Ieri ho visto le prime 2 puntate della nuova serie tutto chiede salvezza la nuova serie televisivaitalianadel2022pubblicata il 14 ottobre 2022 suNetflixe tratta dall'omonimo romanzodiDaniele Mencarelli. Ora non sempre bisogna,soprattutto se si hanno buoni elementi di base e spirito d'osservazione, aspettare la fine d'un opera per esprimere un giudizio o una recensione , anche se pur incompleta. Soprattutto quando si tratta di opere " veloci " e poco scontate ed prevvedibili come questa .
La serie racconta di Daniele, un ragazzo che si risveglia in reparto psichiatrico (SPDC) contro la sua volontà e della settimana che vi passerà dopo avere subito unTSO. Quella settimana all'interno dell'ospedale cambierà la sua vita per sempre. Mi sta piacendo ed tormentandomi . Credo che dovrò prendermi il valium 😏😃😛 dopo aver visto gli altri 5 episodi .
La serie è descritta da Netflix come un "dramedy delle esistenze che recupera la radice della nostra migliore commedia amara, riletta in chiave contemporanea, come in un grido d’aiuto, straziante ma pieno di speranza, da parte delle nuove generazioni e del loro enigmatico disagio di vivere".Mencarelli in :
Questa nuova serie di Netflix arriva in un momento in cui il peggio nel mondo non è ancora passato e la pandemia si sta lasciando dietro disastri emotivi che chiedono salvezza mentre la situazione non smette di peggiorare per un'infinità di altre ragioni. Cesari sempre su comingson.it parla di Daniele come di un personaggio la cui principale caratteristica è un'ipersensibilità nei confronti della sofferenza altrui - "Credo che personaggi e persone del genere nella vita di tutti i giorni siano davvero difficili da incontrare. Per me è stato una rivelazione, ma dal punto di vista umano". E quello che lui definisce un "superpotere", l'empatia di Daniele e il modo così sincero di far trasparire queste emozioni, per Mencarelli è la grande scommessa di Tutto chiede salvezza: "Far vedere alle persone che in realtà è molto più diffuso di quel che si pensi. C'è un grande sommerso, non detto, rispetto alla vita,all'esistenza, alla sensibilità che ognuno di noi porta in seno. E c'è poi chi, spesso in maniera patologica, spesso in maniera malata, tira fuori questo elemento. Però sono convinto che la serie dimostrerà a molte persone che questa linea di confine tra chi fa un TSO e una persona che ha i galloni della normalità sia assolutamente invisibile e inesistente. [ Infatti basta un niente per cadere nell'abbisso e varcare quella soglia in cui ogni giorno di barcameniamo tra razionalità ed irazionalita che caraterizza il nostro vivere . Aggiunta mia ]
una scena della serie
Perché nel momento in cui un uomo mette a disposizione la propria sensibilità, chi ha di fronte si rispecchia e riconosce la propria. Il grande elemento poetico - mi permetto di dire - del romanzo e della serie è che qui nessuno mente. Nessuno passa attraverso convenzioni, non c'è mondo borghese che giochi a nascondere sotto il tappeto. Qui ognuno è semplicemente portatore di una verità. Che spesso è dolorosa ma altre volte è ironica, divertente. È un superpotere che abbiamo tutti. Dobbiamo ricordarcelo un po' di più".
una scena della serie
Infatti ancora la stessa fonte "Il Covid è stato una sveglia per molti che non guardavano al proprio mondo interiore", continua l'autore. "Non credo che esista un momento della Storia più adatto [di questo] per la serie. Il mondo, come possiamo ben vedere, vacilla da più parti e lo fa perché tanti uomini, secondo me soprattutto di grande potere, non hanno mai avviato un lavoro vero di dialogo con il loro mondo interiore. La serie semplicemente mostra questo: che esiste un mondo interiore e che ad affrontarlo insieme conviene. Perché affrontarlo da soli pesa troppo. E schiaccia".
I personaggi di : Giorgio e madaonnina è come se fossero presi dai film di Verdone e cinico tv \ mery per sempre di Risi. Promette bene . A continuare e finire di vederla è anche la bellissima risposta datemi alla richiesta di un parere , da parte del nostro amico ed utente Cristian Porcino
<< "Allora Giuseppe, io la serie l'ho vista immediatamente su Netflix. Tra l'altro proprio stamattina ho tenuto una lezione in tutte le mie classi su "tutto chiede salvezza" . Il racconto televisivo è molto bello così come il romanzo da cui è tratta la storia. In classe ho letto alcuni brani del libro di Mencarelli e proiettato alcune immagine della serie. Ho deciso di parlarne in classe perché secondo me è una serie che accende un faro su una problematica di cui spesso si tende a non parlare quasi mai. Ignoriamo che chi soffre di disturbi psicotici e sta ai margini della società deve essere allontanato dalla nostra vista. A me questa serie è piaciuta molto e fa riflettere su come noi tendiamo ad emarginare chi riteniamo folli relegandoli da un'altra parte. Bravissimi tutti gli attori e in particolar modo Federico Cesari " >>. Quidi “Tutto chiede salvezza”, anche nella sua versione televisiva, lascia il cuore pieno, e contiene tutta la complessità non tanto del tema della salute mentale, che non può essere stigmatizzata o ridotta a una sola definizione, quanto di quello della vita, così follemente illogica, una nave dei pazzi sulla quale viaggiamo tutti .
Diceva Wislawa Szymborska: “Folli e veggenti, l’unica via per sopravvivere”. La follia non è solo chimica da riparare con le medicine giuste, è uno sguardo puro alla realtà, che Mencarelli chiama la “nostalgia del paradiso”, un ricordo sgranato di una verità, la parte di sé più vitale e dolorosa, estremamente umana. Contemplare i limiti della propria esistenza è malattia, per la società, è qualcosa da riparare, per la scienza, uno sfasamento da mettere a posto.
Le botteghe di Firenze e Roma erano lì dal 1996 e dal 2002. Nel loro spazio profumato di cirmolo in pieno centro storico sono passate generazioni, tra ricordi e nostalgia di una manifattura fiabesca. Anche Michelle Obama, durante la visita ufficiale a Roma del presidente Barack, accettò che le figlie, con la nonna, andassero a conoscere Pinocchio. Un mese dopo al manager dello store romano arrivò una lettera con il sigillo della Casa Bianca: "Grazie per tutto quello che hai fatto - scriveva Michelle - le mie figlie sono state felici. I ricordi del nostro tempo a Roma resteranno con noi a lungo". Un pezzo di storia se ne va. I due negozi chiuderanno nel fine settimana, a meno che il curatore fallimentare non disponga una proroga di alcuni giorni. "Mi sono trovato spiazzato - racconta Bartolucci - perché la pandemia ha fermato tutto. Siamo rimasti gli unici a non produrre in Cina sottocosto, facciamo tutto a mano con i nostri operai. Solo così si ottiene l'autenticità di un oggetto, che si sente al tatto, con la levigatura di certe rifiniture".
Dalla vecchia falegnameria del mastro alla fabbrica dei sogni. In mezzo il flusso di ricordi, come la costruzione del Pinocchio per la fiction omonima con Bob Hoskins nei panni di Geppetto, dove al centro del palco c'era il banco con i pochi attrezzi necessari, manuali e originali degli anni '40, un trapano, seghetti e uno scalpello curvo. "Con la ripresa del pagamento dei mutui la situazione è diventata drammatica - racconta Mariagrazia Stocchi, amministratrice delegata dell'azienda e moglie di Francesco -. Per risollevare il fatturato due anni fa avevamo preso anche un locale in affitto in Corso Vittorio a Roma, ma è stato aperto solo quattro giorni, poi c'è stato il lockdown. Lo avevamo allestito con tanta speranza. Invece sì è rivelato un boomerang". L'agonia è stata lunga, una trattativa durata un anno con un'azienda cinese interessata all'acquisto non è riuscita a cambiare le sorti. "Ora stiamo pensando di cessare ogni attività nel giro di un paio di settimane: dopo Urbino, toccherà al negozio di Firenze, poi Roma. Anche l'e-commerce è sospeso da giorni. Rimangono alcune giacenze dai nostri rivenditori tra i quali Dubai, Madrid, San Francisco, Malta e Atene", confessa Mariagrazia.
Eppure Pinocchio ne ha fatta di strada. Da una favola all'altra, da burattino parlante venduto in più di un milione di pezzi a un impero con 150 punti vendita nel mondo. Ma anche un salto dal passato al futuro, dalla falegnameria di Geppetto al marketing esperienziale: negli angoli adibiti a museo era stata ricreata la bottega antica per mostrare ai clienti la sapiente arte dell'intaglio. Anche per questo, una prestigiosa rivista Usa ha inserito l'azienda tra i primi 15 negozi di giocattoli al mondo e le figlie di Walt Disney hanno chiesto alcuni esemplari da esporre nel loro museo di San Francisco.
La chiusura dell'attività è il grande dolore di Bartolucci: "Mi piaceva vedere la gente emozionarsi, era come passare davanti a un forno e sentire l'odore del pane. E poi le notti a lavorare al banco, quando mi sembrava che i burattini mi parlassero. Era come stare in mezzo ai bambini. Quei negozi per me erano figli". C'era una volta un pezzo di legno.
Un Paese dei Balocchi senza giochi
Sul Pinocchio di Collodi a leggerlo c'è da stupirsi perché si sfatano un paio di miti. La prima riguarda il Paese dei Balocchi. Giochi, sì; ma pochissimi i balocchi. Nel meraviglioso elenco collodiano che dipinge a parole un animatissimo Bruegel compaiono delle spade di cartapesta, cerchi, palle, cavallini di legno e poco altro. Per il resto gli abitanti della gaia contrada si azzuffano, si sbeffeggiano, corrono, saltano, ballano e sono in pratica i parossistici balocchi di sé stessi. L'altro mito è proprio quello delle bugie. Pinocchio ne dice pochissime e il naso gli si allunga anche quando non ne dice. La prima volta è quando si accorge che la pentola in cui spera di trovare di che mangiare non è vera ma è dipinta sul muro. La verità è che Pinocchio "resta con un palmo di naso" - naso che appunto gli si allunga - quando si imbarazza e dall'emozione l'animo gli si ingorga sino a sconvolgergli il sembiante.
E ora solo burattini Made in China
La falegnameria dei Pinocchi acquistabili ora chiude e ci si dovrà consolare con esemplari di produzione cinese e di qualità fatalmente inferiore. Quella di Geppetto però resta dov'è, nei primissimi capitoli di un libro che ricordiamo in modo impreciso, poiché lo abbiamo presente più nella fallibile memoria collettiva che sui nostri scaffali. Apriamolo, ritroviamo quegli "occhiacci di legno". La sua voce tornerà subito a canzonarci, ma anche a ridirci chi siamo.
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L'erede dell'antica arte dei carretti siciliani
Michele Ducato è l'ultimo decoratore della bottega fondata dal nonno a Bagheria nel 1895. Storia, rinascita e curiosità di questa lontana tradizione.
una tradizione che resiste ed ha avuto uno splendido splendore come dimostra quest'altra storia
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Quando
Quando decise di aprire un cottage letterario in un paese di 180 anime tra le colline della Garfagnana, Alba Donati venne presa per pazza. Ma il tempo ed il libro ( foto a sinistra ) in cui racconta la sua vicenda ovvero di Una libreria microscopica in un paesino di180\200 persone sperduto sulle colline toscane, ma portentosa come una scatola del tesoro. Dai bambini che entrano di corsa alle marmellate letterarie, da Emily Dickinson a Pia Pera, le giornate nella Libreria Sopra la Penna sono ricche di calore, di vite e storie, fili di parole che legano per sempre: una stanza piena di libri è l'infinito a portata di mano. E che ha subito un incendio ma grazie al Crowdfunding ha riaperto . il resto della stroria nei diue video sotto
Cercando una canzone di Ligabue , mi sono imbattu.to fra i risultati nel pittore Antonio Ligabue in realtà nato Antonio Costa ( cognome della madre ) poi Antonio Laccabue ( riconosciuto , ma non accettato da lui che scelse appunto di chiamarsi Ligabue ) . Incuriosito dalla sua biografia sono andato a vedermi il film " Volevo nascondermi" di Giorgio Diritti.
Un film tristissimo , ma bello ed intenso . Esso descrive benissimo la sua vitra travagliata come testimonia l'Epitaffio sulla tomba di Antonio Ligabue a Gualtieri
«Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all'ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore»
Unico neo ( per me essendo casinista e un disordinato , chi mi legge e mi segue lo sa , nell'esporre fatti e nello scrivere nessun problema ) secondo i canoni ufficiali cinematografici
Se si leggono le recensioni dei grandi siti statunitensi – Variety, Hollywood Reporter – “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti sarebbe un film senza un filo narrativo. Lo scrivono sessanta volte. Come se fosse un difetto. Una di quelle mancanze scritte nel libretto delle istruzioni del bravo cineasta che prima vende nei circuiti art house degli Stati Uniti il proprio talento visivo, e poi finisce a girare serie tv spiritose ed insignificanti come una lavastoviglie a colori. Paolo Sorrentino, per dirne uno. Pensate un po’, la storia del pittore naif Antonio Ligabue, quella di un appestato, decerebrato, idiota, sgorbio isolato da tutti (“tu sei un errore”), che si scopre suo malgrado artista finanche celebrato, con le dovute distanze umane e sociali, deve avere un filo narrativo. Magari una voce fuori campo come ne “L’amica geniale” su Rai1 che sottolinei l’impossibile. Oppure un bravo sceneggiatore che costruisce scenetta dopo scenetta, rigorosamente in ordine cronologico, la nascita, l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta, la fine del pittore emiliano che perì appena 53enne. [ ... ]
anche i matti si reali sia quelli che noi facciamo diventare o etichettiamo come tali perchè non omologati e diversi sono creativi . Un bellissimo film . un ottimo elio germano
Nonostante il film sia stato premiato con l'orso d'oro a Berlino, esce indebolito dall’apertura di soltanto metà delle sale italiane causa coronavirus
indebolito dall’apertura di soltanto metà delle sale italiane causa coronavirus. Peccato sacrificarlo così questo film, anche perché mancano all’appello le sale emiliane, lombarde e piemontesi che in un modo o nell’altro tanto hanno dato al regista Diritti, quando era ed a suo modo è rimasta questo sconosciuto, apostrofo garbato e controcorrente del cinema italiano contemporaneo. Ma soprattutto , è il mercato purtroppo , sacrificato anche online . Infatti è assente sulle piattaforme legali ( Netflix , prime vision, almeno quelle a cui sono registrato ) disponibile SIC solo a noleggio o vendita e non tenendo conto costringendo a chi : occupare spazio in memorie informatiche o fisico negli armadi \ mensole casa a ricorre allo streaming illegale o semilegale visto che ***** sito a meta strada fra il free ( con pubblicità e banner ) o il pagamento la versione premium deve cambiare l'indirizzo ogni 15 giorni
Unico Neo che appesantisce ( a pazienza non si può essere perfetti al 100 % 😁👍 ) il film con il rischio di un probabile abbandono è l'eccessivo realismo \ verismo del regista che sottotitola la maggior parte del film ( le scene dell'infanzia in Svizzera ed in Germania dello stesso Ligabue ) e lasciando parlare gli attori in tedesco . Ma a parte questo , Dritti ha messo su un altro dei suoi capolavori , facendoci anche stavolta piangere ed commuovere .
A chi mi accusa d'essere complottista e di vedere , infatti mi chiamano l'ispettore scanu per via di questa parodia fattami 20 anni fa misteri e complotti ovunque Sappia che matti sono quelli che vedono lontano ed anticipano gli altri . Ecco la storia di Carlo Torrighelli ( Laveno, 1909 – Milano, 4 novembre1983 ) è stato un anticipatore. Degli writer urbani, con le sue scritte e la sua grafia inconfondibile.
Ringrazio Daniele De Luca e lo staff del bellissimo e neo nato portale giornalistico estreme conseguenzeper aver raccontato la sua storia di cui riporto qui integralmente
Chi ha vissuto a Milano a fine anni 70-primi anni 80 non può non ricordare C.T., le sue scritte in vernice bianca sulle stradine del parco Sempione, il suo carretto, i suoi tre cani, i suoi slogan. “Popolo bue, la Chiesa ti uccide con l’onda. Sei milioni di morti in Italia”
C.T. Era convinto che vi fossero nell’etere flussi elettromagnetici indotti in grado di condizionare le menti delle persone. Nella sua visione paranoide del misterioso e costante attacco al popolo (da parte di Vaticano, USA e URSS), fu il primo in realtà a parlare di inquinamento elettromagnetico anticipando di anni una questione che solo oggi comincia ad assumere contorni preoccupanti e scientificamente provati.
“Radio e televisione basta versi da gorilla ma cultura!” Scriveva e urlava al megafono.
Torrighelli era un senzatetto che dormiva sotto gli archi dell’Arena. Era di Laveno, aveva fatto la Resistenza, era iscritto alla sezione PCI di Porta Garibaldi. Era malato di silicosi ed era convinto di essere stato contaminato da misteriose centrali ad onde radio nascoste negli Appennini con le quali la “Chiesa ti uccide con l’onda!”.
“Ti uccidono con l’onda! Con l’onda ti uccidono! I russi, gli americani, il Vaticano!”.
In occasione del centenario della sua nascita, nel novembre 2009, gli è stata dedicata una mostra: C.T. L’onda assassina, presso i locali dell’ex ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano, assieme ad un concerto del gruppo milanese Teka P. Nel settembre 2010, presso gli spazi espositivi della Commenda di San Giovanni di Pré, a Genova, è stato messo in mostra il suo ricordo assieme ad altri 5 artisti e visionari di strada “fuori norma”.
In occasione del trentennale della sua morte gli è stata dedicata una tre giorni di eventi e una mostra, presso il circolo ARCI La Scighera di Milano.
Una collezione dei suoi biglietti, con gli slogan, è stata fatta dall’antropologo Giulio Calegari che li raccolse negli anni settanta nel corso di studi di “antropologia urbana”: «Mi imbattei in quei bigliettini e iniziai a collezionarli. Provocava. Era, con i suoi non-sense, un saggio folle, come un clown sacro nelle società primitive. Una presenza politica, poetica. Tra lo sport e la fede vinscemoliscono (sic) la mente. Accusava la tv. Pasoliniano. Aveva una stilla del carisma libertario del Che».
non sto copiando o facendomi suggestionare \ influenzare ma a volte ( anche troppo ) faccio come questa famosa canzone : << (.....) nei libri e nei poeti cerchi te, >>
Un mio amico , chiaccherando sulle ormai imminenti festività natalizie e i futuri regali , mi ha detto che sono un tipo stragante e strsano , in quanto gli ho detto che avevo finito di comprare i regali già dai primi di dicembre .
Nonostante cio' non sia una novità , visto che lo pensano in molti ed alcuni coraggiosi e spiriti liberi refrattari alle convensioni sociali me lo dicono direttamente ed in faccia
e non alle spalle magari togliendomi il contatti o mettendomi fra i contstti nascosti social ( SIC non solo ) perchè o hanno conosciuto solo una parte di me o hanno sentito parlare di me .
Subito dopo questa discussione , come sempre , mi chiedo chi è normale chi è matto \ stragante quando spesso quelli che noi consideriamo matti sono persone normalissime . Infattti questa sega mentale mia elucubrazione trova risposta in questa striscia
presa da questa storia presa da topolino n 3291
Infatti per delle mie stranezze vengo considerato strambo \ stravagnte , ma tali giudizi mi scivolano via e sinceramente non me ne può frega' de meno perchè :
A Persone care o con cui ho molto in comune regalo o dono libri che per me hanno significato molto magar con dediche o le mie sottolineature .
Ecco una storia successami di recente , ometto il nomeed immagine in quanti è una discussione avvenuta privatamente su messanger e non pubblicamente
****** Ciao Giuseppe ho ricevuto ora il tuo libro, sei stato molto gentile lo leggerò senz’altro scusa se era usato ma sono fra quelli che ritengo che quelo che conta è il pensiero . soprattutto quando ad una persona si dona una cosa tua e non comprata appositamente ***** Hai ragione! Ho apprezzato molto il fatto che sia usato, significa che ti è piaciuto e lo hai studiato, sopratutto per le sottolineature e gli appunti Grazie ancora!
compro in anticipo i regali , ed a volte al di fuori dei circuti tradizionali ( librerie , negozi di dischi e video , amazoni ed ebay ) come le edicole chi mi segue ed ha letto le mie guide natalizie precedenti lo sa già e può evitare , a meno che non voglia rinfrescarsi la memoria 😊😁😄😆 , d'andare avanti con la letturs del post perchè
non frmi influenzare della pubblicità diretta o indiretta , dai consigli degli opinionisti o recensioni delle pagine culturali o speciali dedicate al natale
poter scegliere con calma
spesso in allegati ai giornali ( ed non solo ) trovi libri o cd esclusivi o fuori ristampa \ catalogo nei negozi specializzati o a poco prezzo
nei mercatini perchè trovi gente che per sbarcare il lunario mette in vendita rimasugli trovati nell svuotre soffitte , edicole o librerie ormai chiuse
concludo questo post con la mia play list che riassumono tutto il post
Oggi oltre al 25 aprile si celebra il centenario Genocidio Armen e a cui , che ci si vuol fare quando si ha una politica estera da far schifo
Genocidio armeno, commemorazione del centenario a Erevan. Tanti capi di Stato, assente governo italiano (FOTO)
Redazione, L'Huffington Post
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Si sono tenute al memoriale di Tsitsernakaberd, poco fuori Erevan, la capitale dell'Armenia, le commemorazioni per il centenario del massacro degli armeni iniziato
il 24 aprile 1915, in cui morirono circa 1,5 milioni di persone. Alle
cerimonie hanno assistito numerosi presidenti e diplomatici
internazionali, fra cui il presidente russo Vladimir Putin e quello
francese François Hollande, e hanno partecipato anche discendenti delle
vittime e il cantante francese di origine armena Charles Aznavour.
Presenti anche deputati e ministri di Paesi come Stati Uniti, Israele e
Germania, il cui presidente ha ieri riconosciuto il massacro come
genocidio.
Le commemorazioni sono iniziate con un intenso minuto
di silenzio, in onore dei morti causati da quello che è considerato come
il crimine più grave della Prima guerra mondiale. I leader mondiali
invitati alle cerimonie hanno deposto dei fiori di fronte alla fiamma
eterna posizionate nel memoriale, circondata da 12 lastre di basalto che
rappresentano le province armene perdute e che ora fanno parte della
Turchia.
Per l'Italia sono presenti i presidenti delle commissioni
Esteri di Senato, Pier Ferdinando casini, e Camera, Fabrizio Cicchitto,
ma non c'è nessun rappresentante del Governo. Il presidente della
Toscana Enrico Rossi considera "vergognosa l'assenza italiana alle
celebrazioni di Erevan. Oggi 60 paesi saranno a Erevan per ricordare
quella barbarie, tra questi non ci sarà l'Italia. Non riesco a capire -
sottolinea Rossi - le ragioni dell'assenza e ne provo vergogna, come
provo ribrezzo per le ipocrisie di Salvini che strumentalizza questa
tragedia per le sue campagne xenofobe, ciniche e balorde, e non capisce o
non vuol capire che gli 'armeni' di oggi sono le migliaia e migliaia di
profughi che fuggono dalla guerra e dalle persecuzioni. I popoli
marginali che lui vorrebbe radere al suolo con la ruspa".
Le
commemorazioni sono iniziate con un intenso minuto di silenzio, in onore
dei morti causati da quello che è considerato come il crimine più grave
della Prima guerra mondiale. I leader mondiali invitati alle cerimonie
hanno deposto dei fiori di fronte alla fiamma eterna posizionate nel
memoriale, circondata da 12 lastre di basalto che rappresentano le
province armene perdute e che ora fanno parte della Turchia. continua su huffingtonpost.it del 24\4\2015
Ma queste sopno celebrazioni di circostanza e puli coscienza ., In quanto lo sterminio o genocidio che di si voglia del popolo Armeno era già stato denunciato da << ( ... ) Armin Theophil Wegner (Elberfeld, 16 ottobre 1886 – Roma, 17 maggio 1978) è stato un militare, attivista e scrittore tedesco. Armin Theophil Wegner è stato un militare paramedico tedesco nella Prima Guerra Mondiale, un autore prolifico e attivista per i diritti umani. Stanziato nell’Impero Ottomano durante la Prima
Guerra Mondiale, Wegner è stato un testimone del Genocidio del popolo Armeno
e le fotografie da lui prese documentano la drammatica situazione degli
Armeni e, oggi, rappresentano “il nucleo della testimonianza delle
immagini del genocidio."
Negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, Wegner ha anche
manifestato la propria opposizione, a rischio della propria vita, alle
politiche anti-semitiche dei nazisti. Nel 1933, ha scritto un appassionato appello ad Adolf Hitler [ vedere url inizio post ] a nome degli ebrei residenti in Germania. Egli rammentò che la
persecuzione degli ebrei non era solo una questione del "destino dei
nostri fratelli ebrei, [ma anche] il destino della Germania. "
Facendo presente che egli stava scrivendo la lettera come un fiero tedesco le cui radici familiari Prussiane risalgono fin dal tempo delle Crociate,
ha chiesto a Hitler cosa sarebbe diventata la Germania se avesse
continuato la sua persecuzione degli ebrei. Rispondendo alla sua stessa
domanda, dichiarò: "Non c'è patria senza giustizia!". È stato perseguitato dai nazisti e, per il suo impegno, riconosciuto nel memoriale Yad Vashem quale uno dei Giusti tra le Nazioni. (....) >> continua sulla voce di wikipedia dedicata a Armin_Theophil_Wegner
da repubblica del 21\6\2014 ROMA. LA CHIESA è "indietro di duecento anni se non di trecento". Così scrisse il cardinale Carlo Maria Martini nel Testamento pubblicato il primo settembre del 2012. Il testo venne raccolto in limine mortis da padre Georg Sporschill, gesuita austriaco, che oggi assieme a Stefano Stimamiglio racconta per la prima volta la sua vita ( Chi salva una vita salva il mondo intero , San Paolo, pagg. 160, 14 euro).
Padre Sporschill, nel 2012 vi fu chi sostenne che quel Testamento non era del tutto autentico. "Tutte le parole pubblicate mi furono dette da Martini l'ultima volta che l'ho incontrai a Gallarate, l'8 agosto 2012, ventitré giorni prima che ci lasciasse, e le ritengo autentiche. Una volta tornato a casa avevo pensato di saltare qualcuno fra i passaggi più duri, ma Ruth Zenkert - la donna che da anni lavora insieme a me con i bambini di strada e rom in Romania - mi disse che avrei dovuto lasciare quelle parole, come lui le aveva espresse. E così ho fatto. Martini è stato un uomo molto profondo nella sua fede e allo stesso tempo dotato di un amore leale e fedele per la Chiesa. Quando si ama qualcuno, si soffre se lo si vede in difficoltà. Per questo ha patito nel vedere che gli uomini di questo tempo non la ritengono un interlocutore credibile con cui confrontarsi. Per lui il sintomo evidente della malattia era l'indifferenza della gente. Questa sua idea, insieme ad alcune cause che lui vi intravedeva - e cioè gli intrighi di curia e la nomina di alcuni vescovi - l'ha espressa sia oralmente che per iscritto più volte a papa Benedetto. Da quanto so, però, senza ottenere risposta. Di Giovanni Paolo II pensava che fosse un uomo con un carattere forte, che lo portava talvolta a non ascoltare ragioni su alcune decisioni già prese. Quando destinò lui che era un torinese, a Milano, le perplessità che espresse a Wojtyla furono da questi respinte senza tante discussioni. Martini è stato sempre leale con i Papi, tanto che ha sempre espresso loro la sua idea sullo stato della Chiesa senza infingimenti. E devo riconoscere anch'io che, fino all'arrivo del "suo" candidato, cioè di papa Francesco, ben poco si è mosso nella Chiesa. Bergoglio era già un "papabile" nel Conclave nel 2005 in alternativa a Ratzinger e credo che sia stato proprio Martini - è soltanto una mia opinione - a proporre ai cardinali il suo confratello argentino".
Fu anche la pubblicazione di quel Testamento che contribuì ad appiccicare addosso a Martini l'etichetta di Antipapa. "La sua risposta è sempre stata: "Non sono un 'Antipapa', sono un 'Antepapa'": in questo è stato profetico".
Martini ha spinto la Chiesa a farsi promotrice di riforme in vari campi, fra questi la sessualità. Cosa pensava dell'Humanae Vitae di Paolo VI? "Faceva spesso l'esempio dell'Humanae Vitae come materia su cui portare la discussione ecclesiale riguardo a matrimonio e sessualità. Vedeva come un grande problema il crescente numero di divorziati nelle società occidentali e si rendeva anche conto che sulla sessualità la psicologia e la medicina dovessero essere prese in seria considerazione dal magistero della Chiesa, non prima però di avere chiesto scusa per alcune posizioni dure del passato".
Cosa pensava del Vaticano? "Era un religioso tutto di un pezzo e quello che accadeva dentro le mura vaticane lo faceva soffrire molto".
Si sarebbe mai aspettato Martini l'elezione di Bergoglio? "Credo di sì. Diceva che il Papa avrebbe bisogno di avere intorno a sé gente un po' matta per tentare strade nuove. Per "matta" intendeva "coraggiosa". Con Francesco mi sembra che la realtà abbia superato la fantasia: il Papa argentino è, in questo senso, un po' "matto". Ha il coraggio di vivere secondo uno stile diverso, quello che Martini auspicava: vicino alla gente, soprattutto a quella in difficoltà. Di lì, e solo di lì, lo Spirito Santo dà la forza per fare le riforme"