Spett Anpi , Spett Samuel Rago Ma come fater a dire: << (...) "Siamo assolutamente contrari. Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo col Comune e la prefettura" dice Samuele Rago, presidente provinciale dell'Anpi.">> davanti a ciò ?
da http://www.oggitreviso.it/ del 15 \9\2017
Stuprata barbaramente e uccisa dai partigiani a 13 anni, vietato ricordarla
Fa discutere a Noli l'iniziativa di un consigliere comunaledi centrodestra di ricordare una ragazzina violentata e uccisa dai partigiani con una targa nella piazza dedicata ai fratelli Rosselli. La storia di Giuseppina Ghersi, 13/enne di Savona uccisa pochi giorni dopo la liberazione, torna di attualità.
A proporre la targa, che sarà inaugurata il 30 settembre, Enrico Pollero, di centrodestra e con un padre partigiano. "Dopo aver letto la storia di Giuseppina ho pensato che bisognava fare qualcosa per ricordare una bambina di 13 anni uccisa senza motivo". Pollero punta ad una "vera riappacificazione" sostenuto dal sindaco della cittadina del ponente ligure, medaglia d'oro della resistenza.
L'associazione partigiani è insorta. "Siamo assolutamente contrari. Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo col Comune e la prefettura" dice Samuele Rago, presidente provinciale dell'Anpi.
"Eravamo alla fine della guerra, è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili", sostiene.
come il commento qua sotto mi chiedo
Tony Dal Cin ·
Quand'è che finalmente l'Anpi si deciderà a riconoscere anche le atrocità commesse dai partigiani? Oppure ci sono atrocità di serie A e di serie B? Uno stupro è uno stupro e non è giustificabile in nessun modo, men che meno in una bambina, altrimenti sarebbero giustificabili anche quelli commessi dai fascisti, o dai comunisti o da chiunque altro. Questa ritrosia non ha giustificazioni e non contribuisce alla riconciliazione che dopo 70 anni e più dovrebbe essere già cosa fatta. A me fa inorridire quello che è successo a Giuseppina:punto e basta...mi stupisce che non faccia inorridire tutti
Come fate a a considerare fascista una bambina di 13 anni , non ancora " formata politicamente e culturarmente " e ssendo nata in ena epoca fascista , senza conoscere nè opposizione nè opinioni diverse essendo tutta ( salva quella clandestina ) in mano al regime ? La presta vetusta presa di posizione mi ha talmente indiognato e sbigottito per la vostra chiusura umana ed
etico \ morale ( e ve lo dice uno che che è contrario : alle false pacificazioni \ riconciliazioni e all'uso strumentale e fazioso di tali vicende ) che non riuscendo ad trovate ulteriori parole riporto questo post del mio cintattoi © Daniela Tuscano che condivido in pieno . E che non vi farebbe male leggere
L’OVVIO DI PINUCCIA
Ovviamente.
Ovviamente lo so, che ai neofascisti di Giuseppina Ghersi non importa nulla. Vogliono solo usarla. Vogliono dimostrare, attraverso la sua atroce vicenda, quanto fossero carogne i partigiani. Il loro scopo è screditare la Resistenza per esaltare il Duce e il fascismo.
Certo che lo so. Ma non mi turba. Non è un problema mio.
Del resto, da oltre 70 anni Pinuccia viene usata. Usurpata. Abusata.
Non ricordo quando venni a conoscenza della sua storia. Penso per caso, come succede quasi sempre. Probabilmente per una foto, quella più conosciuta e infame, di lei legata, il volto sfregiato da scritte derisorie, mentre avanzava verso il suo orrendo destino scortata da un manipolo di maschi armati fino ai denti, biechi, tutti giovani, certuni suoi coetanei, qualcuno con una luce infoiata nello sguardo, forse pregustando il piacere che a breve avrebbe consumato. Il piacere dello stupro e dell’uccisione. Sadismo e morte, sempre insieme.
Pinuccia venne trucidata a 13 anni per un tema lodato da Mussolini. Per una passione inconsapevole, un’adolescenza illusa, da bimba che mai aveva conosciuto la libertà.
Giurai a me stessa che non l’avrei dimenticata, che nel mio piccolo le avrei reso giustizia. Perché, a differenza sua, io la libertà la conoscevo, e potevo permettermi di scrivere tutte le scemenze possibili e immaginabili nei temi, nelle lettere, perfino sui muri, e poi tornare a casa con la pelle intatta. O quasi.
La devo, questa libertà, ai partigiani e alle partigiane.
Sono loro riconoscente, quindi non temo. La libertà s’accompagna sempre a onestà e integrità. Amo la democrazia e per questo non esito a riconoscere i limiti umani di alcuni militanti della parte “giusta”. I loro errori e atrocità, già magistralmente affrescati dai fratelli Taviani nella “Notte di San Lorenzo”.
Quanti rapirono, picchiarono, violentarono e uccisero Giuseppina Ghersi furono criminali efferati. L’altra faccia della Resistenza? Anche. Ma, soprattutto, maschi inferociti. Va detto, ricordato, denunciato, esecrato.
Leggo oggi che il consigliere comunale di centrodestra d’una cittadina ligure, figlio d’un partigiano, vorrebbe dedicare una targa alla memoria dell’infelice ragazzina. L’Anpi locale è insorta manifestando la propria contrarietà “alla realizzazione d’un cippo in memoria della brigatista nera Giuseppina Ghersi”. “Brigatista nera”: così viene definita Pinuccia, per un componimento scolastico di qualche anno prima, e la cui famiglia non possedeva nemmeno la tessera del Pnf. “La pietà per una giovane vita violata e stroncata – prosegue il comunicato dell’Associazione - non allontana la sua responsabilità di schierarsi e operare con accanimento a fianco degli aguzzini fascisti e nazisti”.
Pinuccia si schierò e operò “con accanimento” (come? in che modo?) a fianco degli aguzzini fascisti e nazisti. A tredici anni.
Potrei fermarmi adesso. Sarebbe troppo, sarebbe esagerato anche così.
Invece proseguo.
"Eravamo alla fine della guerra, è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili”: così l’Anpi spiega le ragioni della sua opposizione. Condizioni che oggi “possono sembrare” – nemmeno è certo… - incomprensibili. Ma, in fondo, se l’era cercata, par di leggere fra le righe.
Se l’era cercata? Dove l’ho già letto? Quante volte l’ho letto?
Se l’era cercata, una ragazzina che mai aveva indossato una divisa? Se l’era cercata, aveva operato addirittura “con accanimento”, come un delinquente matricolato, quasi avesse maturato una sicura coscienza politica, una tredicenne figlia d’ortolani?
Ma, quand’anche così fosse stato; se davvero Pinuccia fosse “convinta” delle sue “idee”; se realmente si fosse sentita “fascista” – come molti altri suoi coetanei e anche più adulti, da Pasolini a Scalfari, dall’ex repubblichino Dario Fo a Montanelli che sposò una bimba-schiava etiope… - avrebbe meritato quella fine? E, soprattutto, quell’”ovvio” stupro?
È, questa, la parte del messaggio dell’Anpi più scellerata, quella maggiormente rivelatrice, la spia d’un male atavico e universale, quasi una tabe dell’animo maschile, dal più nobile al più indegno: l’ovvietà – e, pertanto, la banalità – dello stupro, la sua normalità, un accidente in chiave, previsto e tollerato. Un “che sarà mai” non esplicito, ma fin troppo chiaro, che urla ancora, dopo quasi 80 anni di libertà, di sangue versato, di imprese anche eroiche, ma mutile, imperfette e sostanzialmente inutili, se ancora sorvoliamo sul corpo violato d’una donna, se ancora anteponiamo l’ideologia all’umanità scempiata d’una persona viva, e non riconosciuta come tale.
No, esimi reduci dell’Anpi, uno stupro non è MAI ovvio! Mai! Non su una bambina come Pinuccia, certo; ma nemmeno su una donna adulta. E non ci sarà sorta di guerra a giustificarlo, perché lo stupro, della guerra, è il padre, la scaturigine del Male assoluto, un problema con cui gli uomini devono pur fare i conti, prima del fascismo e dell’antifascismo. Il sesso è l’arma di cui si servono i vili per combattere una guerra non sessuale ma sessista; orgia di potere e sopraffazione, come denunciò con crudezza lapidaria il Pasolini di “Salò”. Giuseppina Ghersi è la Salò dei partigiani e, sullo sfondo, degli uomini tutti; non fantasma ma presenza reale, la cattiva coscienza del sopruso. Se ne prenda atto, e finalmente la si affronti. Per una volta, una sola volta, un’ultima volta. Il tempo è scaduto.
Ovviamente lo so, che ai neofascisti di Giuseppina Ghersi non importa nulla. Vogliono solo usarla. Vogliono dimostrare, attraverso la sua atroce vicenda, quanto fossero carogne i partigiani. Il loro scopo è screditare la Resistenza per esaltare il Duce e il fascismo.
Certo che lo so. Ma non mi turba. Non è un problema mio.
Del resto, da oltre 70 anni Pinuccia viene usata. Usurpata. Abusata.
Non ricordo quando venni a conoscenza della sua storia. Penso per caso, come succede quasi sempre. Probabilmente per una foto, quella più conosciuta e infame, di lei legata, il volto sfregiato da scritte derisorie, mentre avanzava verso il suo orrendo destino scortata da un manipolo di maschi armati fino ai denti, biechi, tutti giovani, certuni suoi coetanei, qualcuno con una luce infoiata nello sguardo, forse pregustando il piacere che a breve avrebbe consumato. Il piacere dello stupro e dell’uccisione. Sadismo e morte, sempre insieme.
Pinuccia venne trucidata a 13 anni per un tema lodato da Mussolini. Per una passione inconsapevole, un’adolescenza illusa, da bimba che mai aveva conosciuto la libertà.
Giurai a me stessa che non l’avrei dimenticata, che nel mio piccolo le avrei reso giustizia. Perché, a differenza sua, io la libertà la conoscevo, e potevo permettermi di scrivere tutte le scemenze possibili e immaginabili nei temi, nelle lettere, perfino sui muri, e poi tornare a casa con la pelle intatta. O quasi.
La devo, questa libertà, ai partigiani e alle partigiane.
Sono loro riconoscente, quindi non temo. La libertà s’accompagna sempre a onestà e integrità. Amo la democrazia e per questo non esito a riconoscere i limiti umani di alcuni militanti della parte “giusta”. I loro errori e atrocità, già magistralmente affrescati dai fratelli Taviani nella “Notte di San Lorenzo”.
Quanti rapirono, picchiarono, violentarono e uccisero Giuseppina Ghersi furono criminali efferati. L’altra faccia della Resistenza? Anche. Ma, soprattutto, maschi inferociti. Va detto, ricordato, denunciato, esecrato.
Leggo oggi che il consigliere comunale di centrodestra d’una cittadina ligure, figlio d’un partigiano, vorrebbe dedicare una targa alla memoria dell’infelice ragazzina. L’Anpi locale è insorta manifestando la propria contrarietà “alla realizzazione d’un cippo in memoria della brigatista nera Giuseppina Ghersi”. “Brigatista nera”: così viene definita Pinuccia, per un componimento scolastico di qualche anno prima, e la cui famiglia non possedeva nemmeno la tessera del Pnf. “La pietà per una giovane vita violata e stroncata – prosegue il comunicato dell’Associazione - non allontana la sua responsabilità di schierarsi e operare con accanimento a fianco degli aguzzini fascisti e nazisti”.
Pinuccia si schierò e operò “con accanimento” (come? in che modo?) a fianco degli aguzzini fascisti e nazisti. A tredici anni.
Potrei fermarmi adesso. Sarebbe troppo, sarebbe esagerato anche così.
Invece proseguo.
"Eravamo alla fine della guerra, è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili”: così l’Anpi spiega le ragioni della sua opposizione. Condizioni che oggi “possono sembrare” – nemmeno è certo… - incomprensibili. Ma, in fondo, se l’era cercata, par di leggere fra le righe.
Se l’era cercata? Dove l’ho già letto? Quante volte l’ho letto?
Se l’era cercata, una ragazzina che mai aveva indossato una divisa? Se l’era cercata, aveva operato addirittura “con accanimento”, come un delinquente matricolato, quasi avesse maturato una sicura coscienza politica, una tredicenne figlia d’ortolani?
Ma, quand’anche così fosse stato; se davvero Pinuccia fosse “convinta” delle sue “idee”; se realmente si fosse sentita “fascista” – come molti altri suoi coetanei e anche più adulti, da Pasolini a Scalfari, dall’ex repubblichino Dario Fo a Montanelli che sposò una bimba-schiava etiope… - avrebbe meritato quella fine? E, soprattutto, quell’”ovvio” stupro?
È, questa, la parte del messaggio dell’Anpi più scellerata, quella maggiormente rivelatrice, la spia d’un male atavico e universale, quasi una tabe dell’animo maschile, dal più nobile al più indegno: l’ovvietà – e, pertanto, la banalità – dello stupro, la sua normalità, un accidente in chiave, previsto e tollerato. Un “che sarà mai” non esplicito, ma fin troppo chiaro, che urla ancora, dopo quasi 80 anni di libertà, di sangue versato, di imprese anche eroiche, ma mutile, imperfette e sostanzialmente inutili, se ancora sorvoliamo sul corpo violato d’una donna, se ancora anteponiamo l’ideologia all’umanità scempiata d’una persona viva, e non riconosciuta come tale.
No, esimi reduci dell’Anpi, uno stupro non è MAI ovvio! Mai! Non su una bambina come Pinuccia, certo; ma nemmeno su una donna adulta. E non ci sarà sorta di guerra a giustificarlo, perché lo stupro, della guerra, è il padre, la scaturigine del Male assoluto, un problema con cui gli uomini devono pur fare i conti, prima del fascismo e dell’antifascismo. Il sesso è l’arma di cui si servono i vili per combattere una guerra non sessuale ma sessista; orgia di potere e sopraffazione, come denunciò con crudezza lapidaria il Pasolini di “Salò”. Giuseppina Ghersi è la Salò dei partigiani e, sullo sfondo, degli uomini tutti; non fantasma ma presenza reale, la cattiva coscienza del sopruso. Se ne prenda atto, e finalmente la si affronti. Per una volta, una sola volta, un’ultima volta. Il tempo è scaduto.
© Daniela Tuscano
P. S. : Mio padre era poco più giovane di Pinuccia quando la scuola lo “invitò”, cioè costrinse, a scrivere imbarazzanti letterine al “fante d’Italia”, uno dei tanti disperati privi di famiglia mandati al macello nella guerra del “Duce”. Fortunatamente il soldato la scampò e, alla fine del conflitto, volle conoscere di persona il suo piccolo corrispondente. Il quale però, nel frattempo, aveva abbozzato una sua originalissima posizione “politica”, come attestano le frasi qui riprodotte. Figlio di antifascisti, mio padre decenne mescolò tutto e il contrario di tutto: i proclami del Ventennio, l’esaltazione di Badoglio e il ludibrio del re. Senza dubbio, il vero Rinaldo Tuscano trapelava in quell’unica invocazione spontanea, in quel “noi” così commovente e irrinunciabile: “Vogliamo la pace”. E tuttavia non oso pensare cosa sarebbe stato di lui, se l’avessero scovato i repubblichini. O certi compagnucci esagitati. O le guardie reali. Ma forse, trattandosi d’un maschio, lo stupro gliel’avrebbero risparmiato.
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