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19.10.25

tesi di laurea su adozione e affido: «Dedicata a chi è nato due volte» Ora dottoressa in Lingue e comunicazione, 23 anni, aveva trovato una nuova famiglia quando ne aveva 13

 canzone  suggerità 
 In Un'Altra Vita (Live)Ludovico Einaudi

unione  sarda   ONLINE  

Giada Pisanu il giorno della sua laurea (foto Sara Pinna)

Cabras, Giada Pisanu si racconta nella tesi di laurea su adozione e affido: «Dedicata a chi è nato due volte»

Ora dottoressa in Lingue e comunicazione, 23 anni, aveva trovato una nuova famiglia quando ne aveva 13



                               Giada Pisanu il giorno della sua laurea (foto Sara Pinna)


L’ultima frase della sua tesi è un colpo allo stomaco: «La dedico a tutti i bambini che, come me, sono dovuti nascere una seconda volta».
Ma nel lungo testo c’è anche il ringraziamento alla sua famiglia che tredici anni fa le ha aperto la porta di casa. Una storia che si può leggere nella tesi di laurea di Giada Pisanu, una ragazza di Cabras, oggi 23 anni, che pochi giorni fa si è laureata Lingue e comunicazione alla Facoltà degli Studi Umanistici dell'Università di Cagliari. L'affido e l’adozione sono i temi scelti per sensibilizzare a parlare di questi argomenti, quasi un tabù.
Dentro si legge la sua storia che prima o poi diventerà un libro: questo è il suo prossimo obiettivo. Giada Pisanu ha parlato di se stessa per far capire come l'affidamento e l’adozione siano oggi due argomenti poco affrontati. «E questo porta ancora a pensare che un bambino viene dato in affido a una famiglia solo perché questa non ne può avere, invece non è così», spiega, «Una volta che un bambino arriva in una casa, la coppia assume la titolarità per esercitare il ruolo genitoriale a tutti gli effetti».
E poi ci sono i pregiudizi: «Nella credenza comune il figlio deve essere tale e quale ai genitori. Molti ancora oggi pensano addirittura che se una coppia cresce un figlio non biologico questo non sia un “figlio vero”. Ecco perché tante volte mi sono sentita diversa da altri. La famiglia è quella che educa, che dona amore, che insegna come comportarsi nella vita di tutti i giorni. Queste idee comuni possono essere cambiate solo se di questo argomento se ne parlasse di più, magari nelle scuole».
Giada Pisanu ha vissuto con i suoi genitori biologici fino ai 13 anni. Poi un giorno la mamma è stata portata all'ospedale perché stava male, e lei, tredicenne, in quel momento non poteva stare sola a casa. «Al medico che in quel momento era presente in casa, la dottoressa Adriana Muscas, ho chiesto di poter andare da due amici di famiglia, una coppia senza figli, che conoscevo bene. E da quella casa poi non sono mai andata via», racconta Giada con gli occhi lucidi, «Ho trovato una famiglia che mi ha accolto per proteggermi, per donarmi amore, pace, carezze, tranquillità ma anche educazione e regole».
Giada dopo pochissimo tempo ha chiesto al giudice di poter essere affidata a Lucio e Jessica: il sì è arrivato subito e a breve ci sarà l’adozione. Giada: «E sarà un altro giorno che non dimenticherò mai».

22.5.25

i pitbull non sono solo una razza pericolosa ma anche intelligente . Da vittima a eroina: il pitbull salvato in Sicilia che ha protetto la sua proprietaria in Friuli Il cane era scampato alle torture di una baby gang a Bagheria

il fatto che il Pitbull sia aggressivo è un luogo comune assolutamente da smentire. E  queste     due  storie    lo dimostrano   








                      Immagine a scopo illustrativo realizzata con l'Intelligenza Artificiale © StrettoWeb



Era scampata insieme a un altro cucciolo alla ferocia di una baby gang a Bagheria nel Palermitano. L’amministrazione comunale con l’assessore al benessere degli animali Giuseppe Tripoli era riuscita a salvarli e farli curare al Dog’ Garden di Sambuca di Sicilia. Da lì Kasia era stata adottata da una famiglia in provincia di Gorizia. Anche l’altro cane Eros ha trovato una famiglia. Una benedizione per la nuova proprietaria visto che il suo cucciolo le ha salvato la vita. Dea, adesso si chiama così il cane, ha soccorso la donna durante una crisi respiratoria notturna. La storia è raccontata dal Piccolo di Trieste.Partita dalla Sicilia Dea adesso vive con Elisabetta e la figlia a San Canzian di Isonzo. Qualche notte fa, la donna ha avuto un grave episodio di apnea notturna seguito da una paralisi da panico: il respiro si è bloccato, il corpo non rispondeva e la paura ha preso il sopravvento. Dea, che dormiva nella sua cuccia, si è accorta subito della situazione. È balzata sul letto e ha iniziato a saltare sulla schiena della sua proprietaria, mettendo in atto una manovra che ha sbloccato la respirazione di Elisabetta, permettendole di riprendere fiato. Una manovra che, spiegano gli esperti, i cani fanno con i loro simili per smuoverli da un pericolo.
“Ringraziamo Elisabetta per questa sua preziosa testimonianza. Questi cani non sono mostri o creature pericolose come troppo spesso vengono dipinti da una certa narrazione nelle cronache –sottolinea Patrizia Munarin di Animai Pride – sono anzi compagni di vita straordinari. Sono animali eccezionali, capaci di amore e di grande intelligenza. La storia di Dea è solo un esempio di quanto possano essere preziosi nelle nostre vite. Nessuna delle nostre adozioni ha mai leso fisicamente nessuno, anzi, ha donato gioia, ha difeso, ha curato, ha amato in-condizionatamente“.


Questa storia mi fa ricordare quela avvenuta nel 2023 ,  sempre a taranto . Non è, che è l'aria delle acciarie 😇😂 dove sempre un pitbull con il suo fiuto   

Il caso del bambino lasciato tra i rifiuti
Il fiuto di un pitbull ha salvato il neonato abbandonato
 

È stato il fiuto di un pitbull a salvare il bambino appena nato abbandonato tra i cassonetti dei rifiuti, a Taranto, tra via Pisanelli e via Principe Amedeo. Una circostanza insolita, se si considera che spesso questi cani balzano agli onori della cronaca per la loro temibile aggressività. Questa mattina, per fortuna, la storia è andata diversamente e a lieto fine.
Dopo essere stato trasportato in ospedale, il «piccolo - fa sapere l'Asl - è stato immediatamente trasferito in UTIN per le cure e l'adeguata assistenza; è in condizioni cliniche stabili, di peso adeguato all'età gestazionale e costantemente monitorato per i parametri vitali».
«È importante ricordare - spiega l'azienda sanitaria - che già dal 1997 la legge italiana tutela la diade madre figlio assicurando in ospedale il parto in anonimato e consentendo di garantire la massima riservatezza, garantendo interventi sanitari adeguati ed efficaci a tutela della salute degli stessi. Il neonato, appena giunto al presidio ospedaliero, è stato prontamente preso in carico dal prof. Federico Schettini e dalla dr.ssa Lucrezia De Cosmo, direttrice dell'Unità di Terapia Intensiva Neonatale.
«Ringrazio tutti gli operatori sanitari intervenuti questa mattina per salvare il neonato – afferma Vito Gregorio Colacicco, direttore generale della ASL Taranto – Seguo personalmente e costantemente la situazione, consapevole che il piccolo è in ottime mani: i nostri medici e infermieri garantiranno al piccolo tutte le cure e l'affetto necessari».
Ma torniamo alle circostanze del ritrovamento. L’episodio è accaduto intorno alle 7.00. Un uomo era per strada con il suo cane, un pitbull, appunto, per la solita passeggiata mattutina ed è stato proprio l’animale ad attirare l’attenzione verso un sacchetto di plastica depositato tra i cassonetti della spazzatura. L’uomo sulle prime avrà forse pensato che si trattasse di uno dei tanti sacchetti di rifiuti depositati al di fuori dei cassonetti e quindi ha cercato di trascinare il suo pitbull lontano da quel fagotto. Ma all’arrivo di una signora con un altro cane lo scenario è cambiato: entrambi gli animali cercavano di attirare l’attenzione dei loro padroni verso quel sacchetto e proprio in quegli istanti si sono uditi dei vagiti provenire da quel sacchetto. Ecco allora la scoperta: all’interno, avvolto da un lenzuolino e in compagnia di un orsacchiotto di peluche, c’era il neonato. I due cittadini hanno allora immediatamente chiamato i soccorsi e gli operatori del 118 sono giunti sul posto in pochissimi minuti. Il bambino è stato così trasportato in ospedale, al Santissima Annunziata, e ricoverato nell’Unità di terapia intensiva prenatale, dove è tuttora coccolato con amore da tutto il personale. Il piccolo gode di buona salute. Secondo una prima ricognizione, il bambino sarebbe nato non più di un paio d’ore prima del ritrovamento e aveva ancora una parte di cordone ombelicale attaccata al suo corpicino e questo lascia temere per lo stato di salute della madre del piccolo che potrebbe aver bisogno di cure e assistenza. Per questo si attende che la donna si faccia viva. Anche la Polizia segue la vicenda e indaga per ricostruire l’episodio e rintracciare la madre del piccolo.
L'appello di Balzanelli
Il caso sta suscitando grande clamore ed emozione. «Voglio fare un appello - dice a TarantoBuonasera il dottor Mario Balzanelli, presidente del Sis 118 - alle donne in difficoltà: non abbandonate i bambini. Chiamateci e da noi avrete tutto il sostegno di cui c’è bisogno. Non dovete temere nulla».
Il Comune segue la vicenda
«Sul caso del neonato abbandonato accanto al cassonetto - fa sapere l'assessore ai servizi sociali Gabriella Ficocelli - ho sentito il Direttore Generale dell’Asl di Taranto, Dott. Colacicco.
Il neonato ritrovato stamattina nei pressi di via Pisanelli sta bene. Ed è l’unica cosa che conta.
La burocrazia farà il suo corso, ma adesso siamo tranquilli perché il bambino è stato accolto ed ha avuto tutte le cure e l’affetto che gli spettano di diritto. Come ogni creatura che viene al mondo».
«I Servizi Sociali del Comune - prosegue l'assessore - stanno seguendo questa vicenda, l’unica cosa che voglio e posso anticipare è che è già partita una gara di solidarietà verso questo bambino.
La città in queste circostanze si dimostra accogliente e capace di regalare amore incondizionato.
Un grazie di cuore, inoltre, alla signora che questa mattina all’alba non ha fatto prevalere la paura e l’indifferenza e ha consegnato il bambino ai sanitari. A lei e ai nostri medici e infermieri la gratitudine di tutti noi».
Melucci: «Partita la gara di solidarietà»
«È partita la gara di solidarietà e la corsa a coccolare il neonato ritrovato stamattina in via Pisanelli.
Lui sta bene e la città lo sta già riempiendo di cure e d’amore». Lo dichiara il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci.
«Grazie - prosegue il sindaco - a chi ha chiamato subito i soccorsi, grazie ai nostri medici, grazie alla Taranto che cura, protegge e non si tira indietro quando serve tendere la mano.
Al piccolo, la cui vita è cominciata in salita, l’augurio di continuare a ricevere tutto l’amore che c’è.
Taranto e l’amministrazione resteranno al suo fianco».


Infatti   


da  : « Pitbull: carattere, malattie e come educarlo »  di    greenMe.it

[.... ]

 Quando sentiamo parlare di Pitbu ll che hanno attaccato delle persone, il più delle volte il loro comportamento è da imputare  ad una potenziale aggressività spesso incentivata anche dal proprietario.Quest’ultimo servendosi del cane come protezione l’ha probabilmente addestrato ad agire e a reagire con queste modalità. La situazione può poi sfuggire di mano. Moltissimo dipende dall’ambiente in cui il cane crede e da come cresce qui.Cani di questa razza allevati in ambienti emotivamente stabili ed affettuosi hanno la possibilità di sviluppare il loro vero carattere dolce e amorevole, proprio come quello di altri amici a quattro zampe.Ovviamente se il Pitbull si trova invece a dover vivere in un ambiente violento sarà sicuramente più incline a ripetere ciò che ha visto sviluppando dunque una certa aggressività. Ciò non è una caratteristica del Pitbull, ovviamente è valido anche per altre razze di cani. [...]

22.10.23

SMONTIAMO UN TABU SESSISTA non dobbiamo mai giudicare una donna per le sue scelte sessuali un cortometraggio ricorda il diritto delle donne a fare del proprio corpo ciò che si vuole

 "Se di un uomo che va a letto con tante donne diciamo che è un Don Giovanni, un gran fico, allora perché pensiamo che una donna che fa sesso con tanti uomini sia una 'facile'? Se la domanda potrebbe suonarvi retorica, banale e ridondante, chiedetevi perché sentiamo ancora il bisogno di farcela.
La verità è che ancora oggi applichiamo due pesi e due misure (come
minimo!) quando si parla di libertà sessuale: nell'immaginario collettivo persiste una visione angelica (o demoniaca?) della donna come oggetto passivo di una "conquista" del maschio, mentre un arcaico subconscio comune insiste nel voler sminuire e ridicolizzarne il suo ruolo di soggetto attivo capace di scegliere, desiderare, lasciarsi andare in piena libertà. Questa discriminazione si manifesta in modo subdolo e strisciante in molti aspetti della vita sociale,   anche  quando si parla di sesso , argomento  er  i quale     dovrebbero    cadere tutte le maschere  riemergono tutti quei pregiudizi primordiali e radicati.
Per rompere i codici e ricordare a tutti che il diritto di fare l'amore senza essere giudicati è universale  il regista Teddy Etienne ha realizzato il cortometraggio ''Dites Oui''  (   sotto  in lingua  originale  oppure    qui   con i  sottotitoli in italiano   ) 



,


 in gara nel Mobile Film Festival, un concorso internazionale che premia video di un minuto girati con uno smartphone."Una donna dovrebbe fare del proprio corpo ciò che vuole, senza che la società o la religione la reprimano, la giudichino e la insultino. Oggi chiediamo alle donne di dire sì alla loro libertà". Queste le parole del regista che ha voluto esprimere un'esigenza non più procrastinabile.

11.8.23

l'italia sta diventando sempre più exenofoba ed razzista . il caso del ristorante Ginger People & Foodad Agrigento

N.B   il   post    doveva essere  diverso  ma la  risposta del il titolare del locale Carmelo Roccaro   sotto  riportata  ,  a  differenza  di molti   media , integralmente  ,    mi ha   spiazzato  e   fatto cambiare  percorso   


Succede ad Agrigento, ristorante Ginger People & Food.Due clienti sulla sessantina, una volta scoperto che la chef è nera - la pluripremiata Marame Cissè , foto a destra - si alzano e se ne vanno indignati. Gli ha risposto il titolare del locale Carmelo Roccaro. E lo ha fatto con una lettera meravigliosa, provocatoria e amarissima che mette a tecere , le giusticazioni : non è razzismo è xenofobia , è slo farsi pubblicità , ecc .che va letta fino in fondo e condivisa.Ma prima alcuni considerazioni E' vero    che   l'italia  è il tappo  dell'europa  riguardante  gli sbarchi  degli immigranti che  fuggono    dai loro paesi  . E certi di loro vengono per  delinquere o convinti    che   si possa  applicare  al 100 %  la  loro cultura  e  le loro usanze   .   Ma  ciò  non  giustifica   da parte  nostra ,  soprattutto  quando   vengono per  vivere  onestamente ,  tali atteggiamenti  come : << Non gli affittano la stanza perché di origini africane: È stato un mio coetaneo, mi ha fatto male (fanpage.it) o peggio come   quello  che  vado a  raccontare  oggi .Prima di lasciarvi con la lettera vi siggerisco questo video di https://www.facebook.com/k.kiko.co

Ma Basta con i pipponi veniamo alla lettera

“Sei entrata di fretta, con il tuo compagno, capelli brizzolati, tagliati cortissimi “alla Sinéad”, donna nostrana sulla sessantina circa. Sei stata accolta con il sorriso dalla nostra Karima, addetta di sala, giovane ragazza di seconda generazione, grande lavoratrice, che ti ha fatto accomodare dove volevi tu.
Dopo qualche minuto ti ho visto alzare da tavola, disturbata, e dirigerti verso l’uscita. Ti sono venuto incontro per capire cosa stesse succedendo, ma non mi hai degnato di uno sguardo e, alquanto seccata, non hai neanche risposto al mio saluto e sei andata via, così.
Karima mi guardava con gli occhi sgranati e a bocca aperta dicendomi “Dopo avere visto il menù la signora mi ha chiesto se per caso la proprietaria del ristorante fosse una signora neg… di colore. E alla mia conferma si è alzata dicendo che non voleva più cenare qui…”.
Io sono uscito e ti ho seguito mentre risalivi in macchina e andavi via, evitando di guardarmi, mentre costringevi il tuo compagno ad una improbabile inversione ad “U”.
Io non conosco chi sei, la tua storia, i tuoi problemi e non oso nemmeno giudicarti. So solo che ho sentito una grande tristezza nel cuore. Ieri sera ho preso consapevolezza di quanto profondo e radicato sia questo sentire che emerge dal lato oscuro delle persone.
Ma, ti sembrerà strano, ieri io ti ho anche ammirato. Ti ho ammirato perchè hai avuto la coerenza di dire quello che tante persone, concittadini, amici pensano, ma non hanno il coraggio di ammettere. Non importa se si tratta di spazzatura, ma lo hai detto, hai fatto uscire quello che si nasconde dentro di te, sei stata, a tuo modo, sincera.
Perché, vedi, noi ci siamo proprio perché esistono persone come te, e non ci disturbano i commenti del tipo “u vidisti? dintra a cucina su tutti nivuri” o i “negri!” urlati dalle auto in corsa davanti al nostro ristorante. Non ci disturbano e ci fanno sorridere perché li avevamo messi in conto e sapevamo che sarebbe sato difficile costruire una comunità diversa da questa in cui viviamo.
Quello che ci sorprende e ci addolora davvero è l’assenza della rete che doveva sostenere questo progetto rivoluzionario, degli intellettuali e di gran parte degli attivisti delle associazioni culturali di impronta progressista o del mondo cattolico, della cooperazione, degli “amici”.
Perché frasi come “Non vi montate la testa, volate basso”, “Avete i prezzi troppo alti, i più cari della città”, “Fate porzioni troppo scarse”, ”Una cucina neanche minimamente paragonabile alla nostra” “Tutto troppo piccante” in fondo vogliono dire quello che tu hai detto, senza peli sulla lingua: la cuoca è nera, voi tutti siete neri, avete oltrepassato il limite. E tutto questo, tra disinformazione e misinformazione, alimenta un immaginario comune che trae linfa dall’incorporazione di aspetti oscuri e nascosti nel nostro inconscio profondo, innegabilmente colonialista e suprematista.
Il “povero nero” è bravo e fa bene alla coscienza attraverso le opere di carità “inclusive e antirazziste” dell’uomo bianco italico fin quando fa il lavapiatti o si occupa delle pulizie, cioè rimane al suo posto e non aspira a migliorare la sua condizione sociale. Ma se il nero, grazie al genio che la Natura, per fortuna, dispensa a caso e senza distinzione di sesso o di colore della pelle, diventa uno chef, un capo, diventa più bravo di me o di mio figlio, allora questo non va più bene. Diventa, appunto, troppo.
So che non ti farà piacere sapere che sebbene anche alcuni operatori turistici locali, magari per miseri interessi di bottega, alimentino lo stigma che portiamo sulla nostra pelle, viene a trovarci tanta gente da varie parti d’Italia e del mondo, molti ci dicono che hanno prolungato la permanenza in città solo per venire a conoscerci. Ci invitano continuamente in Italia e all’estero per presentare il nostro progetto o far conoscete la nostra cucina, alcune università e giornalisti italiani e stranieri ne hanno fatto un esempio di buone prassi. Tutti ci fanno la stessa domanda: ma che ci fate qui? Beh, certamente ci siamo perché questa è la nostra città e per le tante persone che qui ci adorano, ma devo ammettere che adesso cominciamo ad interrogarci anche noi.
Certamente non stiamo riuscendo a cambiare il lato nero dell’anima di quelli come te ma forse stiamo facendo emergere quello, più subdolo e profondo, dell’anima di quegli altri”.

Aggiungo che, pure con tutta l’ipocrisia del mondo, si fatica a raggiungere un livello di bieco e spaventoso razzismo come quello di due persone che, nel 2023, si alzano e se ne vanno perché non vogliono mangiare da una chef nera. Non riesco a trovare, con tutto l’impegno, termini di paragone adeguati a questa miseria.Senza altre parole  concludo  qui  il   post  


24.11.22

le donne che si rifanno e si guastano o si mettono dieta senza bisogno non le capisco

 le donne spesso cadono vittime di questo preconcetto che noi uomini guardiamo (in parte è verissimo anche se non tutti siamo così come dimostra il finale del filmato sotto riportato e che mi ha spronato per il post d'oggi ) solo ed esclusivamente il corpo di una donna. Io avevo un amica / conoscente che studiava con me al liceo a mio avviso molto bella . Tempo fa la ritrovo , dopo averla persa di vista , su un necrologio funebre . Ricordo che dalle superiori si confrontava con le con le amiche e leggeva articoli riguardanti diete ed alimentazione e allora iniziava a parlare di diete assurde e cambi di pettinatura, non ho mai capito cosa le facesse scaturire questi comportamenti, ma vedevo che comunque non arrivava mai alla soddisfazione personale di piacersi così come era . E poi a furia di diete esagerate e fuori misura è caduta per poi morire nell'anoressia . Un fenomeno molto diffuso visto che un'altra che s'è salvata dopo un lunghissimo calvario , che ha raccontato in un libro autobiografico . O altre che si sono rovinate come una rirovat d poco ad una riunione della classe del 76 trasformandosi in canotti con interventi alle labbra o ai seni Hanno ragione le due protagoniste di questo video emozionale di story impactv italia


Infatti Bisogna sempre scegliere con la propria testa e mai farsi condizionare dagli altri. Molte volte pensiamo di dover cambiare per piacere agli standard che la società ci impone ma il bello è proprio questo, ognuno di noi è unico, autentico, originale! Non dobbiamo cercare in tutti i modi di rientrare nei canoni di ciò che vogliono gli altri. Noi siamo noi, ed è questo che ci renderà sempre e semplicemente NOI...

5.6.22

l'amore merita non importa se etero o lgbt Dio ha detto semplicemente amatevi uno con l'altro

  canzoni  consigliate
LA PACE SIA CON TE (Renato Zero)
L'amore merita - Simonetta Spiri, Greta Manuzi, Verdiana Zangaro, Roberta Pompa

Ricevo una notifica su messanger che ××××× ( non essendo tra i miei contatti ne avendo  contatti in comune ) mi vuole mandare un messaggio .Vado a vedere se si tratta del solito spam pornografico , invece
appresa delle sorprese  ricevo una toccante ed bellissima email  che trovate pubblicata  sotto . Che mi conferma che il mio raccontate /riportare storie del mondo LGBT+ deve continuare . Ma è anche una risposta a  tutti gli omofobi diretti ed indiretti  o chi ( lo capisco ci sono passato anch'io ed a volte ci cado ed  non è  facile   liberarsene  o rimetterli in discussione   ) ha pregiudizi e preconcetti dovuti all'educazione familiare e all'ambiente in cui si è cresciuti . Mi ha  tolto le  parole di bocca   ed ogni ulteriore  aggiunta    al  di fuori di queste righe  e  degli approfondimenti a  fine post   sarebbe  superflua 


"Ciao Giuseppe, mi chiamo ***** e mi permetto di darti del tu perché sento di parlare con una persona "amica".
Poche volte scrivo in privato a qualcuno che non conosco ma questa volta mi sento di farlo per esprimere verso di te la mia più grande gratitudine. Leggo spesso i tuoi post, in cui altrettanto spesso ritrovo similitudini con il mio percorso, leggo di storie che hanno volti, che attraversano difficoltà nell'affrontare giudizi e #pregiudizi e mi ci rivedo maledettamente.
Ma di quelle storie prendo il bello, prendo il fatto che qualcuno si adoperi per raccontarle e  riprenderle , per farle conoscere e per sostenerle, e quel qualcuno sei tu.
Sto con mia moglie da 15 anni, con lei ho attraversato tantissime avventure che la vita ci ha messo davanti e all'inizio l'ho fatto con tanta paura. #Paura che la gente non capisse, paura che qualcuno reagisse male alla nostra relazione, paura di prenderla per mano e di baciarla per strada, paura di una parola di troppo.
E poi mi sono detta che chiunque non accetti, non capisca, non condivida, allora non è il benvenuto e



non farà parte della nostra #vita.
A parole è semplice, poi i fatti mi dicono che spesso mi limito ancora, meno di prima, ma lo faccio ancora.
Leggere delle storie che condividi, che fai conoscere, storie in cui credi, mi mette voglia di guardare al futuro con un sorriso più lucente, mi dà coraggio per il percorso che sto facendo con mia moglie, per il desiderio che abbiamo di allargare la nostra #famiglia, mi fa sperare   anche  se  la strada  è lunga  che la prossima generazione sarà più aperta, più buona, più altruista, perché consapevole.
La consapevolezza gliela daranno le persone come te che riescono a parlare di amore con una dolcezza e una semplicità incredibile, rendendo facile quello che facile è, basta saperlo riconoscere. Spero di crescere i miei figli così, con questa semplicità e questo amore.Quindi grazie, grazie davvero per quello che fai e per come lo fai, continuo a seguirti e a sostenerti."

Infatti  citando    il mio utente  

Siamo sempre così bravi ad assegnare #definizioni che rimangono attaccate alla pelle, talvolta a tal punto da far male, come un marchio a fuoco.
Direi di lasciare le etichette ai vestiti e ripartire dalla visione di persona dotata di propri #sentimenti. ❤️🌈

Note
Giovanni 13,31-35 Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (13,1-13)

passo chiudo alla prossima



5.11.18

la paura del diverso e di una diversa religione porta a caso come questoSaif ul-Malook, l’avvocato della donna pakistana: «Io musulmano mi sono battuto per una cattolica. A Roma accolto da terrorista»

 Questa  è una delle  volte  in cui mi vergogno d0essere  italiano   ed Europeo  . Ora capisco   che la paura   soprattutto culturale    faccia  parte  fin dala notte dei tempi  dell'uomo  ma  arrivare  ad  esasperarla    ed  agire  , soprattutto  se sei istituzione , non va bene  ed  non porta  a nulla  di buono   nella lotta  al terrorismo  ed  fondamentalismo . 
Tutto  ciò è incominciato  , se  non ricordo male  ,  dopo l'11  settembre  2001   anche  se  i  sintomi  c'erano già  da prima   ma  errano offuscati dagli anticorpi . Non ci si rende    cosnto  che  chiudendosi  e lasciandosi  prendere  dalla paura  e  dall'ansia  che poi genera preconcetti e generalizzazioni che  esasperati    portano  al razzismo   ed  a fatti come   questo raccontato  dal corriere    della sera .  Ringrazio   compagna  di strada  Daniela  Tuscano  per  avermi segnalato  tale articolo   

3 novembre 2018 (modifica il 4 novembre 2018 | 12:50)

«Io nel mirino dei fanatici costretto a fuggire dopo la vittoria di Asia Bibi»
Sull’aereo per Amsterdam con Saif ul-Malook, l’avvocato della donna pakistana: «Io musulmano mi sono battuto per una cattolica. A Roma accolto da terrorista»

di Alessandra Muglia, inviata sul volo Roma-Amsterdam






«Non metterò più piede in Italia, a Roma mi sono sentito accolto come un terrorista, è stato avvilente per uno che ha messo a repentaglio la sua vita per combattere contro i fondamentalisti. E fa ancora più male che mi abbiano trattato così nel Paese del Papa, dopo che sono stato costretto a lasciare la mia casa in Pakistan per difendere una donna cattolica». È arrabbiato Saif ul-Malook, l’avvocato a capo del collegio difensivo di Asia Bibi, atterrato a Fiumicino ieri nel primo pomeriggio. Tutto il mondo si chiedeva dove fosse finito dopo che la moglie in mattinata aveva dato la notizia della partenza dell’uomo che è riuscito per la prima volta nella storia a far annullare una condanna a morte per blasfemia. Eccolo comparire in completo blu e camicia bianca dove ci aveva dato appuntamento prima di lasciare il Pakistan alla volta dell’Italia. Ma al controllo passaporti viene portato via in una sala attigua dagli agenti dell’antiterrorismo per ulteriori controlli, nonostante fosse dotato di un visto regolare. Ne esce dopo mezzora. «Mi hanno fatto il terzo grado, dubitavano dei miei documenti». Gli agenti hanno seguito il protocollo, lo hanno scortato a prendere un biglietto per la prossima destinazione: Amsterdam, dove terrà una conferenza per una ong. Poi andrà a Parigi qualche giorno e infine a Londra dove intende stabilirsi. Ieri anche il marito di Asia Bibi ha chiesto asilo per tutta la famiglia nel Regno Unito.
Lei non ha con sé nessun bagaglio, viaggia soltanto con una bottiglietta d’acqua e un sacchetto con dentro alcuni indumenti per la notte...

«Questi che indosso sono i vestiti che avevo in aula mercoledì scorso a Islamabad quando è stata revocata la condanna a morte di Asia Bibi. Da allora non sono più tornato a casa, a Lahore. Sono rimasto nascosto in un posto sicuro fino a venerdì notte, e una volta ottenuto il visto sono partito. La richiesta l’avevo fatta da tempo».
Era sicuro di vincere.
«Certo»
E pure Asia Bibi?
«L’ultima volta che ho parlato con lei era il 13 ottobre. Sono andato a trovarla in cella, era radiosa, sicura che ce l’avremmo fatta. Non l’hanno ancora liberata perché tra la sentenza e la liberazione intercorrono dieci giorni per le formalità burocratiche».
Lei è un musulmano, perché ha deciso di difendere una donna cattolica?
«Non è una questione di religione, ma di un caso dove l’evidenza non c’era, lo stesso vale per i medici o qualunque altro serio professionista. Davanti a un’accusa falsa, non ho chiuso gli occhi. Io credo che la libertà di parola non significhi che uno è autorizzato a insultare gli altri dei o profeti, quindi non sono contrario alla legge sulla blasfemia ma sulle sue errate applicazioni».
C’è una proposta di revisione di questa legge in Parlamento, proprio per cercare di limitarne l’uso strumentale contro le minoranze, crede che passerà?

«No non credo. Almeno non nei prossimi anni. Il fiume di manifestanti che ha bloccato il traffico, bruciato macchine e provocato morti non si era mai visto».
Si dice che il governo pachistano per fermare le proteste dei radicali islamici abbia fatto concessioni per potrebbero bloccare in Pakistan Asia Bibi?

«Sono concessioni politiche di facciata, per permettere ai leader della protesta di poter sventolare un qualche risultato davanti ai propri seguaci, in realtà la petizione che chiede di riaprire il caso ha il 5% di possibilità di essere accolta, ovvero nessuna».
Lei è da anni nel mirino, ha preso i casi che i colleghi rifiutavano. Nel 2011 ha fatto il procuratore capo contro Mumtaz Qadri, l’ex poliziotto diventato idolo dei giovani per aver ucciso il governatore del Punjab Salman Taseer che proteggeva Asia Bibi.

«Da allora non sono più un uomo libero, vivo appartato, nascosto, con la paura che mi accompagna sempre. Ma ora che sono diventato il principale obiettivo degli estremisti non sarei sopravvissuto, non avevo scelta. Per questo ho dovuto scappare via».
Anche i tre giudici che hanno emesso la sentenza non hanno vita facile.
«I giudici possono contare su dispositivi di sicurezza che io non ho».
Ha qualche rimpianto?
«No, quello dell’assoluzione è stato il giorno per me più felice. Ho lavorato duramente per tre anni e infine trovato le incongruenze tra le testimonianze che hanno permesso di revocare l’accusa ad Asia».
Lei ha lasciato a casa a Lahore sua figlia di 12 anni e sua moglie, la raggiungeranno a Londra?
«Non lo so, lo spero. Per ora c’è uno schieramento di poliziotti che li protegge ma non durerà per molto».

25.6.18

Quanto ci influenzano i pregiudizi?

La mia risposta è moltissimo come dimostra questo video preso da https://www.facebook.com/psicologia.applicata/ . Esso è un video fatto In Georgia (l'ex repubblica sovietica) dall'UNICEF che ha realizzato un semplice ma efficace test con telecamera nascosta.Video pubblicato in occasione del lancio del rapporto UNICEF "La Condizione dell'infanzia nel mondo", dedicato quest'anno al tema dell'equità. http://www.unicef.it/sowc2016


Dalla discalia del video
Abbiamo chiesto ad Anano, una bambina attrice, di interpretare un doppio ruolo: quello di una bambina benestante e quello di una coetanea sporca e mal vestita. Le reazioni delle persone che interagiscono con lei nelle differenti situazioni sono prevedibili, ma pur sempre scioccanti. E l'esperimento ha termine quando Anano, ferita per l'ennesimo atteggiamento ostile nei suoi confronti, scoppia a piangere.


Ora ho sempre ( e continu,erò perchè sono come san tommaso che da il suo giudizo quando tocca e vede le cose a 360 non fermandosi dietro le apparenze o da una sola parte ) dubitato delle campagne ( OVVIAMENTE SENZA GENERALIZZARE ) delle Ong sprattutto quelle mediatiche che spesso lucrano e si arricchiscono sui problemi del mondo o hanno metodi ambiqui o sul filo del rasaio . Orfani \ Juric ( funmetto della sergio bonelli editore ) docet . Ma qui è psicologia applicata dal vivo

17.12.12

non sempre la chiesa discrimina i gay il caso di Arino

dalla mia amica di facebook leggo  questa news



 
  
L'omosessuale Arino: la chiesa mi accoglie per come sono.

[...] «Ogni volta che affermo di essere contro il matrimonio, contro l’adozione, gli attivisti LGBT mi indicano come reazionario, fascista e omofobo, che nel mio caso è paradossale! Al contrario, quelli che mi conoscono dicono: “E ‘fantastico quello che dici”, ma non osano fare il grande passo. Molti temono di perdere gli amici. Hanno paura a parlare». Ha poi proseguito l’omosessuale: «Un bambino ha bisogno di un padre e una madre»
qui il resto del'articolo   da  http://www.uccronline.it/

Calendar 4 dicembre, 2012

Abbiamo già parlato in precedenza delle numerosi voci contrarie alla legge che verrà varata dal governo Hollande tra un paio di mesi, che aprirebbe il matrimonio e l’adozione alle persone dello stesso sesso con relativa abolizione dei termini “mamma” e ”papà” per evitare presunte discriminazioni nei loro confronti
Tra i vari psicologi, giuristi e filosofi abbiamo citato anche l’omosessuale (e non credente) Xavier Bongibault, presidente dell’associazione Plus gay sans mariage, il quale ha affermato: «Il piano del governo è tutt’altro che unanime nella comunità gay. Contrariamente a quanto dicono i mezzi di comunicazione, la richiesta non viene dalla maggioranza degli omosessuali. La maggior parte non è interessata, ma l’influenza del movimento LGBT è tale che molti non osano dirlo». Una conferma, dunque, della violenza dell’intollerante lobby gay: «Ogni volta che affermo di essere contro il matrimonio, contro l’adozione, gli attivisti LGBT mi indicano come reazionario, fascista e omofobo, che nel mio caso è paradossale! Al contrario, quelli che mi conoscono dicono: “E ‘fantastico quello che dici”, ma non osano fare il grande passo. Molti temono di perdere gli amici. Hanno paura a parlare». Ha poi proseguito l’omosessuale: «Un bambino ha bisogno di un padre e una madre».Un’altra voce omosessuale importante che è tornata a far sentire la propria contrarietà è quella di Philippe Ariño, giovane docente di spagnolo e affermato saggista, il quale ha appena pubblicato il suo ultimo libro: L’Homosexualité en vérité . Intervistato da Famillechretienne , Ariño ha affermato: «Il desiderio omosessuale appare in contesti in cui la libertà umana è stata ridotta, o c’è stata una mancanza di incarnazione della personalità. In particolare nei casi in cui non vi era alcuna forza in termini di personalità, vale a dire, nelle fasi dell’adolescenza, quando siamo a corto di identità. Ma c’è anche un desiderio di fuggire da se stessi, una mancanza di libertà e la mancanza del riconoscimento delle differenze fondamentali dell’umanità, compresa la differenza sessuale».Parlando della posizione della Chiesa cattolica, il giovane omosessuale ha proseguito: «La Chiesa ha capito l’omosessualità. Davvero! Senza saperlo, sono gli stessi omosessuali a darle ragione perché associano, come dice la Bibbia, l’omosessualità ad una idolatria. La Chiesa cattolica mi riconosce innanzitutto come persona, e non mi chiede di negare l’esistenza del mio desiderio omosessuale, ma piuttosto di valorizzarlo offrendolo pienamente a Dio, che mi ha amato fin dall’inizio per quello che sono, con i miei punti di forza e di debolezza». Ha quindi biasimato coloro che «applaudono chi fa coming out e le coppie gay che pensano di non essere i benvenuti nella Chiesa!».Come Ariño, anche in Italia alcuni noti omosessuali cattolici hanno voluto smontare l’errata idea che vuole una Chiesa contro le persone omosessuali. Ad esempio, Nichi Vendola, leader di Sel, ha affermato: «E’ stato forse più facile dire la mia omosessualità ai preti che al partito. Ho parlato della mia omosessualità con molti preti, con uomini e anche con donne di Chiesa. Non mi sono mai sentito rifiutato. Sono state anzi interlocuzioni belle, profonde. La Chiesa è un universo ricchissimo e complicato, non riducibile a nessuna delle categorie politiche che usa la cronaca». L’opinionista gay Alfonso Signorini, ha invece spiegato con maggior turbamento: «Essere cattolici e gay non è facile, non perché la chiesa non accolga i peccatori, Dio è accoglienza, è più mamma che papà. Ma è il fatto che ogni volta devi avere un confronto con il sacerdote che imbarazza sempre un po’» .Questa apertura da parte della Chiesa è nota a Crema, dove c’è una specifica pastorale per le persone omosessuali, lo stesso ha voluto a Cremona il vescovo mons. Dante Lafranconi, a Palermo è attivo un dialogo intenso, così come è stato quello tra il grande poeta omosessuale Giovanni Testori e il movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione. A Torino il vescovo Nosiglia, ha chiaramente affermato: «Non c’è alcuna volontà di identificare l’omosessualità con una malattia da curare. La nostra Chiesa continua a perseguire un atteggiamento di incontro e accoglienza delle persone omosessuali, credenti e non, come finora si è fatto con frutto attraverso un tavolo di studio composto da due sacerdoti delegati dal Vescovo e alcuni rappresentanti di gruppi di credenti omosessuali». Negli USA è noto l’impegno del cardinale John O’Connor, arcivescovo di New York fino al 2000, nei confronti degli omosessuali malati di AIDS, ma anche nei Paesi meno sviluppati la Chiesa è una delle uniche autorità a difendere gli omosessuali, come accade ad esempio in Cile e in Uganda. Il motivo di questa doverosa accoglienza è stato ben specificato da mons. Juan José Asenjo, vescovo di Siviglia (Spagna), quando ha spiegato che gli omosessuali sono «figli di Dio, che la Chiesa li abbraccia e vuole accompagnarli. Sono figli di Dio e fratelli miei, devo amarli, il che non significa necessariamente che devo canonizzare le loro azioni, che secondo la dottrina della Chiesa hanno uno specifico carattere morale». Infatti, come affermato dal cardinal Ratzinger, quando era a capo della Congregazione per la dottrina della fede, «la Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali».Questo corrisponde all’invito del Catechismo della Chiesa cattolica che, mentre definisce gli atti di omosessualità come «intrinsecamente disordinati» chiede che le persone omosessuali siano accolte «conrispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione». Una prescrizione che sembra proprio essere rispettata, tanto che secondo un recente studio il 38% degli omosessuali frequenta abitualmente servizi liturgici (la stessa percentuale della popolazione cattolica generale).

 che fa capire come l'omosessualità non è , ma non tutti la capiscono , un qualcosa d'ideologico da usare a proprio vantaggio . E che all'interno de movimento LGT c'è anche chi come questo caso non è d'accordo con il matrimonio e l'adozione dei bambini . Insomma anche fra i Gay ci sono dei tabù e chi li smonta e  critica  quella  che ormai è diventata  ( ovviamente  senza  per  questo  condannare ,   eè lontano  da me  e voi tutti\e lo sapete  , attaccare  \  criminalizzare  gli omosessuali e  il movimento  LGT .In tempi come  questi   e vista la facilità  con cui si possono manomettere le parole   è  sempre meglio precisare ) viene emarginato e\o attaccato

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