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30.6.25

L’hip hop italiano ha ingranato la marcia indietro? Il rap italiano sta diventando nostalgico?

da https://www.rollingstone.it/musica/  27 Giugno 2025 10:30

Il rap italiano sta diventando nostalgico?

Neffa che torna a rappare, Fabri Fibra che rifà un brano degli Uomini di Mare, DJ Shocca che pubblica ‘60 Hz II’. L’hip hop italiano ha ingranato la marcia indietro?

Sanremo 2025

Shablo, Guè, Tormento, Joshua e Neffa  Foto: Instagram

Che il rap sia, per antonomasia, un genere che si parla addosso è qualcosa di cui siamo apertamente al corrente. “Fare rap che parla di rap e parlare alla gente che ascolta rap è un controsenso, come se i libri parlassero di libri, e d’ogni foto stampassimo i negativi”, rappava Ghemon prima di una delle sue fughe dal genere in Niente può fermarmi, Anno Domini 2006. Nell’ultimo anno e mezzo, ovvero dalla reunion dei Club Dogo di inizio 2024, al parlarsi addosso si è però aggiunta una nuova (e altrettanto preoccupante) attitudine nella comunità hip hop: la nostalgia.Gli ultimi mesi sono stati piuttosto intensi per i nostalgici del primo rap italiano. L’anno ha difatti inaugurato con un cortocircuito importante: Sanremo. Sul palco dell’Ariston – che storicamente non ha buon feeling con il mondo hip hop – si è presentato Shablo accompagnato da due figure storiche del genere come Guè e Tormento, il primo di ritorno dopo precedenti apparizioni nelle serate cover, il secondo alla terza presenza dopo quella a nome Sottotono nel 2019 come ospite di Livio Cori e Nino D’Angelo e l’esordio nel 2001 diventato celebre per il violento alterco con Valerio Staffelli di Striscia la Notizia che portò poi inesorabilmente allo scioglimento del duo.Proprio nella serata cover di quest’anno, però, il cortocircuito: sul palco si ritrovano i due grandi rivali degli anni ’90, Neffa e Tormento, l’underground e il pop, a celebrare la storia dell’hip hop made in Italy con due pietre miliari di quegli anni, Aspettando il sole e Amor de mi vida. Quello che sembrava un semplice omaggio alla storia, però, si è presto rivelato essere una premonizione.

Neffa - Hype (nuoveindagini) (Visual Video) ft. Fabri Fibra, M¥SS KETA

Proprio Neffa, post-Sanremo, è tornato a pubblicare un disco rap dopo un’attesa lunga 25 anni e «dieci anni di cancro alla felicità», come ci ha raccontato nella cover story a lui dedicata. Il primo avvicendamento era avvenuto qualche mese prima nel 2024, in Fogliemorte con Fabri Fibra, ma è proprio dopo Sanremo che il cantante è uscito allo scoperto annunciando Canerandagio Pt.1, il vero ritorno del guaglione sulla traccia dai tempi dell’EP Chicopisco del 1999. E poteva questo disco non rifarsi in qualche modo alla nostalgia? Eccoci allora servito Hype (nuoveindagini) con Fabri Fibra, che chiude un cerchio aperto nel 2002 con Turbe giovanili, il primo album solista del Fibroga. Backstory: Neffa dopo Chicopisco decide di chiudere la sua parentesi con l’hip hop, lasciando in omaggio a Tarducci i beat che daranno forma alla sua prima avventura solista. Turbe giovanili apre Scattano le indagini, il cui sample è riutilizzato da Neffa proprio per la produzione di Hype (nuoveindagini), come parentesi vuole sottolineare.Passano meno di due mesi e questa volta è proprio Fibra a ripescare dal proprio passato. Per il suo ultimo disco, Mentre Los Angeles brucia, il rapper decide di affidare la chiusura – la oramai celebre traccia n. 17 – al remake di uno dei suoi più grandi successi periodo Uomini di Mare, Verso altri lidi. Già re-inserita nella scaletta live da qualche anno, Fibra porta sulle piattaforme di streaming una versione riarrangiata del brano che, nella sua versione originale – costruita attorno al sample di Is There Anybody Out There? dei Pink Floyd – non potrà mai vedere la luce per problemi di copyright. «Mi andava di rifarla perché alla fine il pezzo è mio e lo rifaccio come cazzo voglio» ci raccontava qualche giorno fa nella nostra cover story appena prima della release. È dovuto arrivare a quasi 50 anni Fibra per decidere di ritrovarsi con questo successo dell’underground uscito nel lontano 1999: e pensare che ai tempi di Mr. Simpatia, nel 2004, rappava “ho avuto pure un figlio ma l’ho fatto ammazzare / perché sperava che facessi un altro Uomini di Mare”. Dopo l’abbandono della scena di pessimi massimi come Neffa, Fede e Fritz Da Cat di inizio millennio, nel rap italiano del 2006 non c’è tempo di guardare al passato: bisogna avere coraggio, e riconquistare il mercato da un punto morto. Il rap, in quel momento storico, deve inventarsi il proprio futuro.

Fabri Fibra - Verso Altri Lidi (Official Visual Video)

Non c’è Fabri Fibra, ma c’è Neffa, e pure Ghemon e Tormento, nel team di rapper che DJ Shocca ha voluto per 60 Hz II, il seguito del suo storico album del 2004, un faro che ha tenuto in vita l’hip hop italiano in un’epoca storica definita dallo stesso Fibra «il vuoto totale dopo la golden age». Già dal titolo, 60 Hz II è un’operazione nostalgia. Sfogliando la tracklist si percepisce infatti la volontà sfaccia di RocBeats di riportare in auge un proprio passato. Il disco, infatti, è colmo di parti due, ovvero di brani che ripartono dal beat originale dell’epoca per darne una nuova versione contemporanea. Per i fan della doppia H sentire titoli come 60 Hz II, Rendez vous col delirio II (coi Club Dogo), Notte blu II (nell’originale del solo Frank Siciliano, qui con Gemitaiz e Ernia), Ghettoblaster II (con Stokka e Madbuddy oggi raggiunti da Jake La Furia e Izi) e Sempre grezzo II (del compianto Primo, rivisitata qua da Tormento e Egreen) farà scorrere un brivido lunghissimo a metà tra il dolce ricordo giovanile e il terrore adulto di veder disonorata la storia.
L’esercizio stilistico di Shocca è riplasmare il (suo) passato del rap italiano creando un dialogo diretto con ciò che fu, trasformando vecchie strofe in scratch (come nel finale di Rendez vous col delirio II e Notte blu II), interludi in pezzi veri e propri pezzi (“Roc ti giuro ti ringrazio / rappo su sto interludio dal 2004 / 20 anni dopo sono in studio per firmarti un classico” come fa notare Ensi in How We Roc, facendo riferimento a Quattro, interludio strumentale nel primo episodio di 60 Hz) e portando i rapper a boxare con l’ombra del proprio passato tra strofe e ritornelli ripresi alla lettera dalle versioni originali (accade in tutte le versioni II). E fa strano in apertura del disco sentire Madbuddy lanciarsi in “Odio i rapper bloccati nel passato perché i ricordi sono come un sentiero di vetri rotti”.
Simon Reynolds ha spiegato molto bene questa tendenza contemporanea coniando il termine retromania, ovvero l’idea che la cultura pop – tramite remix, ristampe, sampling e revival – sia ossessionata dal proprio passato al punto da diventare incapace di produrre qualcosa di davvero nuovo. «Viviamo in un’epoca pop impazzita per il rétro e ossessionata dalla commemorazione. […] Il pericolo è che potremmo esaurire il passato stesso», scrive nel suo celebre saggio Retromania del 2011, in cui la nostalgia diventa qualcosa che paralizza e la retromania è il sintomo della difficoltà della modernità nel pensare il futuro. Se per gli Uomini di Mare nel 1999 Il domani è oggi, per il rap italiano il passato è oggi.


DJ Shocca, Club Dogo - Rendez Vous Col Delirio II

E se anche le nuove generazioni – vedi Santana Money Gang di Sfera Ebbasta e Shiva con le continue citazioni a Club Dogo (Guè inoltre ha di recente pubblicato KG Anthem con Rasty Kilo, una riedizione di Zona Uno Anthem del 2010) e Marracash – iniziano a ripescare dal passato perdendo il furente approccio iconoclasta, rifacendosi direttamente ai padri (vedi che anche la volontà di Salmo di avere una figura storica come Kaos come unico featuring nel suo ultimo disco Ranch), forse l’idea di futuro portata avanti dal rap si è inceppata. Non è un caso che oggi molti della next gen – Ele A, Nerissima Serpe, Kid Yugi – abbiamo lasciato da parte la trap per tornare proprio a rappare, come si faceva una volta, rima su rima, barra dopo barra.Se questa nostalgia sarà solamente una fase ciclica, una moda che ritorna a 20 anni dagli originali, o qualcosa che si è inserito in modo metastatico nello strato sottocutaneo del rap italiano lo scopriremo ben presto. Nel primo caso parleremo di un omaggio ai sopravvissuti alla storia gloriosa della golden age. Nel secondo della fine della spinta propulsoria di quella che sempre Fibra ha definito «l’unica rivoluzione musica italiana». La sensazione, se dovessimo scommettere i celebri due centesimi, è che anche il suono della strada è stato inghiottito dal suo stesso passato.

27.2.22

la squadra degli Insuperabili e la break dance alle olimpiadi

 Insuperabili è una scuola calcio per ragazzi con disabilità, nata a Torino 10 anni fa ed oggi diffusa su
tutto il territorio nazionale con 650 atleti che giocano in 17 sedi. In occasione dell'annuncio della partnership con Intesa Sanpaolo, Davide Leonardi, Co-founder Insuperabili, ci ha raccontato del loro Metodo, il sistema costituito da molteplici figure professionali che insieme costituiscono l'equipe di lavoro che quotidianamente segue e allena tutti gli atleti.



"Vogliamo raccontare il nostro Metodo tramite una storia concreta, quella di un nostro atleta: Alessio.



Scopriremo insieme il suo percorso, la sua stagione e soprattutto come vive e come affronta quotidianamente lo sport. Il finale è tutto da scoprire, perchè proprio come nello sport, non abbiamo un finale già scritto". Il sogno di Alessio, atleta della squadra Pre Agonistica, è quello di difendere i valori ed i colori di questa realtà con la maglia della Prima Squadra.

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Inizialmente   pensavo che  la  black  dance  pur essendo      spettacolare  per  certi versi  liberatoria      come  dimostrano  questo video  



sia questa la voce break dance di https://it.wikipedia.org ma se avevo qualche dubbio su farne un sport olimpico ritenendolo inopportuno ed inappropriato . Poi leggendo

 quanto dice    https://www.federdanza.it/area-sport/street-e-pop-dance/break-dance/la-disciplina-break

 [---]  Oggi il breaking è presente anche in TV, nella cultura popolare, così come negli spettacoli teatrali. In conclusione il breaking si è evoluto in una forma d'arte a livello globale, al cui interno sono presenti alcuni elementi sportivi che gli conferiscono una natura atletica. Ciò ha di certo influito nella decisione nel 2016 del Comitato Internazionale Olimpico (CIO) di aggiungere il breaking ai Giochi Olimpici Giovanili del 2018 a Buenos Aires e dell'edizione 2022 di Dakar.
[... ]

Infatti : [.. ] "Ci vogliono anni di sudore, sangue e lacrime per creare dei movimenti, delle coreografie, ci racconta Fabiano Lopes uno dei campioni di breakdance --- su quest   articolodi   https://it.euronews.com/--- Penso che la società abbia bisogno di capire un po’ di più questa forma d'arte che è sorprendente proprio come il calcio, o il basket.”
Il breaking è una specialità ricca di stimoli culturali e di contaminazioni, che ruota attorno a quattro elementi fondamentali per la creazione delle esibizioni, Le origini risalgono ai primi anni '70, quando nel South Bronx, a New York, si diffonde per la prima volta la cultura di strada Hip Hop.
"Questa forma d'arte è spirituale, fisica e mentale. Noi non stiamo solo facendo movimenti strani, come girare la testa o il corpo. Costruiamo delle geometrie che sono sacre”, prosegue Lopes. “Dobbiamo ruotare la tesa con una forza che arriva da tutto il corpo. E’ come generare potere. Una specie di guarigione, Alla fine della giornata siamo esausti. E poi è un ritorno alle origini. Bisogna possedere le basi di questa forma d'arte per poter creare un milione di passi. Dal passato bisogna portare sulla scena qualcosa di nuovo. Queste basi sono fondamentali. Io dallo stile newyorkese posso passare alla versione brasiliana, un mix di innovazione.”[... ]

29.10.21

La Divina Commedia torna a riveder le stelle., La battaglia dei writer per i muri da dipingere ., Boomer e generazione Z: la bocciofila a ritmo trap,. L'oasi nel mare di Taranto delle cozze etiche e green ., Nel parco dove si riscopre l'armonia del camminare ed altre storie

 

 La Divina Commedia torna a riveder le stelle
Verrà inviata nello spazio con la Sojuz 19, incisa su una tavoletta di titanio che un astronauta lancerà verso il sole. Come testimonianza fluttuante dell’ingegno umano

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Boomer e generazione Z: la bocciofila a ritmo trap

Al circolo pensionati Vanchiglietta c'è chi si trova per giocare a bocce e chi per partecipare a un contest musicale. Due generazioni a confronto

di Giulia Destefanis

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L'oasi nel mare di Taranto delle cozze etiche e green. Sul video magazine di questa settimana la storia della cozza tarantina: 




è unica al mondo e viene coltivata in un'oasi d'acqua, promessa di riscatto per la città, per il settore e per l’occupazione.


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Nel parco dove si riscopre l'armonia del camminare



Sulle colline alle porte di Roma è nato un centro specializzato nel riequilibrio motorio, dove si impara a percepire gli impulsi che i piedi mandano al cervello

di Francesco Giovannetti



Il paese che lavora l'argilla come gli etruschi



Castelviscardo tramanda le tecniche antiche: si modella a mano, la fornace è senza elettricità. E i manufatti sono preziosi per i restauri. Come quello del tempio di Alatri

di Francesco Giovannetti



La battaglia dei writer per i muri da dipingere



A Genova c’è voglia di street art. E se il Comune pubblica un bando per attirare firme internazionali, gli artisti locali rivendicano spazi per esercitare la creatività

di Massimiliano Salvo

8.4.21

"Il disagio chi lo vive non lo vanta": Francesco Scioni, in arte Shony da Sant'Elia smonta il mito trap criminale con la sua Desaparecido



Cercavo materiale per un post ( lo leggerete a breve è ancora in word progress ) e su https://youtg.net/canali/culture ho trovato questa bela notizia proveniente dal mondo rap \ hip hop .

 CAGLIARI. "Ancora con questa gara a chi sarà Don Vito". E "il disagio chi lo vive non lo vanta". E ancora: "Da dove provieni vieni già additato. Zona popolare quindi un derivato. Pare criminale anche un incensurato". Versi, veloci, in musica di Francesco Scioni, in arte Shony, 31 anni, che in due minuti e diciassette del video "Desaparecido" - girato interamente a Sant'Elia - smonta l'artefatta mitizzazione di molti protagonisti della scena trap, che millantano radici nei quartieri popolari e più violenti, ma non sanno bene nemmeno quale sia il Codice di avviamento postale. Un pezzo in controtendenza, quello di Shony, cresciuto al Cep e trasferito a Sant'Elia a 12 anni: due quartieri popolari di Cagliari, dove la strada bisogna conoscerla. E non necessariamente mitizzarne le devianze: "La mia", spiega, "vuole essere una po' una critica su questo trend soprattutto della trap italiana di mitizzare la criminalità come se fosse la gara a chi ha la fedina penale più sporca". Un passaggio di desaparecido fa riferimento a "palazzi che sanno di Eldorado": "Questo quartiere", raccota Sciony, "è pieno di brave persone e di risorse urbane anche se molte di esse sono abbandonate a loro stesse, ma c'è da dire che negli anni il posto è migliorato tanto". 

Il video


 


 pubblicato su YouTube viaggia verso le diecimila visualizzazioni  buon segno   rispetto agli altri video idioti  , spesso inventati e iperealistici  , del genere trap 



Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...