Visualizzazione post con etichetta identità aperta e identità chiusa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta identità aperta e identità chiusa. Mostra tutti i post

15.2.20

nazionalismo e patriottismo ? o identità chiusa o identità aperta ? io ho scelto e voi ?


 dopo le  risposte  (  rimosse  la  maggior parte  , non per  censura     e poca  libertà d'opinione  ma   perchè  piene  d'insulti personali  , razzistici  , xenofobici  , )  a  due  miei  post 


le reazioni a questo video brutto o bello che sia ( io lo reputo bello ovviamente dipende dai punti di vista , ma certo se dovessi considerarlo brutto non mi metto a minacciare o ad aggredire che lo ha prodotto ) sono un esempio dell'imbecillità , d'identità chiusa in cui stiamo cadendo . Come se le tragedie del secolo scorso non ci hanno insegnato niente

 l'altro    tratto   da   https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/02/12/

Mete Onlus lancia campagna #hijabfreechoice

 CRONACA

Mete Onlus lancia campagna #hijabfreechoice
Mete Onlus, associazione basata in Italia, impegnata nella difesa dei diritti umani e delle libertà democratiche internazionali lancia la Campagna: "#hijabfreechoice. Il velo islamico libera scelta, mai obbligo". L’idea nasce dall’unione di Giorgia Butera (Presidente Mete Onlus e Sociologa) e Tiziana Ciavardini (antropologa culturale e giornalista). "#hijabfreechoice. Il velo islamico libera scelta, mai obbligo", è inserita nel più ampio progetto "Women's Rights International Campaign", e segue il percorso già intrapreso con la campagna a tutela della libertà delle donne iraniane, per estendersi a tutte le donne del mondo affrontando, di volta in volta, aspetti socio-culturali, e di giustizia legati al mondo femminile internazionale.

Per Tiziana Ciavardini: "La questione del velo islamico comunemente chiamato Hijab é stata spesso terreno di scontro culturale e politico. In una società in preda alla confusione, al pregiudizio, agli stereotipi ed alla dilagante islamofobia è necessario battersi per i diritti di chi in questo velo connota un valore religioso e simbolico e non un emblema di arretratezza culturale ed obsoleta. Altresì é nostro compito condannare aspramente chi del velo vorrebbe farne un uso coercitivo nei confronti delle donne. Il velo islamico deve essere sempre una libera scelta individuale e nessuna imposizione può essere ammessa o tollerata. Questa campagna nasce in supporto di tutte quelle donne che decidono di liberarsi dal velo islamico quando é personificazione di un obbligo e di un’imposizione, ma é anche a sostegno di quelle donne che nel velo islamico percepiscono un segno di riconoscimento della propria tradizione, cultura, religione ma soprattutto di appartenenza identitaria”.
Prosegue Butera: "Il nostro è un invito alla riflessione, avente l’obiettivo di stigmatizzare tutti quei pregiudizi culturali che vedono la donna con indosso il velo, una donna sottomessa. Non è così. Bisogna distinguere a quale tipo di velo ci riferiamo, è innegabile che per alcuni (burka, ad esempio) si tratti di costrizione, e privazione della stessa identità. Conosco molto donne musulmane velate, sono donne emancipate, e con una alta affermazione di se stesse. Icone del sotfpower".
"Il nostro obiettivo è una condivisione fra donne, anche non musulmane, per capire cosa si prova a indossare il velo e per diffondere la consapevolezza che l'hijab non è un segno di oppressione, ma può essere liberamente scelto dalle donne". Giorgia Butera e Tiziana Ciavardini, che hanno firmato la campagna per Mete Onlus, insieme stanno lavorando ad una pubblicazione editoriale sulla questione del velo islamico. "#hijabfreechoice. Il velo islamico libera scelta, mai obbligo" è sostenuta dalla Associazione Protea Human Right, presieduta da Sara Baresi.

che  ha    scatenato questa       discussione  su  fb  


Antonio Deiana Avanti verso una radiosa islamizzazione

  ed  accuse     di non essere   poco  patriota    e   di non avere un identità , ecco   , spero   sia definitiva    visto che mi viene  fatta  continuamente  , la  mia  risposta  

 la  trovate  qui  su rai replay    non riesco ad  incorporare  e  o copiare il video  

Quante storie
Quante storie - Maurizio Viroli: patriottismo e nazionalismo - RaiPlay
Maurizio Viroli: patriottismo e nazionalismo
Italia St 2019/2029 


La differenza tra patriottismo e nazionalismo può sembrare a prima vista sottile. In realtà scava un solco profondo tra l'amore verso il proprio territorio e l'odio per tutto ciò che è straniero. Attraverso una ricognizione storica che parte da Rousseau e arriva agli attuali sovranismi, il politologo Maurizio Viroli, ospite di Quante Storie, ricostruisce le ragioni della tentazione illiberale che sta attraversando il nostro Paese e spiega perché la tutela della democrazia non passa per l'utopia cosmopolita ma per un sano sentimento patriottico.

Infatti  Egli    in NAZIONALISTI E PATRIOTI , citato    e recensito prima  da  Augias  ,  affrontata  tali tematiche  partendo da Jean-Jacques Rousseau e passando da Giuseppe Mazzini, Giovanni Gentile, Benedetto Croce, Piero Calamandrei, Carlo Rosselli e molti altri ancora, Maurizio Viroli delinea criticamente una delle questioni più rilevanti del nostro tempo e della nostra politica: la differenza tra nazionalismo e patriottismo.Il  Quante storie - Maurizio Viroli: patriottismo e nazionalismo - RaiPlaynazionalismo svilisce la libertà, esalta l’omogeneità culturale o etnica, giustifica il disprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione. Oggi, il nazionalismo è rinato e diventa ogni giorno più forte. Come ha già fatto in passato, può distruggere i regimi liberali e democratici e aprire la strada al totalitarismo. Se vogliamo difendere le nostre istituzioni liberali e democratiche dobbiamo in primo luogo intendere il significato e il linguaggio del nazionalismo
Nessuna descrizione della foto disponibile.
Quando è nato? Quali idee, istituzioni e azioni politiche ha voluto combattere? Quali ha, invece, sostenuto o auspicato? Maurizio Viroli, nella prima parte di questo libro, illustra la questione del nazionalismo attraverso le voci di alcuni dei più rilevanti intellettuali che ne hanno discusso, da Rousseau a Benedetto Croce. Nella seconda parte del libro l’autore indaga in che modo e con quali mezzi contrastare efficacemente il nazionalismo. La storia, sostiene Viroli, ci ha insegnato che contro il nazionalismo serve a poco alzare la bandiera del cosmopolitismo, un ideale che convince la ragione ma non tocca le passioni, da sempre principio di ristrette élite intellettuali. Quale può essere, allora, un antidoto efficace alla febbre nazionalista? Secondo Viroli, se vogliamo contrastare il nazionalismo – che fa leva sugli interessi locali, sulla cultura, sulle memorie e sull’etnia – dobbiamo usare il linguaggio del patriottismo repubblicano, capace di apprezzare la cultura nazionale e i legittimi interessi di ciascun cittadino ma anche di elevare l’una e gli altri agli ideali del vivere libero e civile. Spiega perfettamente il contrasto ideale tra patriottismo e nazionalismo il pensiero di Carlo Rosselli, che identificava il primo con gli ideali di libertà basati sul rispetto per i diritti degli altri popoli; il secondo con la politica di espansione perseguita dai regimi reazionari. Entrambi si appellano al sentimento nazionale, entrambi suscitano passioni forti. Ma proprio per questo essi devono essere usati l’uno contro l’altro. Invece di --- come  dice  Cinzia Rigolli  in  questo post    sul  gruppo  facebook  Libri che passione! In Emilia Romagna, Lombardia e dintorni ---- condannare il sentimento nazionale come un pregiudizio, gli antifascisti devono porre il patriottismo al centro del loro programma politico. La rivoluzione antifascista, scriveva Rosselli, è "un dovere patriottico."


  quindi  ecco  perchè  sono    anti sovranista  e  per  un identità  aperta 





  con questo  è tutto  

5.4.19

non sempre è necessario capire il perchè delle cose e degli atteggiamenti

  finalmente     almeno per  una  volta   non  m sono fatto  la  classiche    segbe   mentali  .  Infatti   se    nonostante  gli scarsi    quasi nulli     risultati   nel dialogare  con i  salvinisti   e    i sovranisti  (  vedere  post  precedente    )  stavolta     ho scritto 


#sovranisti #chiusuranentaleeculturale #rap #trap

Non capisco e credo che ci rinuncerò come facciano i sovrani sto o quelli che hanno ed coltivano un identità chiusa a non vedere e a capire che ormai l'Italia si a ormai sempre più un paese multi etnico anche in ambito artistico / culturale come Lu furono gli Usa tra il XIX e il XX secolo e come lo sono diventate Francia, Inghilterra ( solo per citare i i più noti ed i maggiori ) paesi colonialisti ed ora blog sta diventando oltre a noi la Germania


L'immagine può contenere: una o più persone e matrimonio




6.7.17

andare con il costume tradizionale del paese alla maturità è provocazione o esibizionismo ?Nuoro, all’esame di maturità con il costume sardo: «Amo la mia isola» Pastore di mattina, studente alle serali, poeta per passione. Il 21enne orgolese Giuseppe Rendini ha sorpreso tutti



Secondo me la seconda anche se ci vedo un po' di provocazione . Infatti oteva essere provocazione e sfida all'autorità costituita il regno sabaudo e poi d'italia compreso il fascismo che imponeva , punendo con il carcere e\o emarginando chi non parlava italiano o usava tutti i giorni l'abito tradizionale senza premunirsi d'usare il bilinguismo o altroi sistemi soft non punitivi dal punto di viosta giudiziario legislativo o di emarginazione sociale .
Oggi Non è vestendosi in costume e presentandosi in sardo , nelle sue tante varianti linguistiche l'esame di diploma. Che si è più sardi o veri sardi questo è solo ed esclusivamente esibizionismo a meno che non lo si faccia ed allora qui potrebbbe avere ancora il senso di provocazione e recupero della propria identità se usato per spiegare meglio l'argomento che porti all'esame . Ecco come giudico questa vicenda di Giuseppe


da  la nuova  sardegna  del 06 luglio 2017
Nuoro, all’esame di maturità con il costume sardo: «Amo la mia isola»
Pastore di mattina, studente alle serali, poeta per passione. Il 21enne orgolese Giuseppe Rendini ha sorpreso tutti

di Valeria Gianoglio


NUORO. «Volevo finire col botto, lasciare un segno indelebile e un messaggio forte in difesa della mia Sardegna e per esortare i sardi a scuotersi, e ce l’ho fatta. Il voto dell’esame non conta tanto, contava lasciare il segno. Il costume? Ho deciso solo all’ultimo, di indossarlo: né i miei professori, né i miei compagni ne sapevano niente». Ventun anni compiuti a marzo, figlio di un carabiniere, nipote di allevatori, componente da quasi 10 anni del gruppo folk “Murales” di Orgosolo, e una passione sterminata per la poesia e per la Sardegna che sente scorrere nel sangue ogni giorno nel percorrere le campagne di Montes per andare ad accudire il bestiame di famiglia. Giuseppe Rendini, ieri mattina, alla solita attività di pastore, ha unito anche quella di studente del tutto speciale. Il giovane allevatore, infatti, è stato l’unico maturando dell’Itc Chironi – che ha frequentato nel corso serale – a essersi presentato all’esame di Stato indossando il prezioso costume di Orgosolo. Un degno accompagnamento per la sua tesina incentrata sulla Sardegna, sui suoi problemi, sulla sua immensa voglia di riscatto sociale.

«Non avevo avvisato nessuno, che avrei indossato il costume – ribadisce ieri, dopo la grande fatica – ma i miei prof sapevano solo che avrei recitato la poesia che ho composto, dal titolo “Terra mia”. Sono quindici quartine che cominciano con una sorta di esortazione “Sardigna, ischida, patria mia”. Il filo conduttore è l’amore per la mia terra, e l’invito ai sardi a scuotersi dal torpore. A superare la crisi». Ha raccontato tutto questo, e molto di più, ieri mattina, Giuseppe Rendini, davanti ai componenti della commissione dell’Itc Chironi che lo interrogava per l’esame di Stato. Alle sue spalle, mentre esponeva la tesina, sono state proiettate le quartine della poesia “Terra mia”, mentre davanti allo studente, seduti tra i banchi, c’era un folto gruppo di amici, curiosi ed è spuntata anche qualche telecamera attirata dalla singolarità dell’evento.
«I professori mi hanno ascoltato con attenzione – racconta Giuseppe – non mi hanno interrotto nemmeno per un secondo. Sono contento di essere riuscito a far arrivare anche a loro il messaggio. Certo, quando sono entrato in aula, sono rimasti davvero sorpresi: hanno visto il costume e non se lo aspettavano. Ma del resto ho sorpreso anche mio padre e altri amici. È stato davvero un bel momento: volevo lasciare il segno e lanciare un messaggio e ci sono riuscito».
E così, dopo la grande fatica dell’ultimo anno, trascorso tra campagna e bestiame al mattino,
e corso serale all’Itc Satta, Giuseppe Rendini si prepara alle nuove sfide dell’immediato futuro. «Spero di riuscire ad andare all’università – dice – ma sto ancora valutando. Ma una cosa è certa: non lascerò comunque la campagna. E’ la mia vita, ci tengo tanto, e mi ha insegnato tanto».

10.6.15

il politicamente corretto \ buonismo d'accatto è inutile meglio il sincretismo \ contaminazione culturale. il caso di Reggio Emilia, il prete esclude dal campo estivo un bambino musulmano


#ReggioEmilia, il prete della parrocchia di Sant’Anselmo, a Buco del Signore, esclude dal campo estivo un bambino musulmano. La mamma denuncia il fatto e lui si giustifica: "Non ci sono più posti". La donna spiega: "Mi ha detto che se il bambino non prega per lui non c’è posto"  il  resto della storia     qui   su  http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca  del 9\6\2015 

ad i buonisti a senso critico o d'accatto dedico questo film  del   2004  





Integrazione razziale per un film d'amore profondamente umano di Ken Loach

Giancarlo Zappoli


Casim, figlio di pakistani ma nato a Glasgow lavora come dJ in un club. La sua famiglia ha già programmato per lui il matrimonio con una cugina. Ma Casim si innamora di Roisin, l'insegnante irlandese di musica della sorella minore. Da qui nascono i problemi, aggravati dal fatto che Roisin è separata e l'Istituto cattolico in cui insegna pretende da lei una condotta moralisticamente irreprensibile. L'amore dei due giovani rischia di essere minato sin dall'inizio ma i due proveranno a resistere.

Loach non è più l' arrabbiato di una volta o, meglio, lo è ancora quando deve difendere i più giovani e più deboli come in Sweet Sixteen. Quando invece si tratta di integrazione razziale la sua rivolta morale resta ad alto livello ma cerca (spera?) in una soluzione positiva. Questo fa bene al suo cinema in cui cerca sempre più di proporre le diverse posizioni non rinunciando a denunciare ma cercando anche di comprendere. Così se il padre pakistano è chiuso al nuovo anche il sacerdote cattolico è incapace di comprendere e sa solo giudicare e punire. Ma in entrambi i campi (la sorella minore da una parte e il direttore della scuola dall'altra) c'è chi, senza rinunciare alla propria appartenenza, sa guardare 'oltre'. Quell'oltre che per Loach è sempre stato rappresentato dall'essere umano con i suoi slanci, con le sue debolezze, con i suoi doveri ma anche con i suoi diritti.



Ulteriori particolari in questo post ( https://goo.gl/1OrJGh ) della mia bacheca di fb e bei rispettivi commenti

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...