E' importante andare alla ricerca non tanto dellle informazioni che avallano le nostre tesi quanto piuttosto quele che le cofuntano. Infatti se si cercano elementi a favore di una teoria è facile
trovarli o interpretarli come tali . Mentre la validità di un ipotesi è tanto più certa quanto più difficile è negarla . E questo naturalmente vale in tutte le scienze e non solo . Infatti in quest senso , anche alle nozioni teoretiche , ai ricordi e ai fatti ,bisogna applicare la stessa cura che si riserva ad esempio ai reperti archeologici riupulendoli dalle impurità in cui sono stati sepolti per milleni . -- cioè dobbiamo fare un processo di sottrazione ----- esatto dobbiamo togliere dalle nostre congetture ogni pregiudizio
se vogliamo arrivare alla verità . Anche se a volte non ci arriveremo mai perchè la verità assoluta non eiste in pratica ma esistono più e diverse verità . Infatti è capitato , come credo a tutti voi , d'acquisire nuovi elementi e di scoprire che la nostra ipotesi razionale o irrazionale fosse sbagliata . Si può dire ricollegando,mi a quello che dicevo prima che ciò che noi consideriamo verità sia un costrutto provvisorio .E per quanto un idea ci possa sembrare buona non bisogna mai irrigidirsi ( soprattutto quando i fatti o un altra verttà lala rimettono indiscussione ) ma accettare che possa essere confutata e messa indiscussione . Traendone unutile elemento di studio e d'indagine innteriore .Inoltre avere la mente aperta non significa abdicare alla razionalità ed accettare il fatto che spessimo . Il sovranaturale e il complottismo sono scorciatoie per ciò che non comprendiamo .
Le botteghe di Firenze e Roma erano lì dal 1996 e dal 2002. Nel loro spazio profumato di cirmolo in pieno centro storico sono passate generazioni, tra ricordi e nostalgia di una manifattura fiabesca. Anche Michelle Obama, durante la visita ufficiale a Roma del presidente Barack, accettò che le figlie, con la nonna, andassero a conoscere Pinocchio. Un mese dopo al manager dello store romano arrivò una lettera con il sigillo della Casa Bianca: "Grazie per tutto quello che hai fatto - scriveva Michelle - le mie figlie sono state felici. I ricordi del nostro tempo a Roma resteranno con noi a lungo". Un pezzo di storia se ne va. I due negozi chiuderanno nel fine settimana, a meno che il curatore fallimentare non disponga una proroga di alcuni giorni. "Mi sono trovato spiazzato - racconta Bartolucci - perché la pandemia ha fermato tutto. Siamo rimasti gli unici a non produrre in Cina sottocosto, facciamo tutto a mano con i nostri operai. Solo così si ottiene l'autenticità di un oggetto, che si sente al tatto, con la levigatura di certe rifiniture".
Dalla vecchia falegnameria del mastro alla fabbrica dei sogni. In mezzo il flusso di ricordi, come la costruzione del Pinocchio per la fiction omonima con Bob Hoskins nei panni di Geppetto, dove al centro del palco c'era il banco con i pochi attrezzi necessari, manuali e originali degli anni '40, un trapano, seghetti e uno scalpello curvo. "Con la ripresa del pagamento dei mutui la situazione è diventata drammatica - racconta Mariagrazia Stocchi, amministratrice delegata dell'azienda e moglie di Francesco -. Per risollevare il fatturato due anni fa avevamo preso anche un locale in affitto in Corso Vittorio a Roma, ma è stato aperto solo quattro giorni, poi c'è stato il lockdown. Lo avevamo allestito con tanta speranza. Invece sì è rivelato un boomerang". L'agonia è stata lunga, una trattativa durata un anno con un'azienda cinese interessata all'acquisto non è riuscita a cambiare le sorti. "Ora stiamo pensando di cessare ogni attività nel giro di un paio di settimane: dopo Urbino, toccherà al negozio di Firenze, poi Roma. Anche l'e-commerce è sospeso da giorni. Rimangono alcune giacenze dai nostri rivenditori tra i quali Dubai, Madrid, San Francisco, Malta e Atene", confessa Mariagrazia.
Eppure Pinocchio ne ha fatta di strada. Da una favola all'altra, da burattino parlante venduto in più di un milione di pezzi a un impero con 150 punti vendita nel mondo. Ma anche un salto dal passato al futuro, dalla falegnameria di Geppetto al marketing esperienziale: negli angoli adibiti a museo era stata ricreata la bottega antica per mostrare ai clienti la sapiente arte dell'intaglio. Anche per questo, una prestigiosa rivista Usa ha inserito l'azienda tra i primi 15 negozi di giocattoli al mondo e le figlie di Walt Disney hanno chiesto alcuni esemplari da esporre nel loro museo di San Francisco.
La chiusura dell'attività è il grande dolore di Bartolucci: "Mi piaceva vedere la gente emozionarsi, era come passare davanti a un forno e sentire l'odore del pane. E poi le notti a lavorare al banco, quando mi sembrava che i burattini mi parlassero. Era come stare in mezzo ai bambini. Quei negozi per me erano figli". C'era una volta un pezzo di legno.
Un Paese dei Balocchi senza giochi
Sul Pinocchio di Collodi a leggerlo c'è da stupirsi perché si sfatano un paio di miti. La prima riguarda il Paese dei Balocchi. Giochi, sì; ma pochissimi i balocchi. Nel meraviglioso elenco collodiano che dipinge a parole un animatissimo Bruegel compaiono delle spade di cartapesta, cerchi, palle, cavallini di legno e poco altro. Per il resto gli abitanti della gaia contrada si azzuffano, si sbeffeggiano, corrono, saltano, ballano e sono in pratica i parossistici balocchi di sé stessi. L'altro mito è proprio quello delle bugie. Pinocchio ne dice pochissime e il naso gli si allunga anche quando non ne dice. La prima volta è quando si accorge che la pentola in cui spera di trovare di che mangiare non è vera ma è dipinta sul muro. La verità è che Pinocchio "resta con un palmo di naso" - naso che appunto gli si allunga - quando si imbarazza e dall'emozione l'animo gli si ingorga sino a sconvolgergli il sembiante.
E ora solo burattini Made in China
La falegnameria dei Pinocchi acquistabili ora chiude e ci si dovrà consolare con esemplari di produzione cinese e di qualità fatalmente inferiore. Quella di Geppetto però resta dov'è, nei primissimi capitoli di un libro che ricordiamo in modo impreciso, poiché lo abbiamo presente più nella fallibile memoria collettiva che sui nostri scaffali. Apriamolo, ritroviamo quegli "occhiacci di legno". La sua voce tornerà subito a canzonarci, ma anche a ridirci chi siamo.
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L'erede dell'antica arte dei carretti siciliani
Michele Ducato è l'ultimo decoratore della bottega fondata dal nonno a Bagheria nel 1895. Storia, rinascita e curiosità di questa lontana tradizione.
una tradizione che resiste ed ha avuto uno splendido splendore come dimostra quest'altra storia
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Quando
Quando decise di aprire un cottage letterario in un paese di 180 anime tra le colline della Garfagnana, Alba Donati venne presa per pazza. Ma il tempo ed il libro ( foto a sinistra ) in cui racconta la sua vicenda ovvero di Una libreria microscopica in un paesino di180\200 persone sperduto sulle colline toscane, ma portentosa come una scatola del tesoro. Dai bambini che entrano di corsa alle marmellate letterarie, da Emily Dickinson a Pia Pera, le giornate nella Libreria Sopra la Penna sono ricche di calore, di vite e storie, fili di parole che legano per sempre: una stanza piena di libri è l'infinito a portata di mano. E che ha subito un incendio ma grazie al Crowdfunding ha riaperto . il resto della stroria nei diue video sotto
Le aveva promesso di sposarla quando sarebbe guarita dal cancro. Purtroppo le cose non sono andata proprio come avrebbero sperato. I medici, infatti, le hanno dato soltanto pochi mesi di vita. Lui, per tutta risposta, ha deciso di rimboccarsi le maniche riuscendo a organizzare tutto in meno di 3 settimane. E l'ha sposata.
Dietro il dolore, dietro la paura, ma comunque il il giorno più felice della loro vita. Una settimana dopo lei non c'era già più, ma questa foto ancora oggi, riesce a strappargli un sorriso. Una storia intensa, emozionante, che ho letto e volevo condividere con voi. Attimi di felicità anche nei momenti più bui, anche davanti alle ingiustizie della vita.
Stanotte , per problemi di stomanco , mi sono svegliato alle 03.30\4 ed per cercare ( cosa sbagliata , vero , ma non potevo acendere la luce grande , essendo la bajour fulminata , per leggere avrei rischiato di disturbare i matusa che dormono nella stanza affianco ) di riprendere sonno ho accesso il cellulare ed ecco che leggo oltre , alla news sotto , quest'altra news che cosi ho commentato
Mi chiedo se Il leghista in questione pare essere un infermiere
Come si comporterà quando, durante lo svolgimento del suo lavoro, si troverà di fronte un paziente non appartenente al suo partito ( partito?) O con il colore della pelle i nazionalità diversa ?
Nausea
L'uomo in foto si chiama Giampiero Borzoni ed è consigliere comunale e segretario della Lega a Vercelli.
Nella notte fra il 19 e il 20 dicembre il padre di Giampiero Borzoni si è sentito male e ha chiamato il 118.
E' arrivata la Croce Rossa per soccorrerlo, ma Borzoni ha insultato uno dei soccorritori, di origine nordafricana, chiamandolo "marocchino di m...", sia durante le operazioni di soccorso - cioè mentre il barelliere stava soccorrendo suo padre! - che poi dopo, al pronto soccorso.
L'operatore della Croce Rossa, però, ha registrato le offese e ha denunciato Borzoni. E solo a quel punto Borzoni si è scusato.
Riassumendo: un operatore della Croce Rossa soccorre tuo padre, ma tu non trovi di meglio che insultarlo per la sua provenienza geografica, mentre lui prova a salvargli la vita.
Poi dopo che ho ripreso sonno ho fatto il sogno descritto dal titolo cioè che come provocatoriamente suggerisce Ilham Mounssif in italiana da 20 anni ( ma ancora non ha diritto alla cittadinanza italiana ) forse tolta la cittadinanza a certa gente .
L’ATTIVISTA ILHAM MOUNSSIF: «PERCHÉ NON SI LEVA LA CITTADINANZA A SALVINI?»
Lei si chiama Ilham Mounssif è nata in Marocco 22 anni fa ma da 20 anni vive in Italia e non ha ancora ottenuto la cittadinanza italiana. Divenne tristemente celebre perché il suo ingresso per lei, premiata dall’Onu, fu respinto alla Camera dei deputati. Respinta perché formalmente marocchina. La giovane era poi stata accolta dalla presidente della Camera Laura Boldrini, con tanto di scuse. Ilham è sarda, è cresciuta in Italia e rappresenta alla perfezione la necessità dello Ius Solinel nostro paese.
«Matteo Salvini dice che la cittadinanza va desiderata, maturata e meritata? Allora possiamo anche iniziare a toglierla a lui, visto che sul tricolore e sulla Costituzione i leghisti hanno sempre sputato e hanno detto di tutto», ha spiegato la ragazza nel corso di un’intervista rilasciata a EuroNews. Un’intervista che ha fatto adirare non poco siti leghisti come Il Populista:
Mounsiff, nata in Marocco ma residente in Sardegna da quando aveva due anni, è diventata nota nel marzo 2017 quando fu respinta da Montecitorio perché non aveva il passaporto italiano. E che c’è di meglio se non prendersela con la Lega e con Salvini, anziché con se stessa per non essere in regola?
«Se veramente fossero questi i requisiti lui sarebbe il primo a vedersela negata», ha concluso Mounsiff. Mounssif ha espresso la sua delusione per la mancata discussione della legge sullo ius soli al Senato. «La conclusione di questo percorso con un parlamento che diserta è proprio triste». «Coloro che soffrono di più per la mancata riforma sono quelli nella mia situazione, noi che siamo cresciuti ma non nati in questo Paese. Non c’è una disposizione che disciplini la nostra situazione».
e mi sono accorto che ha ragione questo mio contatto facebook
Antonio Rossino credere che questo mondo è questa terra sia un fatto privato Nell'era in cui viviamo credo sia solo.... Anzi vorrei che fosse una egoista utopia....
Un ritorno alla semplicità del passato non sarebbe male e ci farebbe bene e ci salverebbe dall'estinzione prossima ventura . ..
E ma questo è un sogno direste voi , certo lo è , ma non è colpa mia se a volte m lascio influenzare da articoli come quello che leggete sotto e da fumetti e film " futuristici e fantascientifici ( alcuni troppo reali rispetto a classica ) e suggestionare per evadere almeno momentaneamente dalla realtà . Le mie influenze d'oggi sono in particolare le prime quattro ( almeno fin ora ) di orfani della Sergio Bonelliin particolare l'ultima della Juricanche se non in maniera cosi dura dittatoriale ed alcune opere letterarie ( studiate alle scuole medie durante un unità di didattica -- all'epoca si chiamavano fantascienza ) e ai al film e cartoni animati di cui ora non ricordo i titoli ma di cui ho parlato nel mare di questo blog lungo quasi 13 anni .
Nel luglio del 1511 Francisco Serrano, capitano di una delle tante flotte portoghesi che stanno saccheggiando i mari d’oriente, amico fraterno di Fernando Magalhanes, alias Magellano, il grande navigatore che qualche anno dopo proverà a fare il giro del globo via mare per dimostrare in modo concreto che la terra non è piatta ma è una sfera, come avevano ipotizzato i greci già nel III secolo a.C., ma che in quel momento è solo un modesto sobresaliente, cioè un soldato semplice, approda per primo alle mitiche ‘isole delle spezie’, oggi isole della Sonda, ancora vergini e non intaccate dalle conquiste europee e maomettane.In alcune lettere all’amico Magellano, Serrano descrive l’accoglienza festosa degli isolani e la loro vita semplice: “La popolazione vive nuda e pacifica allo stato naturale, non conosce il denaro né mira a particolari guadagni”. Serrano, conquistato e non più conquistatore, decide di accettare “la vita primitiva, deliziosamente pigra, di quei cordialissimi indigeni”. Sposerà una ragazza nera del luogo e vivrà nelle Islas de la Especerìa fino alla morte.Naturalmente le conquiste europee spazzeranno via quella vita idilliaca oltre che quella cordialità e generosità verso il diverso, verso ‘l’altro da sé’. Lo stesso schema si ripeterà, più o meno negli stessi termini, con le tribù dell’Africa nera e con la cultura azteca un po’ più strutturata. Montezuma nel 1519 accoglierà Hernàn Cortés con tutti gli onori e con la stessa generosità con cui gli indigeni delle Isole delle Spezie avevano accolto Serrano. Non poteva immaginare lui che più che un Re guerriero era in realtà un uomo profondamente spirituale, le insidie che si portava in casa. Gli spagnoli faranno piazza pulita della cultura azteca. Dirà un soldato spagnolo: “Per me non è un problema uccidere. Uccidere è il mio mestiere”. Questa era la mentalità.Non si tratta di ripescare il mito del “buon selvaggio” di Rousseau. Il “buon selvaggio” non è mai esistito come, al contrario, è sempre esistita la guerra anche se nel corso dei secoli ha dilatato enormemente le sue dimensioni e le sue capacità distruttive come ci dicono anche gli eventi che sono sotto i nostri occhi. Ciò che qui ci interessa sono le modalità della vita che Serrano trovò nelle Isole delle Spezie e altri europei nelle tribù africane o nel mondo precolombiano. Quella semplicità, quell’ingenuità, quella sostanziale purezza, quella generosità, quella cordialità nei confronti dello sconosciuto e dell’‘altro da sé’, quella mancanza dello spirito del profitto e soprattutto, direi, quella “deliziosa pigrizia” sono completamente scomparse dal mondo moderno e post moderno.E’ il passaggio da una società statica a una dinamica, qual è, in modo compulsivo, la nostra. Cosa ci ha portato di vantaggioso, in termini di qualità della vita, in termini esistenziali, quello che noi oggi orgogliosamente chiamiamo Progresso? Stress, angoscia, nevrosi, depressione, quel muoversi di continuo, scompostamente, ossessivamente, in nome dell’Economia e della Tecnologia, per raggiungere non si sa bene quali obbiettivi. Altro che la “deliziosa pigrizia” che Serrano trovò nelle tribali e incontaminate Isole delle Spezie. “Indietro non si torna!” gridano con gli occhi iniettati di sangue illuminista i pensatori, o presunti tali, della post modernità. Bravi. Ma proprio questo è il problema.Noi non torneremo più alla leggerezza di vita degli indigeni delle Isole delle Spezie. Ma il presente che viviamo e soprattutto il futuro che ci aspetta assumono contorni sempre più terrificanti. Finché un giorno, forse non tanto lontano, questo modello che io ho definito ‘paranoico’ collasserà su se stesso. Non potremo ritrovare la serenità delle Isole delle Spezie ma perlomeno, io spero, una vita degna di essere vissuta. La nostra non lo è”. Massimo Fini
Sognare o non sognare questo è il dilemma espresso nel bellissimo articolo di http://www.kigheghe.com/ da che riporto interamente , foto comprese perchè come mio solito non riesco mai a sintetizzatore , ma anche su questo ci sto lavorando
L’individuo che si alza al mattino dopo una notte di sonno ha l’impressione di cominciare un’altra vita, ma Se non ha dormito, non ha cominciato un bel nulla. Le otto del mattino saranno come le venti di sera del giorno precedente, il che cambia la prospettiva di vedere le cose. Forse il sognare è il segreto dell’uomo, ed è questo che rende la sopravvivenza sopportabile. Io Sono convinto che se all’umanità fosse impedito di sognare non durerebbe un secondo e la storia finirebbe, Sognare, ossia contemplare noi stessi mentre si dorme, significa in pratica anche se interiormente, vivere, desiderare, litigare, viaggiare, fare l’amore eccetera.cioè vivere in un’altra dimensione di irresponsabilità
A chi ci osserva giacere beati e sereni gli sembreremo in apparenza come morti, mentre contrariamente al risveglio ci ricorderemo quelle avventure e le confronteremo con i fatti e le esperienze di ciò che chiamano realtà, pur sapendo a modo, nostro che, anche i sogni sono reali e, anzi, che è questa seconda realtà che fa vacillare la prima. Noi crediamo di sapere che sono due cose distinte, anche se la caratteristica del sogno e che è vissuto come se fosse reale. E allora?La realtà non sarà mica un sogno? Purtroppo mi mancano prove attendibili della mia veglia, ma potrei provarle e come? In molti modi, ma potrei ugualmente sognare anche tutte le prove fatte a tale scopo. Siamo sicuri che la veglia sia più lunga e duratura del sogno e fino a che punto siamo innocenti di ciò che facciamo dormendo?E se non siamo responsabili di quello che facciamo nel sogno, fino a che punto siamo responsabili di ciò che desideriamo quando sappiamo, di essere (svegli)?Ma se possiamo sentire, e soffrire quando gli altri ci vedono debitamente immobili e apparentemente morti. Chi ci dice che siamo vivi? Forse se non sognassimo dall’inizio del nostro tempo, non avremmo concepito la possibilità o perfino la probabilità di avere esperienze dopo la morte,
Ora torno per terra e butto lì alcune considerazioni. La prima e forse l’unica e che nessuno si annoia mentre sogna, e una differenza non da poco. Quindi se siamo annoiati siamo svegli, (teoria di Mick) e quello che chiamiamo IO non e altro che il nostro rappresentante nella vita reale. Sto sognando o son sveglio? Se non sognassi, forse non avrei fantasticato sulla vita oltre la morte, e il sogno che mi ha dato la facoltà di creare questo blog ma contempo realmente devo assolutamente evitare che il tutto assomigli a un sogno, perché allora diventerebbe posticcio L’irrilevanza della vita davanti alla maestosità del sogno SOGNARE O NON SOGNARE QUESTO È IL PROBLEMA.
Ora noi tutti sogniamo ma a volte non li ricordiamo per i più svariati motivi in particolare :
(...)
1 ) Essere molto orientati verso il mondo esterno e poco attenti verso quello interno. L’introspezione e la curiosità verso i propri meccanismi interiori, come già detto, favorisce l’attenzione su di sè ed il ricordo dei sogni.
2 Esercitare molto il controllo su se stessi, la propria vita, gli altri. I sogni non obbediscono nè alla volontà, nè al controllo, sono quanto di più “anarchico “ci sia.
3 Essere estremamente razionali. Raziocinio e regole logiche non hanno nessun valore nei sogni che sono spesso estremamente irrazionali.
4 Considerare i sogni solo lunghi racconti romanzati, quando sogni sono anche frammenti, immagini, colori. Questo l’equivoco in cui spesso incorre chi dice di non ricordare i sogni: non valutare preziosi frammenti o sensazioni oniriche che potrebbero diventare la breccia attraverso cui sogni più corposi pian piano fluirebbero.
5 Periodi di stress o di ansia. Quando la vita è regolata da ritmi stressanti i sogni tendono a non affiorare nel ricordo… le preoccupazioni e l’ansia diventano dominanti, la velocità e la fretta di alcuni risvegli inibiscono il ricordo.
6 Problemi fisici. La medicina cinese considera i sogni come espressione inconscia di una energia fisica. Secondo queste teorie i sogni possono rivelare il momento in cui l’energia portatrice di malattia è già penetrata nell’organismo, ma non ancora nei vari organi. L’assenza di sogni, sogni frammentati e comparsa di sintomi dolorosi mentre si sogna, possono essere sintomo di uno squilibrio energetico e rivelare malattie e malesseri.
Queste le cause che possono influire sul non ricordo dei sogni e che, (importante), non vanno mai prese alla lettera o come regole granitiche. Sono solo indicazioni che tentano di dare una risposta alla domanda “perchè non ricordo i sogni”, e che aiutano a riflettere su di sè e a stimolare nuovi comportamenti che influenzano il ricordo (...)
Io ho deciso di sognare sia di notte ( chi se ne frega se spesso non ricordo in sogni o gli incubi ) sia ad occhi aperti perchè secondo http://www.riza.it/psicologia può far bene:
- Quando i sogni ci ricaricano. Il cervello crea nuove immagini quando avverte che la realtà sta diventando troppo grigia e opprimente. Non respingere il tuo sogno, perché ammorbidisce la durezza del mondo, rendendolo meno aggressivo e può allentare conflitti e frustrazioni, permettendoti di ricaricare le pile e dare il via a una situazione più rassicurante.
- Quando sono realizzabili. Gestire un ristorante o l'amore per dei libri, la conoscenza dei fiori o creare vestiti: ogni giorno ti parla di una passione che può essere coltivata e darti, quando serve la giusta ricarica di energia. Segui le sue tracce e impegna la fantasia per un sogno che sia anche progetto di cambiamento...E se è alla tua portata, può diventare realtà.
- Quando sono tanti. Cambia l'età, cambiano i desideri cambi tu. Magari prima ti vedevi dietro un bancone e oggi accarezzi l'idea di fare volontariato. Non temere di abbandonare il sogno che ti accompagna fin da giovane per abbracciarne un altro. Alcuni sogni vanno sullo sfondo, altri ti accompagnano per sempre, ma ognuno di questi è indispensabile e ti permette di conoscerti meglio.
La conferma che sognare ad occhi aperti fa bene ci arriva da un recento studio pubblicato sulla rivista dell’Association for Psychological Science : Perspectives on Psychological Science.
Si tratta di una meta analisi di diversi studi che in passato hanno esplorato gli effetti sulla nostra psiche del cervello a briglie sciolte. L’équipe, coordinata dalla psicologa Mary Helen Immordino-Yang, ha portato alla luce diversi benefici dei sogni ad occhi aperti.
Partiamo dall’apprendimento. Mettere in cervello in stand-by, estraniandosi per un po’ dalla realtà per fantasticare liberamente, è infatti fondamentale per potenziare le nostre abilità cognitive, dalla memoria all’elaborazione delle informazioni allo sviluppo di una maggiore creatività alimentata da una fervida immaginazione…Sognare ad occhi aperti fa bene anche alla sfera emotiva, oltre che a quella cognitiva. Fantasticare porta infatti ad acquisire una maggiore consapevolezza ed a scegliere quello che è giusto per noi più facilmente, con meno incertezze e più determinazione.
Quando ci estraniamo è un po’ come se esplorassimo i nostri desideri più nascosti, lasciandoci trasportare liberamente dalla mente e scoprendone di più su cosa ci aspettiamo dalla vita, dalle relazioni, da noi stessi.
Concentrarsi, spiegano gli autori, è importante ma anche sognare ad occhi aperti è fondamentale per il nostro equilibrio interiore e nella ricerca del benessere, in special modo oggi che siamo subissati di informazioni attraverso i social media, far riposare il cervello è tutt’altro che una perdita di tempo e di produttività. Ma occhio a cosa sognate ad occhi aperti, meglio concentrarsi su immagini e pensieri positivi che spingono a migliorare la realtà che ci circonda una volta tornati con i piedi per terra.
Ora anche se a volte come sono riusciti ad evidenziare bene sia le due puntate di topolino e gli ombronauti ( N 2972-2973 ) dove nel finale : prof enigm << credo che sia meglio che tutti ci
rimbocchiamo le maniche e proviamo a creare un mondo migliore usando solo le nostre forze >> topolino : << avete ragione ! vedere realizzati i propri sogni è bello ma... ricordiamoci che il sogno di qualcuno può diventare un incubo per qualcun altro >> ., sia La legione degli scheletri Dylan Dog n 315 in edicola ( foto al lato )qui da dove ho preso la foto una buona recensione dove nel finale SPOLLER << dormi in pace Moheena , continua a sognare . I sogni talvolta possono uccidere .ma più spesso aiutano a vivere [ e , aggiunta mia , a sopravvivere ] >> SPOLLER . Quindi me ne frego se mi chiamano illuso o paddy garcia ( III ) ma in tempi come questi a volte l'illusione può essere preziosa lo dico con due canzoni che sono insieme alle due citate nelle url le colonne sonore del post d' oggi
basta non esagerare con essa e trasformarla in qualcosa di concreto come dice il primo dei fumetti citati nel post ed evitare di fare grazie ai consigli ( sempre dalla rivista riza vedi sopra l'url ) riportati qui sotto , scusatemi per l'ultima citazione , sogni mostruosamente proibiti film del 1982 diretto da Neri Parenti, con protagonista Paolo Villaggio. È un remake di Sogni proibiti ( The Secret Life of Walter Mitty film americano del 1949 di Norman Z. McLeod con Danny Kaye ) .
- Se sono una fuga. Se ogni volta che soffri o che ti senti inadeguato ti rifugi nel sogno e ti racconti una storia molto diversa dalla realtà, utilizzi l'immaginario per appagare un desiderio che non riesci e, forse, non vuoi realizzare. È un artefatto, un'illusione che se al momento ti consola e ti difende dalle frustrazioni, nel tempo può bloccare la tua energia vitale.
- Quando sono rigidi. Il sogno è in continuo cambiamento nei contorni, nei contenuti, nelle sfumature. Più lo affini e lo arricchisci di dettagli più lo impoverisci rendendolo solo una costruzione artificiale capace di uccidere fantasia ecreatività.
- Quando sono improbabili. Inutile sognare di fare la ballerina alla Scala se non hai mai preso lezioni di danza o di diventare uno sportivo professionista se non hai alcuna attitudine. Se ti culli in queste fantasie del tutto prive di fondamento non solo ti anestetizzi, allontanandoti da una realtà che non ti piace, ma rischi di prolungare per molto, troppo tempo il tuo disagio.
ricollegandomi a questoe questomio post precedente prendo questa poesia da fb di un amica , inizialmente non sapevamo chi fosse poi Daniela Lupi ci ha citato la fonte Thomas Borge, Nicaragua
"L’uomo che non è capace di sognare
è un povero diavolo.
L’uomo che è capace di sognare
e di trasformare i sogni in realtà
è un rivoluzionario.
L’uomo che è capace di amare
e di fare dell’amore uno strumento per il cambiamento
Frammenti di un sogno ( notte del 18 Ottobre 2000)
Ugo Arioti
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Era una casa di legno, forse una baita, immersa in un giardino di agrumi e ulivi. Fuori era buio e il vento faceva sentire la sua voce. Io stavo seduto a un tavolo di legno.
Di fronte a me stavano un uomo ed una donna di giovane aspetto, mi sembrava di essere in famiglia.
Ricordo che stavamo parlando, ma non ricordo di cosa. Quello che mi colpì fu il fatto che dalla finestra vicino al tavolo dove si conversava si vedeva solo buio, e io sentivo freddo alle spalle, come uno spiffero di vento che penetrava dalla spalliera della panca in legno su cui stavo seduto.
Poi si fece un po’ più chiaro fuori e vidi che la casa marciava, come fosse lo scompartimento di un treno, stavamo viaggiando e fuori dal “finestrino” il paesaggio della notte scorreva veloce.
In fine arrivò una bambina bionda, di sei o sette anni. La piccola si era svegliata, forse, a causa del vento e veniva verso la mamma per rifugiarsi fra le sue braccia. ... la accogliemmo con un sorriso per rasserenarla….poi non ricordo più niente. Devo essermi svegliato.
Frammenti di sogni della notte fra il 22 e il 23 Ottobre 2000
….Ricordo una città mistica, camminavamo verso qualcosa di non ben definito io , Giovanna e Alessandro, mio figlio, dietro, e lui aveva un pacchetto di biscotti.
Il paesaggio era grigio, forse tardo pomeriggio o sera.
Un piazzale, un belvedere sulla valle….
….Era tempo di scarsità idrica e comprai dei bidoni e dei fusti di plastica da riempire. L’acqua arrivava in un tubo di gomma piccolo fino all’ingresso di un panificio, stavano riempiendo alcuni fusti. Io misi i miei recipienti davanti al negozio senza avvertire nessuno e andai a chiamare qualcuno che mi aspettava per sapere se c’era acqua….
Quando tornai davanti al forno per prendere i bidoni non trovai niente li fuori. Entrai nel negozio e chiesi al giovane che stava dietro al bancone, ma lui mi disse di non sapere nulla.
Lo trascinai fuori e gli feci vedere la casa in fondo alla discesa dove non c’era acqua e dove dovevo portarla e gli chiesi la restituzione dei miei fusti pieni d’acqua.
Non aveva nessuna intenzione di restituirmeli. Qualcuno poi mi convinse di desistere e andare via…..
Un sogno, mattinata del 20 Novembre 2000 ore 3.45
…Siamo a Palermo, credo, e fra un ambiente e l’altro, mi imbatto nel nonno Ugo, lo troviamo morto, anzi sembrava morto. Così viene messo nel “ Tabbuto”. Lo mettiamo, intanto che aspettiamo non so cosa, nella stanza da letto, dove manca il letto. Io partecipo a tutte queste azioni senza un coinvolgimento fisico nelle azioni, ma le conosco e le seguo.
Tutto fatto vanno via tutti, io resto da solo e sento dei rumori provenire dalla stanza dove abbiamo conservato la bara con il nonno.
Vado a vedere. La cassa da morto si muove. E’ composta come una matrioska: Un sarcofago di plastica bianca, tipo scatola, facile da sfilare e una cassa di color mogano chiaro lucido con perni dorati trattenuti da catenelle circolari pure dorate, strane. Non riesco a sfilarle dai perni, così apro la cassa come fosse il guscio di una cozza, con le mani.
-Nonno respira- dico
Lui è la, sdraiato con gli occhi aperti, sembra che non abbia fatto alcuno sforzo. Mi appare smagrito, con i capelli bianchi e una lunga barba bianca ispida, di quelle non fatte da parecchi giorni.
-Ei, nonno è bello rivedere tuo nipote in queste circostanze?-
-Come è dall’altro lato?-
-E’ come il Bigliardo dell’angolo!- risponde il nonno
-Allora è bello?-
-Le macchine nere e lucide sono sempre belle….!!- Risponde.
Penso che il nonno non è vivo. E’ morto tanto tempo fa e non mi ricordo se l’ho visto sul letto di morte, forse no.
Ricordo che l’ultima volta che sono andato al cimitero, già un anno fa, non sono riuscito a trovare la sua tomba.
Trovo sempre quella della nonna Rosaria che non ho conosciuta, perché ero troppo piccolo quando è morta, ma che andavo a trovare sempre con i miei genitori quando, per il giorno dei morti, si facevano le visite ai cari estinti che riposano al cimitero Di S. Orsola e Santo Spirito a Palermo.