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6.1.25

Macché censura, Tony Effe è lo specchio del mondo quindi non rompete se va a san remo on è nè indagato nè ha commesso reati cioè non ha pendenze con la la legge

Chiedo scusa per coloro avessero già letto i miei post su un fìnto ribelle o un nuddu miscato cu' niente ( cit dal film I cento passi ) di tony effe dove sa dare sfogo ( non è il solo purtroppo  ma è un fenomeno del 95 % della musica italiana recente rap e della trap compresi ) alla sua frustrazione e delusioni \ urti della vita con volgarità gratuità e misoginia
Quindi  sia che siate pro o  contro la sua partecipazione a San remo non ci scassate e lasciatelo cantare.c cosi facendo  gli si va solo pubblicità gratuita visto che << C'è una assenza che spicca nelle classifiche radio di fine anno. 
Quella di Tony Effe (foto  sotto  al centro  ) ma  non solo la sua  è  quella di rap e trap che vanno oltre, che sono misogini, sessisti e gender shamer. Nella Top 10 dei brani più trasmessi nel 2024 Tony Effe è presente solo con Gaia per Sesso e samba e stop. E nella prima rilevazione 2025 nei primi cinquanta posti non ci sono suoi brani tratti dal suo disco da solista Icon (né quelli di altri trapper o rapper simili). Soltanto poche emittenti come Radio Zeta lo trasmettono, ma in misura non significativa. Insomma la radio, come la tv, è un filtro (attenzione: filtro, non censura). In radio passano tantissimo rap (Marracash ad 
esempio) e tanta trap (Ghali, se ancora si può definire trapper). 






Ma non si ascoltano versi tipo «metti un guinzaglio alla tua ragazza» cantati (cantati?) da uno che «canto quello che vivo».
La radio è ancora un vero termometro nazionalpopolare al quale prima o poi puntano tutti i trapper, anche quelli che io per carità no. 
Infatti e qui concordo con , trovate sotto l'articolo integrale , quanto dice Tomaso Montanari su il Fatto Quotidiano 5\1\2025


Difficile fare peggio dell’amministrazione comunale di Roma, nella faccenda del Concertone di capodanno. Sia chiaro, ‘censura’ è una parola usata in modo grottescamente abusivo : il Comune di Roma ha il sacrosanto diritto di usare il suo (pubblico) denaro come ritiene giusto. Ma qualcuno, nell’amministrazione, si era effettivamente domandato cosa sarebbe stato ‘giusto’ promuovere, in uno spazio pubblico? L’errore, incredibile, era stato ingaggiare Tony Effe senza sapere cosa canti, o (peggio) sapendolo benissimo, e cercando di cavalcare l’onda del suo successo commerciale. Qualcosa dovrebbe pur distinguere la politica culturale di una giunta di sinistra da quella di una giunta di destra: anche se sappiamo bene che questo non è vero, da decenni, nemmeno per i governi nazionali, tutti egualmente proni al mercato (salvo le velleità neofasciste di quello attuale, per ora approdate, sul versante culturale, a risultati più comici che tragici: vedasi l’incresciosa mostra sul Futurismo). Ancora peggio è motivare l’esclusione finale con la sensibilità ferita delle donne: perché se i testi di Tony Effe danno fastidio solo alle donne – se sono le donne a dover ‘chiedere’, per l’ennesima volta: chiedere di non pagare coi loro soldi quelle parole – il problema è smisuratamente più grande di quei testi. E sappiamo bene che è proprio così: e la discussione sul dito del cantante non riesce a investire la luna della realtà che indica.Le parole del trapper sono estreme: ma l’ideologia e l’immaginario retrostanti non sono certo minoritari, e nemmeno originali, semplicemente Certi tempi L’errore era stato ingaggiare il trapper senza sapere cosa canti, o (peggio) sapendolo benissimo, e cercando di cavalcare il suo successo commercialecoincidono con lo stato delle cose. Anche per questo è grottesco parlare di censura: Tony Effe sta dalla parte del mondo com’è, dominato dai maschi, e con le donne ridotte a corpi sessualizzati – ad oggetti. Un mondo in cui la violenza (verbale, morale: e alla fine fisica) dei maschi sulle donne è un dato endemico. Una parte cospicua dei maschi che in queste settimane hanno difeso la libertà artistica del trapper, lo ha fatto perché in realtà aderisce a quella stessa visione. Gli stessi strenui difensori della libertà artistica, sarebbero stati i primi a invocare una vera censura, e anzi la gogna, se, invece che con le donne, i testi del cantante se la prendessero con Israele (‘antisemita’!), o con le bombe della Nato (‘putiniano!’). Tony Effe dichiara che chi prende alla lettera i suoi testi, deve farsi curare: ma sa benissimo di fare soldi e successo grazie anche (e forse soprattutto) a chi lo prende alla lettera. I suoi testi sono scritti da un “figlio sano del patriarcato” e del capitalismo rapace e omicida dei nostri giorni. Se sono interessanti, è proprio perché esplicitano e stilizzano ciò che è sottinteso nelle politiche, nelle pubblicità, nei rapporti di forza economici e professionali che tengono in piedi la civiltà occidentale: una democrazia di maschi bianchi benestanti. “L’arte e la scienza sono libere”, dice la Costituzione: guai a impedirgli di scrivere e cantare queste cose. Ma è libera anche la critica, e l’automatica solidarietà corporativa di artisti e artiste ha scritto una pagina imbarazzante: se Tony Effe è libero, lo sono altrettanto (da interessi di immagine, e cioè commerciali) i suoi tanti colleghi difensori? Se le spaventose linee guida del ministro Valditara per l’educazione civica non portassero la scuola italiana in direzione diametralmente opposta (quella di una maschia educazione patriottica e di una entusiastica adesione ai valori del made in Italy: mercato e moschetto), sarebbe utile che le e gli insegnanti consci del loro scopo (quelli che assomigliano a Christian Raimo, per intenderci) leggessero e discutessero i testi di Tony Effe in classe. Perché quelle canzoni fanno parte del mondo delle ragazze e dei ragazzi, e ciò che serve non è rimuoverle (sarebbe sbagliato, e comunque impossibile), ma invece interpretarle, commentarle, criticarle insieme. Per esempio, sarebbe utile tenere insieme, in una lettura critica comparata, alcuni dei testi di Tony Effe e alcuni dei messaggi di Filippo Turetta a Giulia Cecchetin: per capire quale filo colleghi l’esaltazione del possesso dei maschi sul corpo delle donne e l’esito finale del femminicidio. Il che non vuol dire che il cantante istighi alla violenza pratica, ma vuol dire che c’è una oggettiva continuità di immaginario, una complicità culturale che è esattamente quella contro cui dobbiamo combattere, dentro e fuori di noi. Parlando dell’opera di Jeff Koons, il New Yorker tempo fa scrisse: “If you don’t like that, take it up with the World”. Vero, ma fino a un certo punto: perché l’opera di Koons (e così quella di Tony Effe) aderisce talmente bene ai rapporti di forza stabiliti, da aiutarli a restare tali. Ci sono artisti scontenti del mondo e capaci di preparare il cambiamento, ce ne sono altri che al mondo si adattano perfettamente, e cooperano nel mantenerlo così com’è. È tutto legittimo: ma è legittimo anche vederlo. Anche dirlo.


Infatti secondo sempre IL GIORNALE di oggi . << [...] La prova del nove sarà il brano di Tony Effe al Festival di Sanremo (bravo Carlo Conti a prenderlo). Sarà senza porcate varie, passerà in radio e un altro finto ribelle si trasformerà semplicemente in un cantante che vuol farsi ascoltare dal maggior numero di persone. Punto. Alla faccia di proclami e oscenità varie per non dire gratuite e non necessarie [ corsivo mio ]  da E in radio Tony Effe non passa (msn.com)  >> . Quindi lasciomolo cantare e smettiamo di farglibpubbli

14.6.23

Elia Baby alla sua vittima: "Io ho preso 10 anni e rido, tu piangi". Il post sprezzante dopo la condanna

  va bene che  anch'io  sono stato   cinico  . Ma non  fino  a tale  punto   questo   qui    ha  superato  persino  me  . Qui non  si tratta    di  un qualcosa  scritta  impulsivamente  a caldo   ,  che  poi  puoi  cancellare    o  rettificare   come    è  capitato  nel mio  caso  ,  ma   di bastardaggine  vera  e  propria  . Infatti avvocato di parte civile, Jacopo Merlini (  uomo 

morigerato  nei  commenti   ed nel  manifestare   pubblicamente   le  sue  emozioni   )   , che ha ricevuto l'incarico di procedere con ogni azioni a tutela della vittima  ha  rilasciato    questa  dichiarazione  : << l'avvocato di parte civile non gioisce mai per l'eventuale condanna dell'imputato, e ciò per una fondamentale questione di rispetto umano". E sugli ultimi fatti dice: "Quanto apparso oggi sui social non abbisogna di commenti: alla profonda tristezza per quanto accaduto se ne aggiunge dell'altra, inutile e gratuita».>>.   e qui  mi  fermo  non vogio  fare  ulteriore  pubblicità  a  siffatto individuo   il resto  lo trovarre  nell'articolo   sotto   

  da  repubblica  .it

Spavaldo e sprezzante già in tribunale alla lettura della sentenza di condanna, ma ancora più sprezzante sui social, il trapper romano Elia17Baby, al secolo Elia Di Genova, rischia nuovi guai oltre ai 10 anni di carcere che gli sono stati inflitti ieri a Tempio Pausania per il tentato omicidio di un 35enne di Sassari, Francesco Piu, pugnalato alla schiena la notte del 14 agosto 2022 sulla spiaggia di Marinella, nel golfo di Olbia, e da allora costretto su una sedia a rotelle.

I post sono stati segnalati dalla famiglia Piu all'avvocato di parte civile, Jacopo Merlini, che ha ricevuto l'incarico di procedere con ogni azioni a tutela della vittima.
"Io ho preso 10 anni e rido, te piangi", si legge in una stories di Instagram.

E poi ancora:" Ti aspetto con ansia Jeeg Robot, metti le gomme da pioggia", alludendo chiaramente alla invalidità di Francesco Piu. In sottofondo musica che richiama a fatti violenti e a cornice di tutto gesti irrispettosi con il dito medio.

Merlini tiene a precisare che "l'avvocato di parte civile non gioisce mai per l'eventuale condanna dell'imputato, e ciò per una fondamentale questione di rispetto umano". E sugli ultimi fatti dice: "Quanto apparso oggi sui social non abbisogna di commenti: alla profonda tristezza per quanto accaduto se ne aggiunge dell'altra, inutile e gratuita».

18.5.23

IL miracolo di Fabio il fighter «Ero paralizzato, ora sto in piedi» Ad agosto era stato accoltellato e i medici non gli avevano dato speranze «Ho pensato di morire, non sentivo le gambe, ma non mi sono mai arreso»

   da  la  nuova  Sardegna   del  18\5 2023  antefatto    

IL  miracolo di Fabio il fighter «Ero paralizzato, ora sto in piedi» Ad agosto era stato accoltellato e i medici non gli avevano dato speranze «Ho pensato di morire, non sentivo le gambe, ma non mi sono mai arreso»

Sassari



 Presente il calabrone? La forza di gravità si inchina al suo prodigio. Due ali minuscole e un corpo pesantissimo: come faccia a volare resta un mistero. Anche Fabio Piu, a nove mesi dall’accoltellamento, è una sintesi di tanti piccoli miracoli. A suo modo si prende gioco della scienza, della medicina, della fisica, e perché no, anche del destino. Un lungo respiro, le labbra gli si arricciano per lo sforzo, ma due secondi dopo è in piedi. Un tempo che sembra infinito, come a mollo in un rallenty, una gamba che sussulta, attraversata da una scossa elettrica, ma poi si distende: «Va bene?» chiede al fisioterapista. «Bravissimo, sei il mio orgoglio». Il responso dei medici suonava così, come sentenza definitiva: paraplegico, una vita da seduto e con il pannolone. Quando un coltello ti frattura due vertebre, si insinua e ti sfilaccia il midollo, è come se ti tagliassero il cavo dell’antenna, niente più segnale, schermo nero. Proprio ieri, Elia 17 Baby, il trapper romano di 27 anni che nell’agosto scorso gli aveva inferto quel fendente alla schiena all’uscita da una discoteca nella spiaggia di Marinella, ha ottenuto i domiciliari. «Non penso a lui e nemmeno merita la mia attenzione – dice Fabio – in questi mesi ho imparato a non preoccuparmi di situazioni che non posso gestire. La giustizia farà il suo corso e resto fiducioso. Non posso sprecare energie, perché ogni mia risorsa è focalizzata su un solo obiettivo: riprendere a camminare». Cosa ricorda di quel giorno? «Non posso parlare di ciò che è successo prima, perché c’è un processo. Posso descrivere ciò che ho provato dopo. Ricordo che andavo verso la mia auto. Ho sentito un colpo alla schiena. Nessun dolore. Ma le gambe hanno ceduto di schianto. È come se stacchino il contatore, la parte di giù resta senza corrente. Ho avuto paura di morire. Non sento le gambe, gridavo. La gente si toglieva la maglietta per tamponare il sangue che usciva. Poi è arrivata l’ambulanza. Mi devono aver sedato, ed è come se fossi ritornato bambino. Avevo ricordi d’infanzia, belle sensazioni. Mi sono svegliato, una luce forte». Poi è entrato in sala operatoria, un intervento complicatissimo. Chi c’era accanto a lei al risveglio? «Mia madre. Le ho detto: «Mamma stai tranquilla: io non rimarrò su una sedia a rotelle». I medici però sono stati molto franchi, le hanno spiegato il quadro clinico. «Si, speranze ridotte al lumicino. Però mi hanno detto: lei è giovane, deve lottare». Il primo periodo dev’essere stato un inferno. «Dopo l’intervento a Sassari sono rimasto 40 giorni completamente paralizzato, faccia in su a fissare il soffitto. Le gambe bruciavano, mi imbottivano di morfina e paracetamolo. Ho pianto tanto. Le ore passavano a guardare il telefono, centinaia di messaggi di incoraggiamento, anche di perfetti sconosciuti. Mi hanno tenuto compagnia e dato grande forza. Quando mi hanno trasferito a Cagliari, ero completamente solo. E lo stesso nel centro di riabilitazione di Ferrara». Quando ha capito che poteva farcela? «Un giorno, d’improvviso, sono riuscito a muovere il dito del piede. Il contatore si era riattaccato». Quindi il medico aveva ragione: poteva lottare. «Il fisiatra di Ferrara mi ha detto: la tua forza di volontà sta stravolgendo ogni previsione. Forse è il mio carattere, forse il fatto di essere un fighter di mma, abituato a soffrire, ad andare incontro alla paura, mi ha aiutato. In questi otto mesi non ho mai perso un colpo. E ho scoperto in me una determinazione che non conoscevo». Com’è cambiata la sua vita? « Mi pesa il fatto di non aver certezze. Non c’è una data per la guarigione, non so nemmeno se camminerò davvero. Mi prendo quel che riesco a conquistare. Mi adatto alle mie nuove capacità. Non posso oppormi, devo accettarmi. Il pannolone non c’è più, gestisco i miei bisogni, faccio sesso, e sto in piedi con le stampelle. È tanto, ma non mi sento indipendente. Mi manca lo sport, il non poter guidare. Con la mia ragazza siamo andati a Mirabilandia, e sarei voluto salire su tutti i giochi. Ma un disabile non può allontanarsi con le sue gambe in caso di emergenza. E ho dovuto rinunciarci. E in quel momento mi sono specchiato negli occhi della mia ragazza, che ha capito come mi sentivo, mi ha sorriso e mi ha detto: tranquillo Fabiè, ci torniamo tra un anno e li facciamo tutti». Chi si sente di ringraziare? «Naturalmente tutti, ma in particolare il mio istruttore di Mma e ora il mio fisioterapista e osteopata GianMario Mereu. Mi è stato vicino dal primo istante, ha sempre creduto in me, mi dà grande fiducia e forza, mi segue nella riabilitazione. Questo amore te lo aspetti dalla tua famiglia. Da un amico è una cosa meravigliosa».

i sovranisti e i prima gli italiano rosicano ed accusano d'essere poco patrioti chi elogia la bellissima vittoria della nuotatrice di sara curtis e l'italia multi etnica

 la riposta   che  pusillamini    dei nostri  ipocriti    sovranisti    i cosidetti prima  gli italiani  , alle cri.tiche  di sara  curtis  ...