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28.8.17

storie di ragazze . Mia Khalifa giovane minacciata dall'Isis a causa del suo lavoro e Mira Rai da bambina soldato a campionessa sportiva


da  Kikapress.com August 26, 2017, 7:22 pm

                                       La giovane minacciata dall'Isis a causa del suo lavoro



(KIKA) - MILANO - Mia Khalifa è un'ex pornostar e modella libanese ma i video delle sue performance sono tutt'ora visibili sulle principali piattaforme hard in rete. Ha 24 anni e durante un'intervista a The Sport Junkies ha dichiarato di essere stata minacciata di decapitazione dall'Isis.L'episodio risale al 2015, quando su un profilo Twitter è stato pubblicato un fotomontaggio che la ritraeva accanto a un terrorista che la prendeva per il collo: "Coming soon @miakhalifa" era il commento a corredo del post
 chiaramente minaccioso. Da allora la giovane convive con la paura di morire per mano dei terroristi islamici, anche se tenta quotidianamente di nasconderla perché "non puoi mostrarti debole, è esattamente ciò che vogliono".


I profili social di Mia vengono continuamente presi di mira da utenti che non approvano la sua scelta di vita e l'attrice è costretta a subire offese e insulti di chi la ritiene la vergogna del suo popolo
  da  http://www.famigliacristiana.it del 27\4\2017 e  da  repubblica  del 

MIRA RAI, LA BAMBINA SOLDATO CHE DIVENTÒ CAMPIONESSA
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Nata in un villaggio del Nepal, era stata arruolata dai ribelli maoisti. Poi, grazie al suo straordinario talento nella corsa, si è inventata un nuovo destino e ora è la paladina dei diritti delle donne. Al Trento Film Festival verrà presentato un documentario sulla sua storia


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MIRA RAI RISCRIVE IL SUO DESTINO  
Bambina in uno sperduto villaggio del Nepal con il destino segnato: occuparsi della casa della famiglia. Poi ragazzina soldato nelle file dei ribelli maoisti. Successivamente campionessa di corsa, precisamente trail runnei, passione grazie alla quale si salva dalla guerriglia. Infine atleta e paladina dei diritti delle donne del suo Paese, il Nepal. La storia di Mira Rai, diventata un documentario, verròà racocntata al Trento Film Festival.Il Trento Film Festival è felice d’annunciare tra gli ospiti della 65ma edizione (che si terrà dal 27 aprile al 7 maggio) la presenza di Mira Rai, la famosa “trail runner” nepalese che ha stupito e commosso il mondo per la sua incredibile storia; dopo un’infanzia da bambina soldato 

da  http://www.repubblica.it/sport/vari/2015/10/06/news/
si è affermata come atleta da record superando ostacoli sociali e culturali.Mira Rai è stata nominata da National Geographic, Adventurer of the Year 2017, per i suoi straordinari successi in campo sportivo e per il suo impegno a difesa dei diritti delle donne. Il prestigioso riconoscimento, giunto alla dodicesima edizione, viene assegnato a coloro che si sono distinti nel campo dell’esplorazione, della tutela ambientale, della difesa dei diritti umani e negli sport estremi.
Infatti la  sua  storia   è particolare  ecco  come la  riporta  la repubblica  ( ne  trovate  sopra  la  foto  )  del  06 ottobre 2015



Da baby-soldatessa maoista a campionessa di ultramaratona. E’ la storia di Mira Rai, 24 anni, che ha vinto la medaglia d’argento alla Salomon Ultra Pirineu Race 2015 in Catalogna (Spagna): 110 chilometri percorsi in 13 ore, 43 minuti e 49 secondi. Davanti a lei solo la svedese Emelie Tina Forsberg, che ha chiuso in 13 ore, 39 minuti e 33 secondi. E’ la prima volta che il Nepal vince una medaglia in una gara di tale prestigio, considerata una delle cinque più importanti ultramaratone del mondo. Ma la cosa stupefacente è che Mira, guerriera nella corsa come nella vita, è diventata una delle migliori atlete di endurance al mondo in pochissimo tempo. Ha infatti iniziato ad allenarsi seriamente per le gare di fondo e di trail solo tre anni fa. Ma il vero allenamento è stata la sua vita, lo sport l’opportunità di salvarsi dalla miseria e dalla morte.
Nata e cresciuta in un piccolo paesino nepalese era abituata a percorrere a piedi chilometri e chilometri ogni giorno, per portare a casa l’acqua o andare a scuola. “I miei genitori erano poverissimi” dice Mira. A 14 anni ha deciso di dare una svolta al proprio destino, arruolandosi tra i Maoisti ribelli, il movimento armato nato dopo la rivoluzione nepalese del 1996 con l’obiettivo di abolire la monarchia e stabilire una repubblica comunista attraverso la guerra civile.
Ai suoi genitori disse che andava in campeggio per qualche settimana, invece si stava preparando a diventare un soldato: “Volevo fare qualcosa di buono nella mia vita e quella mi sembrava la strada giusta” spiega. Molte ragazze si arruolano per sfuggire ai matrimoni combinati. Fortunatamente Mira si è aggiunta ai ribelli nel 2006, subito dopo la firma dell’accordo tra governo e Maoisti. Questo le ha risparmiato di vedere gli orrori della guerra civile, lasciandole solo la parte “migliore” di questa esperienza, ossia l’addestramento, l’allenamento alla fatica, la disciplina. La forza di affrontare e superare qualsiasi ostacolo, fisico e mentale, senza mai mollare.
“Oltre all’addestramento da soldato facevamo anche tantissimo sport” dice “correvamo almeno un’ora al giorno, giocavamo a calcio e pallavolo, facevamo karate. Ero cintura nera. E’ stato il mio istruttore di karate a scoprire il mio talento per la corsa” dice Mira. “E ho capito che quello era il mio sport: il karate ha molte limitazioni e regole, invece la corsa è libera, aperta, non ha limiti”. Insegnamenti e talento le sono tornati utili quando il camp è stato chiuso e lei non è rientrata tra i soggetti idonei all’arruolamento nell’esercito regolare. “Non volevo tornare a casa, alla vita di prima, così con i soldi che mi hanno dato, circa 10mila rupie (135 euro) sono andata in una città non lontana dal campo, dove avrei potuto trovare lavoro”. Ma è stato il maestro di karate a farle trovare la strada giusta, ancora una volta. “Non ho mai perso i contatti con lui e un giorno mi invitò a Katmandu per allenarmi con un gruppo di altri runner. Ci diede un posto dove vivere e ci allenava. Ma mai avrei immaginato di gareggiare nelle ultramaratone a questi livelli”.
Ora Mira vive a Katmandu, con un suo amico, che le ha fatto conoscere il trail running, la corsa di fondo in montagna, che mette a dura prova corpo e mente degli atleti, dei veri e propri guerrieri che sfidano freddo, pioggia, neve, fango, sassi. Mira capisce che in questa specialità può diventare la migliore. Così è stato: si mette al collo le prime medaglie d’oro all’inizio del 2014, prima nel suo Paese con la Mustang Trail Race e l’Himalayan Outdoor Festival. Poi la prima gara nel Vecchio Continente, nel settembre del 2014, la Sellaronda Trail Race: 57 km coperti in 6 ore e 36. In Italia viene due volte: un anno fa vince in 9 ore e 16 minuti gli 83 chilometri del Trail degli Eroi a Bassano del Grappa e nel luglio di quest’anno si piazza 13esima alla Dolomites Skyrace.

 concludo    la  sua  storia  con    questa   intervista  di  Intervista di Andrea Bianchi, Sara Predelli, Giulia NolloMontaggio di Andrea Monticelli


Prima di cinque figli, Mira Rai cresce nel piccolo villaggio di Bhojpur tra le montagne in Nepal. Il suo destino sembra segnato: occuparsi della casa e della famiglia. A 14 anni cerca di cambiare vita unendosi ai ribelli maoisti con la speranza di migliorare la sua condizione. Rimane con loro due anni, durante i quali non partecipa a combattimenti ma ha la possibilità di allenarsi nella corsa e nel karate. La svolta arriva nel 2014 quando, per un caso fortuito, viene invitata a partecipare alla sua prima corsa, la Kathmandu West Valley Rim 50.E’ l’unica donna in gara e, contro ogni aspettativa, senza una preparazione specifica né equipaggiamento tecnico, vince la competizione imponendosi su tutti gli uomini. Da quel momento, grazie ad alcuni sostenitori, le viene data la possibilità di partecipare a gare internazionali di trail running in tutto il mondo. Nel 2015 arriva seconda alla Skyrunning World Competition.Un infortunio al legamento crociato anteriore, la costringe nel 2016 a sospendere la sua attività sportiva. Ma Mira non si perde d’animo e sfrutta questa pausa per organizzare la prima gara di trail running nel suo villaggio di origine. In un Paese in cui la disparità tra i sessi è ancora drammaticamente presente, la possibilità di accesso agli studi per le donne è molto limitato, e molte attività sono loro precluse, i successi di Mira Rai in campo internazionale rappresentano per le ragazze nepalesi, un esempio di riscatto. Sono la dimostrazione di come sia possibile, con determinazione e coraggio, rompere gli stereotipi, affermare la propria individualità e superare i limiti imposti dalla società.La storia di Mira è diventata un film, Mira Rai, per la regia di Lloyd Belcher. Il film documentario, finanziato attraverso una campagna di crowdfunding e girato tra Hong Kong, Nepal e Australia, sarà presentato in anteprima al 65. Trento Film Festival

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18.8.17

miei considerazioni a caldo sull'artentato a barcellona e sulle speculazioni politiche

Il terrporismo attuale     rispetto a quello  dei secoli  XIX e XX  Come giustamente dice il mio contatto fb

Roberto Bertu Cao2 ore faDecimomannuIl terrorismo non ha ideali, tantomeno religioni. Un uomo bianco con la croce e incappucciato che vorrebbe un mondo senza altre etnie è uguale a coloro che uccidono in nome di dio. Poi ci sono gli sciacalli che difendono o accusano gli uni e gli altri.

ed  i proprio  fra  gli sciacalli  (  sono responsabile  di quello che  scrivo  mi denunci pure   se lo ritiene  oportuno   ,ma  persona  che  strumentalizzano    tali  fatti o offendono  gratuitamente   credendondo  di fare satira  e  di fare  ridere  


da  https://www.facebook.com/SapiensUCSD )    ci  mettono  giornalisti     , politici o   gente  comune  che  hanno mandato    il cervello all'ammasso  e    si beve tutto quello   che  viene dalla  propaganda    e  non si fa  più un opinione  propria  e ragiona     cosi   : <<(...)   Mio fratello ha rinunciato   ad avere un'opinione,mio fratello ha rinunciato in cambio di un padrone che sceglie al suo posto e che non può sbagliare  perché ormai nessuno lo riesce a iudicare  (  ...   continua  qui o  qui  )


 hai ragione  Tina  Galante 
  concludo  due    mie  riflessioni  la  prima  
Li hanno finanziati ed armati per proteggere i loro interessi industriali ed economici adesso ne paghiamo le conseguenze .
Commenti
Giuseppe Scano A chi ha messo lo smile sorridente dico che C'è poco da ridere purtroppo .

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2 h


la seconda questo discussione   avvenu,ta per  aver  postato il  video  immediato   all'attentato       ricevuto  via  wzp     a  voi deciderlo se  cercavelo o vederlo    

le prime immagini dell'attentato a Barcellona sono crude , quindi astenersi dalla visualizzazione persone sensibili L'unico commento che mi sento dki fare a caldo è questo : Ecco il fondamentalismo appoggiato e tollerato da i governi europei e che ora gli si rivolge contro





Questo video potrebbe mostrare contenuti grafici violenti o sangue



Commenti
Roberto Facchini la smetti di condividere questa merda porcatroia

Rispondi13 h
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Giuseppe Scano Roberto Facchini non sapevo che mostrare le immagini dell'attentato fosse merda

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2
5 hModificato
Gestire
Roberto Facchini spiegami il senso di condividere un video di morti girato da uno sciacallo che gira tra i morti e che vende il video alla testata che offre di più

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Roberto Facchini c'è su tutte le testate, che cazzo 
condividi e ancor di più che cazzo c'é da vedere in questi video porca puttana che atteggiamento da ignoranti

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Rox Galleri Ignorante è chi vuole ignorare....

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110 h
Maria Immacolata Concu Giuseppe ha pubblicato un video che può anche non essere visualizzato, quindi non capisco perchè questo atteggiamento così aggressivo e sgradevole. Se non vuoi vederlo, puoi non vederlo.

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7
12 h
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Roberto Facchini non vi basta che ci sia su tutte le testate? che stronzata è condividere un video di cadaveri? ma vi siete bevuti il cervello?

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Giuseppe Scano Degustibus

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1
12 h
Gestire
Roberto Facchini ma vai affanculo tu e tutti i coglioni che fanno queste cose

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1
12 h
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Maria Immacolata Concu Mi sa che il cervello se lo è bevuto lei.

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2
12 h
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Roberto Facchini roba da sciacalli

Rispondi12 h
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Rox Galleri Realtà...terribile Realtà!

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10 h
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Rox Galleri Giuseppe Scano ....non mi sento per ora di guardare il video e ti ringrazio per aver scelto di renderlo fruibile o meno a chi si sente di guardarlo! Per il resto vorrei ricordare che scelleratezze legalizzate altrettanto impressionanti accadono tutti i giorni in tutto il terzo mondo....grazie anche a chi si gira dall'altra parte!

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2
10 hModificato
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Giuseppe Scano Il primo ė giusto . il secondo no . perché non sta bene mettere sullo stesso piani che le fa e chi li denuncia diffondendo le loro atrocità . sarebbe come paragonare la merda con la cioccolata

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1
6 h
Gestire
Eugenio Bisbabbo Crispo A coloro che si indignano x la crudezza delle immagini, ricordo che questa è la normalità nei teatri di guerra. Teatri in cui spesso noi occidentali facciamo affari a man bassa o che noi stessi provochiamo. 
Abbiamo dimenticato gli orrori della guerra,
...Altro...

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4 h
Roberto Facchini condividere foto e video delle stragi terroristiche significa continuare a seminare terrore e fare il gioco di quelle merde.

ci arrivate cosi o no?

Rispondi1 h
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Giuseppe Scano mi spiace caro cugino ma la penso come Eugenio Bisbabbo Crispo e Rox Galleri

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Tommaso Spartaco Infatti da qualche parte ho letto, che invece di andare ad aiutare i feriti, la maggior parte facevano filmati.
"La gente scatta foto e gira video invece di aiutare i feriti dell'attentato di Barcellona"
La polemica, a ogni modo, non è stata cosa solo 
spagnola, tanto che anche nella versione italiana della piattaforma di San Francisco in molti hanno lanciato messaggi chiedendo agli altri utenti di non condividere e diffondere le immagini di chi lottava tra la vita e la morte su La Rambla.

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Niccolò Zancan @NiccoloZancan
La cosa più importante. Nessun video. Niente foto strazianti. Avere rispetto delle vittime. Non fare il gioco dei terroristi. #Barcellona
20:01 - 17 ago 2017
11 11 risposte 78 78 Retweet 179 179 Mi piace
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"Avere rispetto delle vittime. Non fare il gioco dei terroristi" scrive infatti un utente, chiedendo di non retwittare post con scatti o filmati di chi giace a terra al centro della città. "Invece è un bene che tutti vedano! Che tutti sappiano!" gli controbatte un uomo, dimostrando che il dibattito sul potere emulativo di immagini scioccanti e sulla contrapposta necessità di testimoniare è ancora vivissimo.

qui il resto dela discussione  a  voi  decidere  se  sono sciacallo o meno    reo solo  d'aver  voluto documentare  l'orrore   creato   da  fanatici 


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