulire l’ultima parte del cimitero.«Lì ci sono quattromila caduti con nominativo, mentre altri 15mila circa sono i soldati ignoti divisi in tre fosse comuni, per la maggior parte provenienti dai cimiteri del fronte del Carso, zona Gorizia e verso il San Michele», ricorda Simonit sottolineando così quanto le probabilità di ritrovare il parente disperso fossero comunque ridotte anche in un’area così circoscritta. Il cimitero era stato diviso in quattro settori, a loro volta frazionati in dieci sottosettori. Ciascun sottosettore è stato quindi affidato a due ragazzi.«Nel tempo a loro disposizione avevano la possibilità di eseguire la pulizia di non più di 20 tombe. E a Julika è capitato di ripulire proprio il sottosettore in cui riposa il suo lontano parente. È come se la stesse aspettando, a cent’anni esatti dalla sua morte».Nel precisare che le lapidi non sono disposte in ordine alfabetico e che la ragazza non è andata a cercare l’avo di cui le avevano parlato i genitori, Simonit ricorda che all’improvviso il silenzio del cimitero è stato spezzato Palmanova. Una volta di fronte alla tomba di Franz, ha potuto deporre un mazzo di fiori: tre rose bianche.
da un grido e da un pianto. Inizialmente tutti hanno pensato a un malore. Invece, «siamo corsi a vedere cosa fosse successo e abbiamo trovato la ragazza in lacrime. In ginocchio sulla tomba, stava cercando di telefonare alla famiglia. L’emozione era tale che armeggiava con il cellulare senza riuscirci. Alla fine è stata un’amica a telefonare per lei. Ecco, quel momento da solo è bastato a ripagarci di tutti gli sforzi fatti per organizzare questo progetto».Proprio a sottolineare quanto eccezionale sia stato l’«incontro», ieri pomeriggio Julika è stata riaccompagnata al cimitero austro-ungarico di 




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