“Ho notato con dispiacere un crescendo di attacchi provenire da commentatori o giornalisti nei confronti dei cantanti. E mi rivolgo in particolar modo a quello che hanno subìto Emma Marrone, Michele Bravi e qualcuno anche ingiustamente troppo spesso dimenticato: Gianluca Grignani. Parliamo di tre artisti incredibilmente forti che non hanno certo bisogno di me per difendersi. Però penso che sia giusto nella vita comportarsi da buoni alleato, soprattutto quando vediamo persone giudicate e attaccate per il loro aspetto o per quello che dicono e fanno. Il supporto che io e tutti noi possiamo dare in questi casi è psicologicamente fondamentale per non far sentire le persone sole. Lo so perché ho vissuto molti simili: prima da bambino, quando ho subìto i bulli; poi mi è successo anche da grande. Una delle cose più angoscianti è la sensazione di essere soli contro tutti. A un certo punto ti auto-convinci di essere tu quello sbagliato. Eh sì, perché nessuno prende le tue parti o ti sostiene, quindi ti riempi la testa di dubbi. Beh, fanculo. Non varrà molto il mio sostegno, ma io voglio dirvi che sono dalla vostra parte raga. Ho lavorato con Emma in passato e lei è una delle persone con più talento e forza che abbia mai incontrato nella mia carriera. Vorrei ricordare ai giornalisti che controllano, specialmente alle mie colleghe, quanti centimetri di rughe abbiamo quotidianamente, che siamo cantanti e non sex toys. E che quindi abbiamo anche noi questo difetto di fabbricazione che si chiama invecchiare. Alcuni hanno risolto il problema morendo, ma a molti di noi piacciono le nostre vite. E dato che non parliamo di bambole gonfiabili, chi canta ha il diritto di vestirsi come caz*o vuole e non di seguire il dogma di questo o di quel giornalista. Mi sembra che quando un cantante maschi si esibisce in tv gli venga chiesto se il testo lo abbia scritto pensando alla fidanzata o al vissuto. Quando una cantautrice canta gli viene chiesto se il vestito è di Gucci o di Balenciaga.
Qualcuno ha rimarcato, poi, a Michele Bravi che è troppo femminile per cantare Battisti. Ecco, questa stronzata mi ricorda quando qualche anno fa, dopo essermi vestito da donna per scherzo, tra l’altro per un videoclip, un tizio mi scrisse ‘ma non ti vergogni a vestirti così?’. E io gli risposi ‘No, perché non c’è niente di cui vergognarsi a essere donna, quindi non mi vergogno di vestirmi da donna’. Gli uomini che parlano della femminilità in modo negativo fanno un torto a loro stessi più che alle persone che vorrebbero offendere.
E poi fatemi dire una cosa anche su Grignani. Io non seguo Sanremo e non lo commento mai, mi prendo quella settimana proprio come vacanza. Però ho visto qualche clip della sua esibizione e purtroppo anche i commenti che ha ricevuto poi sui social e sulla carta stampata. Tra l’altro da quelli che poi rappresenterebbero il politicamente corretto, quelli del rispettiamoci tutti, rispettiamo le diversità. Facciamo tanti discorsi no, giustamente, sull’unicità, sulla bellezza di essere diversi, sul fatto che ognuno debba seguire la propria strada e fottersene dello status quo. Poi si presenta uno sul palco che è realmente così, realmente fuori moda, realmente fuori da ogni gioco di potere e che fa quel cazzo che vuole e cosa ottiene? ‘Sei un tossico, sei un alcolizzato, questo è strafatto, questo è un pericolo, domani muori’. E la cosa che fa più male che molti di questi insulti provenivano anche da chi la diversità dovrebbe celebrarla. Grignani è uno che a 23 anni ha scritto di suo pugno un pezzo che parla del suicidio e che nel mondo ha 700 milioni di ascolti su Spotify. Dopo quasi 30 anni, ma di che cazzo stiamo parlando? Nel passato abbiamo visto artisti come Mia Martini schiacciati da commenti simili. Il minimo che si può fare è stare zitti e rispettare il talento quando ce l’abbiamo davanti, invece poi di rimpiangerlo quando lo si perde per sempre”.
Un mix di considerazioni, quelle di J-Ax, che sintetizzano al meglio lo specchio dei tempi che stiamo vivendo. Con persone che dimenticano come nel passato questa derisione pubblica e commenti ostracizzanti abbiano provocato reazioni, anche estreme, da parte di compianti artisti per cui le lacrime sono scese come i coccodrilli solo dopo la loro morte. Bello quando un artista mette in gioco e in campo la sua visibilità per far passare messaggi di questa importanza a milioni di persone. E non è certo la prima volta da quel che ricordo.
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