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18.12.24

Diario di Bordo anno II speciale natale .Compiti a casa durante le vacanze di Natale, la pedagogista federica ciccanti : "Prima cosa staccarsi dallo smartphone" ., La storia di Filippo e Filiberto, salvi grazie al latte donato dalle altre donne. La mamma: «Ora aiuto i neonati prematuri e i loro genitori» ., MUSICA DANNATA PETIZIONE E CENSURA “ la scelta ridicola di censurare Tony Effe al concertone di capodanno a Roma



Prima cosa staccarsi dallo smartphone"
Federica Ciccanti, pedagogista e mediatrice familiare, propone alcuni consigli preziosi ai genitori su come utilizzare al meglio il tempo delle vacanze di Natale con i propri figli,

abbinando studio e nuove esperienze fuori dalla scuola. Inoltre la stessa Ffederica ciccanti  ederica ha scritto sul suo blog questo post




Ah, Natale! Tempo di regali, cene con i parenti, film sdolcinati e melensi ... e compiti. 😫 Già, perché anche se l'atmosfera è magica e la voglia di festeggiare è alle stelle, l'ombra dei compiti delle vacanze incombe minacciosa come la renna Rudolph con il suo naso rosso. Ma tranquilli, aspiranti Grinch, non è ancora il momento di rubare il Natale! 🎄 Con un pizzico di organizzazione e qualche astuta strategia, anche i compiti più noiosi possono trasformarsi in un'occasione per ripassare, approfondire e (udite udite!) addirittura divertirsi.

I compiti: croce e delizia dello studente in vacanza

Diciamocelo, i compiti delle vacanze hanno i loro pro e i loro contro. Da un lato, ci aiutano a mantenere la mente allenata, a non dimenticare tutto quello che abbiamo imparato durante il quadrimestre e a farci trovare pronti per il rientro a scuola. Possono essere anche un'opportunità per approfondire quegli argomenti che ci hanno particolarmente appassionato o per sperimentare nuovi metodi di studio, magari più creativi e divertenti del solito.

Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia. I compiti possono sembrare un macigno che ci schiaccia, un obbligo ingombrante che ci ruba tempo prezioso da dedicare al divertimento, agli amici, alle serie TV (e sì, lo sappiamo che state già programmando una maratona di Stranger Things!). E poi, tra smartphone che squillano, chat che esplodono e inviti a uscire, le distrazioni sono sempre in agguato.

Come non farsi travolgere dal caos (e dai compiti)

Per evitare di trascorrere l'ultima settimana di vacanza barricati in camera con libri e quaderni, ecco qualche consiglio per gestire al meglio i compiti natalizi:Pianificate il tempo: non improvvisate! Prendete carta e penna (o il vostro bullet journal preferito) e organizzate le giornate, dividendo il tempo tra studio, relax e attività con gli amici. Ricordatevi di inserire anche qualche "slot" per gli imprevisti (un invito dell'ultimo minuto, una nevicata improvvisa...).
Create un ambiente di studio a prova di bomba: scegliete un luogo tranquillo, ordinato e ben illuminato, dove possiate concentrarvi senza distrazioni. E bando allo smartphone! Mettetelo in modalità aereo o, meglio ancora, lasciatelo in un'altra stanza.
Non puntate alla luna: siate realistici! Non pretendete di finire tutti i compiti in un giorno. Dividete il lavoro in piccole parti, fissatevi obiettivi raggiungibili e premiatevi per ogni traguardo conquistato (una fetta di pandoro, un episodio della vostra serie preferita...).
Studious con fantasia: non limitatevi a leggere e riassumere. Sperimentate diversi metodi di studio: create mappe concettuali, schemi, flashcard... Rendete l'apprendimento più interattivo e stimolante.
Fate squadra con i compagni: organizzare sessioni di studio di gruppo può essere un'ottima idea per confrontarvi, aiutarvi a vicenda e mantenere alta la motivazione. E poi, diciamocelo, studiare insieme è molto più divertente!
Ricaricate le batterie: il riposo è fondamentale per la concentrazione. Fate delle pause regolari, sgranchitevi le gambe, ascoltate la vostra musica preferita, dedicatevi a qualcosa che vi piace.

Il metodo di studio: un superpotere per la mente

Imparare a studiare in modo organizzato e coerente con il funzionamento del nostro cervello è un po' come scoprire di avere un superpotere. Non si tratta solo di memorizzare nozioni a pappagallo, ma di capire veramente quello che studiamo, di collegare le informazioni, di creare mappe mentali e di sviluppare un pensiero critico. Un buon metodo di studio ci aiuta a gestire il tempo, a migliorare la concentrazione, a memorizzare con più facilità e, soprattutto, a rendere lo studio un'attività meno noiosa e più gratificante.

Come tenere a bada le distrazioni (e non finire nel lato oscuro della Forza)

Smartphone, social media, videogiochi... sono come il lato oscuro della Forza, pronti a sedurci con le loro promesse di facile divertimento. Ma non temete, giovani padawan! Ecco alcune tecniche Jedi per resistere alle tentazioni:Disattivate le notifiche: trasformate il vostro smartphone in un semplice telefono (ricordate i vecchi tempi?) o utilizzate app che bloccano le notifiche durante lo studio.
Fissate dei limiti di tempo: concedetevi un tempo limitato per navigare sui social o per giocare ai videogiochi, e poi... tornate sui libri!
Scoprite il piacere del "mondo reale": leggete un buon libro, fate una passeggiata al parco, incontrate gli amici di persona (sì, esiste ancora la vita al di fuori di Instagram!).

I compiti delle vacanze non sono una punizione, ma un'opportunità per crescere, per imparare a gestire il tempo e per diventare più responsabili. Non fatevi spaventare, affrontateli con coraggio e determinazione, e vedrete che anche questo Natale sarà... un successo! Buone feste e buon studio!

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«Quando i tuoi figli nascono a metà gravidanza e pesano meno di un chilogrammo, non puoi fare altro che piangere tutte le tue lacrime che hai. Non sai se avranno un futuro, tantomeno riesci a immaginare la qualità della vita che avranno, nel caso in cui riescano a sopravvivere. Poi, però, sai qual è la cosa giusta
da fare, anzi, l’unica possibile: respirare e andare avanti. Perché i tuoi piccoli sono lì, nonostante tutti quei tubi che li alimentano e li aiutano a crescere. Possono farcela. Giocarsela. Proprio com’è successo ai miei due eroi, Filippo e Filiberto, che oggi sono forti e vivaci anche grazie al latte materno che io all’inizio non ho potuto dargli ma che altre madri generose hanno donato loro, attraverso la banca del latte. Come ho fatto io in seguito. Perché nessuno si salva da solo».
La signora Paola Giannatempo ha messo al mondo i suoi bambini alla ventiseiesima settimana di gravidanza. Un parto gemellare pericolosamente anticipato, a causa di un’infezione materna che ha indotto il parto anzitempo. «La notte in cui sono arrivata all’ospedale sant’Anna di Torino e i medici mi hanno detto che avrei dovuto entrare in sala immediatamente, ero certa che nessuno dei miei figli sarebbe sopravvissuto e non volevo chiedere aiuto a nessuno, né chiamare amici o parenti – ricorda la donna -. Mio marito era all’estero per lavoro, e non volevo allarmarlo prima del tempo». E invece, il destino – e soprattutto la scienza – hanno voluto diversamente. E oggi Paola, volontaria dell’associazione neonatale «piccoli passi», dedica parte del suo tempo anche per sostenere altri genitori che, come lei, vivono l’esperienza di un parto prematuro.
«Quando ripenso a quel periodo della mia vita, non posso fare a meno di ricordare l’enorme sensazione di impotenza vissuta nei primi mesi di vita di Filippo e Filiberto – prosegue la madre – e il senso di colpa profondo che mi ha attanagliata a lungo e, per quanto del tutto irrazionale, in quel momento inalienabile». La signora sapeva benissimo già allora quanto la nascita anticipata dei bambini non fosse stata causata da suoi comportamenti incauti, ma questo, almeno in quel periodo, non bastava a farla sentire meglio.
«Filippo allora pesava 930 grammi e Filiberto 800 – conclude – erano così piccoli, così indifesi avvolti da quei cavi giganti, che mi sentivo sopraffatta». Ecco perché la signora non ha più smesso di fare volontariato. «I miei ragazzi oggi stanno bene, hanno dieci anni e sono vispi e monelli come tutti i ragazzini a quell’età – conclude Paola -. Io però non dimentico la solidarietà che ho ricevuto in quei mesi, e cerco di restituire ogni giorno tutto il bene ricevuto. E agli altri genitori dico: fate come me, siateci anche per le madri e padri in difficoltà. E mamme: donate il latte».

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concludo questo n del diario di bordo con la richiesta ( leggi censura ) ridicola di non fare cantare al concertone per capodanno di Roma Tonny Effe


Chi mi segue qui sul blog o sui social sa già cosa ne penso del nuovo rap  e della trap e dei cattivi maestri vedere quel che è successo che nei giorni scorsi la storica arena del Forum di Assago ha registrato il sold-out per il concerto di Baby Gang, al secolo Zaccaria Mouhib, nato a Lecco da genitori marocchini. E non è tanto questo a sorprendere ma il fatto che Mouhib, per chi è uscito dalla fase adolescenziale, non è noto per essere un rapper di indiscusso talento ma per i suoi trascorsi con la legge. In carcere è stato "folgorato" sulla via del rap, oggi è uno dei più ricchi della scena e proprio nel concerto di Milano ha proposto un ingresso sul palco con tanto di Duomo di Milano avvolto dalle fiamme. Un'immagine evocativa non troppo distante da quella (reale) del Duomo di Notre-Dame, appena riaperto dopo il disastro del 2019. Ma non per questo mi sognerei ma di censurarlo e vietarlo . Come è sucesso ad un altro rapper , più precisamente Tony Effe, pseudonimo di Nicolò Rapisarda . Tony Effe è stato escluso dal Concerto di Capodanno al Circo Massimo. La decisione nasce dalle proteste di associazioni come Differenza Donna e di parte della politica locale
Tony Effe doveva essere uno dei protagonisti del Concerto di Capodanno al Circo Massimo ma il Campidoglio gli ha chiesto "di fare un passo indietro" e di rinunciare ad esibirsi in quanto l'evento in programma a Roma per il 31 dicembre "non deve essere un'occasione divisiva per la città".Il passo indietro da parte dell'amministrazione di Roma nasce dalle proteste di parte della politica e di alcune associazioni a partire da Differenza Donna, impegnata nella lotta alla violenza di genere e nella difesa dei diritti al femminile. Ora

leggo sul il Fq del 17\12\2024 che








il dissenso    si  può  esprimere  anche  senza  censura (  almeno  che  non siano dei crimini  ) e senza  impedire  a gli altri  d'espimersi  . La  famosa  Blogger  ha  ragione allora      dovremo censurare   una  grandissima percentuale      della musica  italiana  ma  non solo

15.7.24

anche le donne rap \ trap s'adeguano al sessismo dei colleghi il caso di Anna Pepe


Da #AnnaPepe una donna che è riuscita a imporsi in un ambiente : maschilista e misogino e di ( ovviamente  senza  generalizzare  troppo   anchge  se  quel poco  che  si  salva  è lo 0,05 %  )  Brani effimeri, privi di soluzioni rigeneranti per l’ascoltatore medio e interpretati da aspiranti cantanti, barcollanti nell’intonazione e nel senso ritmico  come  dice   un esperto   musicale  : <<  Trap Remo, il festival dell’incompetenza musicale diffusa - Pentagrammando (antoniodeiara.it) >> come quello #rap, il sottogenere #trap.,in particolare , che abitualmente ( al 99.95 % ) veicola una visione poco edificante della donna, sessismo , edonoismo sfrenato , violenza , ecc .
Ė il talento non le manca sarebbe lecito aspettarsi una presa di posizione, un racconto alternativo. Non è proprio così. Peccato. un opportunità per portare un cambiamento in un genere e un sottogenere giovanile molto diffuso . Che partito come uno sfogo alle frustrazioni , al disagio , alla denuncia sociale sia degnerato in : crimalità disvalori sessismo,omofobia , misoginia tuute caratteristiche alla base del femminicidio \violenza di genete

8.12.23

censurare la musica trapp e rap ed gli altri generi musicali non conformi bandendoli da internet e da san remo come chiede i codacons con i Sad, il gruppo punk di Milano è la soluzione ?

leggi anche
 

Guè Pequeno, e Young Rame. A sinistra, ai due estremi: Marracash in giacca blu e “Nazza” Calajò

Se prima mi piaceva i rap e lì'hip hop e musica delle posse    ed  altri  generi  non conformi  come  il  punk  , infatti è stato uno dei veicoli da cui si è sviluppata la mia formazione politico culturale . Adesso con la quasi fusione  tra  il   rap e  il sottogenere trapper nonostante le sottili differenze    riassumibli . A qiuesto  punto non so  se  la  censura  sia  giusta   o meno    opppure condurre  ua  guerriglia 

Stile  Musicale e Atmosfera 

Rap: Il rap è noto per la sua enfasi sulla recitazione ritmica di versi e rime sincopate, con un’attenzione particolare alla lirica e alla tecnica verbale. L’atmosfera sonora può variare ampiamente a seconda dello stile dell’artista, ma solitamente si pone in secondo piano rispetto alla lirica.  

Trap: La trap si contraddistingue per un’atmosfera oscura, pesante e ricca di bassi profondi, che contribuisce a creare un’ambiance coinvolgente. A differenza del rap tradizionale, la lirica spesso viene messa in secondo piano a favore del ritmo e delle sonorità.

Origine e Sviluppo: 

Rap: Il rap ha radici profonde nella cultura afroamericana e ha iniziato a svilupparsi negli anni ’70, con influenze africane e tradizioni orali.
Trap: La trap music ha avuto origine nel Sud degli Stati Uniti, in particolare ad Atlanta, Georgia, all’inizio degli anni 2000. È emersa come una fusione di influenze musicali, tra cui il rap, l’hip hop e la musica elettronica.

Tematiche e Diversità:

Rap: Il rap affronta una vasta gamma di temi e spesso pone una maggiore enfasi sulla lirica, consentendo agli artisti di comunicare storie e messaggi complessi attraverso le parole.
Trap: La trap è notevole per le sue liriche che spesso trattano temi legati alla vita di strada, al consumismo e alle esperienze della gioventù contemporanea. Ha portato alla creazione di vari sottogeneri, ognuno con proprie tematiche e stili distintivi.

qui    un  ulteriore  aprofondimento

è  diventa  solo   veicolo   d'odio , misogenia  , agiografia   della  criminalità  ,   edonismo  spinto  


infatti leggo da
  • Il Fatto Quotidiano


  •                                     Davide Milosa

  • Gli inchini live di Guè e Marra “I rapper al servizio del boss”

    Testi e magliette per “Nazza” Calajò, ras della Barona arrestato per droga. E Young Rame canta “come si smonta un uomo”

    IL BOSS della Barona, Nazzareno Calajò, è stato arrestato ad aprile. Per lui e altri, accuse a vario titolo di associazione e traffico di droga. Dagli atti emergerà anche la volontà di Calajò, detto Nazza, di uccidere il capo della curva dell’inter Vittorio Boiocchi, poi ucciso il 29 ottobre 2022. Per questo fascicolo Calajò non è indagato. Gli ultimi atti confermano il legame con alcuni rapper. Tra questi Young Rame, autore di testi apologetici per Calajò. E di cui ilfattoquotidiano.it scrisse a giugno. Rame rispose sui social: “Buongiorno giornalista (...). Qualsiasi persona che abbia almeno finito la scuola elementare ascoltando il brano ‘Fine pena mai’ può capire che è un fatto di cronaca visto dai miei occhi”.

    L’inchino al boss da parte di due tra i rapper più noti della scena musicale italiana è un fatto che nella malavita milanese ancora non si era registrato. È accaduto, invece, come riporta una nota conclusiva della polizia penitenziaria allegata all’indagine dei pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco. Il boss in questione è il ras della Barona, Nazzareno Calajò detto Nazza. I cantanti mainstream: Marracash, al secolo Fabio Bartolo Rizzo, e Cosimo Fini, in arte Guè Pequeno, né indagati né coinvolti nell’inchiesta. Il Fatto ha contattato gli agenti dei due cantanti. L’ufficio stampa di Marracash non ha voluto commentare. E nemmeno lo staff di Guè.

    È IL 10 LUGLIO

    scorso quando migliaia di persone affollano il pratone dell’ippodromo di San Siro. In scena un vero show hip pop organizzato dallo stesso Guè Pequeno, il quale a tarda sera saluta pubblicamente il boss urlando: “Nazza libero. Free Nazza! Una mano su!”. In quel momento, Calajò è in carcere, era stato arrestato ad aprile assieme ad altri della banda della Barona con l’accusa di traffico di droga. Il 21 settembre 2022 sul palco del Forum di Assago canta Marracash. In quel momento, Nazza è ai domiciliari. Annota la penitenziaria: “Nel ringraziare le persone presenti, il cantante rivolge un saluto particolare ad Alessandro Calajò (Kalash), all’amico Mattia Di Bella e all’immancabile Nazzareno Calajò”. Anche Ale Kalash, figlio di Nazza, si trova in carcere, con lui il cugino Luca Calajò,

    Il “bandito” e i “campioni” Saluti dal palco al “grande zio”. La polizia penitenziaria: “I videoclip rafforzano la famiglia criminale” I manager: “No comment”

    uno dei capi della banda. Marracash: “Ci tengo a ringraziare la gente del mio quartiere venuta a queste serate. Mattia (Mattia Di Bella, altro cantante, in arte Young Rame), Kalash (Alessandro Calaiò), Momo e soprattutto il grande zio Nazza. Un abbraccio!”. Subito dopo “l’inchino” di Marra, Luca Calajò, presente al concerto, invia messaggi alla zia e alla moglie di Nazza: “Fai un video, lo zio che ringrazia Marracash, l’ha salutato davanti a tutti, fai fare un video allo zio”.

    Annota la polizia penitenziaria: “È noto che la famiglia

    Calajò domini il quartiere Barona e il suo predominio lo ha ottenuto anche grazie al consenso di parte della popolazione residente, alimentato mediante numerose comparse dei principali esponenti della famiglia criminale nei videoclip di famosi cantanti rapper come Guè Pequeno, Marracash e Young Rame il cui tema principale è l’ostentazione del lusso, del denaro facile e l’esaltazione della violenza”. Secondo la Procura di Milano, “la fama e il successo dei rapper sono un utile tornaconto per Calajò, non soltanto per la rappr ese nta zio ne del suo carisma, ma anche una perfetta cassa di risonanza per la sua professata innocenza”. Intercettato, Nazza dice: “Altro che non servono a un cazzo i cantanti, i cantanti servono!”. Tanto che, sostiene Nazza in carcere, gli dedicano alcune canzoni: “Adesso m’hanno fatto una canzone per me Marra, Guè e lui (Young Rame). Compongono le canzoni per me! Hai capito?! Guè pure mi ha fatto una canzone Il tipo”, il cui testo recita: “Anche se l’hai capito, tu non fare mai il nome del tipo (…) Finché comanda è meglio che godere (...) Il tipo ha più di un soldato”. Mentre, scrive la Procura, “in un fotogramma del videoclip del brano Love interpretato da Marracash e Guè Pequeno, sono presenti Alessandro e Nazzareno Calajò insieme a Marracash e Young Rame”. Lo stesso

    Rame, anche lui non indagato, è autore di diverse canzoni su Calajò. Tra queste l’anziano e Fine pena mai. “Brani – scrive la penitenziaria – realizzati su espressa richiesta di Calajò, che non si esclude possa essere stato lui stesso a comporne i testi, con cui Nazzareno intende catalizzare l’attenzione sulla sua vicenda, sulla reclamata innocenza rispetto alle accuse mosse dalla Procura”. In un passaggio dell’anziano si ascolta: “L’anziano mi ha insegnato un’altra educazione. Ad avere i nervi saldi durante l’azione. Come smontare un ferro, come smontare un uomo. Dalle mani alle pistole, è la Sicilia di Milano. L’anziano sta chiuso a Opera anche se è innocente”. Mentre in Fine pena mai un passaggio, secondo la Procura, è rivolto a uno dei pm: “Ho un messaggio anche per te che non hai identità. Hai rovinato le persone e questo non si fa”. Young Rame, dopo un articolo uscito sul fatto.it a giugno, aveva pubblicamente risposto: “La realtà non è quella che lei ha riportato, io ho rispetto per ogni persona onesta”.

    IL 23 GIUGNO,

    Nazza parla con il nipote: “M’ha scritto Rame, lui combatterà, gli ho dato una forza che ne farà altre mille di canzoni se è il caso”. Chiosa la Procura: “La massima espressione della solidarietà dei cantanti alla famiglia di Calajò è la produzione di magliette con l’effigie ‘Nazza Libero’, ‘Verità per Nazza’ indossate dai cantanti nei loro videomessaggi sui social”. Inizialmente Marracash non vuole indossarla, un gesto forse estremo per la sua immagine. Nazza non la prende bene e gli dà del “traditore e dell’infame”. Fino a che, osserva la Procura, anche Marra, quasi costretto, indosserà “la famigerata maglietta”. I cantanti quindi contano per Nazza. A tal punto che, come emerge da una intercettazione, uno di loro girerebbe alla banda il 10% degli incassi. “Un sostegno economico che servirà al gruppo criminale per affrontare, senza particolari affanni, le spese relative alla detenzione in atto”.


    Ora  

    un  autoifesa     poco  convicente    perchè ok sta mettendo  in musica  un evento    di  cronaca   , ma    un  conto  è un testo  neutro  (  qualora  non puoi o non  vuoi prendere  posizione  )   o   contro  un altro  è  fare un componimenti elogiativo . A questo  punto  non so se  la censura ed  il boicottaggio     serva  oppure   sia  meglio una guerriglia  contro  culturale  cioè  immettendo  ed  contrapponendo    all'interno della  stesso genere     la cultura  della legalità . voi che  ne  pensate  ?

    25.11.23

    “Oscurate le loro canzoni” Fedez, Sfera e altri sedicenti cantanti denunciati per i testi osceni e indegni delle loro canzoni. A chiederlo il Codacons, che in tal senso ha presentato una formale istanza al Governo, alla Siae e a Youtube

     premetto  che   questi  due    non mi piacciono per  niente    e  i loro testi  ,  soprattutto Sfera  ,sono osceni  pieni di sessimo  ed  violenza    ed  incitano all'odio   e   tale  genere     come ha detto   giustamente Cruciani 

         

    La  richiesta  del codacons   che in tal senso ha presentato una formale istanza al Governo, alla Siae e a Youtube “affinché intervengano, ognuno per i propri ambiti di competenza, per arginare il fenomeno delle canzoni contenenti messaggi diseducativi e pericolosi per i giovani”  di   “Ritirare dal commercio e oscurare su web e social network le canzoni di rapper e trapper che contengono frasi sessiste e incitano all’odio e alla violenza verso le donne  mi   sembna  una  trovata pubblicitaria    e  demagogia   . Infatti  secondo   https://www.dcnews.it/ : « (.... ) mentre in questi giorni si moltiplicano le iniziative contro la violenza sulle donne, su web e social network continuano a macinare visualizzazioni e like canzoni di rapper molto seguiti dai giovanissimi che contengono frasi sessiste ed espliciti riferimenti alla violenza verso il genere femminile -spiega il presidente Carlo Rienzi- Un paradosso se si considera che tali brani hanno milioni di visualizzazioni e possono essere tuttora ascoltati, condivisi e diffusi dalle radio e da canali come Youtube, vanificando tutti gli sforzi compiuti per educare i giovani al rispetto delle donne  (...)  ».Ma   cosi facendo  non risolvono niente  . Infatti   il problema di fondo è che verranno ancor più pubblicizzati ed i loro brani censurati più ricercati. Non scordiamoci che la  gente   cerca sempre il proibito.Ma  soprattutto  gli si fa  un  emenorme  pubblicità   perchè   saranno a tambir battente  in tutte le trasmissioni o  su tutti i loro social  gridando  alla  censura    e  al vittimismo   . 

    7.6.22

    come cambia la musica oggi I segreti di pala zukar la discografica che ha scoperto Madame, Clementino e C. ., MUSICA SOLIDALE Rulli Frulli, una band speciale



    C’erano una volta gli album e le vendite. Ora, spiega  Paola  zkar   lamanager che ha fatto da chioccia a Clementino, Fabri Fibra, Marracash e scoperto Madame, è tutto cambiato. Adecretare il successo di un brano può essere Tik Tok. Un computer. O un confessionale a un concerto

    Ricorda che la svolta, per il rap in Italia, è stata nel 2016. Santo streaming. «Però, nei dieci anni prima
    era stata dura», ammette Paola Zukar, genovese, 54 anni, manager discografica che assomma due faticosi primati per il nostro Paese: è donna e si occupa di rap. Adesso sembra quasi facile parlare dei successi di Madame che di anni ne ha 20, si è fatta conoscere nel 2019, ha conquistato anche il grande pubblico a Sanremo 2020 con il brano Voce e nel 2021 si è imposta come artista dell’anno, in campo musicale. Fino al sold out del suo Madame in Tour, che, dalla primavera e per tutta l’estate 2022, sta diventando un appuntamento con la libertà per migliaia di giovani e giovanissime, ma anche giovanissimi. Che sia fiuto per il marketing o sentimento, Madame ha inserito nei suoi concerti un “momento confessionale”. Dopo aver rassicurato i presenti che sono al sicuro e per questo possono esprimersi liberamente e dire quello che non hanno mai voluto o avuto il coraggio di dire, cede loro il microfono. Funziona. È il paradosso tutto attuale dell’intimità collettiva, quasi uno specchio dal vero dei social: «Adesso i brani non si scaricano neanche più, si ascoltano sulle piattaforme come Spotify o Apple, fino a sfinimento, quando piacciono», spiega Zukar. «Ma anche chattare e connettersi, soprattutto dopo due anni di pandemia, è diventato insufficiente. I ragazzi vogliono condividere, ballare, stare insieme».

    Da quando la musica si è smaterializzata, è difficile pure capire che fa una discografica come lei. In sintesi?

    «Io sono un hub, una centrale di smistamento: seguo la parte discografica, ovvero ascolto nuovi artisti e brani e valuto quali possano funzionare. Adesso lo faccio meno, perché sono concentrata sui miei “ragazzi”: Madame, Clementino, Marracash e Fabri Fibra. Poi mi occupo di tutto il resto: dai rapporti con i promoter, che organizzano i concerti e i tour, a quelli con le agenzie di pubblicità».


    Ed è sempre convinta che, in epoca Tik Tok, ovvero dei video di pochi secondi sui social, bisogna produrre album?

    «Sì, è quello che gli americani chiamano “the body of work”, il “corpus di opere”: raccogliere i brani singoli sotto un unico titolo mette gli artisti su un altro livello. Dopodiché è vero che agganciare un album a Tik Tok è complicato. Però il brano Propaganda di Fabri Fibra, Colapesce e Dimartino è esploso proprio grazie a Tik Tok. Non ci avreimai creduto. Invece i ragazzi lo reinterpretano, lo fanno andare accelerato, lo reinventano. Non accade ovviamente con tutti i brani e a volte succede con pezzi vecchi, che vanno a ripescare. Ma poi è un vero volano».

    Streaming, social e pandemia: è con questi “complici” che è riuscita a far esplodere il rap in Italia, il Paese del Belcanto?


    «Il rap è l’anti-Italia: obbedisce ad altri canoni estetici. Da noi non lo consideravano neanche musica. La gente si indignava: è pieno di parolacce, non cantano, non hanno una bella voce…».


    E lei insisteva?

    «L’ho scoperto negli anni ’80 negli Stati Uniti. Per me è necessario per esprimere un certo mondo giovanile e una certa rabbia. Certo, ci abbiamo messo tempo per adattare l’italiano alle metriche rap. Non è una musica autoctona. Ma esistono anche il rap giapponese, tedesco e francese e nascono dallo stesso bisogno di esprimere concetti brutali».


    Un recinto per giovani?

    «Marracash ha appena compiuto 43 anni: fa una musica adulta. Fabri Fibra ne ha 45: per i ragazzi è una specie di macchina del tempo».


    Per le femministe, invece, è stato un nemico. In Su le mani canta: «Non conservatevi datela a tutti anche ai cani/ Se non me la dai io te la strappo come Pacciani». Come faceva a sopportarlo, da donna?


    «Non è stato capito: lui raccontava un mondo. Brutale, appunto. Il rap è questo. AncheMadame ha una penna affilata. I testi sono complessi. Alcuni li ho capiti dopo anni. Dentro c’è un po’ di tutto, ma certo non è un genere accomodante. E contiene cose artisticamente pregevoli. Non è facile scrivere in rima rispettando la metrica. Kendrick Lamar, tra i miei preferiti, ha vinto il Pulitzer per la musica nel 2018. Noi non abbiamo un premio equivalente. Però adesso i testi rap vengono studiati anche all’Università».


    Eppure molti rapper sono passati al pop.

    «Già, da Jovanotti in poi. È una tentazione legittima e forte: magari il pop lo sanno fare meglio».


    È la sirena Sanremo-Eurovision?


    «Il rap entra poco in questi mondi. Non è arrivato in tv. È difficile da raccontare. Ma poiché i media tradizionali sono invecchiati e spenti, forse non è così importante: non si può fare a meno di radio e tv, ma ci sarà un ricambio».


    Può spiegare a chi è di un’epoca precedente a Madame perché alcuni artisti, come Kina, Zef e Marz, si chiamano “produttori”?


     «Perché sono compositori che utilizzano i computer e chiamano spesso altri musicisti per i loro brani e fanno scrivere ad altri i testi. Sono i moderni compositori, direi. Ma gestiscono tutta la filiera musicale».


    Sia    che    che  si condivida  o meno  è sempre interessantissimo ascoltarla  ed  leggerla   per imparare. Una delle figure più importanti di tutto il game, colei che ha mediato tra artisti e discografia, un merito è che essendo donna ha saputo districarsi in un ambiente maschio e colmo di machismo anche fine a se stesso.


    Ragazzi con disabilità e strumenti riciclati. La banda fondata nel 2009 da Federico Alberghini ha sconfitto i pregiudizi e anche un terremoto. E ora coinvolge duemila giovani in tutta Italia. Ma come ha fatto? «Con un metodo...»

    UNA FESTA PER LA NUOVA SEDE Finale Emilia (Modena). Alla batteria, Federico Alberghini, 40 anni. Con i ragazzi della sua band Rulli Frulli, in tenuta da marinai, festeggia l’inaugurazione della nuova sede del gruppo, messa a disposizione da Comune e Regione.

    Sdeng, pum, catascciac. Un bidone, tre coperchi, il cesto di una lavatrice. Rumoracci e ferraglie trasformati in armonia, sostenibilità e inclusione. Non fosse parola abusata, verrebbe da scrivere miracolo. Un miracolo con la divisa da marinai a strisce bianche e blu e il nome di Rulli Frulli, la banda musicale nata nel 2009 a Finale Emilia, che, strumento dopo strumento, giovane dopo giovane, nei giorni scorsi ha inaugurato la sua nuova, bellissima, sede: la Stazione Rulli Frulli. Una festa di popolo per celebrare questo luogo dove si fa musica ma soprattutto si danno spazio e valore alle capacità di ragazze e ragazzi con disabilità mescolati a compagne e compagni “normali”. Una grande famiglia che è stata benedetta, il giorno del taglio del nastro, dal Presidente Sergio Mattarella.

    Per raccontare i Rulli Frulli si parte dal quarantenne Federico Alberghini, anima, fondatore, direttore: a 8 anni entra nel laboratorio musicale di Luciano Bosi che gli improvvisa un assolo con due bacchette picchiate sui tomi delle Pagine Gialle. Musica e riciclo: è la folgorazione. Alberghini si diploma al Conservatorio e insegna batteria: propone ai suoi studenti della scuola di musica Andreoli di dare vita a una “marching band” battezzata Rulli e Frulli (che poi perde la “e”). Un luogo aperto ai ragazzi con disabilità: «Mia mamma lavorava con loro, per me è stato naturale fare attenzione a quelli che sono un passo indietro», spiega Alberghini. Ecco la sala prove, ecco i primi strumenti ricavati da materiale di recupero: i ragazzi sono 7, poi 15, poi 30. Cominciano le esibizioni e sempre più famiglie chiedono di inserire i propri figli. Tutto bene? Insomma.



     


    Trema la terra e la notte del terremoto del 2012 è un’altra svolta: Alberghini si sveglia di soprassalto, prende al volo il figlio che aveva allora pochi mesi e con la compagna scende le scale un attimo prima che rovinino al suolo insieme alla facciata della casa. Il piccolo Gabriele sorride nel passeggino «e ho capito che non era finito tutto». Il sisma ha distrutto anche la scuola dove il pomeriggio prima i Rulli Frulli si erano esibiti e fatto crollare la sala prove: il sindaco di Finale Emilia gli dice «Federico, non puoi mollare», quelli di Mani

    Per me è stato naturale fare attenzione a quelli che sono un passo indietro

    — Federico Alberghini

    Tese gli mettono a disposizione un tendone in aperta campagna. I Rulli Frulli ricominciano da lì. «Suonavamo mentre la terra tremava», ricorda Alberghini, «e avevamo nelle orecchie il boato delle scosse, quello sì che ti rimane dentro per sempre».

    Ma «la musica più forte del terremoto» vince e i successi continuano: Mika li vuole in tv ad accompagnarlo durante un suo spettacolo; dallo studio di registrazione vengono sfornati 5 album (il sesto è appena uscito) che raccontano ogni volta una tappa di questo viaggio. La metafora è il mare: loro sono i marinai di una nave che affronta ogni difficoltà.

    Poi c’è la chiamata di Papa Francesco, per aprire il Sinodo dei giovani, il palco del concerto del Primo Maggio e tantissime esibizioni in tutta Italia. L’Università Cattolica studia questo “metodo” di inclusione e capacità generativa di bene per una intera comunità: sì, perché nel frattempo le bande Rulli Frulli sono diventate 11 in tutta Italia, con oltre duemila giovani coinvolti. «Uno di noi tre insegnanti», spiega Alberghini, «va e mette le basi del progetto e poi si torna una volta al mese per verificare che tutto funzioni». Sul metodo, appunto, è da pochi giorni uscito un libro: Al ritmo della vita, scritto dai professori Patrizia Cappelletti e Davide Lampugnani e legato alla ricerca della Cattolica.

    Intanto la Stazione, muri messi a disposizione da Comune e Regione, è la nuova sede: sala registrazione, laboratorio per costruire gli strumenti, web radio, bar, punto ristoro e quello dove si vendono i prodotti realizzati in legno. Perché i marinai non si sono fermati nel mare della musica: la loro imbarcazione adesso è una AstroNave che vuole dare lavoro ai giovani. Nessuno escluso.

    29.10.21

    La Divina Commedia torna a riveder le stelle., La battaglia dei writer per i muri da dipingere ., Boomer e generazione Z: la bocciofila a ritmo trap,. L'oasi nel mare di Taranto delle cozze etiche e green ., Nel parco dove si riscopre l'armonia del camminare ed altre storie

     

     La Divina Commedia torna a riveder le stelle
    Verrà inviata nello spazio con la Sojuz 19, incisa su una tavoletta di titanio che un astronauta lancerà verso il sole. Come testimonianza fluttuante dell’ingegno umano

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    Boomer e generazione Z: la bocciofila a ritmo trap

    Al circolo pensionati Vanchiglietta c'è chi si trova per giocare a bocce e chi per partecipare a un contest musicale. Due generazioni a confronto

    di Giulia Destefanis

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    L'oasi nel mare di Taranto delle cozze etiche e green. Sul video magazine di questa settimana la storia della cozza tarantina: 




    è unica al mondo e viene coltivata in un'oasi d'acqua, promessa di riscatto per la città, per il settore e per l’occupazione.


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    Nel parco dove si riscopre l'armonia del camminare



    Sulle colline alle porte di Roma è nato un centro specializzato nel riequilibrio motorio, dove si impara a percepire gli impulsi che i piedi mandano al cervello

    di Francesco Giovannetti



    Il paese che lavora l'argilla come gli etruschi



    Castelviscardo tramanda le tecniche antiche: si modella a mano, la fornace è senza elettricità. E i manufatti sono preziosi per i restauri. Come quello del tempio di Alatri

    di Francesco Giovannetti



    La battaglia dei writer per i muri da dipingere



    A Genova c’è voglia di street art. E se il Comune pubblica un bando per attirare firme internazionali, gli artisti locali rivendicano spazi per esercitare la creatività

    di Massimiliano Salvo

    12.8.21

    la musica ha sostituito la letteratura o diventa una nuova forma letteraria Generazione Z. Il romanzo di formazione ora è la musica

      di cosa  stiamo parlando


    oppure  per  chi  volesse  approfondire  
     Ma  adessoveniamo  all'articolo  in questione 

    Generazione Z. Il romanzo di formazione ora è la musica
    I nuovi cantautori, ventenni o giù di lì, usano le canzoni per raccontarsi. Cantano per scrivere. In questa nuova serie, "Giovani Favolosi", analizzeremo i nuovi testi

    di Simonetta Sciandivasci  repubblica  11 AGOSTO 2021 





    Un lustro fa ratificavamo la rinascita della musica italiana. Registravamo l’avvenuto ricambio generazionale, il passaggio dai cantautori di sempre a quelli che emergevano dall’underground e, stufi di marginalità e precariato, diventavano popolari. Manuel Agnelli accusava quasi tutti di “conformismo dell’anticonformismo”, mentre diventava giudice di X Factor, incarnando la transizione dalla musica indipendente al mainstream e la possibilità di trasformare l’antinomia tra le due cose in sinergia. Nella nicchia avveniva uno strappo, nelle classifiche una cucitura. Ora, Calcutta, Tommaso Paradiso, la generazione di trentenni che sembravano destinati a capitanare classifiche e ricerca, sono stati sorpassati da adolescenti o poco più che con loro condividono poco, anzi nulla.
    La nuova musica italiana è invecchiata, ha ceduto il posto a un’altra che non contempla bel canto, né blu, né melodia e della quale quasi tutti diffidano. Si diffida dell’obbedienza all’algoritmo, dell’accondiscendenza al mercato e si decreta che entrambe le cose inibiscono la creazione di una musica libera ed emozionante. Cosa resterà di questo rap e questa trap, della loro verbosità ripetitiva e violenta? Madame e molti altri che sono troppi e troppo bravi, sono meteore o stelle comete? Che chance ci sono, fuori dal recinto rap e trap, per la canzone d’autore che temiamo estinta?
    Francesco Guccini ha detto a questo giornale che le canzoni che passano in radio gli sembrano inutili e gli fanno pensare con nostalgia a quelle vecchissime, dove c’erano «storie, parole messe bene insieme». E anche: «La realtà pullula di giovani cantautori, ma non arrivano a nessuno». Umberto Tozzi ha detto a Rolling Stone: «La musica di oggi è ridicola: non fa rumore, è rumore». Anche al rock veniva rimproverato d’essere rumore: mezzo secolo dopo, a tirarlo fuori dalle teche museali ci pensano i Måneskin, quattro ventenni che hanno cominciato a suonare per strada e poi hanno vinto X Factor, Sanremo, l’Eurovision, e sono arrivati al primo posto della classifica mondiale di Spotify con una cover di Beggin dei Four Seasons, un pezzo del 1967. Fedez e Achille Lauro duettano con Orietta Berti e i Måneskin con Iggy Pop. Il rapper e il trapper, trentenni, si mescolano con l’icona della musica leggera italiana; i rocker, ventenni, con l’icona del rock mondiale.
    Giovani Favolosi: Ariete

    Questa intersezione dà la misura del talento imprenditoriale dei nuovi artisti: lo stupore che sono capaci di suscitare non è l’esito di un tentativo, ma di un progetto. A maggio è nata la fondazione Italia Music Lab, voluta dalla Siae per «supportare i giovani che vogliono diventare professionisti dell’industria musicale sulle piattaforme online»: una delle prime lezioni s’intitola “Come guadagnare con la musica”.
    Prima delle piattaforme, il discografico metteva sotto contratto chi aveva un talento promettente, ora chi ha numeri promettenti, quindi chi sa già “come guadagnare con la musica”, almeno nell’immediato.
    Eppure, dentro e fuori da queste griglie, i nuovi musicisti sono anguillari e fluidi come ogni ragazzo della Generazione Z, e non solo perché laddove ci aspettiamo la musica, ci danno le parole, e laddove ci aspettiamo le parole ci danno il flow (la ritmica). Mutano a una velocità che ha un unico parametro: la viralità. E infatti il loro strumento è quello della viralità: le parole. Le usano con precisione e furbizia, ne conoscono l’agilità, sanno che sono convenzioni e che quindi il loro valore e i loro significati sono elastici, riformulabili. Sono la generazione dell’intransigenza lessicale e, insieme, dell’invenzione del linguaggio. Le canzoni sono i loro romanzi di formazione, in formazione. A volte non sanno suonare, però sanno scrivere. Sanno scrivere anche quando sono analfabeti (sì, ci sono adolescenti analfabeti: nelle carceri minorili se ne incontrano tanti), e allora dettano, rappano.
    I testi sono l’opera e il valore musicale di quest’opera è, prima di tutto, letterario. Edmondo Berselli ha scritto che quando una canzone ufficializza una trasformazione, ne diventa anche il manifesto e il canone. Agli Z, che i canoni li contestano, tuttavia creandone altri, manca un manifesto, una canzone che li descriva e li legittimi. Per questo sembra che non raccontino storie. Il punto è che a loro non importa. Il punto è che loro, come tutti i mutanti, sono indescrivibili.
    La primavera scorsa, la ragazza dei record era Anna Pepe: era l’opposto dei Måneskin o di Sangiovanni, altro recordista dell’estate, uno che canta «ho una proposta sexy da farti, cresciamo insieme», forse la più congrua descrizione delle ambizioni di chi s’affaccia al mondo nel 2021. Anna Pepe, sedici anni, con Bando, un pezzo registrato in casa su un beat trovato su YouTube, in poche settimane era diventata la più giovane artista italiana su un podio e s’era guadagnata un disco d’oro e un contratto con la Virgin. Ora non è che una eco. L’ha sciupata lo streaming, oppure c’è anche molta fuffa in questa mole di proposte, tutte uguali perché solo la perpetrazione dell’identico consentono i mezzi che con cui vengono realizzate (come i type beat, basi che riprendono brani di grandi artisti)?Giovani Favolosi: Lucio Corsi

    E cos’è il talento, dopo quindici anni di talent show? Genio e regolatezza? E cos’è la musica? Un sottofondo, un volano? Si suona di meno e si parla di più, l’hip hop è colonna sonora di requisitorie, richieste, preghiere: la facilità di esecuzione che lo contraddistingue lo ha reso strumento di emancipazione e contaminazione, specie nelle carceri minorili. L’hip hop si replica e muta, tra i suoi nuovi scenari, che a volte di hip hop hanno nulla, offre il seminario della gioventù del presente. Ci stupiamo della risposta entusiasta degli adolescenti alla campagna vaccinale perché li immaginiamo riottosi e solitari, mentre nella loro musica è chiaro che sono impermeabili alle società chiuse puntellate dal sovranismo ed è chiaro che l’ecologismo è il modo che hanno per opporsi alla vita ritirata dalle comunità. Ammettono che il valore artistico è un fatto sociale purché si allarghino i confini del bacino sociale – com’è la vita e il cuore di un giovane italiano di seconda generazione, dopotutto, ce l’ha raccontato Ghali, rapper.
    Abbiamo individuato cinque artisti che raccontano tutto questo, che sono in transito tra invenzioni e ripetizioni, che sono cantautori che arrivano a molti, che nella musica hanno trovato un inizio, indirizzano il mercato quanto lo subiscono, al pari dei cantautori degli anni Sessanta, che arrivarono quando la musica leggera era diventata insostenibile, per elevarla e rispondere a una domanda più differenziata, poiché i figli non ascoltavano più i dischi dei genitori e, per la prima volta, il pubblico si stratificava. Oggi, la domanda è meno stratificata dell’offerta, ciascun musicista ha i propri seguaci, la fan base abituata a ibridarsi con quelle d’altri per allargare il successo.
    Nessuno di loro è bigger than life: la vita è cambiata e le stanno prendendo le misure. Per questo, cantano per scrivere.


    8.4.21

    "Il disagio chi lo vive non lo vanta": Francesco Scioni, in arte Shony da Sant'Elia smonta il mito trap criminale con la sua Desaparecido



    Cercavo materiale per un post ( lo leggerete a breve è ancora in word progress ) e su https://youtg.net/canali/culture ho trovato questa bela notizia proveniente dal mondo rap \ hip hop .

     CAGLIARI. "Ancora con questa gara a chi sarà Don Vito". E "il disagio chi lo vive non lo vanta". E ancora: "Da dove provieni vieni già additato. Zona popolare quindi un derivato. Pare criminale anche un incensurato". Versi, veloci, in musica di Francesco Scioni, in arte Shony, 31 anni, che in due minuti e diciassette del video "Desaparecido" - girato interamente a Sant'Elia - smonta l'artefatta mitizzazione di molti protagonisti della scena trap, che millantano radici nei quartieri popolari e più violenti, ma non sanno bene nemmeno quale sia il Codice di avviamento postale. Un pezzo in controtendenza, quello di Shony, cresciuto al Cep e trasferito a Sant'Elia a 12 anni: due quartieri popolari di Cagliari, dove la strada bisogna conoscerla. E non necessariamente mitizzarne le devianze: "La mia", spiega, "vuole essere una po' una critica su questo trend soprattutto della trap italiana di mitizzare la criminalità come se fosse la gara a chi ha la fedina penale più sporca". Un passaggio di desaparecido fa riferimento a "palazzi che sanno di Eldorado": "Questo quartiere", raccota Sciony, "è pieno di brave persone e di risorse urbane anche se molte di esse sono abbandonate a loro stesse, ma c'è da dire che negli anni il posto è migliorato tanto". 

    Il video


     


     pubblicato su YouTube viaggia verso le diecimila visualizzazioni  buon segno   rispetto agli altri video idioti  , spesso inventati e iperealistici  , del genere trap 



    22.9.19

    il rap ed l'hip hop sono ancora vivi o sono ormai sono musica per far soldi che ha perso la sua forza originaria oppure c'è qualch e speranza ?

     ho trovato la  risposta     sentendo  le  nuove   "generazioni musicali "  e  se  ne   salvano  solo  1 massimo    2    su  100  . Ecco il caso   due  che si salvano






     Ed   a confermare  ciò mi viene  in soccorso ( tranne l'ultima parte  )     questo  editoriale di michele  serra   che    sotto  riporto

    L'amaca  di Michel Serra

    Urge un rap un po’ meno rap 18 Settembre 2019 Il giovanissimo rapper Adamo Bara Luxury (a occhio e croce non è il nome anagrafico), arrestato a Milano per rapina, ha un problema. Anzi ne ha due. Il primo è che è stato arrestato per rapina. Il secondo è che niente è più scontato, per un giovanissimo rapper, che finire nei guai con gli sbirri. In termini tecnici viene da dire che molti rapper nascono, e per fortuna spariscono, come altrettante parodie (immagino inconsapevoli) del rapper. Non si distinguono dagli imitatori perché già si imitano da soli. Ogni genere ha il suo canone, ma qui siamo di fronte a un canone fisso, immutabile, quasi impiegatizio nello zelo con il quale lo si applica. Il nome truce, il cappelletto, le braghette, i gesti di sfida, la vita ribalda, il malessere metropolitano, le ragazze da strapazzare, il lusso come riscatto. Che palle, ragazzi. I primi a dirle e a cantarle, quelle cose, in America e poi in Italia, ormai sono quasi nonni. Non vi viene voglia di cambiare disco? Nemmeno il country del Sud (quello che i Blues Brothers odiavano, ricambiati) può contare su un conformismo più spietato. Vero che non bisogna fermarsi alle apparenze: ci sono neomelodici tutti inamidati e pettinati che cantano ai matrimoni dei boss. E ci sono detestabili ceffi che magari aiutano le vecchiette ad attraversare la strada. Non è dunque il modo, a disturbare. È la ripetizione ottusa, quasi lobotomica, del modo. Gli auguri a Bara Luxury, che sta passando un bel guaio, comportano anche il suggerimento, affettuoso, di introdurre qualche variazione nel canone classico del rapper. La vita è lunga e soprattutto varia. Ci sono molte cose, a parte il rap, che vale la pena conoscere.

      tranne   sull'ultimo parte   perchè   ci  sono    anche    se   sii devono cercare    con  il lumicino   o  rovistare  il mezzo alla  ... spazzatura    come  il caso      di     che  mette   indiscussione     e tenta  di liberarsene 




     delle  cose  buone     in quanto    ha  ben seminato   vedere   caparezza  o  gli esempi sopracitati 

    5.4.19

    non sempre è necessario capire il perchè delle cose e degli atteggiamenti

      finalmente     almeno per  una  volta   non  m sono fatto  la  classiche    segbe   mentali  .  Infatti   se    nonostante  gli scarsi    quasi nulli     risultati   nel dialogare  con i  salvinisti   e    i sovranisti  (  vedere  post  precedente    )  stavolta     ho scritto 


    #sovranisti #chiusuranentaleeculturale #rap #trap

    Non capisco e credo che ci rinuncerò come facciano i sovrani sto o quelli che hanno ed coltivano un identità chiusa a non vedere e a capire che ormai l'Italia si a ormai sempre più un paese multi etnico anche in ambito artistico / culturale come Lu furono gli Usa tra il XIX e il XX secolo e come lo sono diventate Francia, Inghilterra ( solo per citare i i più noti ed i maggiori ) paesi colonialisti ed ora blog sta diventando oltre a noi la Germania


    L'immagine può contenere: una o più persone e matrimonio




    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...