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18.7.22

come i social ti fanno morire e resuscitare

foto  simbolo 
 L’altro giorno è successa una cosa strana. Sull'acount FB di una mia compaesana  ho letto un messaggio in cui dei suoi  "amici "  (    capirete  leggendo il perchè uso le  virgolette    ( dicevano che lei aveva avuto un grave incidente e che era in terapia intensiva. Sulla sua pagina Instagram invece c’era un video di una macchina cappottata con la scritta  *****is dead” ( ***** è morta). Ho pensato che si trattasse di un hacker-cretino, ma pur sempre hacker perché, mi sono detto, una persona non può avere degli amici così stupidi che su Instragram la danno per morta, su Facebook la danno per quasi-morta. O se  li ha    sono delle merde   come  quelli che   anni  fa   mi  chiesero il cell  per  giocare  e  poi  mandavano messaggi  di  pessimo gusto ad  i miei  contatti  , ma  questa  è un altra  storia 
Non avendo    il suo numero   e   la  vedo sempre  meno  visto  che   s'è  trasferita  nella penisola    per  lavoro  mi  sono spaventato      tsnto  che stavo per  contattare  la madre  e    chiedere  informazioni  . Ma  poi   ho preferito aspettare   perchè  è meglio   che lo  sappiano da  fonti ufficiali che    dal web  .  Nel frattempo, sotto il post di FB qualcuno la incoraggiava a riprendersi, qualcuno, scettico, provava a chiedere informazioni più dettagliate circa il suo ricovero per accertarsi che il post fosse veritiero. Io mi sono comportata da spettatrice, però in effetti è stata una notizia che mi ha tenuta impigliato e  preocupato  per un paio d’ore.Fino a  quando  on  è  intervenuta la  vera  lei   a  spiegare    il tutto .  La verità ? Lei ha veramente avuto un incidente, la sua macchina si è veramente cappottata, ma non è morta né finita in terapia intensiva.  ha   solo  avuto  uno  " schiaffo    dall'aiberg  " . Qualche ragazzo o adulto, chissà, ha ben pensato di entrare nella sua macchina cappottata, rubarle il cellulare e cominciare a diffondere false notizie attraverso i social, sia in pubblico, sia privatamente a familiari e amici. Che vivessimo in un mondo malato già si sapeva prima che la macchina di **** si cappottasse, ma a me vengono i brividi  e m'incazzatura   se penso che qualcuno (maschio o femmina, grande o piccolo) abbia potuto fare una cosa del genere: rubare il cellulare a una donna,  in questo caso ,  che è dentro una macchina cappottata e utilizzare i suoi profili per diffondere falsità sul suo stato di salute, arrivando addirittura a inviare in privato foto di lei dentro la macchina cappottata dicendo che fosse morta. Saranno stati ubriachi? Drogati? Annoiati? Probabile.Ma più che ubriachi drogati annoiati io li chiamerei con il loro vero nome: dei gran pezzi di merda a cui nessuno ne   genitore  ne  prof  ha insegnato la differenza fra vita reale e virtuale, tra videogiochi e realtà. La vogliamo chiamare “una ragazzata”? No. Una ragazzata è quando passi per le vie a suonare i citofoni e te ne vai. Una ragazzata è quando metti il dentifricio in faccia a un tuo amico che dorme. Una ragazzata è una chiamata anonima simpatica. ecc Questo è un gesto criminale che ha tenuto con il fiato sospeso i familiari e gli amici stretti di ****. e, devo dire, un po’ in pensiero anche me che non sono  cosi  intimo   \  stretto  con lei. Mi son chiesto quale possa essere la punizione esemplare per questi esserini che, dopo qualche ora di divertimento a scapito di persone che stavano rischiando un infarto, hanno buttato il cellulare da qualche parte con la spocchia di chi sa che la farà franca.Non so quale sia la punizione esemplare: forse qualche giorno in terapia intensiva da spettatori? Forse degli schiaffi? Non lo so, non sono un giudice e   non  mi va   d'esserlo .So solo che più mi guardo attorno e più credo fermamente che la vera pandemia che stiamo vivendo è quella legata all’uso malato e  acritico degli smartphone, dei social, di questo calderone di finzione  \  realtà, interessi, passioni, autobiografie, minchiate e buongiornissimi caffè ,e  buonattitssime ,   gattini  ., ecc .****  come  dicevo prima  , sta bene, ha preso solo uno schiaffo dall’airbag e se l’è cavata con un grande cerotto: morta e risorta più velocemente di Gesù Cristo! Per fortuna la realtà ci ha regalato una bella notizia quando ancora gli schermi mentivano.


30.12.17

Il perdono al suo investitore, la nuova vita di Nicole Il terribile incidente, il coma, cinque mesi d’immobilità, tre di riabilitazione.



  da  http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2017/12/28/

MONTEBELLUNA. Una serata di festa, all’improvviso il buio avvolge tutto: un terribile schianto nell’auto guidata dall’amico, due giorni di coma, cinque mesi immobile nel letto dell’ospedale, tre di riabilitazione. «Ma poi la vita riprende più bella che mai, forse anche perché hai sfiorato la morte e hai scoperto gentilezza, amicizia, amore, empatia, forza in te stessa, una grande voglia di farcela e non ultimo il perdono»

. È l’inno alla vita di Nicole Smith, 27 anni, nata a Londra e ora residente a Montebelluna.La notte del 22 agosto 2016 è rimasta coinvolta in un terribile incidente. L’auto guidata dall’amico Edward Koroni, 25 anni, albanese con residenza a Gazzo Padovano, esce di strada in via Aldo Moro a Vicenza. Nicole, seduta dietro di lui, viene sbalzata fuori dall’abitacolo in fin di vita. «Di quell’incidente non ricordo nulla», dice oggi. Due giorni di coma, poi il risveglio nella sala della rianimazione. «Attorno a me medico, infermieri, tubicini e monitor», rivive l’inizio della sua sfida. Davanti a lei una lunghissima convalescenza.
«Due le strade», aggiunge Nicole, che studia Scienze della Comunicazione all’università La Sapienza di Roma, «abbattersi e alimentare la rabbia nei confronti di chi ha causato tutto questo. Oppure decidere che sì, la prova è grande ma la vita è una bellezza». Così Nicole riparte con «un’innata energia». Carta e penna e condivide con il suo diario emozioni, paure, successi, insuccessi e persino la ferma volontà di perdonare chi l’ha obbligata a «140 giorni di immobilità nel letto dell’ospedale con il bacino fratturato». «Non sono stati mesi facili», confessa, «ma anche nel tunnel più nero ho capito che si può sempre scorgere la luce. E quella luce prende il nome di gentilezza, amicizia, voglia di vivere, ... e perdono. Sì, perché ho rivisto e perdonato anche Edward, il ragazzo che guidava: è inutile alimentare la rabbia, allora non aiutava alla mia salute. Forse per me il perdono è stato più facile perché mi sono ripresa completamente e relativamente presto. O forse proprio questo atteggiamento ha accelerato i tempi di guarigione. Se sono ancora qui è stato per un miracolo operato da quella forza spirituale che ci guida».Con Edward si sono rivisti non appena è stata in grado di alzarsi in piedi. «Ed è stato un lungo abbraccio riempito da suo continuare a chiedermi scusa. Questa esperienza ha cambiato anche lui: ora è più attento a chi lo circonda». Quella notte si era messo alla guida con in corpo un mix di droga e alcool, «ora è più consapevole». Lo scorso giugno, in un parco di Montebelluna, Nicole ha riunito tutti gli amici per una grande festa che ha chiamato “Inno alla vita”. A tutti oggi ripete: «Dopo averlo vissuto sulla mia pelle, vi dico che rabbia porto solo rabbia, un inutile spreco di energie».

6.2.17

DA GIOVANI con © Daniela Tuscano

  in sottofondo  ( lo so che  sarò retorico  e  ripetitivo   ma  non me  ne  vengono in mente  altre )  Canzone  per  un amica 


Siamo stati tutti così: inesausti, eccessivi, ladri. Sì, ladri, perché da giovani il tempo si ruba. Il furto implica il rischio e, quando hai pochi anni e gli ormoni a palla, il pericolo è sesso. E quale tempo più rubato delle notti interminabili, del divertimento solo tuo, del vuoto? Un vuoto di mondo, da gustare e riempire.
L'immagine può contenere: 3 persone, selfie e primo piano
I ragazzi di Guidonia non avevano volti particolarmente pensosi. Erano bellocci e comuni, forse distratti. E proprio per questo è facile identificarsi in loro. Le domande? Se le ponevano, ma inespresse. Un giovane è sempre il primo, non ha storia. Solo una vitalità animale, quindi incolpevole, anche quando avrebbe dovuto pensarci, e poteva, doveva farlo. Anche quando il felino inganno di velocità, risa, abbracci, luci e lamiere lo annienta. Anche quando non si sofferma sui prati, al canto degli uccelli, al paradiso quotidiano. Paradiso? Un inferno, semmai. Inganno, fregatura, sacrilegio nei confronti della sua regale, famelica divinità. Ma, attenzione, non lasciamoci ingannare: pur se azzarda come non ci fosse un domani, al futuro pensa eccome. È proprio perché ne ha fame che corre, vola, nell'illusione di afferrarlo. E a nulla servono i consigli, le raccomandazioni. Figurarsi le minacce.
Non ditegli che ripete. Lo umiliate. Del resto, v'ignorerebbe. Lui è sempre l'unico, e va. Poi sbaglia e delle volte quel tempo rubato lo brucia definitivamente. Nemmeno cinque minuti, poi, per imparare, crearsi una storia, abbandonare l'innocenza conquistando una umanità forse completa, ma scettica e disincantata.
Da giovani si è, e basta. Giunge poi, dietro l'angolo, una curva imprevista, un taglio netto, e l'illusione finisce.
                              © Daniela Tuscano

28.3.16

morire per troppo amore degli animali Insegue il cane in tangenziale: uccisa. Lo strazio di parenti e amici M investita mentre cercava di recuperare l’animale sfuggito, che avrebbe regalato oggi alla figlia

l'unica  risposta  che mi  do  a questa  mia elucubrazione    : fanatismo o amore ? incoscienza . Infatti  essa  è   una  storia  d'amore  e d'incoscienza   e di troppo amore    verso gli aninmali . Le  foto  dell'evento ,che trovate  sotto ,sono troppo   sckoccanti ed  non aggiungono niente  se  non morbosità  inutile  . Quindi  preferisco non riportarli  (   chi  interessa le  trova qui )



da  http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/ del 27.3.2016
IMODENA.
 Il cagnolino scappa nel giardino dietro alla monumentale Villa Laura di via Barchetta e, risalite le frasche di un canale, si infila nella tangenziale che scorre proprio di fianco. soccorritori tentano un’iniezione di adrenalina sul posto ma poi decidono di portarla immediatamente al pronto soccorso di Baggiovara, più attrezzato. In ospedale Manuela è rimasta un’ora tra le cure disperate dei medici che le hanno praticato il massaggio cardiaco. Finché, alle 15.30, hanno dovuto constatare il decesso, certificato un’ora dopo. Manuela era morta in conseguenza di numerosi traumi, in particolare uno gravissimo alla testa.
Sul posto sono accordi subito parenti e amici, all'ospedale regnava la disperazione tra l'incredulità generale: "non può essere successo", si ripetevano. Ai genitori è toccato il riconoscimento.
Manuela lascia una figlia piccola con la quale abitava in via Verne, una strada di edifici nuovi non lontana dal giardino in cui ha fatto l’ultima passeggiata con l’amica e il nuovo amico a quattro zampe.
Il magistrato di turno, il pm Lucia De Santis, ha ordinato in serata il trasferimento della salma: le onoranze Gianni Gibellini hanno trasportato il corpo all’istituto di Medicina Legale dove resterà a disposizione per eventuali accertamenti autoptici.
Stando alle prime ricostruzioni della polizia stradale di Modena, intervenuta subito dopo l’incidente, la tragedia si è consumata verso le 14.20 di ieri in una giornata, la vigilia di Pasqua, che per Manuela doveva essere tutta di festa: la giovane infatti in mattinata si era recata al canile municipale per prendere un carico un randagio. Lo avrebbe regalato a sua figlia. Una vera sorpresa di Pasqua.
Nel primo pomeriggio, assieme all’amica, è andata a far sgambare il cane nel giardino dietro l’ingresso di Villa Laura, a fargli fare i primi giochi, le prime corse del cane nella sua nuova zona, lungo i campi. Ma il cane si è avventurato troppo tanto da finire con un balzo in tangenziale tra le auto che gli arrivavano incontro.

Celeste, la cagnolina scappata alla...
Celeste, la cagnolina scappata alla sua padrona in tangenziale è stata ritrovata
Manuela lo ha visto risalire in fretta le frasche del canalone separatorio dalla tangenziale e poi più niente. Temendo per la sua incolumità, lo ha inseguito insieme con l’amica. Quando ha scavalcato il guard rail, è arrivata una Megane, guidata da un 31enne modenese, che ha travolto Manuela sbalzandola di alcuni metri e lasciandola a terra tramortita. Anche se è riuscita a trovare le forze per dare tempestivamente l’allarme, l’amica è tuttora in stato di choc, così come il guidatore dell’auto.
Manuela, impiegata nel settore controllo qualità in una ditta in via De Nicola ai Torrazzi, lascia una bambina piccola. Sul luogo dell’incidente, per i rilievi previsti dalla legge, ha proceduto la polizia stradale di Modena.
Il cagnolino, una femmina di nome Celeste, è poi stato ritrovato. Subito è arrivato anche il cordoglio del Canile Intercomunale dove Manuela aveva adottato il cane poco prima.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...