L’ utopia, dixit la Treccani in senso limitativo è un sogno irrealizzabile,in senso positivo è una critica alle cose esistenti senza fine pratico. Ad esempio la pace universale è un’utopia,la pace dopo la guerra e la guerra dopo la pace e’ il corso del mondo.La cultura del nostro tempo passa per l’ omologazione del tutto. Ma non è così.Democrazia e libertà ad esempio,costruiti nella storia da centinaia di rivoluzioni e guerre di liberazione vs.l’imperialismo fanno parte di una storia che ha emancipato donne e uomini dalla sofferenza di vivere.La sconfitta del Male Assoluto è costata milioni di morti, la pace di Hitler e Mussolini ha coinciso con le loro tombe,grazie a Dio.Ognuno pensi quello che vuole,perbacco,ma racimolare sentenze salvifiche il proprio tornaconto è lo spirito che giustifica in qualche modo la violenza sugli umili.La pace perpetua di Kant che comporta il rispetto dei vinti, l’ anarco comunismo solidale,storico,liberatorio e libertario di tradizione secolare, che rifiuta la guerra imperialista aggressiva, rimangono valori di coerenza.L’ autonomia di una ragione idealistica, che ci possa salvare dalla merceologia delle idee e già un passo avanti per non cadere nella pace assoluta solo nei tempi di guerra : la pace,solitamente,ha i suoi onori,gli oneri sono la guerra. ( oggi oltre a Gaza e Ucraina ci sono 56 guerre dimenticate,ad esempio) Anche una visione umanistica,solidale,non qualunquista, di una parte del volontariato e del terzo settore , di spiritualismo laico o religioso anche trasversale, e’ sempre una certezza di convivenza.Sì,basta che la paura di un senso comune di falsa libertà nella sfera dei consumi,non diventi il miglior modo per un ponzio pilatismo sugli affari correnti, mentre il dogmatismo Komunista a prescindere sa di nostalgia canaglia stalinista.L’utopista narcisista invece è il piccolo borghese qualunquista, che trova giovamento in un irrealizzabile, che adombra la responsabilità quotidiana verso l’ ingiustizia. Quando con presunzione ci si pone davanti alla storia come fossimo solo noi a interpretarla, ci si traveste da guerrieri quotidiani del pacifismo bellicista( l’ ossimoro è in voga in questi tempi),nell’ autorefenzialita’ dell’ essere anticonformisti,contro il pensiero unico.Sai quanta gente ogni giorno sceglie con piccoli grandi gesti di umanità , solidarietà, sincerità percorsi di umile utopia senza fanfare filantropiche?Soprattutto quando rifiuti il servilismo verso i potenti,non ti giri dall’ altra parte verso le ingiustizie ,conscio di sapere di non sapere.I desideri di volontà di potenza scambiati per bisogni,il menefreghismo totale sulla complessità della vita, le avversioni da basso ventre contro i diritti civili: i tifosi dell’ utopia mercantile contro l’ Europa e l’ Occidente del capitale e delle multinazionali, sono la vulgata corrente pure dall’ estrema destra.Non parliamo dell’ antisemitismo di moda,si tifa per la guerriglia degli ultimi,ma solo su Facebook. Alla fine tutto va bene. Pure il generale fascista può sembrare un antagonista,vs i poteri forti.Perché oggi se vince la sinistra vince il falso progressismo,se vince la destra trionfa la libertà di essere fascisti. Intanto vado al massimo in attesa della rivoluzione…degli altri…
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
1.12.23
diario di bordo n 22 anno I . oriente ed occidente , fede , femminismo
<< al di là delle faglie che hanno prodotto profonde fratture nell’occidente, è possibile un futuro multipolare di “convivenza tra identità diverse”, come auspica Daniele Segre? O “nessun nuovo ordine oggi è possibile”, come conclude pessimisticamente Lucio Caracciolo ? >> . secondo me ancora risposta non c'è . Almeno finche si continuerà con questa ormai anacronistrica contrapposizione fra oriente ed occidente . Quindi la domanda che viene spontanea dopo la lettura di quest articolo su il Fatto Quotidiano del 30\11\2023
.QUANDO I BARBARI. .ERANO ALL’OVEST.
Allargando lo sguardo alla vastità dell’oriente, le coordinate si perdono e la cultura greca, presentata nel corso dell’ottocento come “un miracolo”, non appare più come un unicum. Certamente la filosofia greca diede un contributo importante allo sviluppo del Logos nella storia occidentale, ma che cosa la distingue dalla saggezza orientale? Gli stessi filosofi greci si riconoscevano debitori di una civiltà millenaria più antica. Si può parlare allora di “comune lascito dell’“età assiale” o di “miracolo greco”? Di età assiale ha parlato per primo nel 1949 Karl Jaspers e da qualche decennio se ne discute: un arco di tempo che va dall’800 al 200 a.c., in cui sono sorte contemporaneamente diverse tradizioni religiose e filosofiche: in Cina con Confucio, in India con Buddha, in Iran con Zaratustra, nel contesto ebraico con Geremia, Isaia ed Elia, per non parlare dei greci. Perciò in questo quadro sfaccettato anche la storia non appare diretta linearmente, ma sembra ruotare intorno al medesimo asse. Accanto alla discussione sulla filosofia greca si possono quindi considerare aspetti di questa saggezza orientale, entrata tangenzialmente in Occidente, come gli editti del principe indiano Ashoka, scritti in pracrito, aramaico e greco, ritrovati incisi su pilastri, massi e caverne in Afghanistan, Bangladesh, India, Nepal e Pakistan, precetti ispirati al buddismo. O il manuale sull’arte della guerra o meglio del conflitto di Sunzi, un classico di strategia militare, la più importante opera dell’antichità cinese, che è anche uno dei più raffinati e influenti manuali di strategia politica e sociale, di attualità sconcertante. Ma per lo più quel mondo del “sole che sorge” restava avvolto nella leggenda, alimentando il mito o il pregiudizio dell’autoctonia della città simbolo della Grecia: Atene; un modo per autocelebrarsi e rafforzare la contrapposizione tra se stessi e i barbaroi. E la barbarie era soprattutto rappresentata nell’ethos tragico delle donne, che si manifesta in alcune tragedie di Eschilo e di Euripide.
Ma nella rappresentazione dell’altro come barbaro, forma onomatopeica che mima la balbuzie, c’è una certa arroganza che trascura millenni di civiltà orientale, come quella indiana e cinese, coltivata senza ambizioni di espansione militare. Un mondo che resterà lontano e si aprirà lentamente allo sguardo dell’occidente soprattutto attraverso le vie del commercio di un prodotto raffinatissimo e prezioso come la seta, veicolo di incontri di culture. Un reale incontro tra culture fu invece il risultato del sogno ambizioso di Alessandro Magno, il sogno di unire Oriente e Occidente, risolto rapidamente col taglio del nodo di Gordio, ma diventato realtà duratura soprattutto con la nascita della cultura ellenistica in cui la lingua greca, divenuta koiné, veicolò le varie culture del vicino Oriente. La nuova città Alessandria in Egitto e la sua Biblioteca furono al centro di incontri, ma anche di scontri tra culture e religioni dell’oriente. Fu in quei luoghi che iniziò la traduzione in greco dell’antico Testamento scritto in ebraico, che divenne nota come “Bibbia dei Settanta”; ma Alessandria fu anche teatro del primo pogrom della storia, testimoniato con parole toccanti dall’ebreo Filone. E in Alessandria si consumò il femminicidio di Ipazia, vittima del fanatismo e dell’invidia, di cui ha ricostruito “la vera storia” Silvia Ronchey. Ma le categorie di Oriente e Occidente sono diventate sempre più vaghe e ambivalenti da quando una religione d’oriente come quella cristiana è diventata valore identitario in Occidente. Scontro o incontro? “Che cos’hanno in comune Atene e Gerusalemme?”: a questa domanda provocatoria di Tertulliano risponderanno il cardinale Gianfranco Ravasi e Ivano Dionigi sabato al teatro Carignano nel corso del festival di Torino. La religione cristiana, assimilando anche la cultura greco-romana, si impose in Occidente con Costantino che spostò la capitale dell’impero romano a Costantinopoli, su quelle rive dell’ellesponto che costituivano l’avamposto dell’oriente. E lì, dopo Teodosio e la divisione dell’impero di Roma, si affermò quell’impero romano che sarebbe sopravvissuto mille anni di più dell’impero romano d’occidente. E che avrebbe mantenuto quella raffinata cultura greco-romana, che in Occidente si era perduta e trasformata nei regni romano-germanici fino alla nascita del Sacro romano impero carolingio. Maometto e Carlo Magno era il titolo del libro di Pirenne dedicato alla storia del primo incontro/scontro tra Islam e Impero carolingio. Quell’incontro ebbe momenti di pacifica convivenza, produttiva di risultati culturali importanti, come il ritorno in Occidente del pensiero di Aristotele mediato dalla cultura araba, ma col tempo ripropose il cliché dello scontro di civiltà iniziato con le Crociate. Uno scontro che riuscì anche a rimescolare le carte nei rapporti tra Oriente e Occidente, come quando la quarta crociata, promossa dalla piccola nobiltà franca e da Venezia, fece apparire i crociati come veri barbari agli occhi della coltissima principessa bizantina Anna Comnena. Al punto che si poté dire in seguito, a proposito della successiva caduta di Costantinopoli a opera dei Turchi ottomani: “Meglio il turbante turco che la tiara latina”. Un vero capovolgimento dell’immagine tradizionale dell’oriente e dell’occidente, due categorie ambigue e ambivalenti che riflettono le faglie dell’europa, su cui si interrogheranno nel festival anche politologi e analisti, affrontando il “tema della “deriva dell’occidente”, la prospettiva di “una tempesta perfetta” nello scontro bipolare o quella di “un futuro asiatico”. Ma, al di là delle faglie che hanno prodotto profonde fratture nell’occidente, è possibile un futuro multipolare di “convivenza tra identità diverse”, come auspica Daniele Segre? O “nessun nuovo ordine oggi è possibile”, come conclude pessimisticamente Lucio Caracciolo?
è arriveremo mai a ciò a
traduzione in italiano di Immagine di J.lennon
proprio la canzone di Lennon mi riporta alla mente una discussione avuta con un amica femminista su film Il film, intitolato Il Vangelo secondo Maria, prende spunto dall'omonimo testo di Barbara Alberti, in cui secondo IL GIORNALE mi pare di martedi o mercoledi : << Sarà una Maria di Nazareth "pagana, ladra, selvaggia e femminista", come la descrive l'Ansa, quella che verrà proiettata al Torino film festival. Una Madonna che non è per niente felice del progetto che Dio ha per Lei e che, quasi provocatoriamente, Gli chiede: "Perché proprio a me?". Come se non volesse accogliere in Sé il Figlio di Dio. Come se quella gravidanza fosse un peso e non un dono per l'umanità intera. Il film, intitolato Il Vangelo secondo Maria, prende spunto dall'omonimo testo di Barbara Alberti, la quale, intervistata dall'Ansa, afferma: "Ho scritto questo libro nel 1979 al solo scopo di far sorridere la Madonna. Viene sempre rappresentata come una serva assoluta che per destino dovrà solo piangere e partorire senza conoscere uomo. Insomma, l'indicazione che veniva data alle donne era piangere. Credo che noi donne possiamo essere qualcosa di più di una figurina del dolore". [...]>>.
IO
Una Maria di Nazareth pagana, selvaggia e femminista: ecco il nuovo film del regista cagliaritano Paolo Zucca
Ad interpretarla Benedetta Porcaroli: Alessandro Gassman sarà Giuseppe29.7.22
Bartolucci chiude bottega, Geppetto si arrende alla crisi: addio al Pinocchio d’autore., L'erede dell'antica arte dei carretti siciliani Michele Ducato è l'ultimo decoratore L'erede dell'antica arte dei carretti siciliani Michele Ducato è l'ultimo decoratore., Alber donati e il cottage letterario in un paese di 180 anime tra le colline della Garfagnana,
Un pezzo di storia se ne va. I due negozi chiuderanno nel fine settimana, a meno che il curatore fallimentare non disponga una proroga di alcuni giorni. "Mi sono trovato spiazzato - racconta Bartolucci - perché la pandemia ha fermato tutto. Siamo rimasti gli unici a non produrre in Cina sottocosto, facciamo tutto a mano con i nostri operai. Solo così si ottiene l'autenticità di un oggetto, che si sente al tatto, con la levigatura di certe rifiniture".
Dalla vecchia falegnameria del mastro alla fabbrica dei sogni. In mezzo il flusso di ricordi, come la costruzione del Pinocchio per la fiction omonima con Bob Hoskins nei panni di Geppetto, dove al centro del palco c'era il banco con i pochi attrezzi necessari, manuali e originali degli anni '40, un trapano, seghetti e uno scalpello curvo.
"Con la ripresa del pagamento dei mutui la situazione è diventata drammatica - racconta Mariagrazia Stocchi, amministratrice delegata dell'azienda e moglie di Francesco -. Per risollevare il fatturato due anni fa avevamo preso anche un locale in affitto in Corso Vittorio a Roma, ma è stato aperto solo quattro giorni, poi c'è stato il lockdown. Lo avevamo allestito con tanta speranza. Invece sì è rivelato un boomerang".
L'agonia è stata lunga, una trattativa durata un anno con un'azienda cinese interessata all'acquisto non è riuscita a cambiare le sorti. "Ora stiamo pensando di cessare ogni attività nel giro di un paio di settimane: dopo Urbino, toccherà al negozio di Firenze, poi Roma. Anche l'e-commerce è sospeso da giorni. Rimangono alcune giacenze dai nostri rivenditori tra i quali Dubai, Madrid, San Francisco, Malta e Atene", confessa Mariagrazia.
Eppure Pinocchio ne ha fatta di strada. Da una favola all'altra, da burattino parlante venduto in più di un milione di pezzi a un impero con 150 punti vendita nel mondo. Ma anche un salto dal passato al futuro, dalla falegnameria di Geppetto al marketing esperienziale: negli angoli adibiti a museo era stata ricreata la bottega antica per mostrare ai clienti la sapiente arte dell'intaglio. Anche per questo, una prestigiosa rivista Usa ha inserito l'azienda tra i primi 15 negozi di giocattoli al mondo e le figlie di Walt Disney hanno chiesto alcuni esemplari da esporre nel loro museo di San Francisco.
La chiusura dell'attività è il grande dolore di Bartolucci: "Mi piaceva vedere la gente emozionarsi, era come passare davanti a un forno e sentire l'odore del pane. E poi le notti a lavorare al banco, quando mi sembrava che i burattini mi parlassero. Era come stare in mezzo ai bambini. Quei negozi per me erano figli". C'era una volta un pezzo di legno.
Un Paese dei Balocchi senza giochi
Sul Pinocchio di Collodi a leggerlo c'è da stupirsi perché si sfatano un paio di miti. La prima riguarda il Paese dei Balocchi. Giochi, sì; ma pochissimi i balocchi. Nel meraviglioso elenco collodiano che dipinge a parole un animatissimo Bruegel compaiono delle spade di cartapesta, cerchi, palle, cavallini di legno e poco altro. Per il resto gli abitanti della gaia contrada si azzuffano, si sbeffeggiano, corrono, saltano, ballano e sono in pratica i parossistici balocchi di sé stessi. L'altro mito è proprio quello delle bugie. Pinocchio ne dice pochissime e il naso gli si allunga anche quando non ne dice. La prima volta è quando si accorge che la pentola in cui spera di trovare di che mangiare non è vera ma è dipinta sul muro. La verità è che Pinocchio "resta con un palmo di naso" - naso che appunto gli si allunga - quando si imbarazza e dall'emozione l'animo gli si ingorga sino a sconvolgergli il sembiante.
E ora solo burattini Made in China
La falegnameria dei Pinocchi acquistabili ora chiude e ci si dovrà consolare con esemplari di produzione cinese e di qualità fatalmente inferiore. Quella di Geppetto però resta dov'è, nei primissimi capitoli di un libro che ricordiamo in modo impreciso, poiché lo abbiamo presente più nella fallibile memoria collettiva che sui nostri scaffali. Apriamolo, ritroviamo quegli "occhiacci di legno". La sua voce tornerà subito a canzonarci, ma anche a ridirci chi siamo.
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L'erede dell'antica arte dei carretti siciliani
Michele Ducato è l'ultimo decoratore della bottega fondata dal nonno a Bagheria nel 1895. Storia, rinascita e curiosità di questa lontana tradizione.
una tradizione che resiste ed ha avuto uno splendido splendore come dimostra quest'altra storia
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QuandoQuando decise di aprire un cottage letterario in un paese di 180 anime tra le colline della Garfagnana, Alba Donati venne presa per pazza. Ma il tempo ed il libro ( foto a sinistra ) in cui racconta la sua vicenda ovvero di Una libreria microscopica in un paesino di180\200 persone sperduto sulle colline toscane, ma portentosa come una scatola del tesoro. Dai bambini che entrano di corsa alle marmellate letterarie, da Emily Dickinson a Pia Pera, le giornate nella Libreria Sopra la Penna sono ricche di calore, di vite e storie, fili di parole che legano per sempre: una stanza piena di libri è l'infinito a portata di mano. E che ha subito un incendio ma grazie al Crowdfunding ha riaperto . il resto della stroria nei diue video sotto
12.1.19
RAINBOW FAMILY, LA COMUNITÀ CHE SI RADUNA NELLA NATURA SENZA CELLULARI E DENAR
DA https://www.mangiaviviviaggia.com/
RAINBOW FAMILY, LA COMUNITÀ CHE SI RADUNA NELLA NATURA SENZA CELLULARI E DENARO
“Quando la Terra sarà devastata e gli animali quasi estinti, giungerà sulla terra una nuova tribù di popoli di ogni colore, cultura e fede, e questi, attraverso le loro opere e le loro azioni, renderanno di nuovo verde la Terra. Essi saranno la tribù dei Guerrieri dell’Arcobaleno”
Ritrovare il contatto con la natura e con gli altri
Una comunità basata su uguaglianza, rispetto e amore per la vita
HIPPIE TRAIL, IL LEGGENDARIO PERCORSO DEGLI HIPPIE PER SCOPRIRE L’ORIENTE
L’importanza della condivisione
Un fenomeno globale
TAYLOR CAMP: IL SOGNO INFRANTO DI UN VILLAGGIO HIPPIE IMMERSO NEL VERDE DELLE HAWAII
20.10.18
non sapevo che smontare i miti e fare politica e non politika fosse una vergogna
il monologo di Vincenzo Salemme preso da un recente post condivisdo sulla mia bacheca di facebook capita a proposito per raccontarvi due post avvenuti su facebook :
Il litigio è avvenuto coem potete notare dala discussione su fb e poi su wtzap per un motivo banale e se vogliamo ridicolo secondo me ma in realtà divergenza di vedute capita su quello che inmedia embed e la volgata comune considera un eroe antimafia facdendo passare il secondo piano le sue ambiguità nel arrivare alla lotta al crimine e alla giustizia .
Giuseppe Scano
19 h ·
YouTube
· strano che il capitano ultimo ( Antonella Serafini ) lo abbia ossannato
Antonella Serafini VergognatiGestireMi piace
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