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10.11.25
il bar sta perdendo a socialità che aveva un tempo ? Nasce a Torino il bar del caffè a tempo: massimo 15 minuti per consumarlo poi si deve lasciare il tavolo…

A Torino un noto bar-pasticceria nel corso Duca degli Abruzzi, area Politecnico, da qualche giorno ha esposto un cartello attraverso il quale si dettano i tempi delle consumazioni per i clienti.Quindici minuti per un caffè, venti per la colazione, quarantacinque per il pranzo e massimo un’ora per l’aperitivo. Trascorso il tempo, occorre lasciare il tavolo libero per i successivi clienti.La scelta del bar “a tempo” è del titolare, stufo di vedere clienti che stavano ore consumando niente o usavano il locale come luogo di lavoro.La notizia ha fatto molto discutere: tanti hanno dato ragione al proprietario, altri hanno scritto che almeno quando vanno al bar vogliono rilassarsi e non essere costretti a consumare di fretta.Il cartello è stato esposto anche negli altri due locali dello stesso titolare.Chissà cosa accadrebbe se lo stesso cartello fosse messo in qualche bar in Sardegna, dove notoriamente i tempi sono “lenti”..
14.9.25
Zuckerberg ( avvocato ) fa causa a Zuckerberg ( Meta ) perchè viene bloccato dagli algoritmi di META
da il Fatto quotidiao del 14\9\2025
Ha speso circa 11 mila dollari di inserzioni sulle piattaforme di Meta, a partire da Facebook, ma puntualmente la sua pagina è stata buttata giù perché accusata di contenuti fraudolenti. Negli ultimi otto anni è successo almeno cinque volte. La colpa? Chiamarsi Mark Zuckerberg, come il fondatore di Meta. È la lunga storia (perché iniziata nel 2017) di un avvocato dell’indiana specializzato in bancarotta che, come raccontato dal New York Times, ancora oggi non riesce a trovare soluzione nonostante nel corso di un programma televisivo Meta abbia assicurato di essere consapevole del problema di omonimia nel mondo e di star cercando di risolvere la questione quanto prima. I sistemi di rilevazione automa delle piattaforme, infatti, sono abituati a ‘buttare giù’ quasi in automatico i contenuti problematici e poi eventualmente a ripristinarli qualora si vincano i ricors
Ha speso circa 11 mila dollari di inserzioni sulle piattaforme di Meta, a partire da Facebook, ma puntualmente la sua pagina è stata buttata giù perché accusata di contenuti fraudolenti. Negli ultimi otto anni è successo almeno cinque volte. La colpa? Chiamarsi Mark Zuckerberg, come il fondatore di Meta. È la lunga storia (perché iniziata nel 2017) di un avvocato dell’indiana specializzato in bancarotta che, come raccontato dal New York Times, ancora oggi non riesce a trovare soluzione nonostante nel corso di un programma televisivo Meta abbia assicurato di essere consapevole del problema di omonimia nel mondo e di star cercando di risolvere la questione quanto prima. I sistemi di rilevazione automa delle piattaforme, infatti, sono abituati a ‘buttare giù’ quasi in automatico i contenuti problematici e poi eventualmente a ripristinarli qualora si vincano i ricorsi. Il nome di Zuckerberg, come è anche ovvio, deve essere collegato ad accorgimenti particolarmente stringenti. Il problema, pare, è che i soldi delle inserzioni vengono spesso utilizzati anche nel momento in cui le pagine sono sospese. Lo stesso avvocato ha reagito molto “sportivamente”: dice che non augura alcun male a Mark Zuckerberg (quello miliardario, non lui, ed è anche generoso: “Se dovesse attraversare un periodo finanziariamente difficile e dovesse trovarsi in Indiana, sarò lieto di occuparmi del suo caso in onore del nostro eponimo” ha aggiunto. I suoi problemi, ovviamente, vanno oltre internet. Ha raccontato di non poter utilizzare il suo nome quando prenota i ristoranti o per affari “perché la gente pensa che io stia facendo uno scherzo e riattacca il telefono”. Non è certo l’unico caso di problemi di omonimia sui social network. Un’artista qualche anno fa ha visto il suo account Instagram bloccato con la motivazione che stava fingendo di impersonare qualcun altro. In particolare, il suo account, creato molti anni prima, fu rimosso per impersonificazione ma poi ristabilito dopo due giorni: si chiamava @metaverse, come il progetto lanciato da Meta. Oppure accadeva che utenti con cognomi “non convenzionali” come quelli dei discendenti dei nativi americani non superassero l’iter della verifica del nome. Anche in questo caso sono stati necessari aggiornamenti.
12.9.25
Vicini di casa da 40 anni, ma si conoscono e si innamorano in chat .Dalla chat di un sito di compravendita è sbocciato un grande amore, chi l’avrebbe mai detto?
Chattando scoprono di avere molti interessi in comune. Il tempo passa come il rapporto tra i due; quando, un giorno, scoprono di essere sempre stati vicini di casa ( da ben 40 anni), che quando erano bambini andavano nello stesso parco dopo la scuola e da adulti frequentavano gli stessi pub. Come se non bastasse, anche i loro figli hanno condiviso le scuole nel corso degli anni. “Ci siamo incrociati un’infinità di volte da quando eravamo molto giovani. È come se non fosse destinato a succedere fino ad ora", hanno raccontato .Ecco , sempre secondo la stessa fonte, che Ci sono storie d'amore che nascono improvvisamente, a colpi di fulmine, e poi ci sono coppie che impiegano anni prima di capire di essere fatti l'uno per l'altra.
La vicenda di Chris Place e Michelle Tooby rientra in quest'ultima categoria, ma con una curiosa variante: i due sono stati vicini di casa per 40 anni prima di innamorarsi in chat.
Nessuno dei due cercava l’amore, la chat su cui si sono conosciuti non è quella di un sito d’incontri, bensì, un sito di compravendita online.
Chris e Michelle vivono entrambi a Nottinghamshire, uno accanto all'altro, ma non avevano mai pensato di guardarsi come potenziali partner amorosi.
L'uomo, però, si è imbattuto casualmente nella foto di Michelle su un social network dedicato alla compravendita tra vicini di casa, rimanendo colpito da lei.
Così, ha deciso di inviarle un messaggio di saluto, al quale ha fatto seguito la risposta della donna. Da lì, la coppia ha iniziato a chattare assiduamente, fino a quando hanno deciso di incontrarsi di persona, scoprendo di avere molte passioni in comune, tra cui il giardinaggio.
Chris e Michelle stanno pianificando il loro futuro insieme, ma l'uomo non ha ancora fatto la proposta di matrimonio.
Nel frattempo, la coppia si gode ogni momento della loro nuova storia d'amore, alternandosi tra le rispettive case, che distano solo 10 minuti a piedi l'una dall'altra.
La vicenda è veramente straordinaria e dimostra che l'amore può nascere in ogni momento della vita, anche quando meno ce lo aspettiamo. "Ci siamo incrociati continuamente fin da quando eravamo molto giovani. È come se il nostro amore non fosse stato destinato a nascere fino ad ora. Era l'ultima cosa che mi aspettavo” ha detto Chris. "C'è qualcosa nel suo aspetto che mi cattura davvero" ha spiegato,"è una persona molto gentile. Appena abbiamo iniziato a chiacchierare siamo andati d'accordo: c'era qualcosa di straordinariamente speciale tra noi. Ci sentiamo così a nostro agio insieme e le cose migliorano sempre di più." E così, abbiamo la conferma che “l’amore arriva quando meno te lo aspetti”.
Tutto bene quel finisce bene 8.7.25
Compra un dipinto per 600 euro, poi scopre che è il capolavoro perduto di William Turner: venduto all'asta a oltre 2 milioni
a volte succede che le cose considerate cose di pocco conto o croste cioèa quadri vecchi, anneriti e squamosi, privi di valore artistico, o anche, più genericamete qualsiasi quadro senza pregio posso essere invece dei capolavori : poco conosciuti , ignoti , ipotetici d'artisti importanti come il capolavoro perduto di William Turner .
Compra un dipinto per 600 euro, poi scopre che è il capolavoro perduto di William Turner: venduto all'asta a oltre 2 milioni
Un capolavoro riscoperto di William Turner (1775-1851), uno dei più grandi pittori del Romanticismo inglese, ha raggiunto la cifra di 1,9 milioni di sterline (circa 2,166 milioni di euro) all'asta di Sotheby's a Londra. Il dipinto ha visto una concorrenza accanita tra quattro offerenti, prima che un collezionista privato del Regno Unito si aggiudicasse «The Rising Squall, Hot Wells, from St Vincent's Rock, Bristol» per oltre sei volte la sua stima massima di 300.000 sterline.
L'acquisto per "due soldi"
Uno dei primi dipinti a olio di Turner, e il primo mai esposto pubblicamente, è stato recentemente riscoperto dopo 150 anni. L'opera era stata venduta all'asta l'anno scorso per sole 400 sterline (circa 600 euro), a causa di un'errata attribuzione a un pittore sconosciuto. Il nuovo proprietario ha sicuramente vissuto la sorpresa della vita quando ha fatto pulire il dipinto, rivelando di nuovo la firma di Turner.
Il dipinto perduto
«The Rising Squall, Hot Wells, from St Vincent's Rock, Bristol» fu dipinto nel 1792, quando il celebre pittore romantico aveva 17 anni ed era ancora studente alla Royal Academy of Art di Londra. Il suo primo acquerello era stato esposto alla mostra estiva della Royal Academy nel 1790, quando Turner aveva appena 15 anni. The Rising Squall segnò una nuova pietra miliare: fu il primo dipinto a olio di Turner a essere esposto pubblicamente nello stesso prestigioso luogo, nella primavera del 1793, pochi giorni prima del suo 18º compleanno.
La vendita all'asta
«Cambia molto di ciò che sappiamo, o pensavamo di sapere, sul primo lavoro di Turner e sul modo in cui la sua tecnica e il suo stile si sono evoluti», ha detto Julian Gascoigne, specialista di Sotheby's, al quotidiano «The Guardian». «Sta cercando di capire il mezzo, ma porta tutta l'esperienza che aveva già come pittore di acquerelli nell’applicazione dell'olio». Al momento dell'asta alla casa Dreweatts di Londra l'anno scorso, il dipinto era caduto nell'oblio ed era stato erroneamente attribuito a un «seguace di Julius Caesar Ibbetson», pittore britannico del XVIII secolo, con una stima di 600-800 sterline, ma venduto per soli 400 sterline. Dopo la scoperta della firma di Turner sulla tela, il dipinto è stato analizzato dai massimi studiosi che hanno confermato la nuova attribuzione.
Il record d'asta per un dipinto di Turner è stato stabilito a Sotheby's Londra nel 2014, quando «Rome, from Mount Aventine» (1835) fu venduto per 30,3 milioni di sterline. Tra i soggetti interessati all'acquisto all'asta Sotheby's c’era il Bristol Museum and Art Gallery, che ha raccolto oltre 100.000 sterline da circa 1.450 donatori per acquisire l'opera, in una campagna di raccolta fondi durata cinque giorni che è stata definita «un risultato fenomenale». Purtroppo l'istituzione non è riuscita ad aggiudicarsi il lotto. I fondi raccolti saranno restituiti ai donatori.
23.6.25
si può fare carrierea sportiva senza giocare stando solo in panchina ? sembra di si a leggere la storia di Carlos Henrique Raposo, calciatore che non giocò mai: una storia incredibile di astuzia e finzioni“Kaiser” Raposo,

Carlos Henrique Raposo, il calciatore brasiliano
soprannominato Kaiser che non giocò mai una partita
L’antieroe che ha sfidato e abbattuto ogni barriera logica, quasi vent’anni di carriera da calciatore professionista e neanche un minuto giocato. Carlos Henrique Raposo, noto Kaiser, è riuscito a inventarsi una storia ai confini della realtà: mai una partita ufficiale ma contratti sempre in tasca con le squadre più prestigiose del campionato brasiliano, come Botafogo, Flamengo, Fluminense, Vasco De Gama. Si è spinto anche in Argentina (Independiente) e in Messico (America). Nel suo curriculum esiste persino una stagione europea, in Corsica, con il cartellino del Gazelec Ajaccio.
Mai in campo
L’incredibile filo conduttore è sempre stato lo stesso: dal 1979 al 2001 Raposo non è mai sceso in campo. Neanche un minuto, neanche una presenza, figuriamoci i gol. La sua storia è lo straordinario intreccio di astuzia, fortuna e faccia tosta che ha generato l’unica carriera fantasma nella storia del calcio. Su Wikipedia uno zero diffuso (tra le presenze nelle varie squadre in cui ha militato) certifica la totale assenza di Raposo dai campi di gioco. Nel 2018 è uscito anche un docufilm biografico “Kaiser: the greatest footballer never to play football”, ribattezzato in italiano in un più aspro “Il più grande truffatore della storia del calcio”.
Una storia di finzioni
Classe 1963, brasiliano di Porto Alegre, una vaga somiglianza con Renato “Gaucho” Portaluppi, stella brasiliana degli anni Ottanta (nonché meteora del calcio italiano), Raposo era per tutti il Kaiser. «Avevo uno stile paragonabile a quello del campione tedesco Beckenbauer», diceva lui. «Il soprannome è legato alla birra Kaiser di cui andava matto», ribattevano i suoi amici più stretti. Sapeva a malapena fare qualche palleggio ma le sue doti erano ben altre: la parlantina sciolta, un carisma innato e la capacità unica di tessere relazioni. La sua carriera si può considerare un capolavoro di inganni e finzioni. Come è stato possibile? All'epoca non esisteva la presa diretta e costante sul mondo del calcio. Poche immagini, una dimensione sfumata, il sistema mediatico meno oppressivo, anche le visite mediche non erano troppo stringenti. Il Kaiser è riuscito sfruttare questi scenari, intrecciando una fitta rete di amicizie con procuratori e calciatori veri.
La carriera in crescendo
Raposo si è aperto le prime porte grazie a una breve parentesi nel calcio giovanile. Poi è stato tutto un lavoro di relazioni e conoscenze, accompagnate da una simpatia spontanea che gli consentivano di farsi accettare in tutti i gruppi. Raposo entrava nelle squadre e si metteva subito da parte con una nonchalance insuperabile. Inventava infortuni che gli assicuravano periodi di riposo prolungati. Insomma, non scendeva mai in campo: eppure, stagione dopo stagione, trovava sempre un nuovo contratto e qualcuno disposto a investire su di lui. La forza del Kaiser era legata alla capacità di coinvolgere sempre più persone nel suo progetto. Compagni di squadra, staff sanitari, procuratori, giornalisti, tifosi: c’era una sorta di accordo non scritto, Raposo doveva sempre trovare una squadra.
La parentesi in Corsica
Quando arrivò in Corsica, nel 1986, le sue certezze per qualche istante vacillarono. Ad Ajaccio ci fu una presentazione da star del «campione» arrivato dal Brasile: «Mi catapultarono in uno stadio pieno di tifosi, come se si dovesse disputare una partita», raccontò poi. «Credevo di dover fare giusto un giro di campo e salutare, ma era pieno di palloni. Tutti si aspettavano qualche palleggio, giocate con i compagni». Dalla paura alla solita intuizione il passo fu brevissimo: «Raccolsi tutti i palloni e li lanciai verso i tifosi, la folla era in estasi. Non c’erano più una sola palla in campo, non correvo più rischi». All’inizio del campionato arrivò la consueta sentenza: infortunio muscolare, zero presenze anche con la squadra di Ajaccio. Seguì qualche polemica sull'oggetto misterioso ripartito dall’Europa senza mai scendere in campo, ma nulla di più. Raposo se ne tornò tranquillamente in Brasile per accasarsi nella Fluminense prima e al Vasco de Gama poi.
Amico di Romario e Bebeto
Aveva stretto amicizie importanti con i campioni dell’epoca: come Romario e Bebeto (campioni del mondo nel ‘94 dopo la finale vinta ai rigori contro l’Italia di Baggio), e poi “O animal” Edmundo. fino al suo quasi sosia Renato Gaucho. Tutti lo coccolavano e proteggevano il suo segreto. Il Kaiser si era guadagnato i gradi di talismano, portafortuna, uno che doveva esserci per forza. E le poche volte in cui qualche allenatore provava a mandarlo in campo, lui con la solita noncuranza simulava stiramenti improvvisi, malesseri vari, guadagnandosi un'altra visita medica e l’immancabile nuovo periodo lontano dal campo. «Io volevo essere un calciatore per vivere come un calciatore, non per giocare a calcio», raccontò poi con una flemma che dimostrava una volta di più quanto avesse le idee chiare. Sognava «fama, soldi, donne, viaggi» come «i veri campioni del pallone». Ci riuscì, come seppe uscire di scena senza troppi clamori. Non ci fu mai uno scandalo: Raposo negli ultimi anni giocò – si fa per dire – anche nei Patriots di El Paso, in Texas, prima di tornare a casa (nel Bangu) e per poi passare all’America di Città del Messico. Concluse la sua incredibile carriera a quasi 38 anni con la maglia brasiliana del Guarany de Camaquã. Ovviamente senza scendere in campo un solo minuto.
9.6.25
incredibile ma vero . Uccide la moglie e si spara, i parenti scelgono un unico funerale. Il parroco: «Nonostante il dolore celebriamo l’amore» .
Lo ha annunciato il parroco, don Primo Moioli: «Ringrazio le famiglie - ha detto don Primo - che con
questa scelta hanno dato il più grande segno di fede. Quel funerale è amore: nonostante le fatiche e il dolore che abbiamo nel cuore, celebreremo l'amore. Che Dio gliene renda merito». È una comunità smarrita e attonita quella di Cene, ma, come è stato più volte ricordato nella Messa pregando in particolare per i due figli, «questo è il tempo del silenzio e della preghiera». E il parroco ha chiesto «allo Spirito Santo, nella solennità della Pentecoste, di illuminare e scaldare con il suo soffio queste ore tragiche».
Il delitto giovedì scorso nel tardo pomeriggio a Cene, comune di poco più di 4 mila abitanti della valle Seriana, in provincia di Bergamo. A trovare i corpi di Elena Belloli e Rubens Bertocchi, di 51 e 55 anni, sono stati i vigili del fuoco, allertati dal figlio ventenne della coppia che non riusciva ad entrare in casa. Impiegata lei, guardia giurata lui, la coppia viveva coi due figli in un appartamento di un edificio a tre piani. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Clusone e del Nucleo investigativo di Bergamo, a cui sono state delegate le indagini coordinate dal sostituto procuratore Giampiero Golluccio. I militari hanno perquisito l'abitazione, messa sotto sequestro, alla ricerca di eventuali scritti che possano spiegare la tragedia, per ora senza un apparente motivo. Bertocchi, poco prima di togliersi la vita e dopo aver sparato alla moglie sei colpi, di cui due l’hanno raggiunta al petto, ha inviato un messaggio al cellulare di un amico comune della coppia, il cui senso era: «L'ho uccisa e ora mi sparo». Nel messaggio l'uomo avrebbe fatto riferimenti alla scoperta di un rapporto extraconiugale della moglie, anche se al momento gli inquirenti non avrebbero trovato conferma a questo aspetto e non è escluso che si sia trattato di una convinzione sbagliata del marito.
L'uomo, ex commerciante di generi alimentari e che ora lavorava come portinaio di un palazzo a Bergamo, aveva regolarmente detenuta la pistola calibro 22 per uso sportivo.
28.3.25
Giampolo Goattin. Si schiantò col jet sul monte per evitare la zona abitata: top gun «eroe» rinviato a giudizio
«L’aereo aveva smesso di obbedire ai comandi dopo aver compiuto una manovra circolare di “looping”. A quel punto ho puntato la montagna per evitare una strage. Ho diretto l’aereo verso una zona disabitata e ci siamo lanciati col paracadute». Raccontava così, all’allora pubblico ministero lecchese Andrea Figoni, Giampolo Goattin. Raccontava quello che per un pilota è un dogma, vale a dire cercare di salvare il velivolo ma, come in questo caso, soprattutto non mettere a rischio vite umane. Era il 2022.
E quelle parole si riferivano a quanto accaduto il 16 marzo di quell’anno, quando un jet Aermacchi
M346 si schiantò sul monte Legnone, in provincia di Lecco.Erano in due, su quell’aereo. Giampaolo Goattin, all’epoca 53 anni, veronese trapiantato a Torino, ex terzino nelle giovanili del Chievo, ma soprattutto un passato da top gun, tra i migliori nella storia dell’aeronautica militare italiana
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| schianto in questione ( dalla stessa fonte di quella precedente |
L’azienda, che ha ribadito che continuerà a garantire la massima collaborazione all’indagine ha sottolineato che «il sistema procedurale di Leonardo garantisce l’attuazione di stringenti processi di controllo, in linea con le normative». Goattin era diventato collaudatore alla Aermacchi-Leonardo nel 2007, l’anno in cui aveva lasciato quell’aeronautica militare nella quale si era arruolato nel 1986, raggiungendo picchi mai sfiorati da altri piloti italiani. Era il 2002 quando gli americani a lui - che pilotava gli F 16 nella Luke Air Force Base a Phoenix, in Arizona - conferirono l’onorificenza di «Flight commander of the year», comandante di volo dell’anno, riferito al 2001. Riconoscimento mai avuto prima da un pilota non americano che si è andato ad aggiungere a quello di «Top Gun» per il tiro «aria suolo» . Poi il ritorno in Italia, l’assegnazione alla base di Amendola in Puglia e la decisione di lasciare l’aeronautica militare per dedicarsi al lavoro di collaudatore.Quel giorno, il 16 marzo 2002, il jet con Goattin e Ashley era decollato dalla base di Venegono, in provincia di Varese, per un collaudo in uno spazio militare riservato. Goattin doveva addestrare all’uso dell’M 346 Ashley, che a sua volta avrebbe dovuto formare dei piloti del Turkmenistan, Paese a cui sarebbero stati venduti 6 di quei jet. Quel 16 marzo, quando venne avviata la procedura di espulsione, Ashley e Goattin furono eiettati dal jet, come testimoniato dal video girato da un escursionista. I paracaduti di entrambi si aprirono, ma Ashley - che nell’aereo era seduto davanti - sotto di sé trovò una parete rocciosa su cui si schiantò, mentre Goattin si agganciò a uno spuntone della montagna, salvandosi. Subito dopo l’incidente continuava a chiedere come stava il collega inglese. Per lui un trauma cranico non grave un taglio al sopracciglio. Per la procura di Lecco gli indagati, sempre a vario titolo, «avrebbero dovuto evitare il disastro, in quanto l’aereo non era ancora pronto per essere messo nelle mani di Ashley». Dopo quello che è stato nominato come il «disastro aereo del Legnone», Goattin fu definito da molti un «eroe», per quella decisione di evitare la zona abitata. Invece, per lui, il rinvio a giudizio.
25.3.25
Assemini. «Il mio bar è un viaggio nel tempo» In mostra oggetti che raccontano com’è cambiata la comunicazionee la tecnologia .,
Macchine da scrivere, vecchie radio analogiche, dischi e giradischi, telefoni a disco e telefonini anni Novanta-primi Duemila, macchine fotografiche a rullino e calcolatrici elettroniche: ad Assemini c’è una porta oltrepassata la quale si fa un salto indietro nel tempo. È l’uscio della pasticceria-caffetteria di via Sardegna. Il cliente non abituale entra ignaro, con il desiderio di assaporare un buon croissant e sorseggiare un cappuccino caldo. Non si aspetta certo di trovarsi di fronte una sorta di macchina del tempo, come nel film “Ritorno al futuro”. Ad aver creato questo artificio è stato il titolare del bar, il 49enne Emanuele Cani, nostalgico collezionista retrò di centinaia di oggetti, tutti rigorosamente funzionanti, legati alla comunicazione.
12.1.25
Muore e lascia 10milioni di euro in eredità a un piccolo comune che si chiama come lui
Non c’era mai stato e a malapena sapeva dove si trovasse, tuttavia ha deciso di devolvere la sua corposa eredità – circa dieci milioni di euro – a quella cittadina normanna di appena 1.700 abitanti, perché portava il suo stesso nome. È la bizzarra storia di Roger Thiberville, meteorologo parigino discendente di una famiglia di proprietari terrieri, che non avendo figli né nipoti ha deciso di destinare l’intera sua fortuna a Thiberville,
6.1.25
Notizie bizzarre : tigre dello zoo che allatta dei maiali , Avventure bestiali, regali frondosi, passeggeri molesti, computer pettegoli, mestieri miracolosi, bevitori incolpevoli e pistoleri incauti
Una madre tigre ha perso i suoi cuccioli a causa del travaglio prematuro. È diventata depressa e la sua salute è diminuita. Gli zoologi avvolgevano i maialini in un panno di tigre e li presentavano alla madre tigre.
23.12.24
Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google
Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo
L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, docente di Economia alla Sapienza sospeso dalla sua cattedra per aver ottenuto una laurea in Fisica senza aver dato nemmeno un esame. Come ha fatto? Grazia a un incredibile caso di omonimia. La vicenda inizia nel 2018 e ha radici in un errore informatico compiuto durante la migrazione di dati accademici: due carriere universitarie, appartenenti – caso più unico che raro – a persone con lo stesso nome e data di nascita, si sono sovrapposte. Sergio Barile ha fatto il vago: nel 2019 ha sfruttato la carriera del suo omonimo, ha pagato tasse arretrate per oltre 7mila euro e si è presentato bello bello a discutere la tesi di laurea in Fisica, pur non avendo mai sostenuto un esame in quella disciplina. L’irregolarità è stata scoperta da una funzionaria della segreteria al momento di registrazione della laurea , Barile è stato sospeso per sei mesi, con perdita di anzianità e interdizione dagli incarichi istituzionali. Ha fatto ricorso e ha perso, mentre il caso prosegue in sede penale.
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Perde la memoria dopo una truffa, lo ritrovano sotto choc al Circo Massimo: “Ricordo solo che tifo per la Roma”
Fratello romanista, io ti credo. Repubblica Roma racconta l’incredibile storia di Luciano D’adamo: “Non ricordava più nulla, nemmeno il suo nome. Ma la fede, quella sì, impossibile da dimenticare: ‘So da’ Roma’. Il 73enne smemorato che è stato soccorso dagli agenti di polizia al Circo Massimo era uscito dalla sua casa di Primavalle venerdì lasciando un biglietto: ‘Mi tolgo di torno, non servo più a niente’. Lo aveva scritto dopo un aver subito una truffa. Aveva risposto a un sms pensando fosse la sua banca. Invece si era ritrovato con il conto svuotato dei risparmi di una vita: 18mila euro”. Lo shock l’aveva spinto a uscire di casa e camminare senza meta, dimenticando pure il proprio nome. I familiari lo hanno cercato ovunque, coinvolgendo anche Chi l’ha visto?. È stato infine soccorso dagli agenti di polizia locale, che lo hanno trovato infreddolito. Alla domanda su quale squadra tifasse, ha risposto senza dubbi e con giustificato entusiasmo. Poi purtroppo si è ricordato dei risultati.
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La tigre Boris percorre 200 chilometri attraverso i ghiacci russi per ricongiungersi alla compagna Svetlaya
Boris e Svetlaya, due tigri Amur orfane, hanno scritto una smielatissima storia d’amore felino, perfetta per la programmazione natalizia. Salvati da piccoli dopo aver perso le madri per mano dei bracconieri, i due gattoni siberiani sono stati riabilitati in un centro specializzato dove hanno imparato a cacciare e sopravvivere senza contatti con gli umani. Crescendo insieme, sembrerebbe che si siano innamorati. Oggi, liberati a oltre 100 miglia di distanza l’uno dall’altra, hanno trovato il modo di ricongiungersi: Boris ha percorso circa 200 chilometri tra foreste, fiumi ghiacciati e lunghissime valli desolate raggiungere la sua amata. Non è stato un viaggio a vuoto: le due tigri, ricongiunte, hanno già dato vita a una cucciolata, nascosta in una tana tra gli alberi. Per le tigri Amur non è solo un romanzo rosa, ma una speranza di rinascita: si tratta di una specie in grave pericolo d’estinzione, con appena 485-750 esemplari rimasti in natura.
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New York Aveva donato il suo rene alla mamma, oggi si salva grazie al trapianto di un maiale geneticamente modificato
La vita è beffarda e incredibile: aveva donato un rene alla mamma trent’anni fa, oggi le salvano la vita con un rene di maiale. L’avveniristica operazione è stata realizzata con successo il 25 novembre presso il NYU Langone di New York: l’organo del suino geneticamente modificato è stato trapiantato a Towana Looney, 53 anni, in lista d’attesa dal 2017. È il terzo xenotrapianto realizzato negli Stati Uniti, destinato a pazienti non idonei a ricevere organi umani. I primi due sono falliti. Looney aveva donato un rene alla madre negli anni ’90, ma le complicazioni di una gravidanza avevano compromesso il suo rene residuo. Grazie al trapianto, Looney non ha più bisogno di dialisi ed è stata dimessa il 6 dicembre, dotata di dispositivi per il monitoraggio costante dei parametri vitali e sottoposta a controlli quotidiani. I medici sono ottimisti: questo caso incredibile rappresenta una possibilità di raccogliere dati importanti su rigetto, durata e funzionalità negli xenotrapianti.
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Gli assassini finiscono nelle foto di Google Maps e la polizia risolve un caso di cronaca nera fermo da 2 anni
Pensavano di aver fregato tutti, invece alla fine è arrivata Google. Le immagini della Street View sono state cruciali per risolvere un caso di cronaca nera in Spagna, nella provincia di Soria: l’automobile dell’azienda di Mountain View ha involontariamente fornito le prove decisive per provare l’omicidio di un cittadino cubano, che era stato denunciato come scomparso a novembre 2023. I due presunti omicidi, un uomo e una donna, sono stati arrestati e si trovano in custodia cautelare. Grazie alle foto della Street View, gli agenti hanno trovato due immagini di diversi prima, difficili da fraintendere: una mostrava un uomo che caricava un cadavere avvolto in lenzuola nel bagagliaio di un’auto, l’altra lo ritraeva mentre trasportava il corpo con una carriola. Seguendo questi indizi, la polizia ha ritrovato la vittima sepolta nel cimitero di Andaluz. La donna arrestata avrebbe avuto una relazione sentimentale con entrambi gli uomini coinvolti. Google non ha specificato se rimuoverà le immagini del crimine.
Natale santo, ma non santissimo a Torino. Una gioviale signora di 60 anni ha accoltellato la vicina di casa dopo una lite per i continui schiamazzi del figlio trentenne della donna, che giocava alla Playstation gridando parolacce e bestemmie fino a tarda notte. Comportamento spiacevole, ne conveniamo, ma la reazione forse è un filo eccessiva. L’episodio è avvenuto in un condominio di corso Cincinnato. Infastidita dai rumori, la donna ha suonato il campanello dei vicini e ha tentato di colpire il 30enne con un coltello. La madre, cuore di mamma, si è messa in mezzo per schermare i colpi e ha riportato una ferita all’avambraccio. È stata medicata in ospedale e dimessa con pochi giorni di prognosi. La 60enne, denunciata a piede libero per lesioni, ha spiegato il suo esaurimento: “Non volevo fare del male, ma sono mesi che non dormiamo”. Anche il giovane lord passerà dei guai: la polizia ha trovato tre katana nella sua stanza, è stato denunciato per detenzione abusiva di armi.
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Kosovo In migliaia (compreso un pastore tedesco) corrono la “Run Santa Claus”, una maratona vestiti da Babbo Natale
Che caldo che doveva fare dentro quei costumi. Domenica scorsa migliaia di persone hanno partecipato alla nona edizione della maratona “Run Santa Claus” a Pristina, capitale del Kosovo. I partecipanti, vestiti da Babbo Natale, hanno corso per raccogliere fondi a scopo benefico. Cittadini e soldati: all’evento, oltre ai locali, hanno partecipato molti militari della missione di pace della NATO. Sfidare il sudore e il senso del ridicolo, ma a fin di bene: come ha spiegato l’organizzatore Jusuf Islami l’obiettivo della maratona, sin dalla prima edizione, è aiutare i bisognosi in un Paese pieno di problemi. Tra i partecipanti c’era anche Edward Berlen, un americano di Los Angeles che si trovava a Pristina per caso, in transito verso l’islanda, e si è unito alla corsa. Ha trovato curioso – dice – vedere un evento natalizio in una città a stragrande maggioranza musulmana (il 97% a Pristina). Tutti i partecipanti hanno ricevuto una medaglia, compreso un cagnone locale, un bel pastore tedesco, che ha completato il percorso insieme ai corridori.
14.12.24
Quando la scuola non si fa carico dei problemi e non educa in profondità . Oramai è più comodo vietare che risolvere i problemi.il caso del liceo di torino dove «Resta a mangiare in classe dalle 14 alle 14,30 nonostante il divieto»: sul registro la nota a due liceali
Resta in classe dalle 14 alle 14,30 nonostante il divieto». Questo è il testo della nota sul registro presa dai liceali che si sono fermati a mangiare a scuola. Segno dei tempi. Una volta veniva sanzionato chi era trovato fuori a bighellonare, oggi chi vorrebbe stare dentro, al sicuro. È successo giovedì al liceo Regina Margherita di Torino, linguistico, scienze umane ed economico sociale, dove è obbligatorio uscire nella pausa pranzo anche nei giorni in cui l’orario arriva a otto ore. Non c’è nessuno che possa sorvegliare. Per protesta alcuni ragazzi della classe 3AS, liceo economico sociale Cambridge, hanno deciso di restare, evitando di mangiare il panino fuori come fatto finora. Seduti sulle panchine o cercando ripari di fortuna in caso di pioggia. Persino in una lavanderia a gettone. I genitori avevano già scritto il mese scorso al direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Suraniti nel tentativo di trovare una soluzione al problema, dopo aver affrontato la questione con la dirigente scolastica Francesca Di Liberti. Non essendo una scuola a tempo pieno, il liceo non dispone di una mensa e non è possibile obbligare i docenti o il personale Ata a fare sorveglianza sui minori durante la pausa. Ma sta di fatto che una volta alla settimana alcune classi hanno il rientro pomeridiano per altre due ore di lezione. In questo caso, due ore di inglese in più. Quindi entrano alle 8 ed escono alle 16,30, con appena mezz’ora di pausa pranzo. Da trascorrere fuori. «La scuola ha allestito dei bellissimi spazi riposo con i fondi del Pnrr, soldi che sono stati investiti per il recupero del benessere dei ragazzi – hanno fatto notare le rappresentanti di classe nella lettera all’Usr –, ma se poi non si possono utilizzare in momenti di reale necessità non ne comprendiamo la spesa». I ragazzi hanno violato la regola che impone loro di uscire da scuola, dove non possono stare se non per le lezioni e ben sorvegliati. Ne potrebbero dedurre che non sia un luogo adeguato dove studiare, incontrarsi, dibattere. Si dirà che a scuola non si può restare fuori orario per una questione di responsabilità nei loro confronti, norme burocratiche varie, contratto collettivo nazionale del lavoro, locali inadeguati. Succede in molte altre scuole superiori, un problema simile si era presentato l’anno scorso al liceo artistico Cottini. I genitori si sono anche offerti di pagare una sorveglianza extra, come alle elementari. Ma davvero i liceali non si possono autogestire per mezz’ora? La questione sarà esaminata lunedì dal Consiglio d’istituto del Regina Margherita, chiamato a decidere per tutte le classi che hanno la pausa di mezz’ora. Ma si teme che qualunque scelta venga adottata debba aspettare il prossimo anno scolastico. Altre norme, altra burocrazia a bloccare le scuole che per altro cercano disperatamente di cambiare. Alle superiori si moltiplicano gli indirizzi, i programmi, le curvature. Ma l’organizzazione del tempo e degli spazi non si adegua e resta indietro. Sarà per il prossimo anno.Infatti «Se possiamo insegnare l’inglese ai bambini delle elementari, perché non possiamo fare lo stesso con l’educazione emotiva ed alla legalità ?». Gabriele Plumari, manager e autore di narrative psicopedagogiche, ha ben chiaro il tipo di approccio che, al giorno d’oggi, sarebbe indispensabile tra giovani e adolescenti. Nei suoi libri, infatti, l’autore affronta i drammi adolescenziali per proporre una rivoluzione educativa e culturale, ma che possa essere alla portata di tutti. «Si tratta di un’educazione non solo della mente, ma soprattutto del cuore» racconta Plumari: i suoi libri, "Paolo e i Quattro Mostri" e "10 – La Perfezione dell’Imperfezione" fanno
Per Plumari, la chiave è formare una generazione capace di affrontare le difficoltà con empatia e resilienza, rompendo il ciclo di sofferenza che troppo spesso caratterizza la crescita. L’anima creativa del manager, inoltre, ha uno stile ben preciso, basato sulla semplicità e la chiarezza. «Vorrei raggiungere tutti, anche chi non legge abitualmente. Non mi interessa impressionare con lo stile. Mi interessa che il mio messaggio arrivi forte e chiaro, e che sia capace di sostenere i bambini più vulnerabili, di formare genitori più consapevoli e di aiutare gli insegnanti a gestire la complessità delle nuove generazioni. «Dietro ogni tragedia c’è l’opportunità di riscatto, e dietro ogni difficoltà si nasconde una possibilità di crescita», aggiunge Plumari, convinto che una rivoluzione “gentile” sia indispensabile, ma perfettamente attuabile. «Basta solo volerlo. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi».
4.10.24
Miracolo nel mare di Teulada: salvano un naufrago durante la regata e poi vincono. Il bel gesto dell’equipaggio di India: Tonino, 70 anni, era in acqua da ore aggrappato a una tanica di benzina
Miracolo nel mare di Teulada: salvano un naufrago durante la regata e poi vincono
Cagliari Sono felici i componenti dell'equipaggio di India non per la vittoria ottenuta alla "Teuladata" regata d'altura organizzata dall'Avas, che si svolta nell'ultimo weekend tra Cagliari e Teulada, ma soprattutto per aver salvato un naufrago a qualche miglio dall'arrivo: «L'abbiamo avvistato mentre era aggrappato a una tanica di benzina, che solitamente si usa per segnalare la presenza di una nassa - racconta Cristian "Kiki" Busu, coproprietario di India, G34 dello Sporting Center di Hidor Grassi –. Inizialmente ho pensato che fosse un sub che si sbracciava affinché facessimo attenzione mentre stavamo bordeggiando durante la bolina tra Capo Spartivento e Teulada. Invece, oltre che sbracciarsi, urlava chiedendo aiuto. Così ci siamo resi conto che era un uomo in difficoltà».Ammainato il fiocco, con una manovra da manuale, il timoniere dell'imbarcazione Antonello Ciabatti, è riuscito a portare su il naufrago, che ha detto di chiamarsi Tonino: una settantina d'anni, si trovava in acqua da alcune ore in seguito al rovesciamento del suo barchino da pesca. Era ormai allo stremo, sfinito, con i primi segni evidenti di ipotermia. Fortunatamente, Eleonora Altea, anche lei componente dell'equipaggio di Indi*, è riuscita a riattivare la circolazione del naufrago, dopo averlo avvolto con una coperta e riscaldato.«Abbiamo avvisato la Capitaneria di porto - continua Kiki Busu - ma la motovedetta sarebbe arrivata forse dopo qualche ora. Così abbiamo deciso di far rotta verso il porto di Teulada, dove è arrivata un'ambulanza che ha preso in consegna il naufrago». Tonino grazie alle cure ricevute a bordo di India intanto si era già ripreso. Ma la storia non finisce qui. «Abbiamo avuto il tempo anche di ritornare sul campo di regata e concludere la regata, arrivando primi al traguardo - conclude Kiki Busu – ma la soddisfazione più grande è quella di aver salvato la vita al pescatore».
21.9.24
Marta ritrova l'uomo amato dalla nonna anni prima e li riunisce: la telefonata è commovente. «Un lieto fine»
Rintraccia il vecchio amore di sua nonna e lo contatta telefonicamente, poi le passa il cellulare: è stato questo il gesto toccante di Marta Oliete e di sua cugina. Capita spesso che con il passare degli anni si perdano i contatti con persone care che in qualche modo hanno segnato il nostro passato. Per questo le due nipotine hanno deciso di regalare alla nonna un momento indimenticabile, una chiamata con l'uomo di cui era innamorata. Dopo una ricerca impegnativa, Marta è riuscita infine a trovare il numero di telefono di José, l'uomo che sua nonna aveva amato anni prima. Superato il naturale nervosismo, Oliete ha deciso quindi di fare il grande passo, ha chiamato José, riprendendo il tutto in un video che ha poi condiviso su TikTok.
La ricerca
Le uniche informazioni in loro possesso riguardavano il nome dell'uomo. Per qualche istante hanno temuto il peggio, ma dopo averlo rintracciato hanno scoperto che José non solo era vivo, ma era anche pronto a riprendere i contatti.
La reazione
L'emozione della nonna è stata palpabile. Quando ha preso in mano il telefono, incredula di sentire di nuovo la voce di un amore di gioventù, viene ripresa mentre sorride e scherza con una genuinità che ha toccato il cuore di milioni di spettatori. «Un video con lieto fine», scrive Marta in didascalia Il video ha rapidamente accumulato oltre un milione e mezzo di visualizzazioni su TikTok, commuovendo il pubblico e scatenando una pioggia di commenti che sottolineano la dolcezza di questo momento. «Torni sempre nel luogo in cui eri felice. Che bel gesto», scrive qualcuno, e ancora:«Adoro vedere i nonni felici. Sono un esperto nel piangere per persone che non conosco. Grazie per averci regalato questo momento bellissimo ed emozionante».C'è chi si augura di avere persone accanto che possano dimostrare un affetto così grande: «Spero che i miei nipoti facciano questo quando sarò più grande. Non mi accontenterò di meno», e chi vorrebbe un seguito, «Chiediamo più parti per vedere dove finisce questo bellissimo romanzo d’amore. Non dimenticare chi ti rende felice nella vita».
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO
Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...





