4.2.22

Il barcone dei mille migranti morti finirà in un hangar: fine indecorosa dell'icona di una strage

repubblica  04 FEBBRAIO 2022

Polemica sul progetto del Comune di Augusta. Il sindaco vorrebbe realizzare un Museo nella rimessa per i dirigibili. Le associazioni si oppongono

 Realizzare un Parco della memoria mettendo uno accanto all'altro un vecchio sommergibile militare e il barcone dove trovarono la morte circa 800 migranti, recuperato nel 2016 con una complessa operazione nel Mediterraneo. L'esposizione dovrebbe essere ospitata nell'area del colossale hangar per dirigibili di Augusta, l'unico rimasto in Italia e oggi semi abbandonato. È questa l'ultima idea
dell'amministrazione comunale della cittadina in provincia di Siracusa, meta di numerosi sbarchi, che da circa otto mesi ospita il relitto ormeggiato al porto. Un progetto ambizioso, tecnicamente complicato e fortemente criticato dagli attivisti locali: "Pensare di accostare un mezzo militare portatore di morte con il barcone è un'idea macabra", attacca l'associazione Punta Izzo Possibile. La giunta guidata dal sindaco Giuseppe Di Mare vorrebbe risolvere così tre problemi in una volta sola: trovare collocazione al relitto, ristrutturare l'hangar e valorizzare il vecchio sommergibile Mocenigo (gemello di quello in esposizione al museo della Scienza di Milano), che si trova in pessime condizioni nella zona militare del porto di Augusta. Con quali soldi? Grazie a un bando del Pnrr, a cui partecipare insieme all'università di Catania che farebbe da capofila. "Abbiamo ottenuto dal demanio l'affidamento dell'hangar e degli ettari attorno - spiega l'assessore comunale Pino Carrabino - e abbiamo pensato ad alcune modalità di fruizione per farlo diventare un grande Parco della memoria". Da una parte l'amministrazione ha chiesto al Comando Marittimo Sicilia di evitare la distruzione del sommergibile per inserirlo all'interno dell'hangar. Dall'altro intende spostare il barcone dalla nuova darsena, dove è attualmente parcheggiato, perché - precisa l'assessore - "su quell'area vogliamo incentivare le attività commerciali". Il barcone su cui viaggiavano tra i 700 e i 1000 migranti si inabissò nel Mediterraneo il 18 aprile del 2015. Sopravvissero solo in 28. Un anno dopo il governo Renzi, con un'operazione mai vista prima, decise di recuperarlo. 
Il relitto fu portato inizialmente ad Augusta dove iniziò il lungo lavoro di ricomposizione dei corpi per arrivare a dare un'identità alle vittime. Poi, nel 2019, venne concesso in comodato d'uso per l'esposizione alla Biennale di Venezia, a opera dell'artista svizzero Christoph Büchel. Finita la mostra, lì rimase per mesi a seguito di un contenzioso rispetto a chi spettassero i costi per riportarlo indietro. Alla fine, il barcone tornò ad Augusta lo scorso giugno. Per l'occasione fu organizzata una cerimonia multi-religiosa patrocinata dalla Camera dei deputati, alla presenza anche di alcuni migranti.
"Il progetto - spiega Enzo Parisi, portavoce del Comitato 18 aprile - era quello di realizzare un Giardino della memoria proprio nella zona della darsena dove adesso si trova la barca. L'idea del parco all'hangar invece mi suona nuova, anche perché alcuni atti dell'amministrazione comunale andavano in direzione del Giardino nella zona a mare. D'altronde trasportarla fino all'hangar sarebbe un'impresa difficile e costosa, servirebbe un elicottero viste le dimensioni e il peso (23 metri per 70 tonnellate). Ma soprattutto l'idea di accostargli un mezzo di guerra è singolare. Quella barca è sacra e prima di spostare una cosa sacra bisogna pensarci bene". Dello stesso avviso anche l'associazione Punta Izzo Possibile: "È possibile ad Augusta immaginare una cultura che non sia necessariamente legata alle divise e ai mezzi militari? - chiede l'attivista Gianmarco Catalano - Secondo noi sì e l'hangar è il luogo perfetto per iniziare a costruire questa cultura altra".
La colossale casa dei dirigibili che sovrasta Augusta, costruita tra il 1917 e il 1920, e i suoi 20 ettari attorno sono stati dichiarati dalla Regione opera di interesse storico nel 2014. Al mondo ne esistono solo due esemplari e l'altro si trova in Francia. "Ha un'importanza inestimabile", spiega Ilario Saccomanno, portavoce di Hangar Team, l'associazione che tra il 2006 al 2012 ha gestito l'hangar aprendolo alla cittadinanza.
"Necessita di una ristrutturazione e già dieci anni fa, dopo un bando europeo a cui parteciparono 15 studi ingegneristici, grazie a un finanziamento di 600mila euro, venne redatto un progetto di recupero per realizzare uno spazio multifunzionale per eventi, non certo un museo statico dove ospitare un sommergibile. Ma quel progetto è rimasto nei cassetti del Comune". Oggi l'amministrazione sembra invece prendere un'altra strada.

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