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23.12.24

Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google







Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo

L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, docente di Economia alla Sapienza sospeso dalla sua cattedra per aver ottenuto una laurea in Fisica senza aver dato nemmeno un esame. Come ha fatto? Grazia a un incredibile caso di omonimia. La vicenda inizia nel 2018 e ha radici in un errore informatico compiuto durante la migrazione di dati accademici: due carriere universitarie, appartenenti – caso più unico che raro – a persone con lo stesso nome e data di nascita, si sono sovrapposte. Sergio Barile ha fatto il vago: nel 2019 ha sfruttato la carriera del suo omonimo, ha pagato tasse arretrate per oltre 7mila euro e si è presentato bello bello a discutere la tesi di laurea in Fisica, pur non avendo mai sostenuto un esame in quella disciplina. L’irregolarità è stata scoperta da una funzionaria  della segreteria    al momento  di  registrazione della  laurea  , Barile è stato sospeso per sei mesi, con perdita di anzianità e interdizione dagli incarichi istituzionali. Ha fatto ricorso e ha perso, mentre il caso prosegue in sede penale.


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Perde la memoria dopo una truffa, lo ritrovano sotto choc al Circo Massimo: “Ricordo solo che tifo per la Roma”



Fratello romanista, io ti credo. Repubblica Roma racconta l’incredibile storia di Luciano D’adamo: “Non ricordava più nulla, nemmeno il suo nome. Ma la fede, quella sì, impossibile da dimenticare: ‘So da’ Roma’. Il 73enne smemorato che è stato soccorso dagli agenti di polizia al Circo Massimo era uscito dalla sua casa di Primavalle venerdì lasciando un biglietto: ‘Mi tolgo di torno, non servo più a niente’. Lo aveva scritto dopo un aver subito una truffa. Aveva risposto a un sms pensando fosse la sua banca. Invece si era ritrovato con il conto svuotato dei risparmi di una vita: 18mila euro”. Lo shock l’aveva spinto a uscire di casa e camminare senza meta, dimenticando pure il proprio nome. I familiari lo hanno cercato ovunque, coinvolgendo anche Chi l’ha visto?. È stato infine soccorso dagli agenti di polizia locale, che lo hanno trovato infreddolito. Alla domanda su quale squadra tifasse, ha risposto senza dubbi e con giustificato entusiasmo. Poi purtroppo si è ricordato dei risultati.




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La tigre Boris percorre 200 chilometri attraverso i ghiacci russi per ricongiungersi alla compagna Svetlaya


Boris e Svetlaya, due tigri Amur orfane, hanno scritto una smielatissima storia d’amore felino, perfetta per la programmazione natalizia. Salvati da piccoli dopo aver perso le madri per mano dei bracconieri, i due gattoni siberiani sono stati riabilitati in un centro specializzato dove hanno imparato a cacciare e sopravvivere senza contatti con gli umani. Crescendo insieme, sembrerebbe che si siano innamorati. Oggi, liberati a oltre 100 miglia di distanza l’uno dall’altra, hanno trovato il modo di ricongiungersi: Boris ha percorso circa 200 chilometri tra foreste, fiumi ghiacciati e lunghissime valli desolate raggiungere la sua amata. Non è stato un viaggio a vuoto: le due tigri, ricongiunte, hanno già dato vita a una cucciolata, nascosta in una tana tra gli alberi. Per le tigri Amur non è solo un romanzo rosa, ma una speranza di rinascita: si tratta di una specie in grave pericolo d’estinzione, con appena 485-750 esemplari rimasti in natura.




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New York Aveva donato il suo rene alla mamma, oggi si salva grazie al trapianto di un maiale geneticamente modificato


La vita è beffarda e incredibile: aveva donato un rene alla mamma trent’anni fa, oggi le salvano la vita con un rene di maiale. L’avveniristica operazione è stata realizzata con successo il 25 novembre presso il NYU Langone di New York: l’organo del suino geneticamente modificato è stato trapiantato a Towana Looney, 53 anni, in lista d’attesa dal 2017. È il terzo xenotrapianto realizzato negli Stati Uniti, destinato a pazienti non idonei a ricevere organi umani. I primi due sono falliti. Looney aveva donato un rene alla madre negli anni ’90, ma le complicazioni di una gravidanza avevano compromesso il suo rene residuo. Grazie al trapianto, Looney non ha più bisogno di dialisi ed è stata dimessa il 6 dicembre, dotata di dispositivi per il monitoraggio costante dei parametri vitali e sottoposta a controlli quotidiani. I medici sono ottimisti: questo caso incredibile rappresenta una possibilità di raccogliere dati importanti su rigetto, durata e funzionalità negli xenotrapianti.


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Gli assassini finiscono nelle foto di Google Maps e la polizia risolve un caso di cronaca nera fermo da 2 anni

Pensavano di aver fregato tutti, invece alla fine è arrivata Google. Le immagini della Street View sono state cruciali per risolvere un caso di cronaca nera in Spagna, nella provincia di Soria: l’automobile dell’azienda di Mountain View ha involontariamente fornito le prove decisive per provare l’omicidio di un cittadino cubano, che era stato denunciato come scomparso a novembre 2023. I due presunti omicidi, un uomo e una donna, sono stati arrestati e si trovano in custodia cautelare. Grazie alle foto della Street View, gli agenti hanno trovato due immagini di diversi prima, difficili da fraintendere: una mostrava un uomo che caricava un cadavere avvolto in lenzuola nel bagagliaio di un’auto, l’altra lo ritraeva mentre trasportava il corpo con una carriola. Seguendo questi indizi, la polizia ha ritrovato la vittima sepolta nel cimitero di Andaluz. La donna arrestata avrebbe avuto una relazione sentimentale con entrambi gli uomini coinvolti. Google non ha specificato se rimuoverà le immagini del crimine.



Torino Il figlio bestemmia mentre gioca alla Playstation: la vicina di casa, esasperata, prova ad accoltellare la madre


Natale santo, ma non santissimo a Torino. Una gioviale signora di 60 anni ha accoltellato la vicina di casa dopo una lite per i continui schiamazzi del figlio trentenne della donna, che giocava alla Playstation gridando parolacce e bestemmie fino a tarda notte. Comportamento spiacevole, ne conveniamo, ma la reazione forse è un filo eccessiva. L’episodio è avvenuto in un condominio di corso Cincinnato. Infastidita dai rumori, la donna ha suonato il campanello dei vicini e ha tentato di colpire il 30enne con un coltello. La madre, cuore di mamma, si è messa in mezzo per schermare i colpi e ha riportato una ferita all’avambraccio. È stata medicata in ospedale e dimessa con pochi giorni di prognosi. La 60enne, denunciata a piede libero per lesioni, ha spiegato il suo esaurimento: “Non volevo fare del male, ma sono mesi che non dormiamo”. Anche il giovane lord passerà dei guai: la polizia ha trovato tre katana nella sua stanza, è stato denunciato per detenzione abusiva di armi.



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Kosovo In migliaia (compreso un pastore tedesco) corrono la “Run Santa Claus”, una maratona vestiti da Babbo Natale


Che caldo che doveva fare dentro quei costumi. Domenica scorsa migliaia di persone hanno partecipato alla nona edizione della maratona “Run Santa Claus” a Pristina, capitale del Kosovo. I partecipanti, vestiti da Babbo Natale, hanno corso per raccogliere fondi a scopo benefico. Cittadini e soldati: all’evento, oltre ai locali, hanno partecipato molti militari della missione di pace della NATO. Sfidare il sudore e il senso del ridicolo, ma a fin di bene: come ha spiegato l’organizzatore Jusuf Islami l’obiettivo della maratona, sin dalla prima edizione, è aiutare i bisognosi in un Paese pieno di problemi. Tra i partecipanti c’era anche Edward Berlen, un americano di Los Angeles che si trovava a Pristina per caso, in transito verso l’islanda, e si è unito alla corsa. Ha trovato curioso – dice – vedere un evento natalizio in una città a stragrande maggioranza musulmana (il 97% a Pristina). Tutti i partecipanti hanno ricevuto una medaglia, compreso un cagnone locale, un bel pastore tedesco, che ha completato il percorso insieme ai corridori.


21.11.22

[ primo giorno senza mondiali ] Radice o Seme ?

  Cercando     di mantenere  quanto ho  detto   nel post    : << [ Anteprima ] Io personalmente   poi  gli altri  utenti facciano  come credano    non parlero   o  almeno ci provo   dei  mondiali  di calcio  del Qatar  >>  e  nella  prima  giornata  senza  mondiali     ne  approfitto per   farmi un  po'  di auto  analisi    ed  condividere  con  voi  il mi  dubbio     espresso  nel  titolo di  questo  post  . Inizialmente  influenzato  sia   dai dischi  : 1) Le radici e le ali dei Gang   .,  2)  radici   di Guccini   ed  altre  letture  di libri   e racconti  familiari appartenenti alle ideologie  della  guerra  fredda  (   comunismo liberale  e   marxista ,   fascismo , cattolicesimo  sia quello pre  conclio  vaticano  II   sia  quello post   concilio  )  ma    la ecisoione  \ l'arrivo  è stato  autonmamente  mio  optai per  le radici   .Qualche    anno dopo  ,  non ricordo se un libro  o intervista  di Melissa  Panariello ( la  famosa      di cento  colpi di spazzolla  prim  di andare  a  dormire    )  o qualche  altro  autore  \  ice  che  dissero  parlardo d'identità    di sentirsi più  semi che  radici   . e  da  questa  Parabola    :  Il seme che cresce e porta frutto Ez 17,22-24; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34 


  
comentata  qui  su   https://www.paroladivita.org/ Entrai  in  crisi .  Fin   quando  quando  partecipai  nel  2009\2010  alla presentazione    del libro  


2008, TAGLIATO PER L’ESILIO  di  Karim Metref, 
Ed. Mangrovie

Scritto tra l’Algeria e l’Italia, “Tagliato per l’esilio” è una raccolta di racconti. Il filo conduttore che lega questi racconti brevi molto diversi tra di loro è l’esilio. Ma l’esilio non è inteso soltanto come quello di chi prende, se ne va, e lascia la terra natia. L’esilio è raccontato in tutte le sue sfacettature. E’ innanzitutto di chi si sente in esilio a casa propria che si tratta.
La prima parte -autobiografica- comincia con quest parole: “Il 25 novembre 1967 nascevo in esilio sulla terra dei miei avi. …” .

In cui chiesi  all'autore  ,   purtroppo  il dialogo  originale   è andato perso nella  formattazione  del pc   e  nella  perdita  della  scheda  usb   della video camera    in cui avevo  impresso  tale  risposta  ,   ti senti  più  seme  o radice  ?    Ricordo    che  mi disse  , motivandole  entrambe  . 
 Smisi   alllora di  farmi  la  domanda  fin quando  ieri ho letto  su questa  intervista ad  andrea  Pennacchi  



in particolatre quando dice :   [...] ma attenzione: la purezza delle radici è una balla colossale. Le radici sono sempre storte, al buio, si nutrono di putrefazione. Le hai, non le puoi rinnegare ma sei scemo se pensi che siano pure. Non mi si venga a raccontare la favoletta. Spero non sia questa l’idea di fondo. Oltre a essere falsa, porta a finali pessimi ».[....] .
Ed  ecco che rincomincio  con  un' altra  auto   analisi   . Attraverso  la  quale    ho  fatto  la scelto , almeno spero quella definitiva perchè  non si può andare  sempre  avanti ed  indietro   finsce   che ti blocchi  e  in concludi niente     ,  di entrambe  .   Infatti  mi sento  SEME in  quanto   si ha  ho  qualcosa  da  dare    o  lasciare  agli altri (  non solo  figli e  nipoti  ) . RADICE .perchè  ripensando alla ai miei nonni e ai miei prozii\e ( almebno quelli che ho conoscoiuto in prima persona ) suoi nonni gli considero fulcro dei miei valori : onesta , rispetto , coerenza mi rivolgo come Giuccini nel'omonimo album esponendoli i miei dubbi, poiché : « ha visto nascere e morire gli antenati miei/ lentamente, giorno dopo giorno ».
Ma poi, intuendo che non potro avere una risposta definitiva alle mie domande ( tòpos comune di chi s'auto analizza e si mette indiscussione e fa autocritica ed  nel  cd  di Guggini  citato    ) capisce che la « casa è come un punto di memoria/le tue radici danno la saggezza/e proprio questa è forse la risposta/e provi un grande senso di dolcezza ». Infatti nella vita o creazione d'opera  d'arte  non  si può sempre  stare  ad elucubrare  o cercare  certezze  . Ma  bisogna  avere  , anche se  non sempre  è possibile  visto  che    come   ho già  detto  : << la vita è anche trasfornazione perchè “Nulla si crea,nulla si distrugge,tutto si trasforma”  >> avere  un centro  di gravità   permanente   per  dirla  come l'omonima   canzone di Battiato   ma  soprattutto  perchè  nella vita   niente è per  sempre  come   anch'essa  amonima  canzone  di  Danilo sacco   contenuta    nell' album   Minoranza Rumorosa
 che  ho usato  nella  colonna  sonora e  di cui   si  sentono nell'aria le  prime  note  .      

19.11.22

la vita è anche trasfornazione perchè “Nulla si crea,nulla si distrugge,tutto si trasforma”

“Nulla si crea,nulla si distrugge,tutto si trasforma” come c'è stato insegnato a  scuola   -  È la legge che individuò, se la mia memoria non m'inganna . Lavoisier, scienziato del ‘700,iniziatore della chimica moderna. Questa  legge naturale di conservazione della massa: in una reazione chimica nulla si crea, nulla si distrugge, tutto ciò che c'era prima si trova anche dopo che la reazione è avvenuta la si puo  applicare  anche alla  vita cioè  al nostro vivere  Infatti   sta  noi scegliere  se  se  vivere  creando  e trasformando   o   di  non fare  \  creare niente   ma  lasciare  che siano  gli altri  a creare   per  noi  ed  eventualmente  ad imporci le  loro creazioni .  Infatti io  deciso  che  con la  paura  anzi ,meglio le paure , è meglio conviverci  ed  affrontarla   possibilmente  o  trasformala  in qualcosa  che ci  fortifichi anzichè indebolirci   .
Infatti  come suggerisce  quest articolo  da me  letto qualche tempo fa  di lamenteemeravigliosa.it

NON  on bisogna mai dimenticare che la paura è un’emozione sana, perché fa parte del nostro istinto di sopravvivenza. Alcune tra le paure più comuni sono del tutto ragionevoli. Eliminarle, quindi, non sarebbe una buona idea, altrimenti rischiamo di perdere il senso del
rischio e di esporci inutilmente al pericolo.Le paure più comuni tra gli esseri umani riguardano la preservazione fisica e psicologica dell’integrità e della vita. Hanno carattere universale perché in buona misura ci proteggono. Presentano una radice biologica e filogenetica molto forte.
[...] 
A volte non consideriamo il fatto che la paura è una forza impressionante, che può essere usata a nostro vantaggio quando ne siamo consapevoli. Ci spinge a compiere azioni inverosimili o a portare a termine grandi creazioni  ma  anche  se  non controllata  \  incanalata    a fare  errori   e  a cadere  .  
Perchè questa  decisione    perchè   ho capito   che   lasciandomi prendere  dalla paura   ho capito  che , anche  se  ancora   non sempre  ci riesco  completamente come  credo  molti  di noi visto    che :  sempre  secondo l'articolo sopracitato  esse  sono molto diffuse , lasciandomi prendere  dalle  paure  mi rallentava  e mi faceva    cadere  continuamente    o  vivere  in un stato  d'ansia  .  

11.7.22

C’è una storia, commovente, che è riemersa in queste ore dal ghiacciaio della Marmolada. È quella di Tommaso Carollo, 48 anni, una delle undici vittime accertate.

   Non è vero che non ho  rispetto per  le vittime   soprattutto quelle   che  come la storia    riportata  sotto  , nel precedente post   : <<  che  palle adesso   con la  tragedia  della  marmolada parte  la retorica   di corpi  che non hanno sepoltura  e    i familiari una tomba  su cui piagerli >>  io  criticavo la  pornografia del dlore    ed  la retorica   d'aver una  tomba  su  cui piangere    a  tutti i costi  e  di  come  un morto soprattutto  tragedie naturali    come  questa   può  anche essere  pianto  ed  ricordato dentro il tuo cuore  . 


Tommaso stava affrontando, insieme alla compagna Alessandra De Camilli e ai compagni di cordata, uno dei sentieri per tornare a valle quando il seracco si è staccato.
Prima le ha urlato: “Via, via!”, poi l’ha spinta via per proteggerla dall’urto, salvandole, di fatto, la vita.
“Io ho tutto un lato del corpo con fratture sparse, ma gli organi vitali sono integri. Mentre lui è stato preso in pieno dalla valanga, alla schiena”. Ed è morto.
Tommaso avrebbe potuto scappare, correre via, e probabilmente oggi sarebbe salvo. Invece, nel momento cruciale, il suo primo pensiero è andato alla sua compagna di vita e di tante scalate.
“Ora che affiora qualche ricordo e qualche particolare in più” ha scritto lei, “posso ragionevolmente pensare che, se sono viva, è grazie a te. Tutti devono sapere che persona onesta, seria, corretta e altruista fossi. Ovunque tu sia, io so amare fino a lì”.
Non sono numeri, sono storie, vite. E  -- come  fa  notare Lorenzo Tosa  --quella di Tommaso, il suo clamoroso atto d’amore per Alessandra, merita davvero di essere ricordato. E omaggiato.








Ecco  la  cronaca   di https://www.nextquotidiano.it/


Tommaso Carollo è una delle 11 vittime di quel crollo del seracco sulla Marmolada. Lui, come gli altri, è stato colpito da quella frana di ghiaccio e pietre mentre, insieme ai componenti della sua cordata, stava affrontando uno dei sentieri per tornare a valle dopo aver scalato la vetta e aver dormito, la notte precedente, in un rifugio in alta quota. Erano le 13.45 di domenica scorsa quando quel tranquillo pomeriggio in montagna si è trasformato in una tragedia di proporzioni epocali. Una tragedia fatta di morte e dolore. E l’uomo, 48 anni, è riuscito a mettere in salvo la sua compagna prima di essere travolto.



A raccontare quei tragici momenti, a una settimana di distanza, è Alessandra De Camilli, una delle superstiti e compagna di Tommaso Carollo. La donna si trova ancora ricoverata all’ospedale Santa Chiara di Trento con diverse fratture sparse su tutto il corpo: dalle braccia al bacino, fino alle costole. E proprio dal letto del nosocomio ha raccontato al Corriere della Sera il gesto del suo compagno. Quello che le ha permesso di essere ancora viva: “È stato lui a lanciare quell’urlo ‘via, via!’. Gli altri due turisti erano lontani. Ricordo la sua mano sulla spalla che mi spinge per proteggermi. Io ho tutto un lato del corpo con fratture sparse, ma gli organi vitali sono integri. Mentre lui è stato preso in pieno dalla valanga, alla schiena”.
Il manager 48enne, dunque, ha avuto quella prontezza di riflessi per salvare la vita alla propria compagna. Ma questo non è stato sufficiente per salvare la propria. Perché quel rumore sordo del seracco che si è staccato da Punta Rocca si è trasformato, nel giro di pochi istanti, in una valanga di ghiaccio e pietre che lo ha colpito, travolto e inghiottito. E, oltre a lui, altre 10 persone hanno avuto la stessa tragica sorte. E anche sui social, la compagna di Tommaso Carollo ha voluto ricordare quell’uomo che le ha salvato la vita:
“Ora che affiora qualche ricordo e qualche particolare in più , posso ragionevolmente pensare che, se sono viva, è grazie a te. Tutti devono sapere che persona onesta, seria, corretta e altruista fossi. Con te mi sentivo sempre al sicuro”.

11.2.22

Parla l'uomo che ha tenuto 4 mesi la compagna mummificata in casa: "Troppo duro lasciarla andare, l'ho fatto per amore"

  di cosa  stiamo parlando 

di Romina Marceca

A casa di Antonio, 64 anni: "L'ho fasciata con cura sul divano. Non volevo separarmi da lei"



Si giustifica così: "L'ho sistemata come una mummia, tutta fasciata con cura. L'ho fatto per amore, sia chiaro. Mi ripetevo che la tenevo ancora un po' con me prima che finisse sottoterra. Lo so che la legge non lo consente ma non mi volevo staccare da lei, adesso è al Verano. Non era meglio se rimaneva qui?". È l'orrore spiegato, dentro la sua casa di due stanze, da Antonio, 64 anni. È indagato per l'occultamento del cadavere della compagna Denise Lussagnet, una professoressa di francese morta a 90 anni nell'ottobre scorso. Lui l'ha tenuta sul divano, accanto al suo letto, per quattro mesi. E forse quel cadavere sarebbe rimasto lì per molto più tempo se un maresciallo, arrivato per notificare un atto alla donna, non avesse percepito che nel comportamento di Antonio c'era qualcosa di strano.
"C'è gente che tiene i morti anche per 15 anni in casa. Lo sa?". Aggiunge: "Un investigatore mi ha fatto i complimenti per come l'avevo tenuta bene. Non si sentiva nemmeno puzza. In testa avevo messo un plaid e sotto un contenitore. Era per i liquidi, sa a cosa mi riferisco?". Snocciola la storia parlando sottovoce e chiude a chiave la porta di casa, al primo piano di via Baccio Baldini 6, una via senza uscita a pochi passi dal mercato di Porta Portese. "I vicini ascoltano - bisbiglia -. Non mi hanno mai potuto vedere perché non accettavano la nostra relazione per la differenza d'età". Nell'ingresso, ad accogliere chi entra, c'è il quadro in bianco e nero di un pagliaccio che ride. Tutt'attorno scatoloni e riviste che risalgono a vent'anni fa. Nella casa di Antonio, o meglio della compagna defunta, c'è un odore che brucia le narici. Antonio si muove a scatti, tocca spesso i capelli e si guarda attorno. È confuso, nervoso. "Diciamoci la verità, temevo che andando via per i funerali i vicini mi avrebbero occupato l'appartamento. È successo a Garbatella, lo sa? E così avrei perso il mio amore e la casa. Ho anche saputo che c'è il racket delle imprese funebri. Mi sono scoraggiato e l'ho tenuta con me", è un'altra versione che si affianca a quella sentimentale.Da un corridoio corto e buio si arriva alla camera da letto. Lì, su un divano adesso inutilizzabile, il cadavere della professoressa è rimasto per quattro mesi meno due giorni. "Il divano non si può vedere. Denise è morta il 7 ottobre. Abbiamo unito le nostre solitudini nel 2007 e dopo 15 anni non volevo separarmi da lei", spiega con accento catanese intatto dopo oltre trent'anni a Roma. "Questo è un romanzo gotico, lo so", sgrana gli occhi.



"Non volevo separarmi da lei". Roma, 90enne morta da tre mesi: il compagno la tiene sul divano di casa "D'altra parte la nostra è una storia antica. Lei era franco-ebrea. Somigliava a Liliana Segre con quei capelli color argento. La nostra vita si divideva tra il soggiorno e la camera da letto. Andavamo ai concerti e alle mostre. Guardi qui, tengo tutti i nostri ricordi", e fa vedere tanti libretti d'opera, prendendoli uno ad uno dagli scatoloni polverosi. "Il nostro amore è nato alla Casa del cinema di Villa Borghese. C'era la rassegna di Ennio Morricone. Abbiamo subito fraternizzato. Ci univa la lirica, le mostre, i programmi televisivi di arte e politica - continua Antonio, che si professa scrittore ma non vuole che si conosca il suo cognome - Da un anno e mezzo aveva l'Alzheimer. Mi sono accorto che è morta dalla vena sul collo che non batteva più. Perché non ho chiamato il 118? Perché mi dicevano sempre che si stava avvicinando il momento. E certo, novant'anni aveva. Non riconosceva, non capiva. Allora ho fatto da solo". I carabinieri escludono che ci sia un motivo economico dietro la decisione di Antonio. Dalla pensione della professoressa il compagno ha prelevato solo le somme per la spesa di tutti i giorni. L'autopsia non ha evidenziato segni di violenza ma le indagini vanno avanti. I suoi pomeriggi, adesso, Antonio li trascorre passeggiando per il centro storico di Roma. “Torno nei posti in cui sono stato con lei. Poi rientro a casa e sono solo. Prima arrivavo e la trovavo lì sul divano. Adesso non c’è più”, e guarda verso quella stanza in fondo al corridoio. “Sì, era un conforto averla con me" e decide di aprire di nuovo la porta di casa.

7.7.21

perchè ancora vivo ed lotto

 vivere  la  vita  - Mannarino 


ero cosi  giù  che   mi   facevo le solite  elucubrazioni  mentali    del  tipo  :  a  che serve  vivere  e  lottare  se  cadi  o vieni tradito  .ho trovato la  risposta   in questo stato   fb  di  un mio  contatto 

La vita, a volte non è tenera e ti mette davanti prove davvero difficili. Per questo capita che a coloro che hanno vissuto e vivono situazioni complesse, il vedere calpestati i diritti dei più fragili, è motivo di rabbia infinita. Ovviamente non si pretende comprensione da tutti indistintamente, si capisce che per altri la vita ha riservato prevalentemente situazioni positive e di questo dobbiamo
essere tutti felici, ma da coloro che si candidano a rappresentare le istanze di tutta la popolazione, dobbiamo pretendere un interessamento ancora più pesante e concreto, per quelle condizioni che necessitano di assistenza e più certezze.
Spesso, invece, capita il contrario di quanto la logica e il buon senso dovrebbe suggerire e ad essere “aiutati”, sono soprattutto coloro che hanno fatto dell’interesse privato, prevalentemente dei più forti, una condizione e una filosofia di vita.
Il disprezzo per l’indifferenza verso i più deboli, non basta e in questo momento storico, non sembra nemmeno una opzione tra le più gettonate, occorre invece che chi ancora crede in certi valori e certi principi, faccia sentire sempre più forte la sua voce e combatta con tutti gli strumenti possibili e disponibili questa apatia strumentale e collusa con un mondo che non rappresenta più la società reale.
Non si deve MOLLARE, la lotta sarà dura!


21.4.21

Daniela Molinari L'infermiera malata di tumore che cercava sua madre per curarsi: "L'ho trovata ma ha rifiutato di aiutarmi "anche se la sua privacy e il suo diritto a non incontrarmi viene rispettato

  musica  in sottofondo 
Ballad of the absent mare - Leonard Cohen


Ma  si  puo' essere  cosi  cinici   nei confronti  di  chi  ha  quasi un piede  nella  fossa    e  l'ultima speranza  di vita  è legata  ai  tuoi  geni?   Si tratta del  caso  di  Daniela Molinari, 49enne comasca, ha bisogno di ricostruire la sua mappa genetica e per questo si è rivolta al tribunale dei minori, così da trovare la donna che la lasciò in orfanotrofio: ma la madre ha risposto che non vuole rivivere quel periodo brutto della sua vita .   Il mal genio  e l'egoismo di questa persona  , anche davanti  alla  possibilità e le  garanzie  che essa  ha    di mantenere  l'anonimato  , nel  rifiutare   anche  solo  di   poter  donare per essere  analizzato " una  goccia  del  suo  sangue  "   non  ha  limiti . È proprio  vero che Pietà l'è morta  come il titolo di  una  famosa  canzone    popolare  italiana
Alcuni\e mi diranno chi sei tu sei Dio per giudicare ? Io non sono nessuno  , ne  tanto meno  Dio  , ma a cui  rendono triste   queste storie  e  questi atti  di egoismo  . Capisco   è  comprendo  ( questa  volta  in tema   e a proposito  a  differenza  di quanto  ho fatto in precedenza ) la situazione  vissuta  dalla  donna   nel periodo in cui  intermedio  fra l'aborto clandestino  e la legge  194 . Ma  quando .🤬😢☠🔊  ti  è data la  possibilità   anche  di rimanere  anonima  e  che  viene  rispettata la   tua  richiesta  di  non incontrarti    per evitarti sofferenza   tale   rifiuto  mi sembra   un egoismo bello e  buono  .  
No riuscendo più a continuare  , mi vengono le  lacrime  agli occhi   per la  tristezza   e  mi sale  la bile   lascio  il raccontare   della  vicenda a   questo  articolo  di Lucia Landoni che  ha  scritto  gli altri  due articoli citati  sopra  prima dell'inizio dell'articolo odierno   su repubblica  online    d'oggi  

DI COSA STIAMO PARLANDO  

 











 













Da repubblica  del 21\4\2021

Daniela Molinari, 49enne comasca, ha bisogno di ricostruire la sua mappa genetica e per questo si è rivolta al tribunale dei minori, così da trovare la donna che la lasciò in orfanotrofio: ma la madre ha risposto che non vuole rivivere quel periodo brutto della sua vita




"Ti chiedo di ripensarci. Rifiutando di sottoporti a un prelievo di sangue, condanni me e le mie figlie, una delle quali ha appena nove anni. Condanni una famiglia": è il nuovo appello lanciato dalla 47enne infermiera milanese Daniela Molinari alla sua madre biologica, che la abbandonò subito dopo la nascita all'orfanotrofio delle suore di Rebbio, a Como. Daniela sta lottando contro un cancro che resiste alle cure tradizionali e i medici le hanno proposto di ricorrere a una terapia sperimentale per cui occorre la mappa genetica di almeno uno dei genitori.
"Per questo mi sono mossa per trovare la donna che mi ha partorito. Ora è stata rintracciata dal Tribunale per i minorenni di Milano, ma ha detto no. Si rifiuta di sottoporsi a quel prelievo, nonostante abbia ricevuto ogni garanzia possibile sul fatto che potrà mantenere l'anonimato - racconta Molinari - Non le chiedo di incontrarmi, ma solo di lasciare che le facciano delle analisi del sangue. Il suo rifiuto mi sembra davvero incomprensibile".
Nel 1973, quando partorì, la donna scelse di non far trascrivere il proprio nome nei documenti, chiedendo inoltre di cancellare tutti i dati sanitari, come all'epoca era lecito fare. La Procura per i minorenni di Milano, a cui Daniela Molinari si era rivolta nei mesi scorsi, ha però appurato che negli archivi dell'ospedale Sant'Anna di San Fermo della Battaglia (nel Comasco) esisteva la cartella clinica contenente l'originale dell'atto di nascita e lì il nome compariva. "L'hanno convocata, ma si è rifiutata di presentarsi e al telefono ha comunicato che per lei è troppo doloroso ricordare quel periodo della sua vita. Una posizione che fatico ad accettare perché mi sembra davvero troppo rigida - prosegue l'infermiera milanese - Mi dicono dal Tribunale per i minorenni che è in grado di intendere e di volere, quindi non può esserle imposto nulla, lo so bene perché lavoro in ambito sanitario. Però una legge che mette il diritto alla privacy di una persona davanti a quello alla vita di un'altra è assurda e sbagliata".
Per far arrivare a destinazione la sua richiesta d'aiuto, Daniela Molinari si era inizialmente rivolta al quotidiano la Provincia di Como e poi l'appello era stato rilanciato da Repubblica e da altri media: "Quando l'hanno chiamata dal tribunale, ha detto che si era riconosciuta negli articoli che aveva letto e che sapeva già che la stavo cercando. Semplicemente non voleva essere rintracciata" continua la 47enne, che ora ha scritto alla madre una lettera, pubblicata sul quotidiano locale comasco. "Mi chiedo come tu ti addormenti la sera - vi si legge - come fai a vivere sapendo che hai negato senza possibilità di ripensamento la cosa che ti è stata chiesta: un prelievo di sangue in totale anonimato organizzato secondo le tue regole e la tua volontà, che non andrebbe a cambiare nulla della tua situazione di vita attuale, perché nessuno saprebbe, e che a me invece consentirebbe di far crescere la mia bambina che ha solo nove anni e ha il diritto di avere al proprio fianco la sua mamma".

20.11.17

La lezione di papà: quell’ultimo posto alla Barcolana che vale un trofeo Per insegnare al figlio iper competitivo il significato dello sport Fabrizio ha gareggiato pur senza alcuna possibilità di vincere



è   proprio  la magia della  vita  , come dice   la  canzone    di Gaber  citata  sopra   che   ha  voluto insegnare  quersto  genitore

   http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2017/11/19/news/



La lezione di papà: quell’ultimo posto alla Barcolana che vale un trofeo

Per insegnare al figlio iper competitivo il significato dello sport Fabrizio ha gareggiato pur senza alcuna possibilità di vincere


TRIESTE Le moto d’acqua della Polizia, che l’hanno scortato lungo tutto il percorso, hanno azionato le sirene per segnalare il suo arrivo al traguardo. Gli applausi dei presenti, poliziotti compresi, hanno ritmato le ultime bracciate che gli hanno permesso di riguadagnare la riva. Fabrizio Paone non ha conquistato il primo posto alla Barcolana Nuota dello scorso primo ottobre: eppure ha vinto. L’architetto ligure, trapiantato da molti anni a Venezia, è riuscito infatti a lasciare il segno sulla competizione di nuoto in acque libere organizzata dalla Svbg, in collaborazione con la Triestina Nuoto, pur classificandosi in ultima posizione.
«La nostra è una famiglia molto legata al mare - spiega Paone -. Amiamo la navigazione, il nuoto, la pesca. Persino il romanzo Moby Dick l’abbiamo letto assieme per tre volte. Leopoldo è matto per la vela, ma ha una concezione dello sport che è indissolubilmente legata al risultato: si può vincere o arrivare fra i primi; l’alternativa a queste due opzioni è il ritiro». Alla vigilia della Barcolana Nuota, infatti, il giovane velista si è ritirato dopo aver “scuffiato”, rientrando a terra e pensando alle regate del giorno successivo. «La generazione di mio figlio - continua Paone - spesso interpreta la realtà come se fosse in un videogame: se le cose non vanno per il verso giusto, si spegne il dispositivo e si ricomincia daccapo. La competizione è un valore importante, ma non assoluto». Paone, a sostegno della sua tesi, tira in ballo anche il barone Pierre de Coubertin, simbolo riconosciuto di sportività: «Anche de Coubertin da giovane voleva vincere - sottolinea l’architetto -, ma poi ha capito che ci sono anche altri valori, come la voglia di stare assieme ad altre persone e il desiderio di portare a termine una prestazione».


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Al Rossetti le premiazioni della Barcolana 49


Dal momento che «un esempio taciuto è cento volte più efficace di una predica nervosa», Paone ha scelto di agire in coerenza con il proprio pensiero. Partito da Torino, dove insegna al Politecnico, ha percorso più di 600 km per assistere alle regate del figlio e compiere, nel suo piccolo, un’impresa. «Ho giocato a pallanuoto per tanti anni - le sue parole -, ma attualmente non sono allenato. Ho indossato una t-shirt di cotone e mi sono infilato in mezzo a 160 atleti con la muta. È stata un’esperienza bellissima, che ho deciso di godermi fino alla fine». La sua tenacia è stata notata dai presenti. Gli stessi poliziotti l’hanno incitato nel corso della gara, anche quando le meduse hanno rallentato il suo gesto atletico. La fatica è stata ampiamente ripagata al termine della nuotata: «È stato bellissimo arrivare davanti a piazza Unità – così Paone -. Ho un legame particolare con Trieste, dove ho insegnato per molti anni. Inoltre, il bisnonno dei miei due figli, Leopoldo e Martino, era il filologo e critico fiumano Ladislao Mittner».




La Barcolana da record a TriesteDomenica 8 ottobre a Trieste si è svolta la 49.a Barcolana: è stata l'edizione che ha stracciato ogni record. Con 2.101 barche sulla linea di partenza, è entrata di diritto nel Guinness dei primati quale regata più affollata del mondo. A trionfare è stata Spirit of Portopiccolo dei fratelli Benussi (a cura di Elisa Lenarduzzi, foto e riprese di Andrea Lasorte, Massimo Silvano e Francesco Bruni) LO SPECIALE BARCOLANA 49


L’ultimo posto alla Barcolana Nuota, conquistato mentre il giovane Leopoldo portava a termine tutte e tre le regate, è valso a Paone il premio Fairplay. «Parteciperò anche il prossimo anno - la sua promessa -, con l’obiettivo, questa volta, di lasciarmi alle spalle qualche nuotatore».

2.5.17

ADDIO D'APRILE © Daniela Tuscano


L'immagine può contenere: fiore, pianta, spazio all'aperto e natura

Per me non è mai stato il 1º maggio, per me è la fine d'aprile, mese amabile e leggiadro
Aprile ci abbandona, con la sua discrezione azzurrina, portando con sé le nostre primavere, il sole buono, i deboli incanti. Poi irrompe il saturo, corposo brillio dell'estate, ma è luce abbacinante, e già divien tarda. Aprile, alla mia età, è residuo di speranza, foglio d'India tremulo al vento. Non fai in tempo ad assaporarlo che giunge il domani, e il domani, e un altro domani, e non l'aspetti e lo temi, senza garbo né amore. E preme, sull'anima, un'acerba malinconia.

18.12.16

queste sono le cose che ti fanno andare avanti il sapere che dalla morte rinasce la vita Prato, la coppia da anni aiuta i bambini del Burkina Faso realizzando pozzi e molto altro. Una scultura ricorderà Nico scomparso il 18 dicembre 1996


Mentre  ascolto  Viva la vida, muera la muerte" dei Modena City Ramblers 
leggo  tramite la pagina  fb  di    cronaca italiana  questa    storia 

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2016/12/18/news/due-tragedie-immense-ma-dalle-morti-dei-figli-ora-rinasce-la-speranza-1.14583098?ref=fbfci

Due tragedie immense, ma dalle morti dei figli ora rinasce la speranza

Prato, la coppia da anni aiuta i bambini del Burkina Faso realizzando pozzi e molto altro. Una scultura ricorderà Nico scomparso il 18 dicembre 1996


I coniugi Enrico e Maria Spinelli

PRATO. L'albero di Natale era pronto, il presepe no. Per spostare gli scatoloni dal ripostiglio Maria Teresa aspettava Nico, il figlio secondogenito, lo studente del "Buzzi" con la passione per lo sport, il ragazzo dal cuore generoso e dalla risata contagiosa. S'era fatto buio, quasi ora di cena. Nico era uscito con la moto, al suo ritorno avrebbe aiutato la mamma ad allestire la grotta con Gesù Bambino. Ma quelle scatole rimasero chiuse.
A metà di via Cava, a pochi metri da casa, Nico perse la vita in un incidente in moto. Era il 18 dicembre del 1996, il figlio di Maria Teresa Gualandi ed Enrico Spinelli aveva 17 anni e tutta la vita davanti. Aveva già fatto la prima vacanza con gli amici più grandi, una settimana in Kenya. Ma un tragico destino ha voluto che morisse proprio dietro casa. Per ricordarlo vent'anni dopo i genitori hanno organizzato per domenica 18 dicembre una cerimonia di commemorazione, a partire dalle 15.30 nella chiesa di San Giusto in Piazzanese, insieme ad amici e parenti.

               I figli della coppia scomparsi Nico nel 1996 e Yuri nel 2003




Il ricordo di Nico rivivrà in una cultura in ferro composta da due grandi mani protese verso l'incontro, sovrastanti un muro di pietra. Due mani e un muro, metafora di barriere che crollano, di popoli che si uniscono, simbolo di valori universali. Maria Teresa si commuove: «A Nico la scultura sarebbe piaciuta. Ma anche a Iury». I ritratti dei suoi tesori campeggiano sulla parete di cucina, a lato di una gigantesca cartina geografica.
Rappresenta il mondo, dove il Burkina Faso è soltanto un piccolo fazzoletto di terra. Piccolo per dimensioni, grande per l'impresa che i coniugi Spinelli hanno compiuto negli ultimi dieci anni e che li vede insieme al Movimento Shalom per portare l'acqua e la vita ai bambini burkinabè. Così quelle mani di ferro realizzate da un artigiano pratese che si scopriranno all'esterno della chiesa di San Giusto sarebbero piaciute anche a Iury, il figlio maggiore degli Spinelli.
Due neonati del Burkina Faso con le...
Due neonati del Burkina Faso con le copertine colorate a Prato


Aveva l'indole dell'uomo di pace, lui che ebbe l'idea di finanziare dei pozzi d'acqua potabile nei villaggi del Burkina Faso sotto l'egida di Shalom (la sezione pratese è stata aperta nel 2009). I primi due pozzi videro la luce nel 2000 con i soldi dell'assicurazione derivanti dall'incidente di Nico. «Volevamo che dalla sua morte sgorgasse vita - raccontano i coniugi Spinelli - così decidemmo di affidare la perforazione dei pozzi al Movimento Shalom di San Miniato». Nel luglio 2003, un altro lutto entra in casa Spinelli - Gualandi.
Un altro dolore immenso, un altro vuoto incolmabile per quei genitori già provati dalla perdita del figlio più piccolo. Anche Iury, il maggiore, li aveva lasciati. Aveva deciso di farla finita, buttandosi da un traliccio della corrente elettrica, sette anni dopo l'incidente del fratello. Appesa in cima al traliccio, nella zona di Tavola, una bandiera simbolo della pace. Fu il buio, il vuoto assoluto, ma anche il bisogno di sentire quell'acqua che dava una speranza ai piccoli orfani dell'Africa occidentale, per amore di Nico e Iury. Una realtà che gli Spinelli toccarono con mano nel 2007, l'anno della prima missione in Burkina Faso.

Enrico Spinelli assieme a due bambini...
Enrico Spinelli assieme a due bambini del Burkina faso


Ci torneranno il prossimo 27 dicembre, per seguire i lavori di costruzione di un piccolo bistrot, nel centro di Nouna, che darà lavoro a una decina di ragazzi. In questi anni c'è stato tanto lavoro da fare per dare una casa agli orfani dei villaggi, cresciuti sotto l'ala di madame Bernadette, vedova benefattrice che nella sua abitazione ha accolto fino a 24 bimbi abbandonati. C'era bisogno di tirare su un vero centro d'accoglienza per questi piccoli ospiti: per la causa i due cooperanti pratesi di Shalom sono riusciti a scaldare il cuore di Prato in modo da raccogliere il denaro necessario, organizzando cene, donazioni di privati e aziende, vendita di calendari.
Oggi il centro d'accoglienza ospita cinquanta bimbi ma guai a vedere in tutto questo un'opera di carità. «Se non mandiamo soldi laggiù finisce tutto - ammette Enrico Spinelli - Ma il nostro obiettivo è mettere in condizione la popolazione locale di sostenersi con le proprie gambe, di qui il progetto del bistrot». Dove i burkinabè cucineranno anche i brigidini di Lamporecchio. Merito di una piastra che un brigidinaio del pistoiese ha regalato a Enrico. E che lui, ex titolare di una ditta di riparazione, è riuscito a far ripartire per portarla in Africa. Alla moglie s'illuminano gli occhi al pensiero del prossimo viaggio. «Quando sono lì mi sento orgogliosa di Iury e Nico, sento l'approvazione dei miei figli». La vita va avanti.

7.4.16

Giappone, gelato aumenta di 8 centesimi: tutta l'azienda chiede scusa

Paese  che vai ed  usanze  diverse  ecco perchèmi sento cittadino del mondo  .  L'unica  cosa  che  m'indigna  che tutti  i   siti  dei quotidiani ma   anhc e non italiani   si  limitavano  a   fare    copèia ed  incolla uno con l'altro  .  del video  e della didascalia  che trovzte  sotto . Anziochè    dare  qualche particolare  in più   , magarim intervistando   il direttore  dela  ditta o  qualcuno\a  del personale  della  ditta  in questione  .  Un  occasione persa  per poter    contribuire   a    far conoscere meglio , ed  andare  oltre  gli anime e d  i manga ,  la cultura    Giapponese  \  del sol  levante  cosi  particolare  diversa    dala nostra  , tanto che  alcuni   ( sottoscritto compreso almeno alla prtima visione  del vicdeo    )  potrebbero  giudicarla strana a e  strampalata  .  Ha ragione  questo video   a  giudicare  i media ed  i quotidiani italiani   , oltre  a  bufalisti  , copia e  incolla



Giappone, gelato aumenta di 8 centesimi: tutta l'azienda chiede scusa



 

Per la prima volta in 25 anni, il ghiacciolo prodotto da Akagi Nyugyo ha subito un amento di 10 yen: l'quivalente di 8 centesimi di Euro. Nonostante si tratti di una cifra irrissoria, a incidere su un prezzo immutato per un quarto di secolo, l'azienda giapponese si è riunita per chiedere scusa ai propri clienti. Nel video pubblicato su YouTube compaiono almeno 100 dipendenti. L'aumento sarebbe dovuto a un'impennata dei costi delle materie prime e della produzione. Nel 1991, l'anno dell'ultimo aumento, l'azienda comprò una pagina di giornale per scusarsi. Il video pubblicato su YouTube è stato visto da più di un milione di persone in meno di una settimana

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...