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9.11.23

indi gregory staccate le macchine curarla non era più possibile sarebbe stato accanimento terapeutico

 Nel post precedente consideravo   la decisione  inglese  come qualcosa  d'insensibile    e  che  <<   [ ....]
In casi come  questi   così personali ed  privati    lo  stato ed la religione  dovrebbero  lasciare  decidere   se  scegliere  di vivere sotto    accanimento   terapeutico  o dipendenza  macchine   oppure   porre  fine  alle  proprie   sofferenze  \  agonie   [...] >>. 
  Ma  soprattutto commentando    sulla   mia bacheca  di fb     tale  news  



Daniela Tuscano
 di fatto, dove c'è la cd "libertà di scelta" decide lo Stato. Inutile girarci intorno, se scegli l'"inverso" i risultati sono questi. Prova a confutarla, di fronte a una bambina che muore.
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Autore
Giuseppe Scano
non è vera libertà dovrebbero essere i genitori a decidere sia nel suo caso sia in casi simili a quello di eluana englaro o simili . non lo stato


Ora Portare in Italia la piccola Indi, affetta da una malattia gravissima e da feroci sofferenze, senza alcuna speranza di miglioramento, sarebbe stato un atto di vero accanimento terapeutico.E quindi   non biasimo la  scelta   dei giudici inglesi. Non stiamo salvando una bambina da una guerra o da una pericolosa epidemia, o   da  una semplice  malattia  ma  : <<  vogliamo strapparla a uno degli ospedali pediatrici migliori del mondo, dove eccellenti medici hanno decretato che tenerla in vita attaccata a delle macchine è disumano”  >>. Sono le parole a Repubblica di Lorenzo D’Avack, giurista, docente di bioetica e filosofia del diritto, ex presidente del Comitato di bioetica di cui è uno dei pochi membri laici,




utilizza parole nette.  Lo stesso  D’Avack: a  thesocialpost  <<La scelta dell’Italia di concedere alla bambina la cittadinanza è stato un atto ipocrita .Il giurista ritiene che la scelta dell’Italia di concedere alla piccola Indi la cittadinanza sia stato un “atto ipocrita, in nome di un astratto diritto alla vita che, nel caso di Indi, vuol dire sofferenza e va contro la dignità della vita stessa. Un atto politico non umanitario”. >>Il professore, durante l’intervista, ha  ammesso  di capire il dolore tremendo di quel padre e quella madre. Però so che i medici, in Italia come in Inghilterra, fanno sempre l’impossibile per salvare una vita, perché l’imperativo è curare, salvare, pur in assenza di guarigione. Ma i medici conoscono i limiti della sopportazione di un essere umano. E quando si arriva a staccare la spina vuol dire che ormai in quella vita c’è soltanto dolore. Ecco  quindi      che <<  anche in Italia, di fronte a situazioni simili a quella di Indi, in caso di disaccordo tra genitori e medici è il giudice a dover decidere. Lo prevede la legge 219 del 2017. L’accanimento terapeutico è vietato anche nel nostro Paese, se a Indi venissero somministrate terapie che ne acuiscono le sofferenze questi l’ospedale potrebbe essere denunciato>>, spiega ancora il professore a Repubblica. Che aggiunge anche   << come la scelta di non farla morire a casa, come hanno chiesto i genitori Dean e Claire, è per per alleviare al massimo le sue sofferenze. Per poterle assicurare quelle cure palliative e quell’accompagnamento alla morte che in un hospice, o nell’ospedale in cui è ricoverata, sono sicuramente più efficaci. Disonesto illudere i genitori >> Come noto, l’ospedale Bambino Gesù di Roma ha dichiarato di essere disponibile ad accogliere Indi. Parliamo di un eccellente ospedale pediatrico i cui medici conoscono bene le condizioni senza speranza di Indi. <<  E c’è un comitato etico – sottolinea il docente – che certamente non accetterebbe un accanimento terapeutico sulla bambina. Quindi illudere i genitori di Indi che in Italia la loro figlia sarebbe curata ad ogni costo è disonesto.>>  Infatti  Ci sono organizzazioni pro-life che speculano sul dolore e sull’ignoranza scientifica dei genitori. Lo abbiamo già visto nei casi di Alfie Evans e Charlie Gard. Sull’intervento dell’ospedale capitolino, D’Avack, in conclusione, dice:  <<  Posso solo rispondere che si tratta di un grande ospedale cattolico espressione del Vaticano .La vera pietas è accompagnare la piccola Indi e i suoi genitori >>
Il professore cita, poi, le parole di Giada Laudati, direttrice di Vidas: <<Credo che la piccola Indi e i suoi genitori possano solo essere accompagnati con le cure palliative. Cercando di lenire il più possibile la sofferenza sua e il dolore del padre e della madre >>. Ed è l’unica cosa che accadrebbe in Italia”. Accompagnare dunque.<<Esattamente come vuole fare il “Queen medical center” di Nottingham. Questa è la vera pietas. Non l’atto ipocrita di un governo che in otto minuti dà la cittadinanza italiana a una bambina inglese che nel suo Paese ha tutte le cure possibili. Come mai Meloni – conclude il professore a Repubblica – non riserva lo stesso interesse a bimbi che sono sotto le bombe o negli ospedali africani dove si muore perché mancano gli antibiotici? Non meritano anche questi bambini la nostra cittadinanza?>>.

27.3.21

considerazioni di un anti abortista sui cartelli accusatori contro i cartelli appesi a scuola a Piacenza sulla ragazza che ha abortito .

  Di   COSA  STIAMO PARLANDO  
L'episodio in un istituto superiore. La denuncia è partita online da un'amica della studentessa. A Repubblica la ragazza vittima delle offese ha raccontato che nelle scorse ore lei e le compagne hanno girato per le classi (quelle poche autorizzate in presenza per i laboratori nonostante la zona rossa): "Abbiamo detto che l'aborto non è una scelta facile, ma chi si permette di giudicare che ne sa?". La preside ha avviato accertamenti, ieri ( 25\26  MARZO  ) è arrivata una lettera di scuse anonima  .


E' vero  che  l'aborto  non piace  a nessuno\a  laico o religioso  che  sia  perchè è uccidere  \ mettere  fine  ad  una  vita    e creare  dolore  psicologico  .  Infatti   L'aborto è un fatto drammatico sia fisicamente   come dimostra  il  video  qui  sotto

 


che psicologicamente per qualunque donna di ogni età . Decidere di fare un aborto  soprattutto  quando   si è alle  prime esperienze  sessuali  comporta un lungo travaglio psicologico ed è motivato da molteplici fattori, travaglio psicologico che si porterà dietro per tutta la vita. Ecco   che   << Se solo si imparasse ad accogliere, comprendere e a non giudicare le vite altrui diverse dalle nostre, tendendo una mano, piuttosto che puntare un dito e se solo si insegnasse che sbagliare è parte del nostro percorso per diventare persone migliori, le lacrime versate di tutti, sarebbero d’oro e non di piombo.>>  da  https://mad-in-italy.com/2021/01/aborto-giudicare-e-sempre-ferire/

 Ecco perchè    da  uomo  provo    tristezza   perchè   a differenza   delle  altre  volte  il fatto 


 "Succede in una scuola italiana in provincia di Piacenza - aggiunge un'altra ragazza che ha postato la notizia poi ricondivisa migliaia di volte - , in una scuola con gente giovane che speravo fosse diversa dalle vecchie generazioni, una speranza più vicina di poter cambiare e aprire le nostre menti presto e soprattutto imparare il concetto di rispetto per le scelte personali altrui, ed è questo che più mi inquieta, che ciò che dovrebbe rappresentare il futuro e il cambiamento sia ancora cosi maledettamente indietro"

https://mad-in-italy.com/2021/01/aborto-giudicare-e-sempre-ferire/


Va bene essere contrari all'aborto ed al suo uso spesso non necessario ed essere per la vita .Ma essere per la vita significa anche : 1) lasciare che le persone siano libere di decidere e d'intraprendere anche scelte diverse dalle nostre dolorose o meno che siano 2) non giudicare e rispettare 3) lasciare che la loro scelta sia libera e non soggetta a causa dell'uso improprio e ipocrita ( cioè obbiettori in pubblico abortisti in privato ) dell'uso del obbiezione di coscienza Immaginatevi lo strazio di questa piccola donna, rientrare a scuola e trovare le porte delle aule tappezzate con disegni raffiguranti un feto con frasi di questo tenore: «Questo eri tu», «Mi hanno buttato in mezzo all’utero e ne sono uscito embrione». Poi l’ultima: «Io feto, tu aborto». La reazione -- secondo quanto riferita dai giornali --- è immediata, li strappa uno a uno, consapevole che siano rivolti a lei, li porta al professore che in quel momento è in aula, ma prima decide di fotografarli, li gira ai dei compagni di classe chiedendo se qualcuno conoscesse l’autore. In un istante le immagini diventano virali e rimbalzano di chat in chat, esplode un caso mediatico, la ragazza viene rintracciata telefonicamente, dando prova di una grande maturità : « Anche se quell’odio non lo capisco, non sono arrabbiata con chi ha appeso quei disegni. Semmai con lui vorrei potermici confrontare. Se una conclusione può trarsi, è che la gente deve imparare a riflettere prima di emettere giudizi »   come riporta  Irene Vella GIORNALISTA TELEVISIVA il  26 Marzo 2021 su  questo editoriale  di  www.dilei.it/ )  .
Già perché a quanto pare chi ha deciso di fare questo gesto è un ragazzo, che travolto dal clamore fa un passo indietro, scrive una lettera ( sotto al centro un estratto da https://www.fanpage.it/ )

e la appende nuovamente sui muri dell’istituto, dove afferma che le immagini fossero ironiche e non rivolte a qualcuno in particolare, dicendosi dispiaciuto per la situazione e per aver ferito le persone coinvolte, chiedendo infine scusa. Ma ormai il danno è stato fatto. La cosa che colpisce positivamente di tutta questa storia è l’ondata di affetto e di protezione ricevuta dalla ragazza, da parte degli adulti in primis, il professore che ha fatto di tutto per rassicurarla denunciando immediatamente l’accaduto al dirigente scolastico e le compagne che hanno fatto subito squadra e stretto un cerchio intorno alla loro amica, dimostrando che, forse, si stanno facendo passi avanti in materia di solidarietà. E ancora una volta è Chiara è mettere il punto in questa situazione: “Quel che mi è successo un mese fa è stato terribile. Ma può capitare a tutti. Per fortuna io mi sono sentita libera di decidere in modo sereno, parlandone con mia madre, la mia migliore amica, alla quale ho semplicemente detto che non mi sentivo pronta.”
Quindi  cari  prolife   sappiate     che 
Una donna che decide di non avere un bambino è una donna ferita, è una donna che porterà una cicatrice nel cuore e nel corpo, invisibile agli altri, ma presente a se stessa, per sempre, nessuno dovrebbe mai permettersi di giudicare, eppure nel 2021 c’è chi si permette di farlo, e se, in questa situazione, possiamo parlare di ingenuità e di ignoranza, da parte di un ragazzo appena maggiorenne, i giudizi che fanno più male sono quelli delle persone che parlano senza conoscere, che additano le ragazze come incoscienti o, peggio ancora, come assassine. Perché diciamo la verità la colpa viene data sempre alla donna, perché è facile, perché passano gli anni, ma la voglia di puntare il dito, quella non passa mai, come se il sesso non si facesse in due, come se un ragazzo che mette incinta una ragazza, non avesse la sua stessa responsabilità, eh già “ma signora mia è la donna che porta visibile la colpa con una pancia che cresce” mi sembra di sentirle queste parole.


Una volta per -- come  suggerito sempre  su  https://dilei.it/editoriali/storia-di-chiara-aborto-sulle-porte-della-scuola/1006365/ --  tutte pensiamoci prima di parlare, colleghiamo il cervello alla lingua, chi sceglie di abortire non lo fa mai a cuor leggero, sono ragazzine che si ritrovano in una situazione più grande di loro, sono donne costrette dalla vita, sono ragazze che non si sentono pronte, e qualunque sia la loro motivazione, nessuno, e sottolineo nessuno di noi, dovrebbe mai giudicare. Sappiate che negli anni ho intervistato molte di loro e le loro parole sono tutte uguali: “Ogni anno quando arriva quel giorno, mi domando come sarebbe stato, di chi avrebbe avuto il sorriso, di che colore sarebbero stati i suoi occhi. Ogni 365 giorni conto gli anni che avrebbe compiuto, e so che in quel momento era la scelta migliore per me, non era il momento, non avevo la persona giusta al mio fianco, ero solo una studentessa. Ma non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe stato.”
Per questo non mi bisogna mai giudicare. Queste donne purtroppo lo fanno sempre da sole, quello che possiamo fare noi per loro è fargli capire che noi ci saremo per sempre, che noi le capiamo  o  almeno  ci  proviamo  .


17.12.18

Omosessualità e aborto, le bufale pro-vita arrivano a scuola. È ora di dire basta

premetto  che  : 

1) sono  contro l'aborto specie  se  usato a  scopo   anticoncenzionale  . Ma  perchè  debbo    vietarlo  e    giudicando  o lanciando  ....  fango   chi lo pratica    costringendoli   all'aborto  clandestino o se   hai  soldi in svizzera  o cliniche  private .  Ma  sopratutto     condanno  è  mi fa  schifo :  chi lo  combatte  sia    con bufale  \  disinformazione  ed  falsità  ascientifiche     , ma  sopratutto     non rispettando  le  scelte  altrui ,  giudicando    , ed  additandole    come  criminali  .
2) Essendo  etero   mi danno fastidio   e  mi turbano   certi atteggiamenti   esibizionisti  e contro natura  , vedi utero in affitto  ,  del mondo  omosex  e  Lgbt . Ma  il ragionare   in quel modo   citato dall'articolo sotto riportato  ,  e  con teorie   prmai  arcaiche  ed  ascientifiche   mi  sembra   nn solo  omofobo  ma    sessualmente    discriminatorio    verso cooro   che hano  una sessualità   differente 










Omosessualità e aborto, le bufale pro-vita arrivano a scuola. È ora di dire basta





Alcuni avvenimenti degli ultimi giorni hanno coinvolto i movimenti pro-vita e i soliti alfieri dell’omofobia. Questi evidenziano non tanto la forza primigenia che agita quel mondo – l’odio per il diverso – quanto il metodo usato per far breccia nella società: la menzogna. Menzogna infarcita da una certa dose di mistificazioni. Vediamo perché.Cominciamo dal caso di Silvana De Mari, medico e scrittrice fantasy divenuta famosa per le sue dichiarazioni sulle persone Lgbt. In più occasioni la signora ha messo sullo stesso piano omosessualità e satanismo, gay e pedofili. Per questa ragione è stata portata in tribunale dal Coordinamento Torino Pride e Rete Lenford ed è stata condannata per diffamazione, poiché ha offeso “in più occasioni l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale”. Un organo dello Stato ha dunque stabilito che mettere nello stesso calderone Satana, i pride e qualche prete che ha mal interpretato le parole di Gesù “lasciate che i bambini vengano a me” è un crimine. Sulla sua bacheca, tuttavia, si poteva leggere un’altra storia (il post è stato poi rimosso, come lei stessa spiega): e cioè che è stata assolta.

Adesso, è vero che tra i capi d’accusa, uno è caduto. Ma emergono due fatti:
1. è stata condannata a un risarcimento cospicuo. Non solo deve pagare la multa di 1500 euro – l’accusa ne aveva chiesti solo 1000 – ma anche risarcire le due associazioni che l’hanno denunciata con 2500 euro ciascuna;
2. la giustizia del nostro Paese condanna l’omofobia. Manda a dire a quelli come la signora che non c’è cittadinanza per discorsi come i suoi. Che il suo modo di pensare è apolide, in uno Stato di diritto. Questo De Mari non lo dice.

Ancora, in un liceo di Monopoli è stato proiettato un video contro l’aborto. Si tratta de L’urlo silenzioso, un filmato del 1984 talmente cruento che è stato vietato ai minori di 18 anni. Il docente di religione, che invece ha usato il suo ruolo per fare ideologia contro l’autodeterminazione delle donne, lo ha fatto vedere in prima liceo. Senza il consenso dei genitori. Emerge anche che qualche giorno prima nella stessa scuola sia stato invitato il Movimento per la vita, che ha parlato dello stesso tema dicendo che “la pratica dell’aborto prevede che si estraggano pezzi di gambe e braccia di bambini già formati”. Non è la prima volta che avviene un caso del genere.
La cosa inquietante è che quel documentario è stato bocciato dalla comunità scientifica, in quanto “disseminato di inaccuratezze, affermazioni false e esagerazioni, scientifiche, mediche e giuridiche”. Nel film, infatti, si dice che il feto alla 12esima settimana emetta un urlo silenzioso nel momento dell’interruzione di gravidanza. I medici negano categoricamente tutto ciò, in quanto il cervello e l’apparato respiratorio non sono ancora sviluppati. A scuola non si insegnano le bufale. I supporter “pro-vita”, a quanto pare, ignorano questa disposizione. Per prolife et similia, le associazioni che cercano di fare educazione alle differenze a scuola veicolerebbero idee bislacche e ascientifiche, per non dire criminali. Tra tutte, che si può diventare uomini e donne da un giorno all’altro. Con lo scopo di pervertire le giovani generazioni. I percorsi di educazione alle differenze, sempre secondo tali personaggi, si farebbero in semiclandestinità, tenendo all’oscuro i genitori. E invece questi casi dimostrano che sono loro, i prolife, a usare queste “modalità”: ovvero bufale e azioni fatte senza il consenso delle famiglie.Sempre nella narrazione omofoba, i ragazzi che fanno i percorsi di educazione di genere, in cui si dice che non bisogna picchiare il compagno perché gay – loro, i prolife, parlano di “gender” in questi casi – tornerebbero poi a casa sconvolti. Ci hanno pure fatto un filmato, su questa cosa. I fatti di Monopoli parlano invece di adolescenti turbati proprio dal video imposto dal docente di religione. Il bue, insomma, dice cornuto all’asino. Si ha la sgradevole sensazione, insomma, di essere di fronte a personaggi che se fossero vissuti in altre e ben tristi epoche non avrebbero avuto problemi ad accendere la pira sulla quale sacrificare la strega di turno. Oggi, per fortuna, abbiamo ancora lo stato di diritto e l’azione di queste persone è limitata dalle leggi e dal vivere civile. Non potendo fare roghi di libri e esseri umani, bruciano sul patibolo delle loro credenze ragione e verità scientifiche. Forse sarebbe il caso che questa gente – compresi certi insegnanti di religione – venisse tenuta ben lontana dalle nostre scuole.

O quanto meno visto la delicatezza di tali tematiche parlarne in modo non ideologico e disinformato ma in modo informato e possibilmente con un contradditorio fra i pro ed contro cosi che ciascuno possa farsi una sua idea o decidere a quale aderire . Ma sopratutto evitare che se ne parli come qualcosa , in qiesto caso dell'aborto come una procedura chirurgica semplice e indolore. Ma purtroppo non è così perché lascia ciccartici profonde nell'animo delle donne che lo fanno. Una società civile dovrebbe essere in grado di offrire l'aborto come ultima scelta tra tante di vita. Purtroppo non è così, almeno in Italia, dove si smantellano i consultori e progetti che vanno in questa direzione lasciando sola  la  donna   o portandola  ad aborti clandestini   o  ad  abbandono   del neonato oppure nell'impossibilità d'eseritare il suo diritto d'abortire in quanto ipocritamente ( ovviamente senza generalizzare ) molti medici sono obbiettori . Infatti ----- secondo questo articolo di Di Silvia Nazzareni del 17 Dicembre 2018 - 16:08 per
https://www.thesocialpost.it/2018/12/17 ------ [....] A più di 40 anni dalla legge sull’aborto, sembra che siano stati fatti passi indietro anziché passi avanti sulla libertà femminile nei riguardi del proprio corpo. È difficile immaginare quali possano essere state le conseguenze a livello psicologico della visione di questo video da parte di ragazzi e ragazze di 14 anni, in un’età fragile e che vede i giovani già rapportarsi al sesso con numerose diffidenze e paure.
terzo mese gravidanza
Un feto alla fine del terzo mese di gravidanza
SEBASTIAN KAULITZKI/SCIENCE PHOTO LIBRARY
Nonostante sia stato ormai ri badito e assicurato a livello normativo che il diritto all’aborto debba essere garantito e preservato, sono ancora molte le associazioni che promuovono un terrorismo psicologico che porti i giovani ad avere paura del sesso e ad approcciarsi in maniera distorta e negativa al rapporto con sé stessi e con un possibile partner. Questo fenomeno, se non bloccato tempestivamente, rischia di portare allo sviluppo di generazioni impaurite, poco coscienti delle proprie libertà e dei prorpi diritti, e sicuramente male informate sui fatti.
IL video in questione non è un inedito degli ultimi tempi: si tratta di un breve documentario di circa mezz’ora girato nel 1984 e nel quale appare il medico pro-vita Bernard Nathanson. Il film ha il titoloIl grido silenzioso, ispirato all’ “urlo” che secondo il medico il feto cercherebbe di emettere, aprendo la bocca, negli istanti in cui avviene l’aborto. Il video non è adatto a un pubblico sensibile: oltre a spiegazioni estremamente enfatizzate e crude, sono presenti immagini di aborti veri e proprio praticati su alcune donne. All’epoca dell’uscita del documentario ci fu molta attenzione mediatica su di esso e si riunì anche una commissione medica organizzata da Planned Parenthood che ha concluso che il filmato, oltre ad essere molto inaccurato, veicolava dati falsi e molte bugie a livello medico-scientifico. Nel video Nathanson attribuisce un’anima molto definita e già complessa, nonché una sorta di personalità a un feto, il che è stato ritenuto falso e tendenzioso da un punto di vista etico-giuridico

Oltretutto nel video si sente Nathanson parlare di pezzi di “gambe e braccia che vengono strappati”, frasi riportate anche dall’associazione pro vita Movimento per la vita, che si è occupata di introdurre il video alle classi e di argomentarlo. .[....] Ludovico Abbaticchio, garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della regione Puglia, ha definito il fatto come “intervento deviante e terroristico nei confronti di minorenni”. Il garante ha anche dichiarato di volersi rivolgere alla procura dei Minori per andare in fondo alla questione.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...