Non c’era mai stato e a malapena sapeva dove si trovasse, tuttavia ha deciso di devolvere la sua corposa eredità – circa dieci milioni di euro – a quella cittadina normanna di appena 1.700 abitanti, perché portava il suo stesso nome. È la bizzarra storia di Roger Thiberville, meteorologo parigino discendente di una famiglia di proprietari terrieri, che non avendo figli né nipoti ha deciso di destinare l’intera sua fortuna a Thiberville,
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
12.1.25
Muore e lascia 10milioni di euro in eredità a un piccolo comune che si chiama come lui
6.1.25
Notizie bizzarre : tigre dello zoo che allatta dei maiali , Avventure bestiali, regali frondosi, passeggeri molesti, computer pettegoli, mestieri miracolosi, bevitori incolpevoli e pistoleri incauti
Una madre tigre ha perso i suoi cuccioli a causa del travaglio prematuro. È diventata depressa e la sua salute è diminuita. Gli zoologi avvolgevano i maialini in un panno di tigre e li presentavano alla madre tigre.
23.12.24
Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google
Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo
L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, docente di Economia alla Sapienza sospeso dalla sua cattedra per aver ottenuto una laurea in Fisica senza aver dato nemmeno un esame. Come ha fatto? Grazia a un incredibile caso di omonimia. La vicenda inizia nel 2018 e ha radici in un errore informatico compiuto durante la migrazione di dati accademici: due carriere universitarie, appartenenti – caso più unico che raro – a persone con lo stesso nome e data di nascita, si sono sovrapposte. Sergio Barile ha fatto il vago: nel 2019 ha sfruttato la carriera del suo omonimo, ha pagato tasse arretrate per oltre 7mila euro e si è presentato bello bello a discutere la tesi di laurea in Fisica, pur non avendo mai sostenuto un esame in quella disciplina. L’irregolarità è stata scoperta da una funzionaria della segreteria al momento di registrazione della laurea , Barile è stato sospeso per sei mesi, con perdita di anzianità e interdizione dagli incarichi istituzionali. Ha fatto ricorso e ha perso, mentre il caso prosegue in sede penale.
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Perde la memoria dopo una truffa, lo ritrovano sotto choc al Circo Massimo: “Ricordo solo che tifo per la Roma”
Fratello romanista, io ti credo. Repubblica Roma racconta l’incredibile storia di Luciano D’adamo: “Non ricordava più nulla, nemmeno il suo nome. Ma la fede, quella sì, impossibile da dimenticare: ‘So da’ Roma’. Il 73enne smemorato che è stato soccorso dagli agenti di polizia al Circo Massimo era uscito dalla sua casa di Primavalle venerdì lasciando un biglietto: ‘Mi tolgo di torno, non servo più a niente’. Lo aveva scritto dopo un aver subito una truffa. Aveva risposto a un sms pensando fosse la sua banca. Invece si era ritrovato con il conto svuotato dei risparmi di una vita: 18mila euro”. Lo shock l’aveva spinto a uscire di casa e camminare senza meta, dimenticando pure il proprio nome. I familiari lo hanno cercato ovunque, coinvolgendo anche Chi l’ha visto?. È stato infine soccorso dagli agenti di polizia locale, che lo hanno trovato infreddolito. Alla domanda su quale squadra tifasse, ha risposto senza dubbi e con giustificato entusiasmo. Poi purtroppo si è ricordato dei risultati.
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La tigre Boris percorre 200 chilometri attraverso i ghiacci russi per ricongiungersi alla compagna Svetlaya
Boris e Svetlaya, due tigri Amur orfane, hanno scritto una smielatissima storia d’amore felino, perfetta per la programmazione natalizia. Salvati da piccoli dopo aver perso le madri per mano dei bracconieri, i due gattoni siberiani sono stati riabilitati in un centro specializzato dove hanno imparato a cacciare e sopravvivere senza contatti con gli umani. Crescendo insieme, sembrerebbe che si siano innamorati. Oggi, liberati a oltre 100 miglia di distanza l’uno dall’altra, hanno trovato il modo di ricongiungersi: Boris ha percorso circa 200 chilometri tra foreste, fiumi ghiacciati e lunghissime valli desolate raggiungere la sua amata. Non è stato un viaggio a vuoto: le due tigri, ricongiunte, hanno già dato vita a una cucciolata, nascosta in una tana tra gli alberi. Per le tigri Amur non è solo un romanzo rosa, ma una speranza di rinascita: si tratta di una specie in grave pericolo d’estinzione, con appena 485-750 esemplari rimasti in natura.
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New York Aveva donato il suo rene alla mamma, oggi si salva grazie al trapianto di un maiale geneticamente modificato
La vita è beffarda e incredibile: aveva donato un rene alla mamma trent’anni fa, oggi le salvano la vita con un rene di maiale. L’avveniristica operazione è stata realizzata con successo il 25 novembre presso il NYU Langone di New York: l’organo del suino geneticamente modificato è stato trapiantato a Towana Looney, 53 anni, in lista d’attesa dal 2017. È il terzo xenotrapianto realizzato negli Stati Uniti, destinato a pazienti non idonei a ricevere organi umani. I primi due sono falliti. Looney aveva donato un rene alla madre negli anni ’90, ma le complicazioni di una gravidanza avevano compromesso il suo rene residuo. Grazie al trapianto, Looney non ha più bisogno di dialisi ed è stata dimessa il 6 dicembre, dotata di dispositivi per il monitoraggio costante dei parametri vitali e sottoposta a controlli quotidiani. I medici sono ottimisti: questo caso incredibile rappresenta una possibilità di raccogliere dati importanti su rigetto, durata e funzionalità negli xenotrapianti.
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Gli assassini finiscono nelle foto di Google Maps e la polizia risolve un caso di cronaca nera fermo da 2 anni
Pensavano di aver fregato tutti, invece alla fine è arrivata Google. Le immagini della Street View sono state cruciali per risolvere un caso di cronaca nera in Spagna, nella provincia di Soria: l’automobile dell’azienda di Mountain View ha involontariamente fornito le prove decisive per provare l’omicidio di un cittadino cubano, che era stato denunciato come scomparso a novembre 2023. I due presunti omicidi, un uomo e una donna, sono stati arrestati e si trovano in custodia cautelare. Grazie alle foto della Street View, gli agenti hanno trovato due immagini di diversi prima, difficili da fraintendere: una mostrava un uomo che caricava un cadavere avvolto in lenzuola nel bagagliaio di un’auto, l’altra lo ritraeva mentre trasportava il corpo con una carriola. Seguendo questi indizi, la polizia ha ritrovato la vittima sepolta nel cimitero di Andaluz. La donna arrestata avrebbe avuto una relazione sentimentale con entrambi gli uomini coinvolti. Google non ha specificato se rimuoverà le immagini del crimine.
Natale santo, ma non santissimo a Torino. Una gioviale signora di 60 anni ha accoltellato la vicina di casa dopo una lite per i continui schiamazzi del figlio trentenne della donna, che giocava alla Playstation gridando parolacce e bestemmie fino a tarda notte. Comportamento spiacevole, ne conveniamo, ma la reazione forse è un filo eccessiva. L’episodio è avvenuto in un condominio di corso Cincinnato. Infastidita dai rumori, la donna ha suonato il campanello dei vicini e ha tentato di colpire il 30enne con un coltello. La madre, cuore di mamma, si è messa in mezzo per schermare i colpi e ha riportato una ferita all’avambraccio. È stata medicata in ospedale e dimessa con pochi giorni di prognosi. La 60enne, denunciata a piede libero per lesioni, ha spiegato il suo esaurimento: “Non volevo fare del male, ma sono mesi che non dormiamo”. Anche il giovane lord passerà dei guai: la polizia ha trovato tre katana nella sua stanza, è stato denunciato per detenzione abusiva di armi.
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Kosovo In migliaia (compreso un pastore tedesco) corrono la “Run Santa Claus”, una maratona vestiti da Babbo Natale
Che caldo che doveva fare dentro quei costumi. Domenica scorsa migliaia di persone hanno partecipato alla nona edizione della maratona “Run Santa Claus” a Pristina, capitale del Kosovo. I partecipanti, vestiti da Babbo Natale, hanno corso per raccogliere fondi a scopo benefico. Cittadini e soldati: all’evento, oltre ai locali, hanno partecipato molti militari della missione di pace della NATO. Sfidare il sudore e il senso del ridicolo, ma a fin di bene: come ha spiegato l’organizzatore Jusuf Islami l’obiettivo della maratona, sin dalla prima edizione, è aiutare i bisognosi in un Paese pieno di problemi. Tra i partecipanti c’era anche Edward Berlen, un americano di Los Angeles che si trovava a Pristina per caso, in transito verso l’islanda, e si è unito alla corsa. Ha trovato curioso – dice – vedere un evento natalizio in una città a stragrande maggioranza musulmana (il 97% a Pristina). Tutti i partecipanti hanno ricevuto una medaglia, compreso un cagnone locale, un bel pastore tedesco, che ha completato il percorso insieme ai corridori.
14.12.24
Quando la scuola non si fa carico dei problemi e non educa in profondità . Oramai è più comodo vietare che risolvere i problemi.il caso del liceo di torino dove «Resta a mangiare in classe dalle 14 alle 14,30 nonostante il divieto»: sul registro la nota a due liceali
Resta in classe dalle 14 alle 14,30 nonostante il divieto». Questo è il testo della nota sul registro presa dai liceali che si sono fermati a mangiare a scuola. Segno dei tempi. Una volta veniva sanzionato chi era trovato fuori a bighellonare, oggi chi vorrebbe stare dentro, al sicuro. È successo giovedì al liceo Regina Margherita di Torino, linguistico, scienze umane ed economico sociale, dove è obbligatorio uscire nella pausa pranzo anche nei giorni in cui l’orario arriva a otto ore. Non c’è nessuno che possa sorvegliare. Per protesta alcuni ragazzi della classe 3AS, liceo economico sociale Cambridge, hanno deciso di restare, evitando di mangiare il panino fuori come fatto finora. Seduti sulle panchine o cercando ripari di fortuna in caso di pioggia. Persino in una lavanderia a gettone. I genitori avevano già scritto il mese scorso al direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Suraniti nel tentativo di trovare una soluzione al problema, dopo aver affrontato la questione con la dirigente scolastica Francesca Di Liberti. Non essendo una scuola a tempo pieno, il liceo non dispone di una mensa e non è possibile obbligare i docenti o il personale Ata a fare sorveglianza sui minori durante la pausa. Ma sta di fatto che una volta alla settimana alcune classi hanno il rientro pomeridiano per altre due ore di lezione. In questo caso, due ore di inglese in più. Quindi entrano alle 8 ed escono alle 16,30, con appena mezz’ora di pausa pranzo. Da trascorrere fuori. «La scuola ha allestito dei bellissimi spazi riposo con i fondi del Pnrr, soldi che sono stati investiti per il recupero del benessere dei ragazzi – hanno fatto notare le rappresentanti di classe nella lettera all’Usr –, ma se poi non si possono utilizzare in momenti di reale necessità non ne comprendiamo la spesa». I ragazzi hanno violato la regola che impone loro di uscire da scuola, dove non possono stare se non per le lezioni e ben sorvegliati. Ne potrebbero dedurre che non sia un luogo adeguato dove studiare, incontrarsi, dibattere. Si dirà che a scuola non si può restare fuori orario per una questione di responsabilità nei loro confronti, norme burocratiche varie, contratto collettivo nazionale del lavoro, locali inadeguati. Succede in molte altre scuole superiori, un problema simile si era presentato l’anno scorso al liceo artistico Cottini. I genitori si sono anche offerti di pagare una sorveglianza extra, come alle elementari. Ma davvero i liceali non si possono autogestire per mezz’ora? La questione sarà esaminata lunedì dal Consiglio d’istituto del Regina Margherita, chiamato a decidere per tutte le classi che hanno la pausa di mezz’ora. Ma si teme che qualunque scelta venga adottata debba aspettare il prossimo anno scolastico. Altre norme, altra burocrazia a bloccare le scuole che per altro cercano disperatamente di cambiare. Alle superiori si moltiplicano gli indirizzi, i programmi, le curvature. Ma l’organizzazione del tempo e degli spazi non si adegua e resta indietro. Sarà per il prossimo anno.Infatti «Se possiamo insegnare l’inglese ai bambini delle elementari, perché non possiamo fare lo stesso con l’educazione emotiva ed alla legalità ?». Gabriele Plumari, manager e autore di narrative psicopedagogiche, ha ben chiaro il tipo di approccio che, al giorno d’oggi, sarebbe indispensabile tra giovani e adolescenti. Nei suoi libri, infatti, l’autore affronta i drammi adolescenziali per proporre una rivoluzione educativa e culturale, ma che possa essere alla portata di tutti. «Si tratta di un’educazione non solo della mente, ma soprattutto del cuore» racconta Plumari: i suoi libri, "Paolo e i Quattro Mostri" e "10 – La Perfezione dell’Imperfezione" fanno
Per Plumari, la chiave è formare una generazione capace di affrontare le difficoltà con empatia e resilienza, rompendo il ciclo di sofferenza che troppo spesso caratterizza la crescita. L’anima creativa del manager, inoltre, ha uno stile ben preciso, basato sulla semplicità e la chiarezza. «Vorrei raggiungere tutti, anche chi non legge abitualmente. Non mi interessa impressionare con lo stile. Mi interessa che il mio messaggio arrivi forte e chiaro, e che sia capace di sostenere i bambini più vulnerabili, di formare genitori più consapevoli e di aiutare gli insegnanti a gestire la complessità delle nuove generazioni. «Dietro ogni tragedia c’è l’opportunità di riscatto, e dietro ogni difficoltà si nasconde una possibilità di crescita», aggiunge Plumari, convinto che una rivoluzione “gentile” sia indispensabile, ma perfettamente attuabile. «Basta solo volerlo. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi».
4.10.24
Miracolo nel mare di Teulada: salvano un naufrago durante la regata e poi vincono. Il bel gesto dell’equipaggio di India: Tonino, 70 anni, era in acqua da ore aggrappato a una tanica di benzina
Miracolo nel mare di Teulada: salvano un naufrago durante la regata e poi vincono
Cagliari Sono felici i componenti dell'equipaggio di India non per la vittoria ottenuta alla "Teuladata" regata d'altura organizzata dall'Avas, che si svolta nell'ultimo weekend tra Cagliari e Teulada, ma soprattutto per aver salvato un naufrago a qualche miglio dall'arrivo: «L'abbiamo avvistato mentre era aggrappato a una tanica di benzina, che solitamente si usa per segnalare la presenza di una nassa - racconta Cristian "Kiki" Busu, coproprietario di India, G34 dello Sporting Center di Hidor Grassi –. Inizialmente ho pensato che fosse un sub che si sbracciava affinché facessimo attenzione mentre stavamo bordeggiando durante la bolina tra Capo Spartivento e Teulada. Invece, oltre che sbracciarsi, urlava chiedendo aiuto. Così ci siamo resi conto che era un uomo in difficoltà».Ammainato il fiocco, con una manovra da manuale, il timoniere dell'imbarcazione Antonello Ciabatti, è riuscito a portare su il naufrago, che ha detto di chiamarsi Tonino: una settantina d'anni, si trovava in acqua da alcune ore in seguito al rovesciamento del suo barchino da pesca. Era ormai allo stremo, sfinito, con i primi segni evidenti di ipotermia. Fortunatamente, Eleonora Altea, anche lei componente dell'equipaggio di Indi*, è riuscita a riattivare la circolazione del naufrago, dopo averlo avvolto con una coperta e riscaldato.«Abbiamo avvisato la Capitaneria di porto - continua Kiki Busu - ma la motovedetta sarebbe arrivata forse dopo qualche ora. Così abbiamo deciso di far rotta verso il porto di Teulada, dove è arrivata un'ambulanza che ha preso in consegna il naufrago». Tonino grazie alle cure ricevute a bordo di India intanto si era già ripreso. Ma la storia non finisce qui. «Abbiamo avuto il tempo anche di ritornare sul campo di regata e concludere la regata, arrivando primi al traguardo - conclude Kiki Busu – ma la soddisfazione più grande è quella di aver salvato la vita al pescatore».
21.9.24
Marta ritrova l'uomo amato dalla nonna anni prima e li riunisce: la telefonata è commovente. «Un lieto fine»
Rintraccia il vecchio amore di sua nonna e lo contatta telefonicamente, poi le passa il cellulare: è stato questo il gesto toccante di Marta Oliete e di sua cugina. Capita spesso che con il passare degli anni si perdano i contatti con persone care che in qualche modo hanno segnato il nostro passato. Per questo le due nipotine hanno deciso di regalare alla nonna un momento indimenticabile, una chiamata con l'uomo di cui era innamorata. Dopo una ricerca impegnativa, Marta è riuscita infine a trovare il numero di telefono di José, l'uomo che sua nonna aveva amato anni prima. Superato il naturale nervosismo, Oliete ha deciso quindi di fare il grande passo, ha chiamato José, riprendendo il tutto in un video che ha poi condiviso su TikTok.
La ricerca
Le uniche informazioni in loro possesso riguardavano il nome dell'uomo. Per qualche istante hanno temuto il peggio, ma dopo averlo rintracciato hanno scoperto che José non solo era vivo, ma era anche pronto a riprendere i contatti.
La reazione
L'emozione della nonna è stata palpabile. Quando ha preso in mano il telefono, incredula di sentire di nuovo la voce di un amore di gioventù, viene ripresa mentre sorride e scherza con una genuinità che ha toccato il cuore di milioni di spettatori. «Un video con lieto fine», scrive Marta in didascalia Il video ha rapidamente accumulato oltre un milione e mezzo di visualizzazioni su TikTok, commuovendo il pubblico e scatenando una pioggia di commenti che sottolineano la dolcezza di questo momento. «Torni sempre nel luogo in cui eri felice. Che bel gesto», scrive qualcuno, e ancora:«Adoro vedere i nonni felici. Sono un esperto nel piangere per persone che non conosco. Grazie per averci regalato questo momento bellissimo ed emozionante».C'è chi si augura di avere persone accanto che possano dimostrare un affetto così grande: «Spero che i miei nipoti facciano questo quando sarò più grande. Non mi accontenterò di meno», e chi vorrebbe un seguito, «Chiediamo più parti per vedere dove finisce questo bellissimo romanzo d’amore. Non dimenticare chi ti rende felice nella vita».
18.9.24
L'incredibile storia di Mariuccia Rivano: a 98 anni è ancora sulla cresta dell'onda
dalla nuova sardegna el 18\9\2024
di Stefania Puorro
Palau
«Alzatevi da quel divano e muovetevi. Correte, camminate, giocate a tennis, nuotate perché lo sport mantiene giovani». E se lo dice lei, è una certezza. Mariuccia Rivano (all’anagrafe Maria Carla) è una vera forza della natura. A quasi 98 anni, li compirà il prossimo 20 novembre, è la donna più anziana d’Italia a praticare il windsurf. Ama sfidare onde e vento e ama farlo in quello che è il paradiso dei
Star del web e della tv, è stata intervistata più volte «e spesso mi è stato chiesto se fosse l’alimentazione il mio segreto. No, no, è lo sport che allunga la vita. Oggi molti giovani sono pigri e anche le persone avanti con gli anni dovrebbero essere più reattive, se non soffrono di patologie particolari. Le mie amiche, che hanno dieci e persino quindici anni meno di me, non escono quasi mai. Io tutte le mattine attorno alle 6 e mezzo comincio a camminare, anche se non basta. E infatti il mio fisioterapista mi ripete: «Devi lavorare per conservare il tono muscolare» e così non mi fermo mai. D’inverno gioco a golf, e anche qui sono diventata un mito dato che non c’è nessun altro della mia età, e poi d’estate c’è il windsurf».Metà della sua vita l’ha trascorsa sui campi da tennis. «Ed è tutto nato per caso. Accompagnavo Carlo alle Tre Fontane, a Roma, dove faceva un corso propedeutico e il maestro ha deciso di organizzare una serie di lezioni per le signore. Non mi sono tirata indietro. Gli Internazionali di Roma, poi, sono sempre stata una meta fissa: mio figlio faceva il raccattapalle e noi mamme avevamo un pass, con sconto al bar, che ci permetteva di rimanere nell’area dei giocatori. Così ho conosciuto Panatta e Nãstase. Chiacchieravamo, ridevamo insieme. Una volta, per motivi di lavoro del mio primo marito, capitammo a Parigi in occasione del Roland Garros e lì incontrai Nastase. Mi disse:” Mariuccia, cosa ci fai anche qui?”. E poi aggiuse: “Corri, vai al campo 5 che Adriano sta per fare il break”. Tutti ricordi che porto nel cuore e che rivivo anche oggi quando guardo in tv il “mio” Sinner: che ragazzo, che giocatore, il numero uno in tutti i sensi. Guardo tutte le sue partite e ho visto con grande emozione la finale degli Us Open che ha vinto. Avrei voluto mandargli un messaggio per poterlo incontrare, perché so che altre persone anziane lo hanno fatto. Io ho quasi 98 anni e mi auguro che anche questo mio sogno possa avverarsi».Mariuccia Rivano, salutati gli amici dell’Mb Pro Center, corre di nuovo nel sentiero sabbioso per raggiungere la casa presa in affitto. Saltella gioiosa: «Non so quanto ancora mi resterà da vivere, ma tornerò a Porto Pollo la prossima estate, ho già prenotato per un mese. Un’ultima cosa: la grande impresa di Marta Maggetti, che ha ottenuto la medaglia d’oro alle Olimpiadi proprio nel windsurf. Straordinaria. E ovviamente mi piacerebbe conoscere anche lei».
5.9.24
Vince l’oro nei 100 metri alle Paralimpiadi ma viene squalificato: “Non era idoneo a quel tipo di gara”., Da dove viene il successo dell'Ucraina alle Paralimpiadi ed altre storie
Vince l’oro nei 100 metri alle Paralimpiadi ma viene squalificato: “Non era idoneo a quel tipo di gara”Incredibile disavventura per il turco Serkan Yildirim che si è imposto con una vittoria al fotofinish in occasione della finale dei 100 metri T12 alle Paralimpiadi di Parigi: non ha potuto festeggiare il successo perché successivamente è arrivata la squalifica da parte del Comitato che gli ha tolto la medaglia, squalificandolo perché ritenuto “non idoneo alla gara”.
La vittoria di Yldirim sui 100 metri T12, al fotofinish
I 100 metri T12 maschili alle Paralimpiadi di Parigi è stata una delle gare più equilibrate dei Giochi, decisa solamente al fotofinish. A giocarsi il successo, oltre al velocista turco, anche lo statunitense Noah Malone e il brasiliano Joeferson Marinho de Oliveira: tra Yldririm e Malone per decidere il vincitore, c’è voluta la moviola che ha premiato il turco che ha fermato il cronometro sul 10:70.

Un successo che Yldirim ha subito festeggiato non appena, avvicinatosi al tabellone luminoso a bordo pista che indicava i tempi e l’ordine d’arrivo, ha visto il proprio nome primeggiare. Una gioia però che è durata pochissimo tempo perché alla fine è stato squalificato dal Comitato e l’oro è andato a Malone mentre il bronzo è stato dato al quarto atleta al traguardo l’inglese Zac Shaw.

Perché Yldirim è stato squalificato dai 100 metri paralimpici
Il classico fulmine a ciel sereno che è arrivato poco dopo aver vinto la propria corsa e che in Turchia ha scatenato la feroce reazione della Federazione davanti a ciò che è stato definito un sopruso verso la Nazione e l’atleta. Yldirim è stato giudicato “non idoneo alla gara” e quindi squalificato dalla competizione con tempi e risultati cancellati. “I risultati del signor Yildirim nella gara a medaglia dei 100 metri T12 maschili sono stati annullati, con tutte le conseguenze che ne conseguono. Le medaglie della gara maschile T12 dei 100 metri saranno riassegnate” si legge nella nota ufficiale della WPA, la federazione internazionale di paratletica.
La nota della Federazione internazionale di Paratletica
“Nella giornata del 30 agosto” spiega il comunicato ufficiale, “la World Para Athletics (WPA) è stata informata di un’ingiunzione provvisoria senza preavviso, emessa da un giudice unico presso il tribunale regionale di Bonn, che richiedeva all’atleta della NPC Turchia, il signor Serkan Yildirim, di essere iscritto alle gare di atletica paralimpica maschile dei 100 m T12 e dei 400 m T12 ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024”. Così si è provveduto all’iscrizione e Yldirim ha potuto partecipare, intanto però la WPA aveva fatto ricorso, poi vinto, arrivato solo dopo il successo nei 100 metri: “Solo per ottemperare all’ordinanza del tribunale, la WPA ha permesso al signor Yildirim di gareggiare” conclude la nota, “in base alle norme di classificazione WPA che ai regolamenti di qualificazione WPA per Parigi 2024 non era idoneo a gareggiare”.
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Ieri nel nuoto Yaroslav Denysenko e Maksym Veraska, entrambi ucraini, sono arrivati primo e secondo nei 100 metri stile libero S12 (Sean M. Haffey/Getty Images)
Un po' inaspettatamente l'Ucraina è ormai da tempo una delle più forti nazionali paralimpiche in assoluto: nonostante sia assai meno popolosa (ha 38 milioni di abitanti) e ricca di altri paesi, dal 2004 in poi è sempre stata nelle prime posizioni del medagliere sia ai Giochi estivi che a quelli invernali. Nel 2016 a Rio de Janeiro arrivò addirittura terza davanti agli Stati Uniti, e alle ultime Paralimpiadi invernali nel 2022 a Pechino fu seconda dietro solo alla Cina e davanti a molte nazionali con una tradizione ben più consolidata negli sport invernali.
Le ragioni di questo successo hanno a che fare soprattutto con la lungimiranza di Valeriy Sushkevych, ex nuotatore paralimpico ucraino che entrò in politica alla fine degli anni Novanta. Sushkevych è in carrozzina fin dall'infanzia, dopo essere sopravvissuto a una poliomielite. Fondò il comitato paralimpico ucraino nel 1992, di cui oggi a 70 anni è ancora presidente, ed è eletto ininterrottamente dal 1998 in parlamento, dove ha ancora responsabilità nell'ambito sportivo e delle disabilità. Tra le cose più importanti, da parlamentare fece in modo che le Paralimpiadi avessero un budget dedicato separato da quello delle Olimpiadi (mentre ancora oggi molti paesi finiscono per destinare alle Paralimpiadi ciò che avanza dal budget per le Olimpiadi); nel 2002 fece aprire il centro paralimpico nazionale, dove centinaia di atleti paralimpici potevano allenarsi in strutture di alto livello e seguiti in modo professionale.
Le sue prime iniziative ebbero risultati quasi immediati, visto che l'Ucraina alle Paralimpiadi passò in pochissimi anni da risultati dimenticabili ai primi posti del medagliere a ogni edizione. Anche in questi giorni potreste aver visto molti ucraini sul podio, specialmente nel nuoto: al momento l'Ucraina è settima nel medagliere con 52 medaglie, 13 delle quali d'oro.
L'handbike, che solo noi chiamiamo così
Il portabandiera italiano Luca Mazzone, che ieri ha vinto l'argento a 53 anni (Michael Steele/Getty Images) |
Le categorie arrivano fino a H5 e più il numero è basso, più è alto l'impatto della disabilità sulle capacità di movimento dell'atleta. Fino a H4 gli atleti non hanno capacità di movimento sul tronco o quasi, e stanno quindi completamente sdraiati sull'handbike. Nella categoria H5 invece si sta in ginocchio. Il funzionamento è lo stesso di una bicicletta, con le ruote azionate dagli ingranaggi di una catena, ed è invece diverso da quello di una carrozzina da corsa, che è messa in movimento da una spinta che si applica con le braccia direttamente sulle ruote (nel caso delle carrozzine da corsa le ruote sono coperte da cerchioni con delle prese che rendono più agevole la spinta).
Anche se le prime forme di handbike sono piuttosto antiche, lo sport si è sviluppato solo negli ultimi decenni del Novecento, ed è entrato nel programma paralimpico a partire da Atene 2004. Dopo le prove a cronometro, oggi ci saranno quelle in linea sia maschili che femminili. Oltre alla handbike il ciclismo paralimpico prevede anche una categoria per atleti con disabilità visive in tandem con un ciclista vedente (detto “pilota”), due categorie di tricicli per atleti con disfunzioni locomotorie o problemi di equilibrio e poi varie categorie di atleti che usano bici tradizionali.
Per ricordo o per vanagloria
In Francia si sono un po' fatti prendere la mano con questi Giochi olimpici e paralimpici: dopo la proposta di mantenere la mongolfiera con il braciere olimpico in aria sopra Parigi, ora si sta discutendo della possibilità di lasciare anche gli anelli olimpici sopra la Tour Eiffel alla fine dei Giochi. La sindaca
(Alexis Sciard/IP3 via ZUMA Press) |
C'è poi anche un'altra proposta per mantenere esposti da qualche parte a Parigi gli “agitos”, il simbolo delle Paralimpiadi, che al momento sono sopra l'Arco di Trionfo, dove però a quanto sembra non potranno restare in ogni caso.
I sottovalutatissimi tapper
Nelle gare di nuoto per atleti e atlete cieche devono sempre esserci a bordo piscina delle persone che usano un bastone per toccarle quando stanno per arrivare alla fine della vasca, in modo che evitino di andarci a sbattere. Sono chiamate tapper, dal verbo inglese to tap (tamburellare, picchiettare). Sembra un compito semplice ma non lo è, perché in gare che si decidono anche per pochi centesimi il tempismo della battuta può fare un'enorme differenza: «Se siamo in perfetta sintonia, la mia virata dev’essere identica a quella di un nuotatore normodotato: non bisognerebbe accorgersi che sono cieco», disse una
La nuotatrice statunitense Anastasia Pagonis alle Paralimpiadi di Parigi (Fiona Goodall/Getty Images for PNZ) |
Ci sono nuotatori che preferiscono essere toccati sulla schiena o in testa, con più o meno forza, una volta o due volte, e a una distanza diversa dalla fine della vasca a seconda del loro modo di nuotare. Una cosa particolare è che non esiste uno strumento ufficiale e omologato per fare questa cosa, ognuno può utilizzare quello che preferisce e spesso si usano dispositivi molto “artigianali”, aste o bastoni rivestiti di gommapiuma per non rendere traumatico il tocco: prima delle Paralimpiadi, la nuotatrice statunitense Anastasia Pagonis aveva fatto vedere come costruiva il suo.
Se ve lo state chiedendo, nelle gare più lunghe di 50 metri i tapper non corrono da una parte all'altra della vasca per segnalare la fine su entrambi i lati (una delle prime regole che si imparano in piscina è che non si corre a bordo vasca, no?): servono due tapper.
sempre di guide ecco come fanno gli atleti\e non vedenti
Per le atlete e gli atleti ciechi\non vedenti non c'è niente di più importante delle guide, cioè le persone che corrono, pedalano e nuotano insieme a loro permettendogli di allenarsi e gareggiare. E con cui – se vogliono ottenere risultati – devono creare un'intesa quasi perfetta.
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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