Cercando una canzone di Ligabue , mi sono imbattu.to fra i risultati nel pittore Antonio Ligabue in realtà nato Antonio Costa ( cognome della madre ) poi Antonio Laccabue ( riconosciuto , ma non accettato da lui che scelse appunto di chiamarsi Ligabue ) . Incuriosito dalla sua biografia sono andato a vedermi il film " Volevo nascondermi" di Giorgio Diritti.
Un film tristissimo , ma bello ed intenso . Esso descrive benissimo la sua vitra travagliata come testimonia l'Epitaffio sulla tomba di Antonio Ligabue a Gualtieri
«Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all'ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore»
Unico neo ( per me essendo casinista e un disordinato , chi mi legge e mi segue lo sa , nell'esporre fatti e nello scrivere nessun problema ) secondo i canoni ufficiali cinematografici
Se si leggono le recensioni dei grandi siti statunitensi – Variety, Hollywood Reporter – “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti sarebbe un film senza un filo narrativo. Lo scrivono sessanta volte. Come se fosse un difetto. Una di quelle mancanze scritte nel libretto delle istruzioni del bravo cineasta che prima vende nei circuiti art house degli Stati Uniti il proprio talento visivo, e poi finisce a girare serie tv spiritose ed insignificanti come una lavastoviglie a colori. Paolo Sorrentino, per dirne uno. Pensate un po’, la storia del pittore naif Antonio Ligabue, quella di un appestato, decerebrato, idiota, sgorbio isolato da tutti (“tu sei un errore”), che si scopre suo malgrado artista finanche celebrato, con le dovute distanze umane e sociali, deve avere un filo narrativo. Magari una voce fuori campo come ne “L’amica geniale” su Rai1 che sottolinei l’impossibile. Oppure un bravo sceneggiatore che costruisce scenetta dopo scenetta, rigorosamente in ordine cronologico, la nascita, l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta, la fine del pittore emiliano che perì appena 53enne. [ ... ]
anche i matti si reali sia quelli che noi facciamo diventare o etichettiamo come tali perchè non omologati e diversi sono creativi . Un bellissimo film . un ottimo elio germano
Nonostante il film sia stato premiato con l'orso d'oro a Berlino, esce indebolito dall’apertura di soltanto metà delle sale italiane causa coronavirus
indebolito dall’apertura di soltanto metà delle sale italiane causa coronavirus. Peccato sacrificarlo così questo film, anche perché mancano all’appello le sale emiliane, lombarde e piemontesi che in un modo o nell’altro tanto hanno dato al regista Diritti, quando era ed a suo modo è rimasta questo sconosciuto, apostrofo garbato e controcorrente del cinema italiano contemporaneo. Ma soprattutto , è il mercato purtroppo , sacrificato anche online . Infatti è assente sulle piattaforme legali ( Netflix , prime vision, almeno quelle a cui sono registrato ) disponibile SIC solo a noleggio o vendita e non tenendo conto costringendo a chi : occupare spazio in memorie informatiche o fisico negli armadi \ mensole casa a ricorre allo streaming illegale o semilegale visto che ***** sito a meta strada fra il free ( con pubblicità e banner ) o il pagamento la versione premium deve cambiare l'indirizzo ogni 15 giorni
Unico Neo che appesantisce ( a pazienza non si può essere perfetti al 100 % 😁👍 ) il film con il rischio di un probabile abbandono è l'eccessivo realismo \ verismo del regista che sottotitola la maggior parte del film ( le scene dell'infanzia in Svizzera ed in Germania dello stesso Ligabue ) e lasciando parlare gli attori in tedesco . Ma a parte questo , Dritti ha messo su un altro dei suoi capolavori , facendoci anche stavolta piangere ed commuovere .
Nei giorni scorsi ho visto , non sapendo cosa sceglier e di vedere in streaming e credendo fosse un film vecchio e fuori circuito , questo film La Tartaruga Rossa, film d’animazione diretto da Michael Dudok de Wit .
una vera e propria pausa dal frenetico, materialistico realismo quotidiano.La Tartaruga Rossa, film d’animazione diretto daMichael Dudok de Wit, è una di quelle magiche meteore cinematografiche che interrompono il flusso di immagini piatte e insensate dell’oggi e di cui ilfattoquotidiano.it vi presenta una clip in esclusiva.
Un naufrago su un’isola deserta, l’arrivo di una enorme tartaruga rossa, la vita che sembra finire ma subito ricomincia, la furia distruttiva della natura, la morte. Nessun dialogo, un continuo ininterrotto silenzio cadenzato da qualche grida. Tra la sabbia, la roccia, gli alberi e l’acqua di uno spurio atollo tropicale la storia dell’uomo si fonde con quella animale, cilindro produttivo dello Studio Ghibli a sostenerne l’assunto, poi lo svolgimento narrativo verso la conclusione riporta filosoficamente ad un escatologico pensiero occidentale. Ed è proprio in questo susseguirsi generazionale, nell'andamento atemporale del ciclo di vita, in un intimo senso di struggimento che Dudok de Wit colloca il centro del suo discorso drammaturgico: “Il film racconta la storia in modo lineare e circolare e utilizza il tempo per parlare dell’assenza di tempo, un po’ come la musica può mettere in rilievo il silenzio. È un film che racconta anche che la morte è una realtà. L’essere umano tende a contrastare la morte, ad averne paura, a lottare per scagionarla e si tratta di un atteggiamento molto sano e naturale. Eppure si può avere nello stesso momento una bellissima comprensione intuitiva del fatto che siamo pura vita e non abbiamo bisogno di opporci alla morte. Il film il film trasmette un po’ questo sentimento”.
fatalistico, meraviglioso, emozionate, non ho mai visto un cartone animato di questa levatura. Un po' di dialoghi non sarebbero guastati .
Lo so che mi ero promesso come codice etico di non vedere in streaming o scaricare prima di tre mesi o aspettare l'uscita in dvd film che sono appena usciti in italia o come in questo caso che ancora devono uscire in italia come ne l caso del fil di cui parlo qui . Ma oltre alle solite ragioni ( il cinema locale porta - salvo eccezioni - film da cassetta come l un mio prof all'università , piccola distribuzione , monopolio e pressioni delle grandi case sule altre , ecc ) c'è il fatto che volevo anticipare l'eventuali critiche e stroncature dei media di destra o conservatori a
Captain Fantastic è un film del 2016 scritto e diretto da Matt Ross.Protagonista del film è Viggo Mortensen, un uomo che tenta di reintegrarsi nella società dopo aver vissuto in isolamento con la sua famiglia per oltre un decennio.
Lo so che mi ero promesso come codic e etico di nonm vedere in streaming o scaricare prima di tre mesi o aspettare l'uscita in dvd film che sono appenna usciti in itlaia o come in questo caso che ancora devonousiocre in italia . Ma oltre alle solite ragioni ( il cinema locale porta - salvo eccezioni - film da cassetta come l un mio prof all'università , piccola distribuzione , monopolio e pressioni delle grandi case sule altre , ec c ) c'è il fatto che volevo anticipare l'eventuali critiche e stroncature dei media di destra conservatori a ad un altro bellissimi film Into the wild
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Cercatelo al cinema, questo «Captain Fantastic», a partire dal 7 dicembre. Non vi deluderà.La verità è cinica, alle volte. Ma non solo. La verità è un'arma, e quando la tribù si trova a fare i conti con la realtà esterna, quell'arma è di una potenza indescrivibile. Distrugge come un fiume in piena le ipocrisie di una società che, a furia di mentire a se stessa, si è mostrificata, abbrutita.( il succo di questo film ) . Un filmn bellissimo . ottima colonna sonora .
http://www.comingsoon.it/film/captain-fantastic/53268/video/?vid=24787 intervista al protagonista principale
con un'ottima recensione http://www.comingsoon.it/film/captain-fantastic/53268/recensione/
(....)
Oggetto curioso nel suo mix di commedia, dramma e road-movie, di arificioso Captain Fantastic non ha nulla. E non va definito - come ha fatto qualcuno - un film per hipster medioborghesi che mangiano bio. E’ dura, infatti, la vita nella foresta (a caccia di animali) della famiglia del "capitano mio capitano" dalla barba incolta. E’ vera inoltre, visto che è simile a quella che negli ’80 ha condotto Matt Ross in diverse comuni alternative. Soprattutto, è segnata dal continuo esercizio di una disciplina che dovrebbe essere imposta a chiunque: la cultura.
Ecco, Captain Fantastic è un’ode alla buona istruzione, ai libri, alla maniera giusta di essere intellettuali: senza ostentazioni, narcisismi. E’ un grande uomo in questo senso Ben, che un po’ come il film rivela però delle fragilità nel momento in cui entra in contatto con la civiltà, insieme di input superficiali. Quando il racconto, e con esso i Cash, si accostano al progresso, si fa strada insomma un’impasse anche narrativa, una stasi, una nebbia un po' melmosa da cui Ross decide di lasciarsi avvolgere, esercitando il diritto di far evolvere, sì, il suo protagonista, ma di non scegliere né messaggi né soluzioni definitive. Perché il film, in fondo, nasce da un dilemma irrisolvibile: Platone va d’accordo con il Kentucky Fried Chicken? Il rifiuto del consumismo non rischia di trasformare giovani menti geniali e corpi dall'incredibile potenza cardiovascolare in dei freak? Ed è possibile oggi essere genitori sempre presenti?Non c’è una risposta per queste domande che il regista pone senza giudicare. Nel suo apologo darwiniano, l’unica realtà plausibile è una "zona" a metà fra i compromessi del presente e il libero arbitrio e pensiero, nella speranza che nella democratica America si possa seguire un cammino lontano da quello suggerito dalle religioni organizzate, magari dando alle fiamme una bara al suono di "Sweet Child O' Mine" dei Guns 'n Roses. ( .... ) continua nel secondo link
Un film bellissimo ed intenso da dove i due mondi quello alternativo rappresentato da Ben e i suoi figli , tenta \ prova a dialogare con i parenti di LUi ed i familiari di Lei .
non so che altro dire .meno male che viene in aiuto una delle canzoni del film