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4.1.23

Grazie a Facebook a Sassari, dopo 40 anni 4 fratelli separati per essere addotati si ritrovano e cercano gli altri tre

L'iniziativa   del grippo   fb    ti cerco   permette    a   Figli, fratelli, genitori, ma anche amici, compagni di scuola. persone con le quali si è condiviso qualcosa e che si ha voglia di ritrovare. È un flusso costante di appelli nella pagina Facebook “Ti cerco, appelli di persone che cercano le loro origini e i propri cari”, nata qualche anno per iniziativa di un gruppo di amiche, senza alcun scopo di lucro ma spinte da una grande generosità verso il prossimo. Una iniziativa vincente, perché sta aiutando tantissime persone a ritrovare affetti, a ricostruire le proprie origini e riassaporare la felicità. Chi cerca qualcuno può inviare un appello, spesso accompagnato da fotografie, che viene visionato dalle responsabili della pagina prima di essere pubblicato, così da garantire la tutela della privacy, in maniera particolare quando sono coinvolti minori. La forza della pagina è data dalle condivisioni, che raggiungono ogni parte d’Italia e spesso anche all’estero in una catena di solidarietà commovente che aiuta a ottenere il lieto fine: ritrovarsi, come accaduto alla famiglia protagonista della storia raccontata in questa pagina. Ed  è proprio  questa  pagina  che  ha   permesso  questa    storia   che  alla  chi  l'ha  visto  ho trovato  su  la  nuova  Sardegna   del  4\1\2023  


Separati da bambini si ritrovano dopo 40 anni Tre sorelle e un fratello di nuovo insieme grazie a Facebook Nati a Sassari e dati in adozione, cercano altre tre sorelle  La storia a lieto fine di Stefania, Sonia Katiuscia e Davide in attesa di riabbracciare anche Lucia, Maria e Stella

                         di Silvia  Sanna  


La storia a lieto fine di Stefania, Sonia Katiuscia e Davide in attesa di riabbracciare anche Lucia, Maria e Stella Sassari Si tengono per mano come se fossero ancora bambini, stanno attaccati l’uno all’altra per paura di perdersi, un’altra volta. La vita li ha separati molti anni fa, quando la più grande aveva appena sei anni e le più piccole pochi mesi. E il maschio di casa ancora non era nato: cresciuto da figlio unico, ha riabbracciato tre sorelle e aspetta di conoscere le altre tre che ancora mancano all’appello. È la storia della famiglia Spanu, sette fratelli di cui solo uno, Davide, porta il cognome paterno. Perché è
l’unico a non avere lasciato la casa al centro storico di Sassari per andare in orfanotrofio, in attesa che una nuova famiglia lo adottasse. Questo è stato il destino delle sue sorelle, nate in una famiglia piena di problemi e dove le bocche da sfamare erano troppe. Dopo quasi 40 anni, sorelle e fratello si sono riabbracciati, grazie alla tenacia di due di loro e alla potenza straordinaria di un gruppo Facebook che ricongiunge esistenze e affetti che sembravano perduti. Dice Stefania: « È fantastico vederli, averli intorno, parlarci, scoprire quanto ci assomigliamo e non solo fisicamente. Ora ho di nuovo con me le mie sorelle, mio fratello e anche nipoti, cugini delle mie figlie. Adesso speriamo di ritrovare anche le altre sorelle, è un sogno che si realizza». Nella foto di famiglia nuova di zecca ci sono Stefania Lupinu, Sonia Atzeni, Katiuscia Mele e Davide Spanu, mancano Lucia, che si è già fatta avanti e vive in Lombardia, Maria e Stella , di cui per ora non si hanno notizie. Ma le ricerche continuano Separati da piccoli Primi anni Ottanta, la piccola casa nel cuore di Sassari a pochi metri da Sant’Apollinare è già popolata da alcune bambine. Ci sono Sonia, Lucia, Katiuscia, Stefania, Maria e sta per arrivare anche Stella. «Un giorno sono venuti a prenderci – racconta Stefania, che oggi ha 40 anni – le mie sorelle sono andate in orfanotrofio, io invece ho trascorso un periodo in ospedale perché mia madre, che si chiamava Marinella, ha spiegato che avevo bisogno di cure. E sono stata affidata quasi subito a una nuova famiglia, avevo circa un anno e mezzo. Delle mie sorelle non ho saputo niente sino a poche settimane fa ed ero la sola tra loro a sapere di avere anche un fratello, nato 11 anni dopo di me, l’unico che non è stato allontanato dai nostri genitori naturali». Stefania è stata adottata da Rita e Gavino Lupinu «due persone eccezionali che mi hanno dato un amore immenso. Mio padre è scomparso nel 2010 e ancora faccio fatica ad accettarlo, mia madre ha 92 anni e sta a casa con me». Stefania Lupinu ha sempre saputo di essere stata adottata e quando ha compiuto 18 anni Rita e Gavino le hanno rivelato le sue origini. « Ho iniziato subito le ricerche. Per prima cosa sono andata nella casa al centro storico di Sassari e mi sono presentata a mio fratello, che aveva appena compiuto 8 anni. Poi ho cercato di rintracciare le mie quattro sorelle, ignoravo che ce ne fosse una quinta. Avevo trovato un libretto medico dove erano registrati nomi e date di nascita, purtroppo durante un trasloco l’ho perso e ricordavo soltanto alcuni nomi. Non è stato semplice venirne a capo, ma non mi sono arresa». Le ricerche Stefania si sposa, diventa mamma di due bambine, ha una vita serena. Ma c’è sempre quel chiodo fisso. Nel 2017, ai primi di dicembre, decide di pubblicare un messaggio sul gruppo Facebook “Ti cerco, appelli di persone che cercano le proprie origini e i propri cari: “Mi chiamo Stefania Gesuina Lupinu Spanu..... Sono la più piccola di 4 femminucce nate a distanza di un anno una dall'altra a quanto so. una si chiama Maria.. . poi Stella... katiuscia... e io... vorrei riuscire a trovarle... sapere se stanno bene... se hanno costruito una famiglia felice come la mia...” Non succede nulla sino al 2020, quando Stefania decide di ripubblicare lo stesso appello. Ma la svolta avviene all’inizio di dicembre, quando una delle due sorelle si rivolge allo stesso gruppo Fb: “Mi chiamo Sonia.... sono nata a Sassari... cerco i miei familiari...” Le responsabili del gruppo capiscono che Stefania e Sonia sono sorelle e le mettono in contatto. Ritrovarsi L’abbraccio avviene il 9 dicembre alla stazione di Sassari, dove Stefania va a prendere Sonia, che arriva da Cagliari: qui vive da molti anni, ha un figlio e fa l’insegnante. «Credevamo di commuoverci moltissimo, invece ci siamo messe a ridere, risate di gioia, liberatorie». Pochi giorni ed ecco che è spuntata anche la terza sorella, Katiuscia, che gli ultimi 40 anni li ha trascorsi a Siniscola, fa assistenza agli anziani ed è madre di una ragazza: anche Katiuscia non ha mai smesso di pensare alle sue sorelle ma aveva tanta paura di essere respinta. Stefania presenta a Sonia e Katiuscia Davide, il fratello di cui ignoravano l’esistenza. «È una scoperta continua – raccontano – abbiamo da recuperare un’intera vita vissuta lontani». Ieri la storia dei fratelli ritrovati è approdata in tv, nel salotto della trasmissione Rai “I fatti vostri”. Poco dopo la puntata, durante un pranzo in famiglia in una trattoria romana, è arrivato il messaggio di Lucia: «Vi ho visto, sono io, sto bene, ci vediamo presto». Dopo un’attesa così lunga, l’arrivederci più dolce che c’è.

21.4.21

Daniela Molinari L'infermiera malata di tumore che cercava sua madre per curarsi: "L'ho trovata ma ha rifiutato di aiutarmi "anche se la sua privacy e il suo diritto a non incontrarmi viene rispettato

  musica  in sottofondo 
Ballad of the absent mare - Leonard Cohen


Ma  si  puo' essere  cosi  cinici   nei confronti  di  chi  ha  quasi un piede  nella  fossa    e  l'ultima speranza  di vita  è legata  ai  tuoi  geni?   Si tratta del  caso  di  Daniela Molinari, 49enne comasca, ha bisogno di ricostruire la sua mappa genetica e per questo si è rivolta al tribunale dei minori, così da trovare la donna che la lasciò in orfanotrofio: ma la madre ha risposto che non vuole rivivere quel periodo brutto della sua vita .   Il mal genio  e l'egoismo di questa persona  , anche davanti  alla  possibilità e le  garanzie  che essa  ha    di mantenere  l'anonimato  , nel  rifiutare   anche  solo  di   poter  donare per essere  analizzato " una  goccia  del  suo  sangue  "   non  ha  limiti . È proprio  vero che Pietà l'è morta  come il titolo di  una  famosa  canzone    popolare  italiana
Alcuni\e mi diranno chi sei tu sei Dio per giudicare ? Io non sono nessuno  , ne  tanto meno  Dio  , ma a cui  rendono triste   queste storie  e  questi atti  di egoismo  . Capisco   è  comprendo  ( questa  volta  in tema   e a proposito  a  differenza  di quanto  ho fatto in precedenza ) la situazione  vissuta  dalla  donna   nel periodo in cui  intermedio  fra l'aborto clandestino  e la legge  194 . Ma  quando .🤬😢☠🔊  ti  è data la  possibilità   anche  di rimanere  anonima  e  che  viene  rispettata la   tua  richiesta  di  non incontrarti    per evitarti sofferenza   tale   rifiuto  mi sembra   un egoismo bello e  buono  .  
No riuscendo più a continuare  , mi vengono le  lacrime  agli occhi   per la  tristezza   e  mi sale  la bile   lascio  il raccontare   della  vicenda a   questo  articolo  di Lucia Landoni che  ha  scritto  gli altri  due articoli citati  sopra  prima dell'inizio dell'articolo odierno   su repubblica  online    d'oggi  

DI COSA STIAMO PARLANDO  

 











 













Da repubblica  del 21\4\2021

Daniela Molinari, 49enne comasca, ha bisogno di ricostruire la sua mappa genetica e per questo si è rivolta al tribunale dei minori, così da trovare la donna che la lasciò in orfanotrofio: ma la madre ha risposto che non vuole rivivere quel periodo brutto della sua vita




"Ti chiedo di ripensarci. Rifiutando di sottoporti a un prelievo di sangue, condanni me e le mie figlie, una delle quali ha appena nove anni. Condanni una famiglia": è il nuovo appello lanciato dalla 47enne infermiera milanese Daniela Molinari alla sua madre biologica, che la abbandonò subito dopo la nascita all'orfanotrofio delle suore di Rebbio, a Como. Daniela sta lottando contro un cancro che resiste alle cure tradizionali e i medici le hanno proposto di ricorrere a una terapia sperimentale per cui occorre la mappa genetica di almeno uno dei genitori.
"Per questo mi sono mossa per trovare la donna che mi ha partorito. Ora è stata rintracciata dal Tribunale per i minorenni di Milano, ma ha detto no. Si rifiuta di sottoporsi a quel prelievo, nonostante abbia ricevuto ogni garanzia possibile sul fatto che potrà mantenere l'anonimato - racconta Molinari - Non le chiedo di incontrarmi, ma solo di lasciare che le facciano delle analisi del sangue. Il suo rifiuto mi sembra davvero incomprensibile".
Nel 1973, quando partorì, la donna scelse di non far trascrivere il proprio nome nei documenti, chiedendo inoltre di cancellare tutti i dati sanitari, come all'epoca era lecito fare. La Procura per i minorenni di Milano, a cui Daniela Molinari si era rivolta nei mesi scorsi, ha però appurato che negli archivi dell'ospedale Sant'Anna di San Fermo della Battaglia (nel Comasco) esisteva la cartella clinica contenente l'originale dell'atto di nascita e lì il nome compariva. "L'hanno convocata, ma si è rifiutata di presentarsi e al telefono ha comunicato che per lei è troppo doloroso ricordare quel periodo della sua vita. Una posizione che fatico ad accettare perché mi sembra davvero troppo rigida - prosegue l'infermiera milanese - Mi dicono dal Tribunale per i minorenni che è in grado di intendere e di volere, quindi non può esserle imposto nulla, lo so bene perché lavoro in ambito sanitario. Però una legge che mette il diritto alla privacy di una persona davanti a quello alla vita di un'altra è assurda e sbagliata".
Per far arrivare a destinazione la sua richiesta d'aiuto, Daniela Molinari si era inizialmente rivolta al quotidiano la Provincia di Como e poi l'appello era stato rilanciato da Repubblica e da altri media: "Quando l'hanno chiamata dal tribunale, ha detto che si era riconosciuta negli articoli che aveva letto e che sapeva già che la stavo cercando. Semplicemente non voleva essere rintracciata" continua la 47enne, che ora ha scritto alla madre una lettera, pubblicata sul quotidiano locale comasco. "Mi chiedo come tu ti addormenti la sera - vi si legge - come fai a vivere sapendo che hai negato senza possibilità di ripensamento la cosa che ti è stata chiesta: un prelievo di sangue in totale anonimato organizzato secondo le tue regole e la tua volontà, che non andrebbe a cambiare nulla della tua situazione di vita attuale, perché nessuno saprebbe, e che a me invece consentirebbe di far crescere la mia bambina che ha solo nove anni e ha il diritto di avere al proprio fianco la sua mamma".

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...