11.2.22

Parla l'uomo che ha tenuto 4 mesi la compagna mummificata in casa: "Troppo duro lasciarla andare, l'ho fatto per amore"

  di cosa  stiamo parlando 

di Romina Marceca

A casa di Antonio, 64 anni: "L'ho fasciata con cura sul divano. Non volevo separarmi da lei"



Si giustifica così: "L'ho sistemata come una mummia, tutta fasciata con cura. L'ho fatto per amore, sia chiaro. Mi ripetevo che la tenevo ancora un po' con me prima che finisse sottoterra. Lo so che la legge non lo consente ma non mi volevo staccare da lei, adesso è al Verano. Non era meglio se rimaneva qui?". È l'orrore spiegato, dentro la sua casa di due stanze, da Antonio, 64 anni. È indagato per l'occultamento del cadavere della compagna Denise Lussagnet, una professoressa di francese morta a 90 anni nell'ottobre scorso. Lui l'ha tenuta sul divano, accanto al suo letto, per quattro mesi. E forse quel cadavere sarebbe rimasto lì per molto più tempo se un maresciallo, arrivato per notificare un atto alla donna, non avesse percepito che nel comportamento di Antonio c'era qualcosa di strano.
"C'è gente che tiene i morti anche per 15 anni in casa. Lo sa?". Aggiunge: "Un investigatore mi ha fatto i complimenti per come l'avevo tenuta bene. Non si sentiva nemmeno puzza. In testa avevo messo un plaid e sotto un contenitore. Era per i liquidi, sa a cosa mi riferisco?". Snocciola la storia parlando sottovoce e chiude a chiave la porta di casa, al primo piano di via Baccio Baldini 6, una via senza uscita a pochi passi dal mercato di Porta Portese. "I vicini ascoltano - bisbiglia -. Non mi hanno mai potuto vedere perché non accettavano la nostra relazione per la differenza d'età". Nell'ingresso, ad accogliere chi entra, c'è il quadro in bianco e nero di un pagliaccio che ride. Tutt'attorno scatoloni e riviste che risalgono a vent'anni fa. Nella casa di Antonio, o meglio della compagna defunta, c'è un odore che brucia le narici. Antonio si muove a scatti, tocca spesso i capelli e si guarda attorno. È confuso, nervoso. "Diciamoci la verità, temevo che andando via per i funerali i vicini mi avrebbero occupato l'appartamento. È successo a Garbatella, lo sa? E così avrei perso il mio amore e la casa. Ho anche saputo che c'è il racket delle imprese funebri. Mi sono scoraggiato e l'ho tenuta con me", è un'altra versione che si affianca a quella sentimentale.Da un corridoio corto e buio si arriva alla camera da letto. Lì, su un divano adesso inutilizzabile, il cadavere della professoressa è rimasto per quattro mesi meno due giorni. "Il divano non si può vedere. Denise è morta il 7 ottobre. Abbiamo unito le nostre solitudini nel 2007 e dopo 15 anni non volevo separarmi da lei", spiega con accento catanese intatto dopo oltre trent'anni a Roma. "Questo è un romanzo gotico, lo so", sgrana gli occhi.



"Non volevo separarmi da lei". Roma, 90enne morta da tre mesi: il compagno la tiene sul divano di casa "D'altra parte la nostra è una storia antica. Lei era franco-ebrea. Somigliava a Liliana Segre con quei capelli color argento. La nostra vita si divideva tra il soggiorno e la camera da letto. Andavamo ai concerti e alle mostre. Guardi qui, tengo tutti i nostri ricordi", e fa vedere tanti libretti d'opera, prendendoli uno ad uno dagli scatoloni polverosi. "Il nostro amore è nato alla Casa del cinema di Villa Borghese. C'era la rassegna di Ennio Morricone. Abbiamo subito fraternizzato. Ci univa la lirica, le mostre, i programmi televisivi di arte e politica - continua Antonio, che si professa scrittore ma non vuole che si conosca il suo cognome - Da un anno e mezzo aveva l'Alzheimer. Mi sono accorto che è morta dalla vena sul collo che non batteva più. Perché non ho chiamato il 118? Perché mi dicevano sempre che si stava avvicinando il momento. E certo, novant'anni aveva. Non riconosceva, non capiva. Allora ho fatto da solo". I carabinieri escludono che ci sia un motivo economico dietro la decisione di Antonio. Dalla pensione della professoressa il compagno ha prelevato solo le somme per la spesa di tutti i giorni. L'autopsia non ha evidenziato segni di violenza ma le indagini vanno avanti. I suoi pomeriggi, adesso, Antonio li trascorre passeggiando per il centro storico di Roma. “Torno nei posti in cui sono stato con lei. Poi rientro a casa e sono solo. Prima arrivavo e la trovavo lì sul divano. Adesso non c’è più”, e guarda verso quella stanza in fondo al corridoio. “Sì, era un conforto averla con me" e decide di aprire di nuovo la porta di casa.

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