Song post
Siamo donne - Sabrina Salerno & Jo Squillo
Voglio una donna - Roberto Vecchioni
Senza Una Donna - Zucchero
Noi Donne - Le canzoni più belle dedicate a "Lei" ( Autori vari )
· chi mi conosce sa che non faccio la influencer, sa che sui social vado a periodi perchè non mi vanno sempre a genio, ma sa anche che sono attaccatissima a casa, al bellissimo Friuli e che sono una grandissima amante della natura... quindi
ed a questa sua lettera
[.... ] Aver visto quelle persone lavorare sui loro grandi macchinari, inconsapevoli delle conseguenze dei loro gesti, indifferenti alla fragilita di questo ecosistema, mi ha spezzato il cuore.
Vedere numerose piante essere sminuzzate in una manciata di secondi da una gigantesca trinciatrice mi ha fatto sentire impotente, triste e mi ha fatto tremare le ginocchia. Rendermi conto che tutta quella terra abbandonata sui prati li avrebbe soffocati, mi ha tolto il respiro. Per un secondo, fissando da lontano le macchine che distruggevano tutto il panorama verde, mi sono sentita come un aborigeno che guarda la sua foresta pluviale mentre viene rasa al suolo, spazzata via.
Perché bisogna arrivare a questo? Ora diranno che inizierà il “piano di ripristino” con azioni mirate a riportare queste zone verso un “nuovo” equilibrio. Non sarà facile, non ci vorrà poco tempo (ben più di qualche anno), ma ho grande speranza che questa denuncia aiuti ad aprire il dibattito su questi temi.Certo è che, invece di sbagliare e cercare di rimediare agli errori, sarebbe meglio agire consapevolmente a tempo debito, mettendo in atto controlli preventivi e salvaguardando le ricchezze naturali di cui possiamo e vogliamo continuare a godere, rispettandole, nei loro ritmi e negli spazi”. [...] segue su www.prospettivevegetali.it/garante-del-verde-cantiere-abusivo/
è una studentessa e ha deciso di non girarsi a guardare dall'altra parte ma di proteggere il suo luogo del cuore. un grande esempio per molti giovani che non sanno agire e reagire alla distruzione dell'ambiente che avviene ogni giorno, a poco a poco, nonostante i bei discorsi che si fanno.
Ed è proprio con il suo attivismo che ha vinto dopo più di un mese la sua battaglia ha bloccato un intervento di movimentazione terra che stava deturpando quello che lei definisce il suo «luogo del cuore» al Parco del torrente Torre, nei magredi . Dopo essere riuscita a bloccare un cantiere rivelatosi irregolare sui prati stabili che costeggiano il Torre, a Primulacco, vede ora ufficialmente riconosciute le proprie ragioni: un'ordinanza del sindaco di Povoletto, Giuliano Castenetto, «in base - rileva il primo cittadino - alle prescrizioni del Servizio regionale biodiversità», ingiunge l'immediato ripristino dello stato dei luoghi, di proprietà
In tanti sono stati al suo fianco ma anche tanti si sono girati dall'altra parte. "Ma non potevo tacere", dice Elsa. "Ora bisogna vigilare affinché le opere disposte siano eseguite correttamente - aggiunge - e non mi fermerò qui"
Infatti da repubblica del 30\3\2021
Infatti da repubblica del 30\3\2021
Giampaolo Visetti
POVOLETTO
Lungo i fiumi dove i ragazzi del ‘99 hanno difeso l’Italia, un secolo
dopo Elsa
Lungo i fiumi dove i ragazzi del ‘99 hanno difeso l’Italia, un secolo
frame dal servizio di https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2021/03 |
ha vinto la sua guerra per salvare i prati che il Paese continua a violare. Non è servito il sangue, per l’ultima battaglia verde che ha unito i ragazzi del Duemila. Sono bastate leggi ogni giorno ignorate: più la forza della Rete, capace di trasformare un pezzo di argine dimenticato nella ritrovata diga civile che tutti vogliono costruire. I prati della Grande guerra, invasi da montagne di ghiaia e detriti, torneranno così a
conoscere la carezza viva dell’erba originaria, profumata dalle orchidee e abitata dagli uccelli che amano tuffarsi nell’acqua. E a rendere possibile un simile prodigio, per ordine di un sindaco e in attesa di un giudice, sarà proprio chi ha rotto l’equilibrio primitivo della natura. «Era febbraio — dice Elsa a Repubblica — e sotto le mie finestre hanno cominciato a passare ruspe e tir, carichi di materiale da discarica. Attraversavano i campi, raggiungevano il torrente, abbattevano gli alberi e tornavano vuoti. Sono i miei posti del cuore: mi sono sentita come un aborigeno che vede spazzare via la foresta in cui vive. Ho deciso di resistere e di lottare». Elsa Merlino ha 26 anni, studia Scienze naturali all’università di Udine e vive a Primulacco, frazione di Povoletto, sulle sponde del torrente Torre, affluente dell’Isonzo.
Mai, nel mondo chiuso da un virus, avrebbe immaginato di veder crescere una discarica abusiva sulla porta di casa, all’interno di un parco e dentro un biotopo. «Non sapevo — dice — come si difende un pezzo di mondo. Ho chiamato la Forestale di Attimis e Legambiente. Infine ho postato una fotografia e un appello sul blog di Prospettive Vegetali. Rilancia via social le denunce di una rete sempre più vasta di giovani che si mobilitano per la terra. La reazione, in tutto il Paese, è stata enorme: ai primi di marzo la distruzione dei prati stabili lungo il Torre si è fermata». In Friuli Venezia Giulia li chiamano magredi. Sono i prati mai coltivati che l’uomo ha lasciato alla natura, nemmeno calpestati, riservati a quella che oggi definiamo biodiversità. «È un patrimonio comune — dice Elsa — cruciale per l’equilibrio dell’ambiente. Una volta rotto, richiede secoli per tornare selvatico. Una legge regionale lo protegge dagli abusi perché erbe spontanee e animali spariscono, gli argini smettono di drenare le piene. Tutto questo per nascondere a costo zero i detriti di strade e cantieri». Fino al Piave veneto i magredi ridotti a discariche sono centinaia e le montagne dell’ultimo scandalo sono ancora qui: 46 piramidi di scorie, 460 metri cubi di materiale sparso su oltre un ettaro e mezzo di parco raso al suolo.
Elsa però ha infine vinto la sua guerra. Un’ordinanza del sindaco, Giuliano Castenetto, intima ai responsabili del disastro di «ripristinare non oltre l’1 aprile lo stato dei luoghi di proprietà demaniale». La ditta Julia srl, che assicura di aver agito in base a licenze ottenute, dovrà «ricostruire i prati stabili naturali rimuovendo delicatamente con una mini-pala tutto il materiale scaricato senza danneggiare i resti erbosi». Entro il 10 aprile dovrà anche «seminare un miscuglio idoneo alle condizioni stanziali, con semi di specie selvatiche autoctone». Per almeno i prossimi quattro anni dovrà infine «garantire le cure dei prati, sfalciando due volte e astenendosi dallo spargere ogni tipo di fertilizzante», sotto il controllo del Servizio biodiversità della Regione. «È la prima volta — dice Elsa — che in Italia le istituzioni bloccano la distruzione dei prati e impongono ai colpevoli di ricrearli subito. Ho imparato che il pianeta si difende alzando la voce sui piccoli disastri sotto i nostri occhi, non aderendo a dichiarazioni generiche che non impegnano nessuno». Con lei e con Giacomo Castana, ideatore di Prospettive Vegetali, migliaia di ragazzi. Fino a ieri, davanti a discariche abusive e a un bosco abbattuto per far posto ad altro cemento, erano soli. «Da oggi — dice Elsa — camminiamo insieme. Nelle piccole comunità indifferenza e complicità si superano con il sostegno di tanti sconosciuti uniti dagli stessi valori». Elsa ha vinto con il coraggio la sua guerra per i prati dove sono sepolti i ragazzi che un secolo fa sono morti anche per lei.