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21.8.21
22.4.19
Nascono ad Alghero le nuove tavole da surf eco-friendly e con un’anima in sughero
da https://www.galluranews.org/
innovazione, sostenibilità ambientale, performance: la rivoluzione del surf si chiama Alterego e parte da Alghero, in Sardegna.

Le tavole prodotte nella Riviera del Corallo sono pronte a segnare una linea di demarcazione tra passato e futuro. Finalmente il rispetto per la natura e la massima resa sportiva.L’obiettivo di Alterego è uno: realizzare un prodotto ad alta tecnologia, costruito su misura ed ecosostenibile. Nasce così in Sardegna, in una fabbrica di Alghero, una tavola da surf che impiega il sughero e i materiali più avanzati e a chilometro zero. Il risultato? Una tavola pronta a cavalcare le onde, che garantisce flessibilità e performance, ma con al suo interno un’anima green.

«Per noi la sostenibilità non è uno stile, ma una costante che è presente in tutti gli aspetti del nostro ciclo produttivo. La tavola sa surf viene creata da pani in Eps, il polistirene espanso sinterizzato, acquistato a Ottana. In azienda ricicliamo oltre l’ottanta per cento degli scarti di produzione. Ogni tavola viene quindi laminata con una bio-resina e la sua struttura portante, diciamo le sue fondamenta, sono costruite con il sughero. Materiale straordinario, duttile ed elastico, che viene comprato in Gallura».L’azienda ha sede nella zona industriale di Alghero, a una decina di minuti dalle spiagge della città e dalle onde del nord Sardegna.Un sogno diventato realtà nel 2017 grazie all'investimento dei fondatori della società Italian Waves e al contributo di Invitalia.
Oggi nella factory Alterego si continua a fare ricerca, guidati da una mentalità ecologica e con l’obiettivo di produrre tavole veloci e stabili. E i riconoscimenti ufficiali sono già arrivati, l’azienda è stata infatti selezionata come finalista nella sezione Innovazione Blu del Premio Costa Smeralda 2019.
Impresa composta da giovani sardi
Il nostro team è composto da giovani sardi con delle solide esperienze professionali. La linea di produzione è diretta da Michele Piga, esperto di laminazione con un background professionale nel settore degli yacht. Le tavole da surfvengono testate in acqua continuamente da Giovanni Cossu, uno degli atleti più forti della Sardegna. Tra i tester anche Andrea Costa, giovane agonista ligure e il kitesurfer Fabrizio Piga. Questi ultimi due partecipano al campionato italiano. Una parte fondamentale della ricerca è stata affidata a Luca Oggiano, ingegnere che si divide tra la Norvegia e l’Australia. Non ci poniamo però confini e siamo in continuo movimento. Stringiamo e cerchiamo collaborazioni in Europa e nel mondo, dove i surfisti si contano a milioni. Infine, non nascondiamo che stiamo lavorando per poter offrire una tavola che sia al cento per cento riciclabile».Le tavole Alterego sono disponibili su misura dal sito internet alteregosurf.com e presto anche nei migliori surf shop e negozi specializzati d’Europa.
I propositi dell’azienda
«Puntiamo certamente ai surfisti italiani, ma soprattutto a quelli dell’oceano. Il nostro orizzonte è far crescere la factory vogliamo dimostrare che è possibile cambiare il modello produttivo delle tavole da surf, un mercato in costante espansione e che vale ogni anno di più. E far capire che abbandonare i materiali inquinanti e poco rispettosi dell’ambiente è possibile. Lo meritano i surfisti e lo meritano soprattutto il mare, l’oceano, le nostre spiagge e le nostre coste. I luoghi che i surfisti amano e frequentano intensamente, e che noi tutti abbiamo il dovere di preservare».
13.4.16
Denunciò il fratello dell’Is, si ritrova solo ., l «tablet di carta» opera di una trentina ed altre strorie . le stoirie di oggi 13.4.2016
Denunciò il fratello dell’Is, si ritrova solo
«L’ho fatto rimpatriare io
in Marocco. Lo aiuto ancora in tutti i modi. Ma la comunità islamica mi
ha isolato e ora rischio di perdere anche la casa»
di Nicola Stievano

La solitudine di Fouad Bamaarouf, marocchino di 42 anni, operaio in una cooperativa in zona industriale, 16 anni di duro lavoro in Italia, è iniziata quel giorno di fine dicembre quando i carabinieri hanno prelevato il fratello minore Adil, subito accompagnato in aeroporto con un biglietto di sola andata per il Marocco. È stato accusato di terrorismo per aver minacciato di far esplodere Roma: passava tutto il giorno incollato allo smartphone in contatto con chissacchì, aveva riferito spaventato Fuad ai carabinieri, non faceva mistero di condividere le parole d’ordine dell’Is. «Mio fratello era arrabbiato con tutti perché aveva perso il lavoro» racconta, «perché non aveva i soldi nemmeno per mangiare. L’ho preso in casa con me, gli ho detto di stare tranquillo, l’avrei aiutato a trovarsi un nuovo lavoro. Però nessuno della comunità marocchina l’ha aiutato allora. Così ha preso una brutta strada e da tempo era sotto controllo. L’ho fatto per il suo bene».
Fouad ha continuato a occuparsi del fratello anche dopo l’espulsione, sobbarcandosi le spese dell’avvocato che l’ha tirato fuori dalla prigione dopo due settimane di detenzione in Marocco. Però da allora Adil non gli rivolge la parola. «Non ha più voluto parlarmi» aggiunge, «eppure io continuo ad aiutarlo. Sto pagando poco alla volta il debito di 700 euro che aveva accumulato con il proprietario del suo appartamento e mi sto prendendo cura di tutta la famiglia in Marocco. Sei persone in tutto: Adil, mia madre ammalata, mia sorella e tre figli piccoli dell’altro mio fratello rimasto senza lavoro». Ogni mese manda a casa almeno 300 euro, senza contare gli extra. Poi paga ben 400 euro di affitto per un minuscolo alloggio umido e malsano, poco più di uno scantinato sulla sponda del Bisatto. Difficile chiamarla “casa”, eppure Fouad ora rischia di perdere anche questo tetto, perché a novembre scade il contratto e il proprietario ha tutta l’intenzione di non rinnovarlo. In questa situazione l’operaio marocchino non può contare nemmeno sulla solidarietà dei suoi connazionali, che da mesi non gli rivolgono più la parola. «Dall’arresto di mio fratello si è fatto il vuoto intorno a me. Solo alcuni italiani sono venuti a dirmi che avevo fatto bene, ma dai marocchini e dagli altri immigrati di fede islamica non ho più avuto una parola. È come se non esistessi, mi ignorano completamente, mi evitano. Eppure penso di non aver fatto nulla di male. Questa storia mi ha rovinato e ora dopo tanti anni rischio di trovarmi a terra. Fra sei mesi sarò anche senza casa e nessuna agenzia si fida ad affittare agli extracomunitari». Un aiuto per trovare un alloggio potrebbe venire proprio dalla rete di conoscenze e di solidarietà della comunità magrebina, nella quale però per Fouad non pare esserci alcun spazio. «Sono anni che non frequento la moschea perché non condivido la gestione di questi momenti di ritrovo. La gente ci va per farsi gli affari propri, per chiedere e ricevere favori come un posto di lavoro o una casa. Più che un momento di preghiera è l’occasione per sparlare degli altri. Preferisco starmene a casa. Questa gente dove era quando mio fratello era in difficoltà e aveva bisogno? Perché non aiutano veramente chi non ha da mangiare e non ha un lavoro?». Ora nessuno degna Fouad di uno sguardo. «Non ho fatto nulla di male. Da quanto sono in Italia ho sempre lavorato. Prima in Piemonte, in proprio, e dal 2007 qui a Monselice. Sulla mia strada ho trovato gente che se ne è approfittata. Come quell’algerino che mi ha fatto lavorare e poi non mi ha pagato i mille
euro che mi doveva». Fouad non intende arrendersi, lui vuole restare in Italia, il suo sogno è ottenere la cittadinanza. «Andrò dal sindaco di Monselice nei prossimi giorni per chiedere un aiuto nel cercare una nuova casa. Spero che almeno lui mi voglia ascoltare».
Trento, porta la firma di Elisa Gretter il nuovo prodotto di Moleskine che permette di scrivere su un taccuino appunti digitali
di Matteo Ciangherotti
di Matteo Ciangherotti

È così che dietro all'ultima “invenzione” della Moleskine, famosa marca di taccuini, agende, guide da viaggio e quaderni, si “nasconde” una giovane ragazza trentina. 34 anni di Povo, laureata in economia e management all'università di Trento, Elisa Gretter ha costruito il suo futuro proprio sulla conversione analogico-digitale. Il nuovo Smart Writing Set, lanciato una settimana fa dalla casa madre milanese della Moleskine, porta la sua firma. Presentato a New York, ha subito raccolto i favori di pubblico e mercato.

“Recentemente la stessa Microsoft ha annunciato che circa il 70% delle persone continua a prendere appunti su carta – continua Elisa – e noi come azienda non abbiamo fatto registrare alcun calo nelle vendite di taccuini e agende cartacee, anzi. Questo speciale Set è soltanto l'ultima delle creazioni che abbiamo messo in campo nell'ambito dell'interazione e integrazione tra analogico e digitale. Sono stati presentati diversi prodotti che consentono la scrittura direttamente sul vetro di uno smartphone o di un tablet, ma scrivere sulla carta continua a rappresentare un'attrazione importante. Con il trasferimento in digitale si velocizza e si semplifica il processo”.
Elisa dopo la laurea si è spostata a Milano dove ha frequentato la scuola di marketing della L'Oréal e dopo un'esperienza professionale in Samsung, dove ha assistito al lancio del primo Galaxy e del Samsung Store italiano, è approdata alla casa madre milanese della Moleskine. Lo Smart Writing Set verrà esposto al Salone del Mobile di Milano dove fino a domenica i visitatori potranno provarlo gratuitamente.
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